La cipolla di Breme, la dolcissima

La storia della Cipolla Rossa di Breme inizia nel 906 d.c. quando i monaci della Abbazia di Novelasca, scappati dall’attacco all’abbazia da parte dei saraceni, si fermarono a Breme.
Breme fu definita una sorta di isola nel territorio tra Po, Ticino e Sesia. La Lomellina è una terra prevalentemente piatta con poche eccezioni di dossi sabbiosi, aree sopravvissute alla coltivazione del riso. Breme è terra golenale per eccellenza, divisa tra gli argini del Po e la pianura che le sta alle spalle. Da qui un terreno alluvionale, terra scura, medio impasto, molto fertile e profonda.
Qui i monaci trovarono il terreno circostante adatto alla coltivazione di ortaggi tra cui la cipolla.
Agli inizi del 1900 la coltivazione degli orti era la principale occupazione del paese, produzione che continuò negli anni e circa quarant’anni fa, percorrendo la strada tra Breme e Sartirana, si notava una distesa di rettangoli tenuti con cura, ognuno con la sua baracca degli attrezzi e il pozzo. Erano le ortaglie, piccole aziende agricole a vocazione familiare.

cipolla
L’ortigliera era  la fonte di benessere di tutta la comunità, molto gelosa delle proprie colture, dei metodi di semina e coltivazione. Terra, cultura del sapere tramandato e acqua erano gli ingredienti giusti per un buon raccolto.
Nel 1943 nacque il Consorzio con circa 200 soci: l’obiettivo era quello di difendere il potere contrattuale dei singoli coltivatori, troppo soggetto agli interessi dei grossisti.
Il Consorzio iniziò a vendere direttamente sulle altre piazze, portando le verdure anche all’Ortomercato di Milano. Breme divenne sinonimo di prodotto di qualità.
Alla fine degli anni ’60, il boom economico portò ad una crisi nel settore agricolo. L’urbanizzazione portò la popolazione a lasciare le campagne e a chi restava veniva richiesto di industrializzarsi per competere. I giovani lasciarono la campagna e il prezzo dei prodotti agricoli precipitò drasticamente, tanto che nel 1973 il Consorzio chiuse i battenti: erano rimasti solo sedici agricoltori.
Alcuni di loro, con testardaggine e amore per un prodotto unico, hanno continuato la produzione anche se solo a livello familiare, mantenendo integro il seme.
Nel 1982 i soci della Polisportiva hanno istituito, con il patrocinio del comune, la “Sagra della Cipolla” che si tiene da allora ogni anno la seconda domenica di giugno, per proteggere e valorizzare il prodotto.  Con la Sagra il prodotto è stato rivalutato ed ha raccolto nuovi estimatori, rilanciando questa coltura, tornata a produzioni maggiori anche se pur sempre limitate.
Negli ultimi anni se ne producono circa 400 quintali all’anno nei 200 ettari di territorio. Il 50% della produzione viene adoperata durante la sagra, e il resto venduta. Data la bassa quantità prodotta, è difficile trovarla fuori dai mercati locali della Lomellina.
Nel 2008 il Comune di Breme ottenne per il prodotto la Denominazione Comunale. La nuova preoccupazione è che, vista la ripresa del prodotto e la sua tipicità, si inizino a vendere piantine per essere coltivate fuori dal suo territorio di origine e quindi “imbastardire” la produzione, dando origine ad una produzione di massa rivolta alla grande distribuzione. Verrebbe così distrutto il mercato di Breme e snaturate le caratteristiche del prodotto. E’ importante invece che il seme non vada altrove e che sia tutelata l’origine del prodotto.

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LA PRODUZIONE
La produzione della cipolla avviene ancora prevalentemente come nel 906. E’ una produzione locale non intensiva: le cipolle migliori vengono messe a semenza, il seme viene messo per alcuni giorni a bagno in acqua, con il duplice scopo di selezionare i semi migliori attraverso le diversità del peso specifico e  portare ad una germinazione forzata. A metà agosto, con luna calante,  i semi ancora bagnati vengono messi in sacchi di tela ed interrati. Prosegue la germinazione lentamente, secondo gli antichi procedimenti e poi messi in cassetta. Quando la pianta raggiunge i 25 cm, vienemessa in campo in solchi profondi pochi centimetri, distanti tra loro dai 50 ai 60 cm. I bulbi si dispongono nel fondo del solco, ad una distanza di una dozzina di centimetri tra di loro, e si rincalzano.
La raccolta, a metà giungo, avviene manualmente. Le cipolle vengono sradicate e lasciate sulla superficie del terreno, dove le foglie appassiscono; poi vengono raccolte e portate al coperto dove si provvede alla pulizia e al taglio della parte aerea oramai essiccata. Si toglie la terra e si mondano le parti esterne.
IL PRODOTTO
Non a caso viene chiamata “la dolcissima”. La cipolla di Breme, impossibile da imitare, la si può mangiare anche cruda, data anche la sua alta digeribilità.
Ha una caratteristica forma schiacciata, una buccia di colore rosso intenso e un peso che si aggira mediamente intorno a 700 g, ma può arrivare a superare il chilo.
LA SAGRA
Ogni anno, il secondo fine settimana di giugno a Breme si svolge la “Sagra della Cipolla Rossa, detta la Dolcissima”. In due giorni si consuma il 50% della produzione mangiando piatti a base di Cipolla Rossa: dalla pizza alla zuppa di cipolle, oltre alla marmellata.
La Cipolla Rossa è a bordo dell’Arca del Gusto, progetto di SlowFood che denuncia il rischio che alcuni prodotti che appartengono alla storia, alla cultura e alle tradizioni possano scomparire, e invita tutti a fare qualcosa per salvaguardarli: a volte serve comprarli e mangiarli, a volte serve raccontarli e sostenerne i produttori.

Un commento

  1. Bellissimo articolo! Origini davvero antiche. Hai ragione quando dici che possiamo tutelare i prodotti d’eccellenza, comprandoli, sostenendo i produttori e raccontando la loro storia. Abbiamo un patrimonio immenso da salvare….e grazie a queste Sagre e Feste che la gente conosce questi beni preziosi che la natura ancora ci offre, finchè ci sono produttori che riescono a coltivare e difendere questi tesori. Grazie Antonella

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