La Cucina Futurista (morte di Marinetti)

Pubblicazione: 2 Dicembre 2016

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Giornata Nazionale della Cucina Futurista

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Ambasciatore Juri Badalini per il Calendario del Cibo Italiano – Italian Food Calendar

Musica, danza, pittura, scultura: chiunque le definirebbe arti, ma se si tratta di cucina in pochi la definiranno tale. L’utilità del cibo e la ripetitività insita nelle ricette la allontanano dall’olimpo delle arti.
A inizio Novecento un movimento culturale mise la cucina sullo stesso piano delle altre arti: il Futurismo.

L’Enciclopedia Treccani definisce Futurismo il “movimento letterario, artistico e politico, fondato nel 1909 da F.T. Marinetti”. Nelle intenzioni, il futurismo avrebbe dovuto “fare tabula rasa del passato e di ogni forma espressiva tradizionale, ispirandosi al dinamismo della vita moderna, della civiltà meccanica, e proiettandosi verso il futuro fornendo il modello a tutte le successive avanguardie”. Le idee e le linee essenziali del movimento sono già contenute nel primo “manifesto” pubblicato da Marinetti nel 1909 ed esaltano il mito della velocità come nuova forma di bellezza.

Il Futurismo fu il primo fenomeno moderno di comunicazione totale. I suoi riflessi arrivarono alla cucina con prodotti artistico-culinari, (…) esperienza insuperata per livello di coinvolgimento polisensoriale in cucina e nella convivialità ”.
Il primo cuoco futurista fu lo chef francese Jule Maincave, conosciuto, stimato e frequentato da Marinetti che, nel maggio 1930, ne fece pubblicare il manifesto della cucina futurista su La Cucina Italiana. Il contributo di Marinetti fa sì che all’opera francese e alla rivoluzione culinaria in atto siano dati “genesi e battesimo italianissimi” .

Fedele alla sua anima audace e intraprendete, il futurismo italiano affronta la rivoluzione della cucina, “come un fulmine che squarcia il cielo del conformismo, introduce una nuova sensibilità estetica e di comunicazione che ancora oggi produce i suoi effetti nei nuovi piatti della cucina italiana”.

Nell’agosto del 1930 Marinetti pubblica il Manifesto della Cucina Futurista e negli stessi anni a Torino, nella Taverna del Santopalato, si mette in pratica questa nuova cucina sperimentale.

Nella visione di Marinetti, la cucina futurista deve preparare i corpi italiani allo scontro che sarà vinto dal “popolo più agile, più scattante” e per questo “noi futuristi (…)stabiliamo ora il nutrimento adatto ad una vita sempre più aerea e veloce”.

In nome della velocità, dell’agilità, dell’azione, il “manifesto” abolisce la pastasciutta che appesantisce, incolla, “(…) contrasta collo spirito vivace e coll’anima appassionata generosa intuitiva dei napoletani”, porta a uno squilibrio di fegato e pancreas da cui derivano “fiacchezza, pessimismo, inattività nostalgica e neutralismo“. La riduzione del consumo di pasta avrebbe anche liberato l’Italia fascista dalla dipendenza dal grano straniero favorendo la produzione risicola nazionale, in linea con l’autarchia voluta dal regime.

All’impopolare invettiva contro la pastasciutta, seguono altri tre punti: abolizione del volume e del peso nel modo di concepire e valutare il nutrimento, l’abbandono dei vecchi abbinamenti in favore di nuovi esperimenti ispirati alla cucina di Maincave e, infine, L’abolizione del quotidianismo mediocrista nei piaceri del palato (questa ammetto che un po’ mi sfugge).
La soluzione sarà la chimica che ha il “dovere di dare presto al corpo le calorie necessarie mediante equivalenti nutritivi gratuiti di Stato”. In questo modo si abbasserà il costo della vita, si ridurranno le ore di lavoro anche grazie all’introduzione delle macchine e, in questo modo, gli uomini avranno più tempo per “perfezionare e nobilitare le altre ore col pensiero le arti e la pregustazione di pranzi perfetti (…) nel quotidianismo degli equivalenti nutritivi.”

Gli undici punti per un pranzo perfetto che chiudono il “manifesto” sono una sorta di galateo futurista. La tavola e le portate devono essere originali e armoniose, la composizione dei piatti deve essere plastica e non necessitare di posate (come il Carneplastico creato dal pittore futurista Fillìa), bocconi cangianti multisapore sono consumati in pochi attimi e il servizio è veloce. Nell’ambiente poesia, musica e profumi abbinati alle pietanze devono essere dosati con cura per non interferire con l’esperienza; la politica è bandita nelle conversazioni.

