La pizza bianca romana

Pubblicazione: 14/04/2016

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Giornata Nazionale della pizza bianca

Ambasciatrice Cristina Simonelli per il Calendario del Cibo Italiano – Italian Food Calendar

Oggi il Calendario del Cibo Italiano celebra la Pizza Bianca Romana, ovvero lo street food più diffuso nella città della Grande Bellezza, persino più diffuso del supplì!
Street food, ma anche “brunch” alla romana: goloso spuntino di mezza mattinata, la classica “striscia” di pizza bianca, semplice o farcita con la mortadella, popola Roma quanto e più dei turisti.
Avvolta nella classica carta paglia che subito si unge e si trasforma in un tovagliolino improvvisato, la pizza bianca invade con il suo profumo le strade della città, oggi come al tempo degli antichi Romani.

Eh già, perché ad ulteriore testimonianza di quanto gli antichi Romani fossero gaudenti, anche la pizza bianca si deve a loro!

Il termine pizza deriverebbe da pinsa, participio passato del verbo latino pinsere, ossia pestare, schiacciare, pigiare, frantumare, macinare, ridurre in poltiglia, per cui per traslazione pizza potrebbe anche significare schiacciata di farina.
Presso gli antichi scrittori latini la pizza, o schiacciata, era chiamata con diversi nomi, ed Orazio è quello che ce la rimanda con il nome più vicino a quello attuale ossia Picea → Pincea → Pinsa → Pizza.

La pizza bianca, originariamente, nacque come “strumento di rilevazione della temperatura” dei forni per la cottura del pane. Non disponendo delle moderne tecnologie, che con un semplice termometro permettono di individuare le giuste temperature di cottura delle pagnotte, in antichità c’era bisogno di un sistema empirico che portasse allo stesso risultato.
Fu così che si decise di prendere una piccola parte di impasto da pane, appiattirlo e metterlo nel forno per determinare la temperatura dello stesso in base al tempo di cottura di questa semplice ed economica “schiacciata” di pane.
Venendo cotta prima del pane, la pizza bianca era pronta, calda e fumante, proprio a metà mattinata, ed era a portata di mano di chiunque volesse fermarsi a fare uno spuntino all’ombra del Colosseo. Avete mai sentito la classica espressione romana “Mica pizza e fichi”? Ebbene, come tutte le espressioni dialettali ha origine da una consuetudine, ovvero quella di gustare la pizza bianca con i fichi appena colti dagli alberi che, nei tempi antichi, si trovavano comunemente lungo le vie dell’Urbe.
Proprio i fichi furono la prima farcitura della pizza bianca: dapprima schiacciati sulla superficie di questa forma di pane bassa e croccante, in seguito ne divennero la farcitura interna, quando l’evoluzione della ricetta della pizza bianca le conferì una struttura ed un’alveolatura tali da poter essere facilmente aperta in due parti.
Ancora oggi i fichi si accompagnano alla pizza bianca, ma il benessere e l’opulenza crescenti hanno portato all’aggiunta di “imbottiture” ben più importanti, quali il prosciutto crudo o la mortadella: non dimentichiamo che “una striscia di bianca con la mortazza” è quanto di più buono e goloso si possa gustare nei forni di Roma.
E non cadiamo nelle trappole per turisti! Non è nei bar né nelle focaccerie che si trova la VERA bianca romana, ma nei forni: i forni antichi, i forni di quartiere, quelli in cui i bambini comprano la merenda alla mattina prima di andare a scuola e dove anche noi dobbiamo fermarci per assaggiarla.

Ma la pizza bianca e la focaccia (o schiacciata), sono la stessa cosa?

Raccogliendo informazioni e studiando un poco l’argomento, mi sono accorta che si tratta di cose molto diverse tra di loro.

In Liguria, la focaccia (o fugassa come la chiamano a Genova) è un cibo da strada, uno street food, che comunemente si gusta come spuntino di metà mattinata o metà pomeriggio, simile alla pizza bianca romana.

Ma la struttura, la preparazione ed anche la cottura di questi due prodotti sono decisamente diversi.

Partiamo dagli ingredienti: sia la pizza bianca che la focaccia hanno impasti a base di farina, lievito di birra, acqua, sale e olio extra vergine di oliva, e in entrambe si possono trovare tracce di malto d’orzo, uno zucchero che nutre i lieviti e facilita la lievitazione: ma sono le proporzioni ad essere diverse.

La focaccia ha un livello di idratazione di circa il 55/60%, viene impastata, fatta lievitare, stesa in teglia, fatta nuovamente lievitare prima di essere cotta in forno ad una temperatura di circa 240°. Tutto ciò comporta che la focaccia abbia un’alveolatura minuta, uno spessore uniforme, una morbidezza interna ed una crosticina leggermente croccante, data soprattutto dal condimento superficiale costituito da una salamoia di acqua, olio extra vergine di oliva e sale fine, emulsionati e abbondantemente spennellati sulla superficie.

Nella pizza bianca, invece, la percentuale di acqua utilizzata nell’impasto può arrivare persino all’80% del peso della farina: l’impasto, dopo essere stato lavorato, viene fatto lievitare a lungo in un recipiente, viene steso sulla pala di legno usata per infornare, schiacciato con i polpastrelli e allungato in strisce piuttosto lunghe. La pizza così ottenuta viene condita con olio extravergine di oliva e sale e infornata immediatamente, senza ulteriore lievitazione in teglia.
La cottura avviene a temperature altissime, oltre i 300°, e direttamente sulla superficie refrattaria del forno: quindi la cottura è velocissima e la pizza bianca assume la sua caratteristica irregolarità, data da grosse bolle e profondi avvallamenti, uno spessore inferiore rispetto a quello della focaccia e soprattutto un’eccezionale croccantezza, accompagnata da una certa gommosità.

