Visitare Carmagnola: itinerario culturale ed enogastronomico

Fiera del Peperone Piazza dei Sapori

Se non sei mai stato a Carmagnola ti accompagnamo virtualmente a visitarla, facendoti conoscere le sue bellezze culturali ed architettoniche e portandoti ad apprezzare le sue bontà enogastronomiche. Il suo trecentesco castello, le case signorili, le residenze nobiliari, le chiese ed i musei rappresentano il vanto di questa piccola città piemontese, insieme al suo “bragheis”, il prodotto tipico di queste zone e considerato il peperone autoctono per eccellenza.

Il nome Carmagnola è, per la maggior parte delle persone, associato da sempre al Conte, celebre protagonista della prima tragedia scritta da Alessandro Manzoni mentre sono in pochi quelli che hanno conoscenza delle tante attrattive che questa città offre.

Carmagnola è una cittadina di quasi 30.000 abitanti che si estende presso la riva destra del Po su una superficie di quasi 100 Kmq e che si trova a circa 30 Km da Torino: è l’ultimo comune della provincia torinese prima di entrare nella zona del Roero e del cuneese.

I primi documenti sull’esistenza di questa città si hanno intorno al mille ma era già stata abitata prima dai Vagienni e poi dai Romani. Per la sua posizione strategica, ebbe nel corso dei secoli diversi dominatori e, già a partire dal Medioevo, Carmagnola fu contesa dalle famiglie illustri dell’epoca, tra cui quella dei marchesi di Saluzzo che, per oltre due secoli, ebbero in queste zone una zecca in funzione. Poi, verso la fine del Cinquecento fu la volta dei Savoia, sottraendola alla dominazione francese che, alcuni decenni prima, aveva sconfitto il marchese di Saluzzo. La città restò terreno di scontri e di sommosse popolari fino all’inizio dell’Ottocento e fu spesso preda di assalti, saccheggi e gravi pestilenze. Solo dopo l’unità d’Italia, Carmagnola iniziò a svilupparsi nell’agricoltura e nel commercio, e poi, nel secondo dopoguerra, vennero costruiti due stabilimenti della Fiat.

Il territorio di Carmagnola, sfruttando la sua particolare posizione geografica, è molto fertile e in gran parte irrigabile ed è intensamente coltivato a frumento, foraggi, granoturco, patate e soprattutto a canapa.

Fino all’avvento delle tecnofibre questa coltivazione era indispensabile per la marina che ne aveva bisogno per la fabbricazione delle vele e soprattutto delle gomene; venne chiamata per questo la “città della canapa” e ne divenne non solo il centro di coltivazione ma anche quello in cui avvenivano le varie fasi di lavorazione e di commercio, con la sua esportazione in Liguria ed in Francia.

È diventata quindi con il passare del tempo una cittadina particolarmente ricca di storia, piena di palazzi antichi e di musei, conservando nello stesso tempo la sua matrice agricola che l’hanno divisa in molte contrade e frazioni.

Fiorente è sempre stata anche l’attività industriale con le sue fabbriche di carta e di canapa, i caseifici, le filande di seta, i lanifici, le officine meccaniche e gli stabilimenti tipografici, di cui uno, in esercizio dal 1497, stampò nel 1821 il famoso proclama del Santarosa. È anche un centro commerciale molto rinomato, le sue fiere infatti sono sono fra le più frequentate del Piemonte.

Il suo centro storico medievale è ancora oggi molto ben conservato e sono tante le architetture da scoprire. Il territorio circostante invece si caratterizza per i terreni umidi, sabbiosi e paludosi, che rendono questi luoghi un habitat ideale alla proliferazione di numerose specie di flora e di fauna lacustre e il bosco del Gerbasso, il parco cascina Vigna che ha al suo interno un museo Civico di storia Naturale e la riserva Naturale della Lanca di San Michele, un tratto abbandonato del Po, localmente conosciuto come Po morto, ne costituiscono un esempio perfetto.

