Raduno AIFB 2015: conosciamo Sergio Rossi e Pasquale Di Lena

Raduno AIFB 2015

Pubblicazione: 13 Ottobre 2015

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Cominciamo a conoscere più da vicino i relatori che interverranno al nostro prossimo RADUNO: ecco due brevi interviste a Sergio Rossi e Pasquale Di Lena. Ricordiamo ai soci che le iscrizioni al Raduno sono ancora aperte: vi aspettiamo numerosi, sarà un’occasione di crescita irripetibile.
 

Sergio Rossi

S E R G I O   R O S S I

 

Il suo curriculum in 10 righe

Mi occupo di cibo da sempre: sono nato in una trattoria di campagna dove era normale, per chi la gestiva, avere le vacche, le galline e l’orto; fare in proprio il vino e i salumi. Ho lavorato per più di 25 anni nel negozio di famiglia, sempre producendo e vendendo cibo: pane, focaccia, pietanze e dolci. In quel periodo ho imparato anche a fare il pane e l’ho fatto per una decina d’anni. Poi, con i miei familiari, abbiamo deciso di chiudere l’attività e da quel momento ho cominciato a guardare il cibo da un’altra prospettiva, cercando di indagare le tradizioni alimentari, l’agricoltura, i prodotti locali di qualità e tutto ciò che ruota intorno all’alimentazione. Per qualche anno sono stato direttore della sede genovese del Conservatorio delle cucine mediterranee e ho avuto l’onore di lavorare con Giovanni Rebora, uno dei massimi esperti di Storia dell’Alimentazione. Da allora ho incominciato ad approfondire i temi legati alla storia del cibo e della cucina, studiando le tradizioni alimentari delle comunità e raccontandole attraverso articoli e libri. Da tre anni collaboro con una rete televisiva ligure e continuo a indagare il cibo e la storia delle persone che lo producono.

Qual è stato il momento più significativo della sua carriera?

La frequentazione di un autentico Esperto come Giovanni Rebora.

Qual è il suo primo ricordo legato al cibo e da dove è nata la sua passione per tutto ciò che lo riguarda?

I ravioli cotti sulla stufa che i miei nonni mi preparavano.
Se dovesse scegliere un argomento per parlare di cibo ai food blogger, nel 2015, quale sceglierebbe e perché?

Il grande fascino della storia delle comunità, dei loro cibi e della loro cucina, perché sono storie che meritano di essere indagate e raccontate.
La comunicazione del cibo fra passato e presente: che cosa si salva e che cosa si butta

Si salva tutto e ciò che si potrebbe buttare serve come esempio da evitare.
Cibo da guardare, cibo da mangiare, cibo da cucinare, cibo di cui parlare: di queste quattro strade, quale imboccherebbe a colpo sicuro?

Sempre cibo da mangiare, innanzitutto il cibo è quello.
A quasi 15 anni dalla loro prima comparsa, i food blogger sono oggi una realtà riconosciuta e affermata, nel mondo della comunicazione: quali i suoi consigli, per poter andare avanti sulla strada della credibilità e della serietà professionale?

Seguire l’evolversi della comunicazione e il progredire dei suoi mezzi, ma sempre con uno sguardo attento alla sostanza di questi temi, perché il cibo e la cucina servono, innanzitutto, per nutrire gli esseri umani.

 

Pasquale Di Lena

P A S Q U A L E   D I   L E N A

 

Il suo curriculum in 10 righe

Nato a Larino (Molise) 74 anni fa e qui si è diplomato Perito agrario. Laureato in Scienze agrarie a Firenze. 1974-1982, sindacalista mondo agricolo in Toscana. 1982-1995 Segr. Gen. Ente Mostra Vini-Enoteca Italiana-Siena. 1995-2001 consigliere regionale del Molise. 2001-2004 torna a dirigere l’Enoteca. 2004-2007 direttore Fattoria “Di Vaira” Molise. Accademico “Vite-vino”, “Olivo-olio”, “Cucina italiana”. Ideatore “Città dell’olio” e altre associazioni. Scrittore, poeta, giornalista. Socio onorario Stampa estera. Promotore vino italiano nel mondo. Pensionato.
Qual è stato il momento più significativo della sua carriera?

Raccontare al mondo l’origine della qualità e della bellezza del cibo e del paesaggio, il territorio italiano, il suo testimone principe, il vino, gli abbinamenti con la sua ricca cucina.
Qual è il suo primo ricordo legato al cibo e da dove è nata la sua passione per tutto ciò che lo riguarda?

La fame e la possibilità di soddisfarla con una fetta di pane di grano duro cosparso di olio “Gentile di Larino”; il bisogno, una volta lontano, dei profumi e dei sapori della cucina molisana, che mi ha portato a riconoscere, raccogliere, pulire e cucinare le verdure e riproporre ricorrendo, con la memoria, al modo di fare e cucinare di mia madre.
Se dovesse scegliere un argomento per parlare di cibo ai food blogger, nel 2015, quale sceglierebbe e perché?

Il territorio, e, con esso, la bontà e la bellezza del cibo e del paesaggio. Tre straordinari e fondamentali protagonisti (territorio, cibo, paesaggio) che camminano da sempre insieme e, insieme, sono vitali per l’uomo. Mai, come oggi, di grande attualità e, non solo, per l’Expo che vuole “nutrire il pianeta” o il grande successo della nostra cucina nel mondo, ma perché sottoposti a un forte attacco da un tipo di sviluppo che si sta mangiando il territorio e, con esso, la biodiversità e il paesaggio, il cibo. Vuole, pensando solo alla quantità, uniformare il gusto e, in questo modo, ridurre il cibo della cultura che esso esprime da millenni grazie ai protagonisti dell’agricoltura, i coltivatori o gli agricoltori; i tanti interpreti, a partire dalle donne, con le loro mani sapienti; i cuochi; i trasformatori e gli stessi consumatori. Un insieme di coproduttori di cibo e di paesaggio.
La comunicazione del cibo fra passato e presente: che cosa si salva e che cosa si butta

Si salva la continuità della tradizione, l’orto, il piacere della tavola e dello stare insieme, tutto ciò che, con i profumi ed i sapori, riesce a far esprimere la cultura e, quindi, a dare emozione. I soli colori e le chiacchiere non bastano a far capire la diversità e la bontà del cibo.
Cibo da guardare, cibo da mangiare, cibo da cucinare, cibo di cui parlare: di queste quattro strade, quale imboccherebbe a colpo sicuro?

Cibo da raccontare.
A quasi 15 anni dalla loro prima comparsa, i food blogger sono oggi una realtà riconosciuta e affermata, nel mondo della comunicazione: quali i suoi consigli, per poter andare avanti sulla strada della credibilità e della serietà professionale?

Raccontare la storia del cibo, le sue origini, il valore e il significato della diversità, il suo legame profondo con il paesaggio, cioè essere protagonisti della salvaguardia e tutela del territorio per far vivere la sicurezza e la sovranità alimentare, sapendo che ci sono quasi un miliardo di persone che nel mondo muoiono per mancanza di cibo e di acqua, oltre due miliardi che soffrono la fame e che, tra cinque lustri, il mondo avrà bisogno di dar da mangiare a oltre nove miliardi di persone. Pensare a un domani diverso aiuta a sognare.

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