Giacomo Puccini

Pubblicazione: 7 Novembre 2016

Condividi l'articolo:

Associati per pubblicare

Giornata Nazionale di Giacomo Puccini (Le Villi)

Ambasciatrice Antonella Marconi per il Calendario del Cibo Italiano – Italian Food Calendar

Anche se la fama di Giacomo Puccini è legata ai suoi capolavori, non va dimenticato che anche questo illustre compositore ebbe i suoi “inizi” con composizioni definite minori, perchè frutti ancora acerbi, per quanto anticipatori di una maturità piena e feconda: non a caso, non è difficile riconoscere in alcune melodie tracce di altre, più famose, che rivelano come queste prime opere contenessero già in embrione più importanti sviluppi futuri.

Oggi 7 novembre il Calendario del Cibo Italiano celebra Giacomo Puccini attraverso la commemorazione della sua prima opera, composta subito dopo aver conseguito il Diploma in Composizione al Conservatorio di Milano: Le Villi (o Willis). Propriamente il 7 novembre 1889 si tenne la Prima della quarta ed ultima versione di quest’opera, composta però nella sua stesura iniziale 4 anni prima, su libretto di Ferdinando Fontana. Ad una serie di iniziali e sfortunate vicissitudini mise fine un’audizione in privato, nel salotto del giornalista Marco Sala, alla presenza, fra gli altri, di Arrigo Boito e di Alfredo Catalani, che decretò il valore dell’opera e la sua conseguente messa in scena al Teatro Dal Verme, dove venne rappresentata con grande successo.

Fontana trasse il soggetto delle Villi dal racconto di Alphonse Karr “Les Willis” (1852), a sua volta ricavato dal balletto Giselle (1841) musicato da Adolphe Adam su libretto di Théophile Gautier.

Le Villi o Willis, nella mitologia slava, sono creature fatate femminili, simili alle ninfe greche o agli elfi. A seconda delle varie culture e tradizioni popolari, assumono nomi e caratteristiche diverse.
Controllano le tempeste e gli elementi a loro piacere; vivono nei prati, negli stagni, nei boschi, sugli alberi, sui monti, sulle nuvole e negli oceani; possono assumere diverse forme ed apparire ai viaggiatori sotto forma di cigno, cavallo, lupo, cervo bianco o orso, oltre che come bellissime donne.
Nella mitologia dei popoli slavi le Villi sono spiriti di giovani fanciulle morte prima del matrimonio, perché tradite o abbandonate; o giovani madri straziate dalla morte dei loro giovani bambini morti prematuramente per motivi ingiusti. Sono esseri vendicativi e spettrali, incapaci di trovare riposo eterno nella morte; ogni notte, tra il crepuscolo e l’alba, cercano i traditori d’amore e li costringono, con l’aiuto di rametti di vischio apparentemente magici, a ballare convulsamente fino a provocarne la morte per sfinimento o fino a che, totalmente indeboliti, non vengono gettati in un lago nelle loro vicinanze. Le Villi provano, infatti, un irrefrenabile desiderio e un amore incredibile per la danza. Alla morte del traditore questi spiriti si dileguano e con esse svanisce, finalmente placato, il fantasma della fanciulla morta per amore. Nel balletto classico Giselle, le Villi vengono per l’appunto raffigurate in questo modo.
La versione celtica di questa figura si chiama Vilia; è una bellissima donna dei boschi, abile seduttrice, detta anche “strega dei boschi”.

Le Villi sono anche menzionate nel quarto romanzo della serie di Harry Potter, “Harry Potter e il calice di fuoco”, dove sono rappresentate come donne bellissime che incantano chiunque le guardi.
Secondo alcune fonti le Villi son l’equivalente delle sirene sulla terraferma: apparentemente belle fanciulle, ma quando si infuriano svelano il loro vero aspetto mostrando i loro becchi da uccello e la pelle squamosa.
Sono creature immortali ed eterne. Non sono soggette a malattie nè ad invecchiamento, ma possono essere uccise con una lama forgiata con un solo capello proveniente dalla loro chioma. Sono grado di parlare alla natura e di assorbire da essa la fonte di vita; ma se si intacca la loro terra natia o le loro acque, diventano più deboli e possono arrivare a morire. Sono in grado di parlare con gli animali e con ogni forma di essere vivente che incontrano durante i loro lunghi viaggi. Molto spesso, essendo dee minori, sono considerate poco o non vengono mai menzionate in racconti o miti. Spesso, durante il loro cammino, lasciano scie di ghiaccio a terra, donando però la vita ai germogli ormai morti. Hanno l’abilità di comprendere le emozioni e di leggere parte del passato e del futuro con un solo tocco della mano sulla spalla di coloro che hanno attorno.