Castello di Carmagnola

Castello di Carmagnola

Cosa vedere a Carmagnola

Come si diceva prima Carmagnola è una città ricca di storia e di fascino dove sono tante le cose da vedere: quando si va a visitarla, tra case signorili, residenze nobiliari, chiese ed altri edifici di interesse architettonico c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Il simbolo della città è il trecentesco castello eretto per volere di Manfredo II di Saluzzo come avamposto militare, in quanto Carmagnola, per la sua posizione strategica, durante la sua gestione, venne coinvolta in varie guerre, prima contro gli Acaia, poi contro i Savoia, ancora contro i marchesi del Monferrato ed infine contro i Visconti di Milano. Durante la successiva guerra contro gli spagnoli venne quasi totalmente distrutto e fu riedificato nel ‘500 dai Francesi; finito all’asta e avendo perso la sua funzione originaria, il castello ai primi del ‘700 divenne un convento dei Padri Filippini che vi edificarono la vicina chiesa di San Filippo e si adoperarono nell’abbattere le fortificazioni, creando finestre e balconi e trasformando la torre difensiva in un campanile. Nel 1863 l’intero complesso venne acquistato e restaurato a spese della locale amministrazione comunale che provvide a farne la sede del proprio Municipio in Piazza Manzoni. Nonostante tutte le varie vicissitudini subite nel corso dei secoli, ancora oggi il castello conserva comunque la sua pianta originale di stile medievale con le cornici in cotto, la torre di guardia a base quadrata, realizzata nel ‘400 e rialzata nel XVIII secolo, con una cella campanaria in mattoni ed il cortile interno che si contraddistingue per un porticato con grandi archi a sesto acuto.

Di fianco al castello di Carmagnola, in pieno centro storico, sorge l’ospedale di San Lorenzo, già funzionante nel 1311 quando offriva ricovero ai pellegrini e alla popolazione locale. Demolito nel 1584 per far posto all’allargamento delle fortificazioni della città, l’istituzione continuò, non molto distante dal primo edificio, a svolgere le proprie funzioni fino al 1754, quando un nuovo ospedale venne costruito al posto di quello originario su progetto dell’architetto piemontese Filippo Castelli. Subì altri ammodernamenti ed annessioni tra fine ‘700 e l’intero ‘800 ma perché finalmente assuma la fisionomia attuale bisogna aspettare il 1999, quando viene recuperato il sottotetto e viene aggiunto un nuovo edificio, adeguandosi così alle moderne norme sanitarie: oggi ospita l’azienda Sanitaria Locale.

Ospedale di San Lorenzo

Ospedale di San Lorenzo

Visitare le case signorili a Carmagnola

Tra le costruzioni civili che vale la pena di visitare a Carmagnola, ti consigliamo alcune case signorili e nobiliari, tutte molto rappresentative a livello architettonico. Su Corso Sacchirone per esempio si trova Palazzo Leprotti che venne fatto edificare nell’ultimo quarto del Settecento dall’omonima famiglia: questo edificio dalle linee sobrie e compatte di fattura barocca con qualche accenno di neoclassicismo, si compone di tre piani e attualmente ospita un “Caffè” ed un ristorante.

Altra costruzione molto interessante è Palazzo Lomellini, edificata attorno alla metà del XV secolo e appartenente all’omonima famiglia originaria di Genova. Nonostante questo palazzo di Piazza Sant’Agostino abbia subito nel corso del ‘700 pesanti rimaneggiamenti, è ancora possibile ammirare le sue finestrelle gotiche, le decorazioni originali in cotto ed il campanile risalente all’epoca in cui l’edificio venne lasciato dai Lomellini alla congregazione della Carità di San Paolo che a sua volta nel 1939 lo vendette all’amministrazione comunale. Oggi Palazzo Lomellini è sede della civica Galleria d’arte Contemporanea della città.

