La diffusione del contagio della xylella, il batterio che ha colpito gran parte degli ulivi del Salento, ha avuto gravi conseguenze sull’economia della Regione e dell’Italia intera: la decisione di abbattere gli ulivi, poi, ha suscitato forti rimostranze e polemiche, che hanno contribuito a rendere ancor meno chiaro uno scenario alquanto confuso. Prevenzione, diffusione, misure di contenimento, controllo del contagio, sono tutti argomenti caldi a cui AIFB non può restare sorda: da qui, dunque, la volontà di approfondire l’argomento, facendo il punto della situazione e coinvolgendo alcuni fra i soggetti direttamente interessati, protagonisti di altrettanti articoli che ci auguriamo possano aiutare a comprendere meglio la natura del problema e le strategie adottate per arginarlo.
Caso Xylella: facciamo il punto?
Zitti. Tutti, o quasi, i politici pugliesi eletti alla Camera o al Senato sul caso Xylella non parlano come se non fosse un problema loro. Per correttezza, solo un senatore di Sel ha fatto sentire la sua voce. Il sospetto è che la questione sia troppo spinosa per essere affrontata a caldo, nel clima politico delicato che precede le imminenti elezioni regionali; il dato di fatto,è il silenzio assordante, di fronte ad un caso che sta scuotendo non solo la Puglia, ma anche l’Italia e l’Europa.
E’ bene fare un po’ di storia. Questo batterio è stato chiamato Xylella fastidiosa. Sì, a volte la scienza ha il suo senso dell’umorismo. Definire “fastidioso” un batterio che distrugge numerose piante ha un senso poiché, in effetti, provoca numerosi fastidi sia ambientali che economici. La Xylella fastidiosa, quella che sta riducendo a tronchi morti molti ulivi in Puglia, in particolare nel Salento, è, scusate se usiamo un terminologia scientifica ma lo riteniamo opportuno, un batterio della famiglia delle Xanthomonadaceae e si caratterizza per l’elevata variabilità genetica e fenotipica (ossia l’insieme delle sue caratteristiche osservabili). Se ne conoscono al momento quattro sottospecie che infettano circa 150 diverse piante: in particolare la fastidiosa colpisce olivi, viti e aceri; il meccanismo di attacco è però simile per tutte le varietà del batterio: si moltiplica nei vasi conduttori dello xilema delle piante ospiti: ostruisce i vasi che trasportano acqua e nutrienti dalle radici al fusto e fino alle foglie, creando una sorta di gel che impedisce il regolare flusso del fluido. Le piante infette così si seccano completamente. Un fenomeno che non colpisce, o ha colpito, solo il nostro paese ma anche il resto del mondo compreso il continente americano. E questo è il triste scenario che si prospetta in una parte della Puglia regione che, come è noto, produce uno dei migliori olii del mondo grazie ai suoi ulivi anche secolari. Infatti, con oltre 377.000 ettari di terreno coltivati a olivi, la Puglia è la prima regione olivicola in termini di superficie, con una produzione di oltre 11 milioni di quintali di olive all’anno. A tutt’oggi le stime a campione sulle piante malate non riescono a chiarire l’entità del problema. Se i politici nazionale tacciono, a farsi sentire sono gli amministratori locali, le associazioni dei coltivatori e quelle ambientaliste che hanno iniziato una raccolta di firme a difesa degli ulivi ad oggi sono decine di migliaia già consegnate al Presidente della Regione Vendola.
