Food Trotter: Antico Molino Santa Chiara

Coinvolta da AIFB e dalla sua rubrica “Food Trotter”, mi ritrovo con immenso piacere a scrivere di una storia antica, di un’arte nata tantissimi anni fa che rischia di perdersi con l’epoca moderna. La storia narra di un mulino, di una famiglia di mugnai, dell’arte molitoria e dell’amore per il proprio territorio. Da piccola rimanevo affascinata dai racconti di mio nonno, un uomo che aveva fatto la seconda Guerra Mondiale e che aveva vissuto, come molti dell’epoca, tra sofferenze, stenti e tante difficoltà. Il racconto dell’Antico Molino Santa Chiara ha lo stesso fascino per me, descritto con date e avvenimenti dalla Sig.ra Marisa, figlia di Luigi Agostini detto “lu melenare” (il mugnaio) che sin da piccolo fu avviato a questo mestiere e che, come mio nonno, fu chiamato a combattere nello stesso conflitto.
Luigi nacque nel 1911 ad Ascoli Piceno, a Villa Pagani: figlio di contadini, perse la mamma da piccolo e suo papà crebbe lui e i fratelli con le difficoltà del tempo. A soli sei anni Luigi fu mandato ad imparare l’arte del mugnaio, così come era consuetudine in quel periodo, quando i mestieri si apprendevano sin da piccoli, a contatto con chi li praticava da anni . Lo mandarono in un quartiere di Ascoli chiamato Porta Cappuccina, dove c’era un mulino che macinava a pietra. Il bimbo tutti i giorni faceva avanti e indietro per un piccolo sentiero di circa cinque chilometri, e prestava il suo aiuto in cambio dell’insegnamento dell’arte molitoria tutti i giorni per quasi quattro anni, finché gli fu finalmente permesso di pernottare a casa dei titolari del mulino e di evitare di fare lo stesso tragitto tutti i giorni. Rimase ad imparare il mestiere fino a quando aveva circa quindici anni. Più tardi fu chiamato al servizio militare e, al suo ritorno, prese in affitto un mulino a Poggio Canoso di Rotella dove poté cominciare a praticare il mestiere di mugnaio. Lì conobbe la ragazza che poi diventò sua moglie, Luigia Tosti, una giovane  di sedici anni figlia di una famiglia di artigiani. Dal loro primo incontro al matrimonio il passo fu breve: si sposarono che Luigia non aveva ancora compiuto 17 anni nell’aprile del 1940, e poiché si cominciava già a percepire che l’Italia sarebbe entrata in guerra da lì a poco, decisero di restare a casa della famiglia di lei. Allo scoppio del conflitto, Luigi partì per il fronte da cui tornò solo nell’ottobre del 1944, riprendendo la sua vecchia attività: a fianco della moglie, macinava farine per la produzione di alimenti e foraggio per gli animali.

 

 

Più tardi negli anni riuscirono ad acquistare un mulino ad acqua: “Mulino di Mezzo” si chiamava, proprio perché situato al centro di altri due mulini posizionati sul fiume Chiaro. Il tempo passava, arrivarono due figlie, Marisa e Teresa e fu anche per questo che Luigi decise di emigrare in Belgio, nelle miniere, per migliorare le condizioni di vita della sua nuova famiglia. Così avvenne; al ritorno dal Beglio, si trasferì con moglie e figlie in una casa in centro, nell’allora “borgo chiaro”, vicino al mulino che poi avrebbe acquistato, nel 1953: finalmente i sacrifici di una vita, l’amore per il territorio e la sua grande passione per l’arte molitoria lo portano a realizzare il suo sogno: una casa, una famiglia e un mulino. Lui e sua moglie continuarono a lavorare nel mulino di Santa Chiara fino al 1973, anno in cui Luigi decise che era giunta l’ora di cedere il mulino in affitto. Furono diversi gli affittuari, l’attività passo per anni di mano in mano, anche sua figlia Marisa lo prese in gestione dal 1986 al 1993, e sempre passando per diverse gestioni arriva ai nostri giorni con un inesorabile declino dovuto soprattutto all’avvento delle industrie. Nell’estate del 2012, con un idea “stramba” e a detta di molti “avventata”, il mulino viene rimesso in vita dal nipote di Luigi: Amedeo Castelli, figlio di Teresa Agostini e Renato Castelli. Pur facendo l’operaio, era cresciuto con il brusio costante delle macine nella casa del mulino, e col passare del tempo aveva tenuto custodita in fondo ad un cassetto l’idea di intraprendere il lavoro di nonno Luigi. Grazie all’aiuto di molti a lui vicini, alla sua terribile testardaggine, al coraggio e all’amore per le sue radici, Amedeo decide di investire tutti i suoi risparmi in quella che sembrava una follia: restaurare il vecchio mulino per produrre farine macinate a pietra , buone e sane come quelle di un tempo.