Palazzo Lomellini

Palazzo Lomellini

Altri edifici di interesse architettonico

Altri edifici che meritano di essere visitati sono il Palazzo di Luda di Cortemilia, di via Benso, che presenta delle linee semplici e limpide in un elegante stile barocco ed il cinquecentesco palazzo noto come “Torre della Musica”, sede della storica Società Filarmonica fondata nel 1837. Questo edificio è caratterizzato da una torre alta e robusta e da struttura compatta che però viene snellita e ingentilita dall’apertura, all’ultimo piano, di una loggia a tre arcate molto ampie, secondo una caratteristica architettonica abbastanza diffusa nei palazzi nobiliari del ‘500. All’interno si può ammirare la grande sala della Scuola Musicale con il suo bel soffitto a cassettoni cinquecentesco e lo storico stendardo della società che presenta un ricco medagliere, frutto dei riconoscimenti e dei premi ottenuti nel corso della sua lunga attività artistica.

Le residenze nobiliari

Oltre alle case signorili, a Carmagnola sono presenti anche delle residenze nobiliari come per esempio la Casa Borioli che, costruita nel XV secolo, reca ancora tracce dello stile gotico originale nonostante le tante trasformazioni che hanno compromesso l’aspetto originario.

Troviamo Casa Cavassa, anch’essa del XV secolo, oggi sede della Società Operaia di Mutuo Soccorso “F. Bussone”, meglio conosciuto come il Conte di Carmagnola, la cui facciata presenta ancora tracce di eleganti affreschi a grisaille, tecnica francese per realizzare sfumature di grigio, tra cui si riconosce un curioso e recentemente ristrutturato Corteo degli elefanti, che sembra sia stato realizzato nel 1567 in occasione della visita a Carmagnola del duca Ludovico Gonzaga-Nevers.

Altra residenza nobiliare da visitare è Casa Lionne, dimora della famiglia omonima di origine francese che si trasferì a Carmagnola per commerciare in arredi e mobili d’arte. L’edificio presenta una facciata molto semplice, appena segnata da cornicette marcapiano e ornata da fasce orizzontali, lesene e finestre rettangolari molto alte. Il portale marmoreo invece è in stile rinascimentale con due lesene scanalate su alti plinti, accompagnate da dei capitelli ionici e un architrave di tipo classico su cui si sviluppano due volute che racchiudono lo stemma e il motto della casata.

Un esempio tipico di barocco è viceversa Casa Cavalli che sembra sia stata costruita, per le sue linee sfarzose, già nella prima metà del ‘700: è un palazzo dai mattoni a vista dove le superfici esterne sono segnate, orizzontalmente, da due fasce marcapiano e le alte finestre, con le inferriate in ferro battuto, sono inserite all’interno di ricche cornici in cotto.

Infine altra costruzione da visitare, è la Casa delle Meridiane, detta anche Casa Piano, che, appartenente anch’essa alla potente famiglia dei Cavassa, deve il suo nome allo straordinario ciclo di affreschi, ottimamente conservati, che, sulla facciata, raffigurano delle meridiane e dei quadranti solari perfettamente funzionanti.

Le chiese di Carmagnola

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Piazza Sant’Agostino con chiesa e complesso monastico

 

Oltre alle costruzioni civili, sul territorio sono presenti, ben inseriti tra gli isolati di Carmagnola, anche molti edifici religiosi, segno della presenza costante delle autorità ecclesiastiche in queste zone nel corso dei secoli.

Uno degli edifici religiosi più importanti della città per la sua ricchezza di capolavori è l’Abbazia cistercense di Santa Maria di Casanova che si trova nella località omonima a 8 km dal centro di Carmagnola e che venne costruita a partire dal 1150 e finita solo vent’anni dopo, per ospitare gli aderenti dell’Ordine monacale cistercense. Costituisce uno dei primi esempi di architettura gotica in Piemonte, è stata sottoposta, soprattutto nel ‘600 e nella prima metà del ‘700, a diversi interventi di restauro, diventando così uno degli esempi più fulgidi dello stile tardo-barocco piemontese. Della costruzione originaria resta oggi soltanto la chiesa, la cui facciata è stata restaurata nel 1680 ed il campanile addirittura nel 1825 e ospitò, nel Settecento, diversi membri della casa di Savoia: Vittorio Amedeo III e Vittorio Emanuele I, lontano parente del futuro Re d’Italia e Vittorio Emanuele II.