La Regione Puglia ha affidato ai migliori centri di ricerca lo studio di questo fenomeno ma anche le organizzazioni di categoria stanno dandosi da fare. Secondo la Coldiretti di Lecce nella zona di Gallipoli maggiormente interessata al fenomeno, i casi positivi interessano il 10% degli ulivi e, quindi, quelli malati potrebbero essere un milione e il loro abbattimento, una delle “cure” messe in atto, comporterebbe un ulteriore calo della produzione di olio che dopo la pessima stagione del 2014 ha già fatto segnare un calo del 35%. Drammi economici e ambientali che potrebbero dare la possibilità agli speculatori, sempre in agguato, di sfruttare ai propri fini questa situazione tant’è che la Regione Puglia ha approvato una legge per impedire per 15 anni una diversa destinazione d’uso dei terreni che si “libererebbero” degli ulivi. C’è chi fa notare che 15 anni potrebbero essere pochi perché un ulivo può essere “produttivo” dopo almeno 25 anni dal momento in cui è piantato. Ma non solo. Ci sono anche strane coincidenze: dal 2008 infatti la Monsanto, il colosso della produzione di sementi transgeniche, si occupa anche della selezione di specie resistenti al batterio riscontrato in Puglia attraverso “Allelyx”, società partecipata che ha per nome l’anagramma di “Xylella”. Ovviamente del caso, visto che la diffusione di Xylella non interessa solo il nostro paese se ne sta occupando anche l’Unione Europea. Le sue risoluzione a dire il vero non sono molto chiare ma, scavando attentamente nei comunicati ufficiali diffusi, sembra proprio che la UE abbia deciso l’abbattimento di numerosi ulivi per contrastare il batterio e prevenire la sua diffusione. Finalmente, nonostante le premesse negative e l’ostinazione della Francia in particolare che teme per le sue viti e la lunga maratona del Comitato per la difesa delle piante segno di divergenze tra i rappresentati dei 28 paesi dell’Unione, si è deciso che, almeno per ora, la temuta strage di ulivi e la “desertificazione” del Salento non ci sarà. Invece tolleranza zero nelle zone a nord del Salento, come a Oria nel brindisino, dove la Xylella rischia una diffusione verso il resto d’Italia e, in attesa di prove scientifiche, restano bloccate anche le esportazioni di piante (circa 150 specie, tra cui la vite che preoccupa la Francia) dalla Puglia.
Le nuove misure della UE, che entreranno in vigore tra circa un mese, nonostante un “ammorbidimento” rispetto a quanto inizialmente proposto dalla Commissione, hanno suscitato lo stesso polemiche. Ma, secondo Bruxelles, il Comitato ha trovato un “buon equilibrio tra principio di precauzione e tutela del patrimonio”.
E il portavoce del Commissario UE alla Salute ha confermato che in Salento “non sarà obbligatorio eradicare gli alberi se non sono vicino a vivai, o in situazioni particolari, come ad esempio in prossimità di alberi di valore storico, o in situazioni che le autorità locali reputino di rischio e quindi che questa misura sia necessaria
Un risultato riconosciuto, oltre che dalle associazioni agricole raccolte in Agrinsieme, anche dal presidente della Regione Puglia Nichi Vendola secondo il quale “il rischio di desertificazione del Salento è stato sventato“, anche se “occorre un approfondimento su alcune parti critiche”, tra cui l’estirpazione delle piante sane e il divieto di commercializzazione della vite. Come si diceva, non mancano però le critiche. Infatti, Unaprol-Consorzio olivicolo italiano, si è detto “preoccupato per le misure adottate da Bruxelles che, invece di favorire il superamento dello stato di crisi, spingono in un ghetto la mancata soluzione del problema” facendo del Salento “il lazzaretto d’Europa”. Intanto, ha spiegato il coordinatore socialista per le politiche agricole ex ministro dell’agricoltura durante il governo Prodi, Paolo De Castro (Pd), “ha tre obiettivi: bloccare l’import di materiale infetto, fornire aiuti agli agricoltori, e ricerca” e la Commissione UE sta già valutando misure all’interno dei fondi per lo sviluppo rurale della Puglia e si stanno studiando altre forme di finanziamento oltre a quelle per progetti di ricerca.
Insomma, qualche cosa si muove sia in Europa che in Italia dove il Ministro all’agricoltura Maurizio Martina ha annunciato che il Consiglio dei Ministri ha dato via libera all’utilizzo del fondo di solidarietà contro la Xylella con 11 milioni stanziati per produttori e vivaisti danneggiati, e in base a cui la Puglia potrà chiedere lo stato di calamità. È la prima volta che questa norma si applica a emergenze fitosanitarie provocate da infezioni degli organismi nocivi, prevista solo per eventi atmosferici.
