La Pasta alla Norma (Morte di V. Bellini)

ph. Barbara Boni

Pubblicazione: 23 Settembre 2016

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Giornata Nazionale della Pasta alla Norma (Morte di V. Bellini)

Ambasciatrice Antonella Marconi per il Calendario del Cibo Italiano – Italian Food Calendar

Oggi 23 settembre si ricordano la Pasta alla Norma e la precoce morte del musicista catanese Vincenzo Bellini. Accade spesso che certi piatti vengano accostati ad un luogo o ad un personaggio: come la Pizza Margherita è legata alla famosa Regina, questa pasta ci ricorda inevitabilmente il grande operista, poiché “Norma” è il titolo di una delle sue opere più famose.

La Pasta alla Norma è una ricetta tradizionale siciliana, originaria proprio della città di Catania, città che diede i natali nel 1801 a Vincenzo Salvatore Carmelo Francesco (Bellini): si tratta solitamente di maccheroni – intesi nel senso “siciliano” del termine, ossia pasta corta in generale – che vengono conditi con pomodoro, melanzane fritte, ricotta salata e basilico. Un tipico piatto estivo per la stagionalità degli ingredienti che lo compongono; e, dato l’apporto calorico, può considerarsi un piatto unico.

Sull’ origine del nome “Norma” esistono due versioni. Secondo la prima, la ricetta prende il nome da una giovane professoressa, talmente bella da essere paragonata appunto al famoso piatto siciliano; la seconda versione sostiene, invece, che sia stato il commediografo catanese Nino Martoglio a coniare l’espressione “è una Norma!” davanti ad un piatto di pasta, per indicarne l’infinita bontà, paragonandola all’opera belliniana. “Pari ‘na Norma” è ancora oggi il modo di dire per esaltare l’eccellenza, la bellezza e la bontà di qualsiasi cosa.

Ogni ricettario di famiglia contiene una propria versione, ma su una cosa non si discute: le melanzane devono essere rigorosamente fritte e non grigliate! Solo così, infatti, si potrà assaporare la meraviglia di questo piatto, un “capolavoro” in cui si alternano consistenze e sapori diversi: quello intenso dei pomodori e della melanzana fritta, ma asciutta e croccante, la sapidità della ricotta, la freschezza del basilico… ingredienti semplici che compongono un piatto armonioso ed equilibrato!

Vincenzo Bellini, il “cigno di Catania”, fu un bambino prodigio: scrisse la sua prima composizione all’età di sei anni e, appena diciottenne, vinse un premio in denaro che gli permise di mantenersi gli studi presso il Real Collegio di Musica di San Sebastiano a Napoli, proseguendo poi la sua carriera anche come organista nei salotti aristocratici, e come operista.

La sua vita è stata davvero movimentata: un vero “tombeur des femmes”! Le sue numerose amanti lo definivano di una “bellezza abbagliante”, mentre il poeta tedesco Heinrich Heine lo descrive così:

«Egli aveva una figura alta e slanciata e moveva graziosamente e in modo, starei per dire, civettuolo. Viso regolare, piuttosto lungo, d’un rosa pallido; capelli biondi, quasi dorati, pettinati a riccioli radi; fronte alta, molto alta e nobile; naso diritto; occhi azzurri, pallidi; bocca ben proporzionata; mento rotondo. I suoi lineamenti avevano un che di vago, di privo di carattere, di latteo, e in codesto viso di latte affiorava a tratti, agrodolce, un’espressione di dolore».

Le donne che hanno ispirato le sue musiche, diventando inconsapevolmente sue muse, sono state però soltanto due: Maddalena Fumaroli, un’avvenente e colta fanciulla dell’alta borghesia napoletana, e Giuditta Turina Cantù, moglie trascurata ed infelice del latifondista che ospitava il musicista. In entrambi i casi, Bellini si è fatto travolgere dall’amore per poi, però, scegliere di seguire la carriera artistica; eppure queste donne, con il loro sacrificio e la loro dedizione, hanno trasmesso questi sentimenti alle eroine protagoniste delle opere belliniane.

