Lo Sciroppo di Rose

Pubblicazione: 22/05/2016

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Giornata Nazionale dello Sciroppo di Rose

Ambasciatrici  Giulietta Bodrito e Ilaria Talimani  per il Calendario del Cibo Italiano- Italian Food Calendar

Il 22 Maggio si festeggia Santa Rita da Cascia, la Santa delle “rose”, delle “spine” e degli  “impossibili”.

Rita nacque e visse a Roccaporena, un villaggio situato nel comune di Cascia, in provincia di Perugia.

Il suo culto è strettamente connesso con la sua vita terrena di donna, moglie e madre, forte e saggia, che ha trovato il coraggio di lottare contro le avversità, rispondendo con impegno pacifico nei confronti dei deboli piuttosto che soggiacere all’odio e al rancore.

L’iconografia classica la rappresenta con una rosa. La rosa infatti è oggetto di uno dei suoi miracoli più conosciuti e celebrati.

Si narra infatti che alcuni mesi prima di morire, la cugina che vegliava accanto a Rita le chiedesse che cosa avrebbe potuto sollevarla e Rita rispose: “una rosa e due fichi e del mio orto”.

Nonostante fosse inverno la cugina, giunta all’orto, trovò una bellissima rosa sbocciata e i fichi maturi.

Per questo motivo la rosa è divenuta il simbolo della Santa per eccellenza. Quando Rita spirò, le consorelle videro la sua anima salire al cielo e un soavissimo profumo di rosa si spanse per tutto il Monastero.

Ancora oggi si dice che ogni qualvolta Rita interceda per un miracolo, il suo corpo, conservato all’interno della Basilica di Santa Rita da Cascia, emani profumo di rosa.

Per rinnovare la forza del messaggio di pace e fratellanza, Cascia ogni anno si illumina di decine di migliaia di fiaccole il 21 maggio notte, per rievocare il momento del trapasso di Rita avvenuto nel 1457.

Non solo a Cascia, Santa Rita viene celebrata in tutta Italia: in Liguria, per esempio, la celebrazione della Santa è particolarmente sentita a Savona e a Celle Ligure, dove, durante la messa, avviene la benedizione delle rose portate dai fedeli.

Cosa c’è di più elegante di una rosa?

Cosa c’è di più inebriante del suo profumo?

Cosa c’è di più affascinante di una ricetta che profuma di rosa?

La rosa, nel tempo, è stata accostata a “simboli” religiosi (il termine “rosario” quale preghiera alla Madonna); è stata utilizzata per scopi curativi; gli antichi Romani – quelli più ricchi – la usavano per profumare gli ambienti ed inondare, con i suoi petali, gli ospiti.

Anche l’arte culinaria non ha saputo sottrarsi alla sua bellezza ed al suo profumo.

Tutti i popoli insediati lungo le coste dei nostri mari, hanno fatto e ancora oggi fanno uso della rosa per scopi culinari: si pensi alla canditura e confettatura di frutti e spezie.

In Palestina lo sciroppo di rose, diluito in acqua, è servito come dissetante estivo.

La Turchia, uno dei massimi produttori di rose, destina questi fiori non solo all’industria dei cosmetici ma anche alla produzione di dolciumi, così come la Grecia e la Bosnia.

Non si sono sottratti al suo fascino neppure la Francia, con le conserve di rose e di bacche di rosa canina, né i Paesi Bassi con gli estratti.

Anche l’Italia non è da meno: come non ricordare il “rosolio” prodotto in Sicilia e racchiuso in piccoli confettini di zucchero (gocce), tipici della delicata confetteria genovese?

Genova, grazie al suo porto ed agli scambi commerciali e culturali da questo generati, ha una lunga tradizione in tal senso.

Sebbene non si conoscano le motivazioni che condussero i Liguri a coltivare con passione le rose, è certo che soprattutto i Genovesi abbiano una particolare predilezione per la rosa da sciroppo tanto che, nel mese di maggio, ceste di petali possono affiancare le cassette degli asparagi sui banchi del mercato.