Come già accennato prima, all’interno del castello di Carmagnola si trova la chiesa Collegiata dei Santi Pietro e Paolo, che fu costruita per volere dell’intera comunità, a cui si aggiunse anche il sostegno economico e politico del marchese Ludovico I di Saluzzo che si fece promotore dell’iniziativa presso papa Sisto IV. I lavori iniziarono nel 1492 e furono completati nel 1512: il suo aspetto originario fu modificato una prima volta nel Seicento, quando venne aggiunto il campanile barocco, e, alla fine dell’Ottocento, ci fu un ulteriore cambiamento, quando i mattoni a vista della facciata furono coperti integralmente dall’attuale decorazione in stile tardogotico. All’interno della chiesa da non perdere la cappella dell’Immacolata Concezione, di straordinaria ricchezza decorativa, in cui spicca la tela raffigurante l’Assunzione della Vergine del nativo di Asti, Guglielmo Caccia detto il Moncalvo (1568-1625).

Anche la quattrocentesca chiesa di Sant’Agostino, nella centralissima piazza omonima, colpisce l’occhio per la sua bellezza architettonica: costruita tra il 1406 e il 1437, ancora oggi è possibile ammirare, di marcata connotazione gotica, l’abside, il lato est e il campanile. In netto contrasto con l’esterno, che originariamente era con mattoni a vista, mentre la facciata attuale è quella ridisegnata dai restauri del 1835, è invece l’interno della chiesa che si può definire come il tipico esempio di cattedrale in stile barocco e che conserva alcune tracce di affreschi quattrocenteschi e opere pittoriche su tela attribuite al Moncalvo e a Giovanni Antonio Molineri.

Altro edificio religioso meritevole di una visita è la Sinagoga di Carmagnola, i cui lavori di costruzione iniziarono nel 1725 per terminare 60 anni dopo, che conserva ancora gli arredi originali barocchi e rappresenta oggi uno dei pochi edifici di culto ebraico rimasti integri in Piemonte. Considerata una tra le più belle d’Italia, la Sinagoga ha conservato invariati i suoi caratteri originari e presenta alcuni ambienti degni di nota come la Sala del Tempio, con le sue ricche decorazioni del pavimento e del soffitto, gli elementi barocchi lignei, la bimah, anch’essa ricca di decorazioni, e l’aron, con le colonne tortili e le finestre ovali. Nei locali al piano terreno infine è stata realizzata dalla Comunità Ebraica di Torino una mostra permanente, curata dagli architetti Franco Lattes e Paola Valentin.

Da visitare anche la chiesa tardo barocca di San Rocco che venne realizzata alla fine del ‘600, quando nacque una confraternita dedicata a questo santo, invocato contro le pestilenze e compatrono della città. Rappresenta uno degli esempi architettonici più riusciti di quel periodo in Piemonte, per la sua facciata ricca di effetti chiaroscurali e per l’inconfondibile e maestosa cupola che la sovrasta.

Ultima costruzione religiosa degna di nota è la chiesa di San Filippo, la cui facciata in mattoni è impreziosita da decorazioni in cotto, in puro stile barocco piemontese. All’interno è possibile ammirare sull’altare maggiore la grande tela con una Santissima Trinità realizzata da padre Ignazio Fassina (1701-1769), autore anche degli affreschi sulla volta del presbiterio. Venduta dai Padri Filippini all’amministrazione comunale di Carmagnola, oggi questa chiesa è sconsacrata e viene utilizzata per mostre e manifestazioni culturali.