Partirà poi il Piano olivicolo nazionale da 20 milioni per il triennio 2015-2017. Decisione salutata positivamente sia dalla Coldiretti (“un segnale importante”) che dall’Alleanza cooperative Agroalimentari. Il Movimento 5 stelle non si smentisce ed è critico. Secondo i grilllini infatti il decreto governativo “non basta: è solo uno dei primi passi necessari” e chiedono che venga “dichiarato lo stato di calamità nazionale”. Inoltre, il movimento verificherà che “gli stanziamenti previsti vengano effettivamente erogati”. Comunque, c’è un tratto comune: quasi tutti contestano il Commissario straordinario nominato ad hoc Giuseppe Silletti.
Al momento lo stato dell’arte è questo, ma non possiamo dimenticare che è stato preceduto da numerose polemiche e manifestazioni. Non è piaciuto infatti al ministro Martina l’embargo decretato dalla Francia “E’ inopportuno – ha detto – e la Francia ha preso una decisione unilaterale senza prima coinvolgere l’Europa”. Una decisione grave dal momento che ha insinuato il dubbio in altri paesi europei con conseguenze sicuramente negative per il nostro export. Le contestazioni e le proteste sono giornaliere e alcune hanno toni duri come le catene umane per impedire le eradicazioni. Ma in Puglia il clima era ed è teso. Il Governatore uscente Nichi Vendola, si è schierato nettamente a favore dei contadini e dei produttori- “Gli agricoltori pugliesi sono vittime di questa situazione, veniamo colpiti al cuore – ha detto il Presidente in più di una occasione – anche le reazioni più emotive sono comprensibili. Chiediamo di essere aiutati a combattere questo flagello, questo passaggio così drammatico e non puniti”. E, poi, dal governatore pugliese è arrivata una necessaria puntualizzazione: “l’olio pugliese – ha puntualizzato – è sempre quello straordinario prodotto tra i migliori del mondo. La Xylella colpisce le piante non il prodotto”. La confusione è grande e non poteva essere diversamente e c’è chi ha messo in discussione la validità scientifica che è alla base delle decisioni europee. Come, ad esempio, una importante associazione ambientalista: Peacelink che, in una lettera ala Commissario europeo alla salute Andriukaitis, nella UE del caso infatti non si occupa il commissario all’agricoltura, avverte che “le misure previste dalla Commissione per tentare di eradicare il batterio Xylella fastidiosa potrebbero non corrispondere al reale agente patologico a cui si riferiscono”.
Comunque, bisogna ammettere che ci si sta muovendo per affrontare il problema: Camera e Senato lo stanno facendo. L’importante è che il tutto non si risolva con gli aiuti economici che darebbero sì una boccata d’ossigeno a produttori e contadini. Infatti, non è banale sottolineare che in questo passaggio si stia mettendo in discussione anche un aspetto simbolico: l’ulivo per la Puglia non è una delle tante piante presenti sul suo territori è un vero e proprio emblema. Basti pensare che una pianta di ulivo campeggia da sempre nel suoi simbolo a sottolineare lo stretto legame tra quella terra e quella pianta secolare.
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P.S. Il caso Xylella è un “work in progress”: ogni giorno riserva delle novità. Le ultime:
1) Il Tar del Lazio ha sospeso la dichiarazione dello stato di emergenza per la diffusione in
Puglia del batterio e il Piano d’intervento previsto per fronteggiare il rischio fitosanitario. Il tribunale amministrativo ha accolto così le richieste di associazioni, cooperative e aziende vivaistiche pugliesi.
2) le analisi su una pianta di ulivo sospetta trovata in Liguria hanno dato esito negativo. A comunicarlo, seppure informalmente, alla Commissione UE sono state le autorità italiane.
Grazie Tamara per averci illuminato con questo bell'articolo. Sto anch'io seguendo da tempo quanto sta accadendo, prima ancora che diventasse argomento cool. E non è facile sviluppare una propria opinione nel caos dei complottisti e nell'assenza delle istituzioni locali.
Ciao, molto interessante se volete potete leggere il mio commento sulla mia pagina FB bravissima e grazie Tamara per questa informazione di grande importanza
Interesantissimo, grazie Tamara
bellissimo articolo
grazie
Anche in questo caso AIFB c'è! Grazie Tamara
Pare che ci siano novità, anche se non se ne parla più sui media:
http://www.videoandria.com/2015/09/14/video-vittoria-per-gli-ulivi-pugliesi-xylella-sconfitta-con-antica-pratica-agronomica-che-salva-la-pianta-senza-bisogno-di-eradicare/