L’ortica

Pubblicazione: 20 Maggio 2016

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Giornata Nazionale dell’ortica

Ambasciatrice Silvia Leoncini  per il Calendario del Cibo Italiano – Italian Food Calendar

Davvero poche piante erbacee sono presenti trasversalmente nella cultura di ogni popolo come l’ortica, diffusa in tutte le zone temperate dell’Europa e anche in Asia, Nord Africa e Nord America: la troviamo in poesia e letteratura, in cucina, in medicina naturale e anche nei modi di dire.

Il botanico svedese Carlo Linneo, nel 1753, raggruppò sotto il nome Urtica un centinaio di erbe della famiglia delle Urticacee (il verbo latino uro – uro, is, ussi, ustum, ere – significa appunto “brucio): si tratta di piante che bruciano dolorosamente al contatto, poiché la peluria che ricopre le foglie rilascia un liquido irritante.

Il poeta francese Victor Hugo paragona l’ortica all’essere umano, affermando che non esistono cattive erbe e nemmeno cattivi uomini, ma solo cattivi coltivatori di entrambi i generi, poiché l’ortica coltivata è utile – ma trascurata è nociva – così come gli uomini, se non seguiti nel modo giusto, possono diventare pericolosi per la società .

Anche lo scrittore danese Hans Christian Andersen conosce bene il potere irritante dell’ortica: lo sa pure la principessa Elisa che, per salvare i suoi fratelli trasformati in cigni, è costretta a tessere ben 11 abiti con le foglie di questa pianta urticante.
Dovrai raccogliere molte ortiche, filarle come la lana, tesserle e cucire il tessuto ottenuto per confezionare undici abiti. Quando saranno terminati, li getterai sui cigni e il cattivo sortilegio scomparirà immediatamente. Durante questo lavoro resterai sempre zitta. Un solo suono uscito dalla tua bocca renderà inutile il tuo sacrificio e abbrevierà la vita dei tuoi cari che vuoi salvare. La liberazione dei tuoi fratelli ha questo prezzo…
Io stessa, da piccola, mi sono sempre chiesta perché Andersen avesse inflitto alla principessa queste crudelissima tortura e trovo che la favola sia forse troppo gotica e poco adatta ai bambini che, conoscendo gli effetti dell’erba essendo venuti a contatto spesso con le sue foglie, si impressionano davvero molto leggendola.
Terribile, sarete d’accordo anche voi.

A Milano esiste un quartiere che si chiama l’Ortica: era anticamente una frazione di Lambrate (che a sua volta fu accorpato a Milano nel 1923), un luogo di aperta campagna che beneficiava dell’acqua del Lambro per l’irrigazione dei campi e che era appunto ricco di ortiche. Forse anche i non Milanesi lo ricorderanno, se hanno orecchiato qualche volta la canzone di Jannacci che parla del membro di una banda criminale di quartiere che “faceva il palo nella banda dell’Ortica”.

In ogni cultura si è sempre guardato all’ortica con un misto di terrore e rispetto, come fosse anche un pochino demoniaca: un celebre detto francese, che fa riferimento all’abbandonare la tonaca monacale in modo plateale e con ignominia (intendendo quindi la rinuncia irrevocabile ai voti), recita “jetter le froc aux orties”, gettare la tonaca alle ortiche, facendo sottintendere quindi la scomodità – se non l’impossibilità – di andare a riprenderla.

La ragione di una presenza così diffusa della pianta nell’immaginario umano (fino al punto di attribuirle proprietà magiche, come quella di non far inacidire la birra artigianale durante i temporali ) è sicuramente legata alla sua massiccia diffusione ovunque: sui pascoli, ai lati delle strade, nei giardini.
In particolare, la presenza ingente di queste piante sui pascoli (e potrei citarvi un prato sulle pendici del Monte Mondole, in provincia di Cuneo, che da piccola dovetti attraversare in braccio a mio papà, perché le ortiche raggiungevano il mezzo metro di altezza) è legata al fatto che le ortiche amano i terreni ammoniacali e ricchi di sali minerali, come sono appunto quelli fertilizzati dalle deiezioni delle mandrie.

ORTICA: PROPRIETA’ E IMPIEGHI IN CUCINA

La pianta dell’ortica è utilizzata per le sue proprietà medicinali (Ippocrate pensava giovasse contro i morsi del serpenti) ed estetiche (pare che sia il decotto che la tintura ottenuta, con aggiunta di alcool, se frizionati sul cuoio capelluto diminuiscano la caduta dei capelli e siano un ottimo antiforfora), e in passato (ci sono reperti dell’età del bronzo) la si sfruttava anche nel campo tessile, un po’ come la canapa.
In particolare, per chi soffre di carenza di calcio, l’ortica può affiancarsi egregiamente ai semi di sesamo, alle mandorle e ai broccoli.
Diuretica e antinfiammatoria, l’ortica combatte inoltre la ritenzione idrica.