Musei a Carmagnola

Carmagnola è una città molto ricca anche di musei e, oltre a quello di Arte Contemporanea di palazzo Lomellini che ultimamente sta esponendo anche mostre di tipo etnografico, un altro assolutamente da visitare è l’Ecomuseo della Cultura e della Lavorazione della Canapa, dove si tramanda la storia e la cultura della lavorazione di questa fibra, attraverso dimostrazioni pratiche e l’esposizione degli attrezzi. Sotto una lunga tettoia, ultimo vero “sentè” risalente al 1905, ancora esistente in borgo San Bernardo, viene conservata e raccontata la sapiente arte della lavorazione della canapa e della fabbricazione delle corde, considerata come una delle più antiche attività artigianali del nostro territorio.

Può sembrare strano perché non è una città di mare, a Carmagnola si trova un magnifico Museo Civico Navale, che può essere definito un documento della vita quotidiana in mare. Anche se in questo momento è chiuso per problemi di ristrutturazione, nelle sue sale viene raccontata la storia della Marina Italiana, le attività Navali dall’Unità d’Italia ad oggi, l’ambiente Marino e il modellismo navale ma soprattutto rappresenta quel legame inscindibile che il Piemonte ha avuto con il mondo delle acque salate. Questa regione ha contribuito nel corso del tempo a fornire alla Marina Italiana uomini, soprattutto per la Marina di Savoia, e materiali come la canapa, che veniva lavorata nelle piccole aziende artigiane del luogo e trasformata in vele e cordame indispensabili, prima dell’avvento delle tecnofibre, a eseguire le manovre nelle navi.

Un altro luogo da vedere è il Museo tipografico “Rondani” che venne istituito nel 1921 e, dopo alcuni anni di chiusura, fu riaperto solo nel 1997 in occasione delle celebrazioni per i cinquecento anni dell’attività tipografica a Carmagnola. Vengono conservati incisioni, matrici tipografiche e calcografiche, torchi, libri, documenti antichi e collezioni di manifesti devozionali illustrati e, visitarlo, significa partecipare ad un percorso suggestivo nella storia della stampa, dall’invenzione di Gutenberg ai nostri giorni.

Un altro luogo degno di essere visto è il Museo Civico di Storia Naturale, che è ubicato dal 1990 nel parco cittadino della Cascina Vigna: si trova alla periferia della città, a pochi chilometri dal fiume Po. Quest’area fluviale è stata inclusa nel Sistema delle Aree Protette della Regione Piemonte e così il museo è diventato Centro Visita del Parco: all’interno è possibile ammirare esemplari di minerali, piante ed animali, soprattutto insetti, rettili ed uccelli, che vengono utilizzati da ricercatori italiani e stranieri nell’ambito dei loro lavori. Inoltre il Museo ha attivato numerose convenzioni per la didattica e per la ricerca con vari Enti ed Associazioni.

Infine non meno importante dei precedenti è il Museo di Arte Sacra dell’Abbazia Assunzione di Maria Vergine di Casanova dove vengono conservati degli armadi seicenteschi, diverse statue e stendardi ad uso liturgico, un prezioso ed antico paramentale della fine del Seicento, in oro, argento e seta, un’importante raccolta di reliquie, arredi e paramenti liturgici donati da Ludovico Salvi del Pero e due tele di indubbio valore: Erodiade, attribuita a Francesco Cairo (1607-1665) e un dipinto del XVII secolo, di cui non si conosce l’autore, raffigurante S. Benedetto e S. Bernardo ai lati della Vergine con bambino.

ecomuseo della canapa - santè

Ecomuseo della canapa, “santè”

Prodotti enogastronomici di Carmagnola

Ma quando si arriva a Carmagnola non si va solo alla ricerca di musei, chiese o palazzi nobiliari, quando ci si ferma in città si vogliono assaggiare anche le prelibatezze che questo piccolo centro piemontese offre.

Il più celebre tra i prodotti tipici di questo luogo è il Peperone di Carmagnola IGP, un ortaggio conosciuto ormai in tutta Italia e protagonista di una famosissima sagra di inizio settembre.