La svolta decisiva della carriera del musicista catanese coincise con la fine della storia d’amore con Giuditta e la con partenza dall’Italia verso Parigi, dove conobbe Chopin e dove scrisse le sue opere più famose: I Puritani, Il Pirata, La sonnambula e Norma.

Norma è un’opera in due atti su libretto di F. Romani, tratto dalla tragedia Norma, ou L’Infanticide di L. A Soumet.  Di quest’opera si ricorda il bellissimo e struggente cantabile della cavatina che la protagonista dedica alla Luna affinchè porti la pace, una sorta di preghiera:

Casta Diva che inargenti
Queste sacre antiche piante,
A noi volgi il bel sembiante
Senza nube e senza vel.

Tempra o Diva,
Tempra tu de’ cori ardenti,
Tempra ancor lo zelo audace,
Spargi in terra quella pace
Che regnar tu fai nel ciel.

Bellini morì il 23 settembre 1845 nella città francese di Puteaux, a soli 34 anni. La sua morte destò molti sospetti: si dice infatti che non sia deceduto a causa della malaria o per un’infezione intestinale – come molte fonti riportano – ma che sia stato addirittura avvelenato, per via di gelosie, invidie ed intrighi passionali. Ciò ha fatto maturare l’idea di riesumare il suo cadavere per effettuarne l’autopsia con le moderne ed avanzate tecniche dei giorni nostri, cosa che, per fortuna, non è stata mai realizzata.

Fu sepolto dapprima nel cimitero parigino di Père Lachaise, dove rimase per oltre 40 anni, vicino a Chopin e a Cherubini; nel 1876 la salma fu spostata nel Duomo di Catania, dove vennero celebrate le solenni esequie. Fu tumulato sotto la tomba realizzata dallo scultore Giovanni Battista Tassara; il monumento cittadino a lui dedicato fu invece opera di Giulio Monteverde.

Qui il ritratto di Bellini riprodotto sulle banconote da 5.000 lire di vecchia memoria!

E ora la ricetta, capolavoro musical-culinario.

PASTA ALLA NORMA

Ingredienti:
400 g di maccheroni
200 g di ricotta salata
800 g di pomodori pelati
sale e pepe q.b.
olio extravergine di oliva
2 melanzane (turca o tonda violetta)
basilico fresco q.b.
1 cipolla

Lavate, spuntate e sbucciate le melanzane (a piacere la buccia può essere tenuta).
Affettate sottilmente in senso trasversale una melanzana e ponetela in uno scolapasta cospargendo i vari strati con poco sale grosso; ricoprite il tutto con un piatto ed un peso in modo tale da aumentare la pressione e favorire l’uscita del liquido amarognolo delle melanzane.
Tagliate l’altra melanzana a dadini e cospargetela di sale grosso.
Dopo circa un’ora sciacquate tutte le melanzane ed asciugatele con cura con carta assorbente.
Friggete le fettine di melanzana in una padella di alluminio con abbondante olio; a cottura ultimata asciugatele con carta assorbente per eliminare l’olio in eccesso ed aggiungete qualche pizzico di sale.
Soffriggete la cipolla tritata finemente con un filo di olio extravergine d’oliva. Aggiungete i pomodori pelati e fate cuocere fino a quando si sarà addensata la salsa; unite le melanzane a dadini e le foglie di basilico e spegnete il fuoco.
Cuocete in abbondante acqua salata i maccheroni; a cottura ultimata scolate ed uniteli al condimento in padella.
Impiattate decorando con le fette di melanzane fritte, la ricotta salata grattugiata e qualche foglia di basilico fresco.

Se volete conoscere la trama di quest’opera, consultate questo link.

FONTI:
per la vita di V. Bellini:
appunti personali
per la pasta alla norma:
http://www.mimmorapisarda.it/normaperfetta.htm
http://www.pastaallanorma.it/

Partecipano come contributors:

Enrica Gouthier, Pasta alla norma
Elena Arrigoni, Pasta alla Norma
Mariangela D’Amico, Pasta alla Norma
Nadina Serravezza, Pasta alla Norma ricetta tipica siciliana
Sonia Lunghetti, Ricetta pasta alla Norma

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