Trovo interessante segnalare la ricetta di un fertilizzante e antiparassitario a base di ortica, trovato sul sito Growtheplanet , utile per chi vuole coltivare rose o zucchine nel piccolo del proprio terrazzo o giardino, fertilizzando ecologicamente la terra dei vasi e tenendo lontani i parassiti.
Occorre semplicemente far macerare 1/2 kg di ortica fresca (o 200 g di ortica essiccata e ridotta in farina, che si trova in erboristeria) in 5 litri di acqua di fonte (oppure di rubinetto lasciata riposare alcuni giorni) e coprire con una garza affinché non entrino insetti nel contenitore (che deve essere in plastica o in terracotta, mai in metallo); la macerazione deve avvenire all’aperto per via dell’odore poco appetibile che si sprigiona. Dopo sole 12 ore si può filtrare il liquido ed usarlo sulle piante del giardino per eliminare gli afidi. Dopo 4 giorni lo si può diluire al 50% per eliminare il ragnetto rosso. Dopo 1-2 settimane il liquido si può diluire col 5-10% di aceto ed usare come fertilizzante.

Per quanto riguarda i suoi impieghi in cucina, il sapore dell’ortica è gradevole nelle frittate, nei ravioli, nella minestra.
Giuseppe Casagrande, parlando della minestra di ortiche mangiata nella cambusa di Gigi Caresia (definito il Pellegrino Artusi del Trentino) a Rovereto, afferma che “la grande cucina non è solo quella fatta usando caviale o foie gras, ma quella fatta sapendo attingere con grande passione anche dagli ingredienti più umili” , annoverando tra di essi, appunto, l’ortica.

Nel Cuneese, dove vivo, si preparano semplici frittatine con uovo, formaggio e ortica sbollentata e ripassata in padella con cipolla o aglio, deliziose ed economiche. Ma il mio piatto del cuore a base di ortica è legato alla mia infanzia, quando fui ospite a casa di un’amica e mangiai – io che odiavo le verdure – degli spaghetti conditi con burro fuso e ortiche tritate e saltate: avevo 6 anni e tornai a casa raccontando a mia mamma che una cosa così buona non l’avevo mai mangiata.

Vorrei concludere con la ricetta della pasta alle ortiche fatta in casa e con un consiglio utile: se abitate in città, se non avete tempo di andare a raccogliere le ortiche e sbollentarle, non rinunciate al loro sapore, ed usate la farina di ortiche per preparare questo primo piatto.

TAJARIN CON FARINA DI ORTICHE

INGREDIENTI

300 g di farina
3 uova
2 cucchiai di olio evo
2 cucchiai di farina di ortiche (circa 20 g)
10-20 g di acqua

PROCEDIMENTO

Mescolate nella planetaria (o sulla spianatoia) la farina bianca e quella di ortiche, le uova e l’olio (uno o due cucchiai).
In generale, la regola empirica direbbe di partire dalle uova e aggiungere tanta farina quanta esse ne possono assorbire, ma se farete la prova vedrete che la quantità sarà di circa 100 g di farina per ogni uovo.
Impastate tutto fino ad ottenere una massa omogenea e morbida: potrebbero essere necessari anche 10 g, o comunque non più di 20, di acqua.
La macchinetta sfogliatrice (che sia a mano oppure azionata da motore elettrico) ha di solito 6 denti di regolazione.
Stendete con essa piccole porzioni di pasta, passando ogni striscia:
– 3 o 4 volte sull’1 – ripiegandola tra una passata e l’altra
– 3 o 4 volte sul 2 e sul 3 – sempre ripiegando tra una passata e l’altra
– 1 o 2 volte sul 4
– 1 sola volta sul 5.
Non cedete alla tentazione di assottigliare la pasta ulteriormente, passandola anche sulla regolazione 6, altrimenti otterrete dei tajarin troppo sottili, che sembreranno più dei capelli d’angelo, e saranno difficili anche da distribuire sull’asse da impastare per farli asciugare.
Spostate quindi la manovella (o il motorino) sulla posizione tagliatelle (o fettuccine, se preferite) e passate ogni striscia, lasciando cadere i tajarin di ortiche dalle mani, con le dita aperte, sulla spianatoia infarinata.

Consiglio: provateli col ragù di cotechini, o con la salsa di noci alla genovese per avere un piatto delizioso e vegetariano.

Fonti:

Carlo Linneo, Species Plantarum, prima pubblicazione 1753, passim
Victor Hugo, I Miserabili, prima pubblicazione 1862, passim
Hans Christian Andersen, I cigni selvatici, 1838, passim
http://www.lafeniceoccitana.it/index.php/shop/erbe-aromatiche/ortica-50-gr-detail
http://www.growtheplanet.com/it/blog/impara/articolo/86/il-macerato-dortica-fertilizzante-antiparassitario-e
Giuseppe Casagrande – Nereo Pederzolli, La cucina trentina, Collana Tecete, Terra Ferma Edizioni, 2010

Partecipano come contributors:

Marianna Bonello, Il menù oggi propone… gnocchi di ortica
Gabriella Pravato, L’urticante ortica
Daniela Boscariolo, Polpette di ceci e ortica
Tamara Giorgetti, Gnudi all’ortica
Kharmela Odierna, Risotto alle ortiche
Anna Laura Mattesini, Mezzaluna Ortica e Burrata ai Due Pomodori

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