Originario del Perù, il peperone arrivò a Carmagnola agli inizi del Novecento grazie alla lungimiranza di Domenico Ferrero, un orticoltore di Borgo Salsasio che capì subito quanto i terreni sabbiosi e pianeggianti di queste zone potessero costituire l’habitat naturale alla sua coltivazione. Viene raccolto manualmente dalla fine di luglio e prodotto in 26 comuni della provincia di Torino e 10 della provincia di Cuneo.

Nella sua denominazione a indicazione geografica protetta sono riconosciuti 5 tipi di peperoni, quattro autoctoni ed il quinto invece è un ibrido che possiede una resa superiore in quanto più tollerante alle virosi: ci sono

  • il quadrato, quasi un cubo con quattro punte;
  • il corno di bue, un peperone dalla forma molto allungata, sembra una cornucopia;
  • la trottola, a forma di cuore;
  • il tumaticot, un peperone tondeggiante e schiacciato ai poli;
  • l’ibrido viene chiamato quadrato allungato oppure bragheis ed ha una maturazione precoce.

La semina di ognuno di questi tipi viene effettuata dall’ultima decade di dicembre alla fine di marzo e poi le piante vengono trapiantate a file sotto i tunnel a partire dalla prima decade di marzo e in pieno campo dalla prima decade di maggio. Per la loro coltivazione non vengono impiegati concimi chimici anzi, per combattere gli eventuali parassiti, gli agricoltori si servono di speciali insetti predatori; il raccolto infine, a seconda delle condizioni climatiche e delle varietà, inizia a fine giugno e prosegue fino ad autunno inoltrato.

Tutti buoni e molto appetibili, i peperoni più conosciuti sono il quadrato che viene considerato il peperone autoctono per eccellenza e che ha una forma quasi cubica ed i suoi frutti, che possono pesare anche 800 grammi, si caratterizzano per una polpa spessa ed un sapore particolarmente dolce e croccante ed il peperone denominato corno di bue che è un Presidio Slow Food e si distingue per la forma conica molto allungata con 3-4 lobi, un forte colore rosso o giallo, il sapore dolce ed una polpa compatta.

Inutile dire che questo ortaggio fa parte di quasi tutte le ricette tradizionali della zona come la bagna cauda oppure viene farcito con carne macinata, erbe aromatiche e uova: può essere mangiato in mille modi, crudo in pinzimonio o cucinato in forno, anche perché ha una pelle che si asporta facilmente. È perfetto per essere conservato sott’aceto, sott’olio, in agrodolce o, come da antica tradizione piemontese, sotto rapa o come dicono in Piemonte “sotto raspa”, ossia sotto vinaccia, ricetta in cui il peperone viene lasciato a macerare crudo con una miscela di salamoia e vinaccia.

Ma tra i prodotti tipici di Carmagnola non esiste solo il peperone, fanno parte della tradizione di questa città anche il porro dolce e lungo ed il coniglio grigio.

Il primo è stato riconosciuto dalla Regione Piemonte come PAT, prodotto agroalimentare tradizionale nel 2002 e, come dice la sua stessa denominazione, fa parte della tipologia lunga di porro, con le piante che arrivano fino a 150 cm e la parte commestibile a circa 85 cm di lunghezza. Dal gusto dolce, particolarmente tenero e di grande digeribilità, oltre ad essere un ingrediente di tante ricette tipiche della zona, viene utilizzato in casa per preparare decotti e sciroppi dalle proprietà diuretiche ed emollienti.

Il coniglio grigio infine, anch’esso insignito del riconoscimento PAT, è l’unica tipologia di coniglio piemontese di cui sia rimasta traccia; di salute molto delicata, si caratterizza per la pelliccia sottile e folta e presenta delle carni tenere, sapide, particolarmente bianche e per niente stoppose. Nel menù tradizionale carmagnolese il coniglio con i peperoni non può mai mancare, così come quello cucinato con il Roero Arneis, un vino DOCG bianco tipico del Piemonte, considerato tra i più importanti del panorama enologico italiano.