E ora vediamo il ruolo che hanno queste creature nell’opera di Puccini.
La vicenda si svolge in un villaggio della Foresta Nera: è primavera e si festeggia il fidanzamento fra Roberto ed Anna, figlia di Guglielmo Wulf, ricco possidente del luogo. Anna è triste perché il fidanzato sta per mettersi in viaggio verso Magonza, allo scopo di prendere possesso dei beni che un’anziana parente gli ha lasciato in eredità.
Dalla voce di un narratore apprendiamo che il presentimento di Anna si è avverato: giunto in città, Roberto si è lasciato sedurre da una “sirena”, dimenticandosi della fidanzata lontana, che nel frattempo è morta di dolore. Infine, abbandonato dall’amante, Roberto decide di far ritorno al paese per implorare il perdono di Anna, di cui ignora la tragica sorte.
Arriva l’inverno. È notte e il vecchio Guglielmo, che non sa darsi pace per la morte della figlia, invoca l’intervento delle Villi, le magiche creature che si danno convegno nelle notti di luna piena facendo danzare convulsamente i traditori d’amore fino a provocarne la morte.
Giunto al villaggio, preda della nostalgia e del rimorso, Roberto intravede il fantasma di Anna, che con infinita tristezza gli si rivolge per ricordargli le promesse di fedeltà e il tradimento di cui si è macchiato.
Roberto fa per muovere verso di lei quando uno stuolo di Villi lo afferra e lo coinvolge in un ballo vorticoso. All’alba, mentre Roberto giace ormai senza vita, le Villi si dileguano e con esse svanisce, finalmente placato, il fantasma della fanciulla morta per amore.

Rispetto al racconto di Karr, il librettista Ferdinando Fontana semplificò la trama, eliminando la figura del fratello di Anna, Konrad, che muore battendosi in duello col protagonista Heinrich, nell’opera ribattezzato Roberto.
Nel racconto, inoltre, Heinrich non è sedotto da una “sirena”, bensì da un’ereditiera, la figlia dello zio a cui egli fa visita a Magonza. Se in Fontana, dunque, è il desiderio sessuale a spingere Roberto al tradimento, in Karr è il denaro ad indurre Heinrich a sposare la cugina.

Potete ascoltare e vedere Le Villi, in questi video https://youtu.be (anche se la registrazione non è perfetta, vi lascia un’idea di come Puccini abbia saputo unire danza e opera nella stessa rappresentazione).

A questa triste storia ho voluto dedicare un piatto; Puccini, come Verdi e Rossini, era un buongustaio.
Potevo proporre una delle tante pietanze da lui amate, a base di cacciagione o di pesce; ma trattandosi di una vicenda che si svolge nei pressi di una foresta ed essendo le Villi personaggi che abitano il bosco, ho pensato di preparare un piatto a base di funghi. E chissà se, come la danza frenetica di queste creature, hanno il potere di sfinire o addirittura uccidere chi li mangia!
Ovviamente questo non è vero, ma lasciamo un alone di mistero, come quello che lascia allo spettatore la visione di questo capolavoro pucciniano.

Cappelle di funghi ripiene alla crema di tartufo con polenta

Ingredienti:

funghi Champignon
funghi misti (manine, chiodini, champignon, finferli)
2 spicchi di aglio
una manciata di prezzemolo
olio extravergine di oliva
sale q.b.
crema al tartufo

per la polenta:
1 l di acqua
300 g di farina gialla
sale grosso

Procedimento
Separate i gambi dalle cappelle dei funghi Champignon; passatele delicatamente con un tovagliolino inumidito per togliere eventuali residui di terra.
Pulite i gambi dalla terra e tagliateli a coltello a piccoli pezzetti. Versateli in una ciotola, aggiungete il prezzemolo e lo spicchio di aglio tritati. Mescolate il tutto ed aggiungete un cucchiaio abbondante di crema al tartufo.
Con questo composto riempite le cappelle dei funghi, che adagerete in una padella nella quale avrete versato un filo di olio. Mettete il coperchio e fate cuocere per circa 20 minuti.

In un’altra padella fate appassire lo spicchio di aglio con un filo di olio, aggiungete il misto di funghi, sfumateli con un goccio di vino bianco e fate cuocere fino a quando non si saranno ridotti. Teneteli in caldo.

Fate bollire l’acqua in una capiente pentola, quando a bollore salatela. Versate a pioggia la farina e mescolate con l’apposita frusta affinché non si formino grumi. Fate cuocere per 50/60 minuti, mescolando ogni tanto affinché non si attacchi al fondo. Scodellatela su un’asse di legno. Tagliatela a fette e ricavate delle forme con formine da biscotti (facoltativo).

Componete il piatto: sulla base di funghi misti adagiate le cappelle dei funghi e la polenta.

Fonti: Appunti personali di Storia della Musica e it.wikipedia.org

Partecipano come contributors:

Daniela Boscariolo, Minestrone alla milanese per Giacomo Puccini 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito è protetto da reCAPTCHA, ed è soggetto alla Privacy Policy e ai Termini di utilizzo di Google.

Associazione Italiana Food Blogger

Studiare, degustare, cucinare, scrivere, fotografare, condividere idee e conoscenze per raccontare ciò che altri non raccontano!

Associati