24/10/2024
Frida Kahlo e il cibo: arte, cultura e passione
Gabriella Rizzo ci racconta Frida Kahlo, donna volitiva e passionale e artista iconica. Il suo rapporto con il cibo tra arte, cultura e passione.
Pubblicazione: 05/07/2018
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Nel Lazio la gastronomia segue la tradizione ed è legata ai prodotti del territorio e ai riti della buona tavola. Non fanno eccezione i dolci le cui ricette, spesso tramandate di madre in figlia, appartengono al patrimonio culturale del mondo contadino, o sono legate alle ricorrenze religiose. Spesso le stesse ricette sono state custodite gelosamente anche nei monasteri nei conventi. Alcuni dei dolci hanno diffusione regionale, altri sono tipici di una provincia in particolare.
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Eccoci nella provincia di Viterbo, la Città dei Papi, capoluogo di antica origine etrusca e di grande importanza storica, che, ancora oggi, colpisce il visitatore per i suoi aspetti monumentali. Fra i dolci tipici di Viterbo ci sono i tozzetti, biscotti a forma di trapezio o di rombo, a base di nocciole tostate. Per impastarli viene usata la nocciola locale dei Monti Cimini: la Nocciola Gentile Romana Dop, una delle varietà più note in Italia che, grazie alle sue particolarità organolettiche, esalta il gusto di questi dolcetti.
In provincia di Viterbo sono molto diffuse anche le ciambelline al vino, aromatizzate con diversi ottimi vini locali, e le crostate con la ricotta o con le visciole. A Natale è di rigore il pangiallo, diffuso anche in altre zone del Lazio, che rientra tra i dolci poveri della tradizione rurale. Un tempo veniva preparato con tutti gli ingredienti presenti nella dispensa di casa, spesso provenienti dal raccolto dei campi; oggi viene proposto in molte versioni e ha come ingredienti principali: farina, miele, frutta secca e cioccolato. Molto famoso a Viterbo è anche il pane del vescovo. Tra i dolci tradizionali ancora in uso ci sono i maccheroni dolci con le noci, tipici delle festività. Hanno una tradizione antichissima e infinite varianti; solitamente vengono preparati con tagliatelle, gherigli di noci tritate, pangrattato, zucchero e cannella e l’aggiunta di liquore e cacao.
Per la Pasqua sono tornate di moda – dopo un periodo di abbandono – le profumatissime e dolci pizze di Pasqua. Si chiamano pizze, ma sono delle torte alte e soffici, preparate per la colazione del giorno di Pasqua con ingredienti semplici come uova, zucchero, farina, lievito di birra o pasta madre, aromi vari. Vengono dette anche pizze cresciute per il lungo procedimento che richiedono; l’impasto infatti deve essere ripreso e lavorato a più riprese. Ogni famiglia custodisce gelosamente la propria ricetta; un tempo venivano realizzate solo in casa, oggi sono tanti i forni e le pasticcerie che hanno ripreso la produzione.
Per San Giuseppe si preparano le frittelle di riso; a Carnevale i ravioli con la ricotta, le fregnacce (frittelloni) e le castagnole alla sambuca. Per la ricorrenza dei vari santi patroni sono d’obbligo le classiche ciambelle con l’anice. In molte ricette della provincia di Viterbo sono evidenti gli influssi delle regioni vicine, Toscana e Umbria.
Spostiamoci ora nella provincia di Rieti, città della Sabina. Rieti sorge sulla Piana Reatina, una pianura attraversata dal fiume Velino, chiusa fra diversi massicci montuosi e ricca di grandi spazi naturali incontaminati. Qui la gastronomia locale è influenzata – e non poco – dall’arte culinaria abruzzese. Sono famosi i tozzetti e le ciambelle ruzze, fatte con un impasto di farina, zucchero, olio, vino e semi di anice; ma anche la crostata di ricotta, scorze di arancia e gocce di cioccolato. Durante le festività si preparano anche in queste zone sia il pangiallo a Natale sia la pizza cresciuta a Pasqua.
Anche Latina, che si trova nell’Agro Pontino e che è una delle più giovani città d’Italia, offre alcune specialità dolciarie tipiche: i dolci casarecci, quelli preparati in casa, molto diffusi nelle zone collinari. In pianura e sulle coste la pasticceria è invece influenzata dalle tradizioni della vicina Campania.
In tutti i paesi della provincia si possono gustare le crostatine ripiene di visciole e un’ottima pasticceria secca. Straordinarie le paste di mandorle tipiche della zona di Sezze, che vengono prodotte con un impasto a base di mandorle dolci macinate, albume, limone e zucchero. Un altro dolce tipico del luogo è la caciata che comprende ricotta, uova, latte, strutto, scorza di limone grattugiata e lievito. Un’altra tipicità di questa zona sono gli spaccaregli, dolci rotondi ripieni di marmellata caratterizzati da un’incisione a x sulla parte superiore. Vanno menzionate anche le ciambelle dolci o ciammelle, fatte con uova, farina e acqua o vino. Veramente ottime sono quelle prodotte nella zona di Sermoneta, dove si possono assaggiare anche le serpette, biscotti con la tipica forma a S o a U.
