I limoni e il limoncello campani

Pubblicazione: 25 Marzo 2019

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La Costiera Amalfitana è il luogo in cui fioriscono i limoni, dove si può assaporare il vero limoncello in qualsiasi punto di ristoro sulla strada che la costeggia partendo da Maiori, passando da Amalfi e proseguendo fino a Sorrento.

Percorrere questa strada significa godere di uno spettacolo naturale: ciò che caratterizza in modo unico la bellezza della costiera campana sono i giardini pensili abbarbicati sulle coste e che si stagliano, in alcuni punti, a strapiombo sul mare. A questo paesaggio unico nel suo genere si aggiunge il corredo di case colorate e arroccate, che spuntano dal verde rigoglioso di questa terra.

Esistono principalmente due varietà di limoni tipici della zona e utilizzati nella produzione del limoncello: l’Ovale sorrentino e lo Sfusato amalfitano.

L’Ovale sorrentino Igp

Il nome “Ovale” del Limone di Sorrento Igp deriva proprio dalla sua forma, ma esso è anche chiamato femminiello sorrentino.

Di dimensioni abbastanza notevoli -ogni frutto può pesare circa 80-90 grammi- l’Ovale di Sorrento ha una polpa gialla e un succo particolarmente acido e ricco di vitamina C. La buccia, di medio spessore, è molto profumata e ricca di oli essenziali, il colore è un bel giallo acceso.

Credits immagine: gavandanna

In questa foto vediamo un tipico “giardino di limoni” che si può ammirare a Sorrento. La particolarità della produzione dei limoni di Sorrento Igp sta proprio nella coltivazione delle piante sotto le stuoie di paglia (pagliarelle), appoggiate a pali in legno per coprire e proteggere gli alberi dalle avversità atmosferiche e per ritardarne la maturazione, aspetto tipico della produzione e che lo contraddistingue come Igp.

L’Ovale sorrentino è molto utilizzato in cucina per condire piatti tipici della zona, ed è adoperato anche nella produzione del limoncello.

Un po’ di storia

Si hanno tracce della presenza dei limoni nella penisola sorrentina in documenti storici del 1500 d.C. anche se, su tavole ritrovate negli scavi di Ercolano e Pompei e risalenti all’epoca dei romani, si notano dei frutti molto simili e da cui probabilmente l’Ovale sorrentino discende.

Solo nel 1600 però si può avere la certezza della coltivazione dei limoni di Sorrento negli atti dei padri gesuiti della zona. Infatti, nel Comune di Massa Lubrense, si può vedere ancora uno dei primi giardini di limoni chiamato appunto “il Gesus” e coltivato dai padri gesuiti.

Il limone Costa d’Amalfi, noto anche come Sfusato amalfitano Igp

Il limone Costa d’Amalfi Igp viene prodotto nei comuni della costiera amalfitana e presenta caratteristiche esclusive: si differenzia dall’Ovale di Sorrento per le diverse modalità di coltivazione e per le differenti proprietà organolettiche.

Il limone della costiera amalfitana presenta una buccia di spessore medio e di colore giallo chiaro, ricca di oli essenziali, la polpa è succosa ma meno acida rispetto all’Ovale sorrentino ed ha pochissimi semi. Il frutto si differenzia anche nelle maggiori dimensioni: un limone Costa d’Amalfi può pesare dai 100 ai 120 grammi. Naturalmente anch’esso è ricco di vitamina C.

Credits immagine: Foto di darrenquigley32 da Pixabay

Il limone amalfitano viene coltivato nei limoneti, i terrazzamenti che si notano sulla costa: anche qui troviamo i pali in legno di castagno su cui vengono distese delle reti o pagliarelle in caso di condizioni climatiche avverse. Il raccolto avviene più volte nel corso dell’anno, ma i frutti migliori arrivano tra la primavera e l’estate.

Lo Sfusato amalfitano Igp viene mangiato anche al naturale oltre che utilizzato come ingrediente nella cucina della costiera. È inoltre impiegato anche per produrre il limoncello, liquore protagonista di alcuni dolci che si possono gustare sul territorio.

Un po’ di storia

La ragione per la quale questo frutto si diffuse in tutta la costa sta nella presenza della vitamina C al suo interno. La vitamina C era indispensabile nella cura dello scorbuto e, tra il 1400 e il 1800, ci fu per questo una forte richiesta di limoni da tutta Italia e anche da alcuni paesi esteri. Da qui si moltiplicarono, nel corso dei secoli, le aree di coltivazione dei limoni sui suoli impervi della costiera.

Una produzione di limoni così intensa ha sicuramente dei risvolti economici importanti per queste aree: tra la produzione del limoncello, noto in tutto il mondo, e il contributo estetico che tanto affascina i turisti, i limoni della costiera esprimono la limonicoltura della Campania tanto da meritare, già da qualche anno, i rispettivi marchi Igp. Le produzioni medie annue si aggirano intorno alle 80 mila tonnellate per quanto riguarda la penisola sorrentina e 75-80 mila in costiera amalfitana.

Il limoncello

Dalle scorze dei limoni si può ottenere facilmente il liquore digestivo tanto amato in tutto il mondo e che fa parte ormai della tradizione: il limoncello.

Credits: Foto di andreagen da Pixabay

Il limoncello è nato agli inizi del 1900 ma il luogo in cui è stato preparato la prima volta è conteso tra sorrentini, amalfitani e capresi. Oltre ad essere prodotto oramai da diverse aziende del territorio, il limoncello è ancora oggi fatto in casa da massaie che si tramandano la ricetta di famiglia: se si ha la fortuna di usufruire dell’ospitalità della gente del posto, si può fare una degustazione casalinga unica nel suo genere per capire fino in fondo il valore di questa ricetta.

Non meno caratteristica e intrisa di poesia e sapore locale è la famosa Delizia al limone. Si tratta di un dolce fatto di pan di Spagna bagnato al limoncello, che nasconde al suo interno una crema al limone. Ideata negli anni ’70 dallo chef Carmine Marzuillo, ha avuto talmente successo da ottenere il riconoscimento di “P.A.T.”: Prodotto Agroalimentare Tradizionale: la Campania, in particolare, ha all’attivo ben 515 prodotti che si fregiano di questo prestigioso riconoscimento.

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Articolo di Sandra Pannaggio del blog “L’ho fatto io”

Fonti:

Nostraitalia

Turismoinsalerno

Limone Costa d’Amalfi Igp

Salerno Italiani

Wikipedia: limone Costa d’Amalfi

Wikipedia: limone di Sorrento Igp

Costiera Amalfitana

Lorenzo Vinci

Il Giornale del Cibo

Credits immagine di testata: Foto di Capri23auto da Pixabay

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