I pomi arrostiti, a tavola con Dante

Pomi arrostiti a tavola con Dante

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Il 25 marzo ricorre il Dantedì, la ricorrenza per celebrare la figura di Dante Alighieri. Quest’anno il Dantedì è particolarmente importante perché oggi iniziano in tutta Italia le iniziative e gli eventi per il settecentenario della morte di Dante Alighieri, avvenuta a Ravenna nel 1321.

AIFB  ha deciso di omaggiare lo scrittore italiano ripercorrendo la cucina medioevale del tempo di Dante, in collaborazione con la BUB – Biblioteca Universitaria di Bologna che possiede il manoscritto dell’Anonimo Toscano del Trecento a cui i soci AIFB hanno attinto per replicare le ricette dell’epoca.

I POMI E IL RUOLO DELLA FRUTTA NEL MEDIOEVO

Nel medioevo l’impiego della  frutta come accompagnamento ad altri cibi (primi e secondi) era ricorrente sotto forma di composte o confetture, quest’ultime da gustare con un vino dolce come l’ippocrasso o del passito.

In realtà all’epoca non era molto sviluppata la coltivazione di alberi da frutta, la cui produzione era destinata alle tavole dei ceti più abbienti.

In generale il termine pomo non era identificativo del solo melo benchè si riferisse per lo più al melo cotogno.

Pare, infatti, indicasse anche i frutti con il torsolo della sottofamiglia “maloideae” quindi, oltre al melo, anche il pero, il cotogno e le nespole.

Di qualità di mele ve ne erano tante oggi scomparse nei  libri di cucina medioevale sono menzionate le “melle apio”(o mela pera) o “pome paradiso”varietà di mela precoce e molto saporita, ormai scomparse.

Dalle tracce pervenuteci quest’ultime vengono descritte con una buccia gialla con puntini color rosso e talmente odorose da essere utilizzare per profumare la biancheria.

LA RICETTA DEI POMI ARROSTITI

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Il pomo come simbolo di sapore dolce compare nella concezione dantesca come ossimoro del fele (fiele) inteso come amarezza della vita.

E proprio l’albero di pomo carico di frutti è un’agognata aspirazione per i golosi del Purgatorio (rif. Purgatorio XXIV, 104).

Ciò probabilmente perchè la frutta  rappresentava la parte dolce della cucina dell’epoca (cotta al forno e arricchita con frutta secca e spezie) nonchè cibo prelibato per i nobili e i signori come già accennato.

Fra le tante ricette del Libro della Cocina dell’Anonimo Toscano del sec. XIV, ho optato per la sezione dedicata ai pomi arrostiti.

BUB_Ms158_c.103r

Su gentile concessione della BUB – Biblioteca Universitaria di Bologna. BUB, Ms.158, c.103r

La scelta è stata ispirata dalla leggenda mitologica di Ercole che rubò i “pomi d’oro” simbolo d’immortalità, così come immortale è diventato Dante con le sue opere artistiche che ha lasciato.

La mela cotta è un dolce naturale ma sempre attuale essendo sopravvissuto alle varie epoche fino ai giorni nostri, dove compare ancora sulle nostre tavole come dessert.

La versione che vi propongo qui è quella più fedele al libro.

Sul mio blog (Cucina Serena) invece troverete una versione gourmet e più moderna sempre ispirata a un’altra delle due ricette dedicate ai pomi arrosto in cui è presente il vino.

Procedimento della ricetta (in volgare)  de’ pomi arrostiti:

Taglia per mezzo i pomi, e cavane li grani dentro, e quelli luoghi voiti empiii di zuccaro pesto: poi raggiugni el pomo, e medi nello spiedo (nel forno) a rostire, si che i pomi paiano interi; e quando siranno bene arrostiti, dalli a lo infermo.

Ingredienti:

  • 2 mele
  • 2 cucchiai di zucchero

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