Lungi dall’essere un fenomeno nella fase discendente, la versione internettiana delle casalinghe disperate o una categoria indefinita, che eccelle nel cantarsela e suonarsela da sola, i food blogger esistono, godono pure di buona salute e anzi sono i nuovi e autorevoli referenti nel dialogo con le aziende e i produttori, in virtù delle loro competenze e, soprattutto, della loro capacità di influenzare le scelte del popolo dei consumatori, che guarda a loro con sempre maggiore rispetto e fiducia.
Questo è il sunto dell’analisi del
sondaggio somministrato dall’
ISPO a un campione di food blogger dell’AIFB e commentato lo scorso giovedì 15 maggio a Milano, nella sede dell’istituto, da
Renato e Ludovico Mannheimer e da
Camilla Baresani, alla presenza di un affollato gruppo di rappresentanti dei marchi più importanti, sia nel campo della grande distribuzione che delle aziende, con i food blogger al posto d’onore, chiamate a rispondere a domande pertinenti e sensate, in un dialogo finalmente costruttivo e propositivo.
Dopodiché NON ci siamo svegliati.
O meglio: qualche pizzicotto ce lo saremmo anche dato, da tanto eravamo increduli e sorpresi; non dei risultati, sia chiaro, ma della rapidità con cui la loro
valenza è stata recepita dagli
addetti ai lavori: dalla nascita dell’AIFB al momento del
riconoscimento ufficiale di quelle convinzioni che ci hanno spinto a costituirci in
Associazione sono passati pochi mesi e poter constatare che il nostro messaggio è stato recepito e, per così dire, sancito da interlocutori così competenti e autorevoli non può che confortarci sul fatto di essere sulla
strada giusta.
Ovvio che questo non sia un punto di arrivo: l’Associazione è solo all’inizio e, più in generale, il percorso dei food blogger tutti è nel mezzo del cammin di una strada ben fotografata dal titolo del sondaggio, “Fra Passione e Professione“, giusto a metà del guado.
Ma la direzione è quella che abbiamo intrapreso, come possiamo constatare ogni giorno dalle numerose proposte di collaborazione che riceviamo dal’esterno, e dalla sempre più consapevole partecipazione dei soci dall’interno: sentirselo dire, in questo modo e da questi addetti ai lavori, è il miglior sprone per poterci dire “Avanti così! Avanti tutta!”.