 

Egli impiega tempo, fatica e denaro in un attività rischiosa dove tutto era circondato da incertezza. La sua tenacia gli permette di avere la meglio su tutto e tutti, e finalmente nel novembre del 2012 “l’Antico Molino Santa Chiara” torna a nuova vita. Oggi il mulino produce farine prive di raffinazione industriale, farine di grano tenero, semola di grano duro, farine di ceci, farro, mais, miglio e grano saraceno. Fino a qualche mese fa la produzione era rigorosamente manuale: si setacciava a mano come un tempo. Attualmente per la produzione principale di farina di grano tenero Amedeo è ricorso all’aiuto di una macchina setacciatrice, ma per il resto tutto viene fatto come una volta.

 

I grani che potete trovare al mulino sono rigorosamente biologici e reperiti da produttori a km 0, ed è lo stesso Amedeo che si accerta della bontà dei vari grani che decide poi di macinare e vendere. Io conosco “lu melenare” ormai da anni, siamo amici di vecchia data, ed è così che quando ha bisogno di una mano anche io lavoro con lui al mulino per qualche ora alla settimana. Sono sincera nel dire che lavorare al mulino è assolutamente un mestiere che riempie il cuore di gioia: forse per una food blogger stare a contatto con la farina è come stare “a casa”, ma aiutare a tenere in vita un’ arte antica che altrimenti andrebbe dimenticata mi onora e mi gratifica oltre ad avermi permesso di apprendere la diversità delle varie farine e del loro impiego. Proprio in questi mesi è “scoppiata” la bolla del “pericolo” delle farine raffinate “0” e “00”; senza entrare nei particolari della veridicità o meno che una farina raffinata possa a lungo creare problemi di salute, posso invece asserire con assoluta padronanza e certezza che la farina dell’Antico Molino Santa Chiara sia una farina “speciale”. Per me usare queste farine è diventata ormai la prassi, e solo chi le conosce sa che il profumo e l’aroma dei dolci e del pane che ne derivano sono una cosa indescrivibile: sono sapori persi nel tempo e ritrovati grazie all’aiuto di un mugnaio “testardo, ostinato e volenteroso” che ha permesso al vecchio mulino di tornare a macinare come tanti e tanti anni fa.

 

 

Sono diverse le varietà di grano macinati al mulino. C’è il grano “solina”, un particolare grano coltivato in alcuni comuni montani abruzzesi: è un grano antico dal colore chiaro e dal profumo di montagna. Il grano “Senatore Cappelli”, un frumento duro considerato già dai primi del ‘900 “razza eletta” e usato sin da subito per la produzione di pasta per l’alta resistenza alla cottura. Inoltre c’è la farina di farro, più digeribile della classica farina di grano tenero e largamente usata per la produzione di dolci, pane e pasta. L’antico molino produce anche farina di ceci, di miglio e di grano saraceno oltre alla classica farina di mais. Ultimamente, il mulino ha ampliato la gamma di prodotti da offrire alla clientela inserendo merce di qualità e di nicchia, come malti per la produzione di birre e marmellate biologiche.

Ringrazio la Sig.ra Marisa Agostini, figlia di Luigi, che con estrema disponibilità e gentilezza ha speso il suo tempo per questo racconto, oltre all’attuale titolare Amedeo Castelli che ha reso possibile la realizzazione dell’articolo.

 

7 commenti

  1. Questo mulino lo voglio visitare appena mi ricapita di scendere dalle tue parti… E non mancheró di chiamarti per farmi accompagnare da te 🙂

  2. Che idea grandiosa…tornare alla semplicità e alla genuinità di un tempo…meno male che da qualche parte del mondo esistono ancora persone come voi! Ieri sono venuta per la prima volta e oggi proverò a fare il pane con questa meravigliosa farina e col mio forno a legna…. Serena. Per caso organizzate anche uscite didattiche per le scolaresche?

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