Spostandosi sulla costa, a Terracina, si possono assaggiare i tortoli, piccoli pani dolci tipici del Natale che sono preparati con uova, olio extravergine di oliva, acqua, lievito di birra, limone grattugiato, sambuca e farina. Altri dolci natalizi sono i susamielli, impastati con farina, miele e mandorle. Nello stesso periodo vengono preparati anche i roccocò di mandorle, cacao e cannella. Famose sono poi le ciambelle al Moscato di Terracina Doc; una rara prelibatezza, la cui ricetta è sempre stata tramandata oralmente.
Gli ingredienti sono: farina, Moscato di Terracina Doc, olio di semi, zucchero, semi di anice e cannella.
A Gaeta si possono assaggiare le sciuscelle e i mostaccioli, realizzati con farina e miele e le sfogliatelle con la ricotta. Dolci tipici delle Isole Pontine sono i’mmustard’ (letteralmente: le mostarde), che si preparano amalgamando polpa di fichi d’India, semola di grano duro e mosto di vino cotto lasciando poi essiccare il tutto al sole. Si gustano accompagnati da un buon vino spumante ponzese di produzione locale.
Nella provincia di Frosinone, la città dell’antico popolo dei Volsci, e in tutta la Ciociaria si gustano altre inconsuete preparazioni. La caratteristica Casata di Pontecorvo, è, per esempio, un dolce preparato per Pasqua a base di uova, sale, formaggio di pecora, cannella, cedro e cioccolato fondente. Al taglio devono vedersi bene i tre strati: giallo per l’uovo, bianco per il formaggio e marrone per il cioccolato. I brutti ma buoni e le fave dei morti sono i dolci più famosi della pasticceria secca di questi luoghi e sono legati alle ricorrenze della religione cattolica. Altri dolci tipici della zona sono gli Zaoiardi di Anagni, la Ciambella di Sora, il Torroncino di Alvito, l’Amaretto di Guarcino.
Giungiamo infine a Roma, capoluogo di regione, capitale d’Italia e regina dei dolci laziali, dove una grande varietà di leccornie conquista cittadini e turisti da sempre.
Al primo posto c’è di certo il famoso maritozzo con la panna; un piccolo pane dolce impastato con farina, uova, miele, burro e sale, che viene poi tagliato a metà e farcito con abbondante e freschissima panna montata: una ghiottoneria irrinunciabile! Insieme al maritozzo ci sono le pastarelle, dolci di pasticceria fresca, tipici della domenica; un vero e proprio rito a Roma città e in provincia.
La domenica mattina vengono acquistati nelle pasticcerie più rinomate o preparati in casa per allietare la tavola della festa; una tradizione che si sta affievolendo, ma che ancora rimane viva nelle piccole borgate della capitale o nei paesini vicini, come quelli dei Castelli Romani.
Nei paesi nei dintorni della capitale si può trovare un ricco assortimento di pasticceria secca: le ciambelle al vino o all’uovo; i biscotti profumati all’ anice; i ravioli dolci alla crema di castagne; i mostaccioli al miele. Molto particolare è un dolce caratteristico di Frascati, cittadina ai piedi del Monte Tuscolo: la pupazza frascatana. Si impastano farina, miele e aromi vari e poi si dà all’impasto la peculiare forma di donna con tre seni. Questo dolce fu realizzato per la prima volta per uno scherzo goliardico negli anni ’60 del secolo scorso e divenne subito un “dolce tipico”.
In autunno, durante il periodo della vendemmia, un altro dolce di questo territorio ricco di tradizione è la ciambella al mosto, patrimonio del paese di Marino, la città della Sagra del Vino e dell’Uva, nonché proprio della Sagra della Ciambella al Mosto. Si tratta di un dolce molto antico, che la tradizione fa risalire al ‘600 o addirittura al tempo di San Francesco, il quale, facendo visita a una sua discepola a Marino, le svelò la ricetta. Tipiche del Carnevale sono le frappe e castagnole, mentre a marzo, per la festa di San Giuseppe si prepara il classico bignè di San Giuseppe, fritto o al forno, ripieno di una morbida crema fresca a base di uova e latte.
Autrice del post Eliana Lucarini del blog Chiacchierando Veg
Fonti e sitografia: Lazio Gourmand, Prodotti tipici.it, Mytuscia.com, Moving Italia, Compagnia dei Lepini, Ecomuseo Agro pontino, Turismo Roma
Foto: dal web, i Tozzetti
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