Da nipote di fornaio, la focaccia e la pizza bianca hanno accompagnato la mia infanzia: golosa colazione con la pizza bianca fragrante e appena cotta, impunemente “pucciata” nel caffelatte, o spuntino di mezza mattina, soprattutto in estate, quando ci si alzava tardi ed il profumo della focaccia saliva dal forno sottostante casa a stuzzicare il naso e lo stomaco; ancora, golosa a pranzo farcita con i fichi ed il prosciutto crudo e di più a cena, quando la farinata di ceci calda e croccante faceva da contrasto alla morbida e fresca consistenza della pizza bianca.

Condivido con voi la ricetta tradizionale della pizza bianca romana, realizzata con il lievito madre ed una lunghissima lievitazione.

pizza bianca romana

150 g di lievito madre ben maturo e rinfrescato
1 cucchiaino di malto d’orzo (o in alternativa miele)
500 g di farina di semola rimacinata
400 g di acqua fredda
10 g di sale
40 g di olio extravergine d’oliva

Per la finitura
olio extravergine d’oliva e sale fine q.b.

Sciogliere il lievito madre con l’acqua e il miele. Mettere nell’impastatrice e aggiungere la farina. Portare a incordatura, quindi aggiungere il sale e l’olio. Continuare a impastare fino a nuova incordatura.
Fare rilassare l’impasto sulla spianatoia infarinata per circa 15 minuti, dare un giro di pieghe, pirlare l’impasto e metterlo in un recipiente unto di olio e munito di coperchio.
Lasciare lievitare in frigorifero per 72 ore, quindi estrarre dal frigo e lasciare acclimatare fino a raggiungimento della temperatura ambiente.
Infarinare abbondantemente il piano di lavoro e rovesciare l’impasto.

Usare i polpastrelli per stendere la pizza bianca, partendo dal bordo esterno e proseguendo su tutta la superficie dell’impasto, rivoltandolo più volte sul banco sempre ben infarinato.
Avendo un forno a mattoni o a legna, portare il forno a 300°, mettere la pizza sulla pala di legno, condirla con olio e sale fine e infornarla direttamente senza teglia. Fare cuocere pochi minuti, ovvero fin quando la pizza bianca si presenta bella dorata.
Se invece la si vuole preparare nel forno casalingo, portarlo alla massima temperatura, spennellare di olio una teglia e adagiarvi la pizza bianca: condire con olio e sale fine e cuocere per circa 15/20 minuti.

Bibliografia

www.lacucinaitaliana.it
www.mangiarebuono.it
www.mangiarebuono.it/pizza-e-fichi/
www.wikipedia.org
www.pizza.it

Partecipano come contributors:

Cristina Simonelli, Pizza bianca romana

Marianna Bonello, Pizza bianca romana… semplicemente buona

Lucia Melchiorre, Pizza bianca, è Lei o non è Lei?!?!?

Cristina Tiddia, Pizza bianca romana

Fausta Lavagna, Pizza bianca romana

Tamara Giorgetti, La pizza bianca romana

Maria Teresa Cutrone, Pizza bianca quasi alla romana

Cecilia Mazzei, Il mio esperimento di pizza bianca romana

8 commenti

  1. Cristina, grazie per averci (mi!) fatto conoscere questo splendido prodotto. Da ligure ho sempre fatto solo la focaccia genovese; ma ora questa… chi la molla più? Bellissimo articolo per le informazioni storiche e non… e anche per i profumi “che sprigiona”! Provo la tua ricetta DOC con la quale sei cresciuta (invidia!).
    Pubblico anche un mio contributo, perché la pizza bianca va provata!
    http://caffecolcioccolato.blogspot.it/2016/04/e-lei-signori-la-pizza-bianca-romana.html

  2. Eccomi! Finalmente leggo il tuo bellissimo articolo, da cui attingo a piene mani le notizie storiche che mi mancavano sulla vera pizza bianca alla romana 🙂
    Sono stracontenta di aver contribuito a questa Giornata Nazionale, il mio blog è basato soprattutto sui lievitati, e davvero questa pizza non poteva mancare!
    Grazie, ciao!
    Maria Teresa

  3. Ragazze che vi devo dire, una ricetta meglio dell’altra, non saprei quale scegliere. Per non far torto a nessuno le provo tutte…..
    Cristina post stupendo. Calendario del Cibo Italio patrimonio dell’umanità !!!

  4. Grazie a tutti per le bellissime parole che mi avete dedicato. E’ stata per me una bellissima esperienza che mi ha dato tanto e mi ha fatto imparare molte cose nuove. Spero di avere altre occasioni di partecipare! Un abbraccio virtuale a tutti gli amanti della vera e buona cucina italiana, semplice e genuina sempre.

  5. sono capitata qui cercando se la pinsa fosse un altro nome perla pizza bianca e ho trovato la risposta, però vorrei precisare che la focaccia genovese non si farcisce MAI con la farinata, sono due cose ben distinte che si consumano da sole
    grazie

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