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Pubblicazione: 26/11/2015
Nella continua ricerca di prodotti agricoli buoni, coltivati con amore e naturalmente, senza pesticidi o altri agenti chimici e più vicini possibili a dove vivo, ho conosciuto un giovane agricoltore: Brayan Menardo.
In un terreno ereditato dal bisnonno nelle campagne di Vigevano, Brayan ha aperto un’azienda che si chiama Ort’antico e che coltiva con passione in maniera naturale secondo i principi dell‘agricoltura biologica. I prodotti coltivati vanno dalle verdure più comuni a qualche tipo di frutta.
Contro le infestanti l’azienda usa il metodo della pacciamatura, ovvero la copertura del terreno con uno strato di materiale protettivo di origine organica, che ha il duplice pregio di tenere umido il terreno e non far crescere le erbe indesiderate. I metodi utilizzati sono attenti anche alla riduzione degli sprechi: il terreno delle fragole, ad esempio, viene mantenuto umido perché ricoperto da un telo di tessuto non tessuto che permette al suolo di respirare, mantenendo inalterata la flora batterica. L’irrigazione passa sotto ed è del tipo a goccia, onde evitare un consumo eccessivo d’acqua e affinché la pianta si prenda l’acqua di cui ha realmente bisogno.
Pur essendo attento alla tradizione, Brayan non disdegna la sperimentazione sia nelle varietà di sementi, sia nei metodi di coltivazione. Adesso ad esempio sta sperimentando la coltura con i microrganismi.
Nell’agricoltura biologica i microbi sono molto diffusi per operare la protezione delle coltivazioni. Utilizzando insetticida viventi, gli agricoltori, riescono a contrastare le infestazioni dei parassiti. Esistono infatti diversi ceppi batterici impiegati per la loro specificità nella protezione delle colture.
Non solo agricoltura biologica: i trattamenti con microrganismi possono contribuire a migliorare le rese e la stabilità di qualsiasi metodo di coltivazione agricola. Praticati solitamente al mattino, essi permettono di mantenere umido il terreno regolandone l’umidità e l’assorbimento dell’acqua, proteggono le colture dalle malattie e dalle muffe, e sono anche utili per combattere le zanzare.
Un altro intervento migliorativo delle rese è la piantumazione di lavanda messa in testata ai filari. I fiori di lavanda fanno da attrattori per gli insetti impollinatori che vanno poi ad impollinare i fiori delle piante. Si è verificato un aumento di produzione del 30% senza ricorrere a concimi chimici. Alternate ai filari di pomodoro, ad esempio, vengono messe delle piante di basilico che, essendo antizanzare naturali, permettono di lavorare nei campi con un po’ più di tranquillità.
Per il concime viene usato anche il letame di cavallo, che è meno forte del letame di manzo o pollo. L’unico problema è che i cavalli, non essendo dei ruminanti, espellono molta erba che però viene separata, fatta seccare e adoperata come pacciamatura.
Brayan coltiva qualche varietà autoctona come i kaki, l’uva di Leonardo, le zucchine bianche (prodotto di nicchia proveniente da una semente antica), ma non disdegna di sperimentare varietà provenienti da altri paesi, come delle mele rosse “Amati” che hanno la proprietà di avere anche la polpa rossa: Bryan le ha riportate di ritorno da un viaggio fatto al confine tra Ucraina e l’Afganistan. Al momento sono alberi piccoli che producono poco, ma si spera che nel tempo possano ambientarsi e dare una produzione maggiore.
L’estate scorsa ha aperto con i suoi familiari un “negozio” direttamente in campo sotto una fresca robinia, in modo, dice, che il consumatore possa “vedere con mano” cosa compra.
Faccio mia la dichiarazione di SlowFood in tema di Agricoltura Familiare e Terra Madre: “I piccoli agricoltori e le piccole fattorie sono la chiave della sicurezza alimentare, sono più produttivi e conservano le risorse più delle grandi monocolture, sono modelli di sostenibilità e santuari di biodiversità. Non ultimo, contribuiscono al raffreddamento del clima.”
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