Nella cucina futurista non possono mancare macchine e strumenti scientifici. Ozonizzatori, lampade ultraviolette, elettrolizzatori, mulini colloidali, apparecchi di distillazione a pressione ordinaria e nel vuoto, autoclavi centrifughe, dializzatori fanno i loro ingresso trionfale nelle cucine.
Indicatori chimici eliminano ogni errore di condimento (troppo sale o troppo poco, troppo acido, troppo dolce, ecc…). L’uso delle macchine è scientifico e funzionale alla qualità degli alimenti, permettendo cotture adatte ai diversi cibi, preservandone i nutrienti e le proprietà organolettiche.

La cucina futurista diede il suo contributo all’italianizzazione dei termini stranieri: il cocktail divenne “polibibita”, ordinata non al bar ma al “quisibeve”, magari accompagnandola a un “traidue” (sandwich). A fine pasto potevi gustarti un “peralzarsi” (dessert), mentre il “pranzoalsole” aveva preso il posto del picnic.

Anche le ricette servite nei banchetti futuristi – gli aerobanchetti – avevano nomi originali come: “aeroporto piccante”(insalata russa), “rombi d’ascesa” (risotto con arancia), “la sveglia stomaco”, “l’alga spuma tirrena” e “il pollo d’acciaio” (arrosto ripieno di confettini argentei); il famoso “carneplastico” era una variante dei polpettoni di carne e verdure con l’aggiunta di miele. Il “carburante” era lambrusco, travasato in latte da benzine .

Ma cosa è rimasto oggi della prorompente stagione della Cucina Futurista? Forse più di quanto si pensi.
“A rileggere oggi il manifesto gastronomico Futurista, si intuisce che alcuni dei suggerimenti di Marinetti hanno trovato applicazione. Esempi ne sono l’integrazione dei cibi con additivi e conservanti, o l’adozione in cucina di strumenti tecnologici per tritare, polverizzare ed emulsionare. Le ricette che apparivano allora rivoluzionarie, anche se in parte erano solo derivate da preparazioni rinascimentali, furono in alcuni casi un’anticipazione della Nouvelle Cuisine all’italiana.”

I dettami alimentari futuristi invitavano ad una cucina più sana e leggera – “(…)noi affermiamo questa verità: si pensa si sogna e si agisce secondo quel che si beve e si mangia.“- e all’introduzione di tecniche di cottura più rispettose delle materie prime.

La polemica per l’abolizione dell’”alimento amidaceo” sarebbe uno spot ideale per le attuali diete no-carb e l’auspicata invasione della chimica e delle attrezzature scientifiche in cucina anticipa la cucina molecolare.
Nei piatti rimane la voglia di sperimentare e abbinare ingredienti particolari, come il risotto con la foglia d’oro di Gualtiero Marchesi, mentre il cyber egg di Davide Scabin evoca i fantascientifici “bocconi simultanei e cangianti che contengano dieci, venti sapori da gustare in pochi attimi”.

A titolo personale voglio ringraziare la disponibilissima Samanta Cornaviera per i preziosi suggerimenti.

Bibliografia:

La Cucina Italiana n°5 – Anno II – 15 maggio 1930 (VIII), Società Anonima Notari, Milano 1930

La Cucina Italiana n°1 – Anno III – 15 gennaio 1931 (IX), Società Anonima Notari, Milano 1931

La Cucina Italiana n°2 – Anno III – 15 febbraio 1931 (IX), Società Anonima Notari, Milano 1931

Marinetti, F. T., Manifesto della Cucina Futurista, pubblicato nella Gazzetta del Popolo di Torino, 28 agosto 1930. 

Marinetti, F. T., Colombo, L. (Fillia), La cucina futurista, Sonzogno, Milano 1932

AA. VV., Una tavola lunga un secolo, a cura di Gasparini A e Gasparini G. F., Corraini, 2009

http://www.taccuinistorici.it/ita/news/contemporanea/personaggi/La-Cucina-Futurista-di-Marinetti.html

La Cucina Futurista: 11 Regole per un pasto perfetto

Partecipano come contributors:

Anna Calabrese, Una formula futurista, antipasto intuitivo 

Anna Maria Pellegrino, La cucina futurista: qualche menu e “staseraquidame”

3 commenti

  1. Mi avevi incuriosito non più di una settimana fa quando capitò di parlarne tutti insieme e le mie aspettative, già alte, non sono state deluse, è un articolo interessantissimo e molto ben costruito complimenti Juri!

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