Tra i prodotti del Paniere della città metropolitana di Torino spicca il salame di Giora (si pronuncia giura). Questo è un particolare insaccato che viene prodotto, da Carmagnola fino al braidese, con carni di vacche di razza Piemontese, dismesse dalla riproduzione e messe all’ingrasso. Con la carne delle bovine viene preparato un macinato a cui si aggiunge lardo suino a cubetti, sale, pepe e una miscela di spezie, volendo può venire ulteriormente aromatizzato con Nebbiolo o Barbera. Si ottiene un prezioso salame a grana fine che viene consumato crudo dopo alcuni mesi di stagionatura. Questo prodotto è talmente particolare e pregiato che ha una sua fiera nel mese di dicembre insieme alla fiera del bovino.

Eventi dedicati al peperone di Carmagnola

Tra gli eventi dedicati della città si terrà dall’1 al 10 settembre 2023 la 74ª Fiera Nazionale del Peperone di Carmagnola, chiamata anche Peperò.

Per la prima volta la kermesse della fiera e del Foro Festival, ossia l’organizzazione degli spettacoli in Piazza Italia, sarà diretta dalle società Puro Stile Italiano e Reverse e non sarà più gestita, come negli anni passati, dall’amministrazione comunale, a cui però resta la supervisione del Peperone Day, con la premiazione dei produttori, del contest Peperone Urbano, della sfilata folkloristica e delle altre manifestazioni in programma che coinvolgeranno le mostre ed i musei di Carmagnola.

Saranno dieci giorni di eventi gastronomici, culturali ed artistici che coinvolgeranno l’intera comunità e 200 produttori e che si svilupperanno su un’area espositiva di oltre 10.000 metri quadri con 2.500 posti a sedere e con otto aree dedicate di cui sei piazze enogastronomiche, tra cui la confermatissima Piazza dei Sapori.

Ma vediamo nel dettaglio quelli che saranno i luoghi della Fiera e le proposte per questa nuova edizione.

La manifestazione si svolgerà in quello che viene considerato dai carmagnolesi come il salotto buono della città, Piazza Sant’Agostino, per poi allargarsi a tutto il centro storico, che diventerà il cuore pulsante della Fiera. La grande piazza Mazzini come al solito verrà trasformata per l’occasione in Piazza dei Sapori, dove verranno collocati il Mercato dei Produttori del Consorzio del Peperone e un grande ristorante all’aperto, in cui si potranno assaggiare i migliori prodotti tipici del territorio torinese.

Gli storici portici di Via Valobra ospiteranno invece i produttori mentre nei giardini Unità d’Italia saranno presenti due novità: la cucina regionale pugliese e quella romana.

Nel Pala BTM, allestito all’interno del Salone Fieristico in viale Garibaldi 29, ci sarà il ritorno del Ristorante della Fiera, dove verranno organizzate dieci cene e due pranzi di qualità con piatti ricercati del ristorante La cucina piemontese di Vigone.

Sempre nella zona Salone Fieristico, verrà riproposto il Villaggio del Territorio, un progetto di agricoltura da vivere a 360° con la presenza delle tante aziende del territorio e con gli street-food agricoli, il tutto in collaborazione con la Società Orticola di Mutuo Soccorso S.O.M.S. D. Ferrero, con il Distretto del Cibo Chierese Carmagnolese e con il Consorzio del Peperone di Carmagnola.

Anche gli spettacoli del Foro Festival si preannunciano quest’anno vari e appassionanti, come lo show di Enrico Brignano oppure come i concerti di Marco Mengoni ed Enrico Ruggeri, tutti organizzati dalla società Reverse che ha anche curato la ricca kermesse Stupinigi Sonic, i concerti estivi presso la Palazzina di Caccia di Stupinigi, una delle residenze sabaude dello Juvarra.

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