La produzione di sciroppo di rose, utilizzato come bevanda rinfrescante e corroborante anche per chi praticava sport, dopo aver conosciuto un periodo di declino, sta riprendendo vita, grazie al lavoro appassionato di alcuni coltivatori ed alla meticolosa cura di poche aziende di antica tradizione.

La storica confetteria Romanengo espone con orgoglio, nelle sue curate vetrine, gocce al rosolio, zucchero rosato (ovvero conserva di petali di rosa), pastiglie, zuccherini e cioccolatini alla rosa.

Così come l’Antica Farmacia Erboristica Sant’Anna produce, da oltre 200 anni, sciroppo di rose e miele rosato. Il primo, infatti, se utilizzato caldo, è un toccasana per la cura della bronchite.

La coltivazione di rose da sciroppo (centifolia muscosa) è molto diffusa nella valle Scrivia: a Busalla, infatti, nel 2° weekend di giugno si celebra la Festa della Rose organizzata dall’associazione “Le Rose della Valle Scrivia”. E’ inoltre recente l’acquisizione dello sciroppo di rose (della Valle Scrivia) come presidio Slow Food.

La produzione casalinga di sciroppo di rose, da parte delle famiglie genovesi, specie dell’entroterra ligure è, peraltro, un “rito” che si tramanda di madre in figlia, non solo per le caratteristiche rinfrescanti dello stesso, ma per le sue proprietà taumaturgiche (antinfiammatorio della bocca e delle prime vie respiratorie) e diuretiche. E ancora, anticamente, il tradizionale fritto misto di terra era arricchito anche da alcuni petali di rosa fritti.

Ricetta delle nonne della Valle Scrivia

(tratta dalibro di Sergio Rossi, Sciroppo di Rose)

1l di acqua di sorgente

1 kg di zucchero (che a piacere può essere portato fino a  1,3 Kg)

da 300 a 500 g di petali di rose da sciroppo

Il succo di un limone

Portare a ebollizione l’acqua. Toglierla dal fuoco e versarla sui petali di rosa. Mescolare l’infuso energicamente finché tutti i petali saranno ben incorporati nel liquido. Aggiungere il succo di limone. Lasciar riposare per 24 ore a temperatura ambiente.

Trascorso il tempo di infusione, raccogliere in un contenitore il liquido e spremere con le mani i petali fino ad ottenere una massa compatta e asciutta.

Filtrare l’infuso con una garza o con un setaccio. Mettere nuovamente l’infuso sul fuoco. Aggiungere lo zucchero, cercando di farlo sciogliere completamente. Portare  a bollore per qualche minuto.

Imbottigliare lo sciroppo ancora caldo (per evitare la formazione di muffe) in contenitori asciutti e a chiusura ermetica. Lo sciroppo sarà utilizzabile dopo qualche giorno.

Lo sciroppo di rose non contiene alcun tipo di colorante né conservante. Essendo un prodotto completamente artigianale, col tempo può cambiare colore e profumo; si consiglia di conservarlo al riparo da luce e calore, e dopo l’apertura, in frigorifero.

Note:

Per l’intenso e raffinato profumo e il delicato colore, lo sciroppo di rose aggiunge un gusto particolare a yogurt, gelati, granite, panna cotta, macedonia, crêpes.
Può sostituire lo zucchero in tè, tisane, infusi, e trova inoltre spazio in altre varie preparazioni.

Fonti:

Sergio Rossi, Sciroppo di Rose, Sagep Editori, 2014

www.santaritadacascia.org

www.saggieassaggi.it

Sciroppo di rose

http://www.cucinagenovese.it/conserve-marmellate/286-sciroppo-di-rose.html

http://rosevallescrivia.altervista.org/

Partecipano come Contributors:

Micaela Ferri, Mousse alla rosa 

Daniela Vettori, Sciroppo di rose 

Monica Costa, Gli Sciroppi di rosa…delle nostre famiglie! 

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