Le uova di Pasqua: simbolo, storia e tradizione

Uova di cioccolato

La Pasqua ha una tradizione antica, comune alle religioni del mondo antico segnando il passaggio dal grigiore invernale all’esplosione floreale della primavera. Egizi, Babilonesi, Greci e Romani attraverso il mito hanno cercato di spiegare l’alternarsi delle stagioni nei cicli della natura. La primavera, per la mitologia greca, coincideva con i mesi concessi a Persefone di tornare sulla terra dall’oscuro mondo dell’Ade di cui era regina. I Romani legavano l’arrivo della stagione dei fiori al mito di Attis attraverso un processo di morte e rigenerazione.

Nell’accezione religiosa, a noi nota, la Pasqua indica un passaggio da una condizione ad un’altra. La Pesach ebraica ricorda il passaggio dalla schiavitù dell’Egitto alla libertà della terra promessa, il mondo cristiano ricorda la morte e resurrezione di Cristo Gesù.

Per festeggiare degnamente questa “rinascita” la tavola si riempie di leccornie gastronomiche che da secoli si tramandano e tra le quali non manca mai un alimento: l’uovo, da sempre considerato simbolo di morte e rinascita. Dal guscio colorato, bollito, sodo, di cioccolato, l’uovo è il testimone silenzioso dell’avvicendarsi ciclico delle stagioni. In particolare lo scambio delle uova di cioccolato pone fine all’austero periodo quaresimale e, con l’esplosione del suo sapore e la carica di endorfine, ci guida alla gioia della festa.

Ma è sempre stato così? Da dove deriva la gustosa tradizione e perché proprio l’uovo di cioccolato?
Prima di raccontare la storia delle tradizionali uova che tanto allietano grandi e piccini, è necessario premettere che il cacao arrivò in Europa solo nel XV secolo ma che l’usanza di regalare uova era molto più antica.

Perché l’uovo?

La simbologia dell’uovo è legata quindi alla rinascita ed alla fertilità. Regalare un uovo era un augurio di ogni bene e di rinascita per chi lo riceveva. L’abitudine di scambiarsi le uova era già in uso presso i Persiani. Nel Medioevo in Germania era uso scambiarsi uova bollite avvolte in foglie e fiori che ne coloravano il guscio. In Inghilterra, durante il regno di Edoardo I, i nobili si scambiavano il prezioso alimento avvolto in foglia d’oro. Dai libri contabili risulta che il sovrano ne acquistò ben 450!

 

Le uova Fabergé

Le uova Fabergé

 

Nella Russia degli Zar, le uova da regalare sono dei capolavori che mescolano la sapienza dell’arte orafa con sorprendenti creazioni incrostate di oro, pietre e materiali preziosi. Nel corso del XIX fino alla Rivoluzione russa, gli Zar posseggono una collezione di 52 modelli di uova preziose contenenti interni ricchi di oggetti e decorazioni, opera dell’orafo di corte Peter Carl Fabergé.
La storia racconta che lo zar Alessandro III commissionò all’orafo un uovo di Pasqua d’oro e pietre preziose per la zarina Marija. Il regalo ebbe un successo strepitoso e la tradizione si perpetuò con Nicola II che ogni anno richiese all’orafo due preziose uova, una per la madre ed un’altra per la zarina Aleksandra. Ogni anno l’uovo è diverso e contiene una sorpresa che non può essere rivelata ma che viene svelata al momento dell’apertura del dono.

E il cioccolato?

Il cioccolato arriva in Europa nel XV secolo dopo la scoperta delle Americhe da parte Cristoforo Colombo. Il prezioso favo di cacao è inizialmente deriso dagli Europei e considerato “cibo per maiali”. Gli indigeni bruciavano i favi, li tostavano e mescolandoli con acqua creavano una sorta di bevanda energetica non apprezzata dagli esploratori.
Bisogna aspettare il 1520 quando i conquistadores spagnoli, guidati da Hernán Cortés, arrivano in Messico. Il sovrano atzeco, Montezuma, vedendo nell’arrivo degli spagnoli un segno degli dèi, consegna a Cortés numerose ceste contenenti favi di cacao. Il prezioso alimento è portato in Spagna dove è utilizzato largamente a Corte come bevanda, addolcito con zucchero e cannella. Alla fine del XVI secolo Caterina d’Asburgo, figlia di Filippo II di Spagna, sposa Carlo Emanuele di Savoia e porta il cioccolato a Torino. In Francia, la preziosa bevanda è introdotta a corte da Anna d’Austria, figlia di Filippo III di Spagna, andata in sposa a re Luigi XIII nel 1683. La regina era una bevitrice abituale della preziosa bevanda, ne era tanto ghiotta da non potervi rinunciare. Ben presto l’abitudine di bere cioccolato si diffonde in tutte le corti europee divenendo uno status symbol di lusso, ricchezza e potere.

Alla morte di Luigi XIII il cardinale Mazarino concede al maestro cioccolatiere David Chaillou il monopolio di commerciare cioccolato, per 29 anni, in tutta la Francia e di aprire la prima cioccolateria a Parigi. Privilegio che viene consolidato dal Re Sole. Nel 1659 Luigi XIV nomina Chaillou primo cioccolatiere del re e gli chiede la creazione di uova di cioccolato da donare a Pasqua al posto delle solite uova d’oro.

Chi ha inventato l’uovo di Pasqua?

Se i francesi rivendicano la paternità dell’uovo di cioccolato, gli Inglesi sostengono che l’inventore sia stato mister John Cadbury che nel 1842 modellò il cioccolato nella forma dell’uovo che conosciamo. Tuttavia, se ripercorriamo attentamente le tracce della nascita del nostro dolce simbolo pasquale, una sorta di ardore patriottico ci assale. Sembra infatti che l’uovo al cioccolato, come lo conosciamo oggi, sia nato in Italia, a Torino. Diversi libri raccontano che nel 1725 la titolare di una cioccolateria di via Roma, la vedova Giambone, ricoprì le uova di gallina di miele e cioccolato. L’invenzione ebbe un successo enorme e si espanse dalla sua bottega in tutta la città.

E la sorpresa?

 

Uova di Pasqua

 

Se abbiamo dubbi e ci arrovelliamo in farraginose ipotesi sulla creazione dell’uovo, chi ha inventato la sorpresa? Insomma, le nostre uova di cioccolato che tanto ci attirano e delle quali non potremmo fare a meno neanche da adulti, risalirebbero all’invenzione di David Chaillou il quale, però…non avrebbe pensato alla sorpresa. Eh già, abbiamo trovato l’ideatore dell’uovo tra verità e leggenda ma se andiamo a cercare chi ha inventato la sorpresa la storia si perde nella leggenda. Gli Zar? I pasticceri piemontesi? L’inglese John Cadbury?

Seguendo la tradizione, ancora una volta il primato spetterebbe ai pasticceri piemontesi poiché era in uso già dal Settecento, nel regno Sabaudo, arricchire l’uovo con un piccolo dono.

 

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