24/10/2024
Frida Kahlo e il cibo: arte, cultura e passione
Gabriella Rizzo ci racconta Frida Kahlo, donna volitiva e passionale e artista iconica. Il suo rapporto con il cibo tra arte, cultura e passione.
Pubblicazione: 03/11/2023
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Colore paglierino o giallo dorato, floreale e fruttato all’olfatto, dal gusto deciso con una notevole componente minerale. Tenendo in mano un calice di Greco di Tufo e assaporandone i profumi e il gusto è impossibile non riconoscere l’odore di: mela, pesca, note floreali di camomilla e la mineralità della pietra Pomice. Sono queste le caratteristiche organolettiche che definiscono uno dei bianchi più raffinati: il Greco di Tufo DOCG. Un vino campano prodotto nell’area geografica compresa tra i Comuni di: Tufo, Altavilla Irpina, Chianche, Montefusco, Prata di Principato Ultra, Petruro Irpino, Santa Paolina e Torrioni nella provincia a nord di Avellino fino ai confini con quella di Benevento, su una superficie di kmq 61,52, in parte inclusa nel parco regionale del Partenio. Il Greco di Tufo DOCG, insieme al Taurasi, Fiano di Avellino e Aglianico del Taburno è tra i quattro vini campani ad avere la denominazione DOCG. Secondo il disciplinare, la denominazione di origine Greco di Tufo DOCG per entrambe le tipologie di bianco e spumante è riservata a vini ottenuti da uve dei vitigni Greco (min.85%) e Coda di Volpe (max.15%).
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La storia del nostro vino è molto antica. Si racconta che furono i primi coloni greci in Campania a portare con loro questo vitigno da impiantare nei nuovi territori. Probabilmente il vitigno si unì già alla coltivazione della vite presente presso i popoli autoctoni che popolavano la zona. Le prime coltivazioni trovarono posto alle pendici del Vesuvio. Autorevoli scrittori latini parlano del “Vino Greco”. Plinio afferma che “Il vino greco non veniva servito mai più di una volta nel corso dei banchetti”. Varrone, Cicerone, Columella elogiano l’eccellenza del Greco ricavato dai grappoli di Aminea Gemina. Un vino tanto pregiato e importante da essere rappresentata negli affreschi ritrovati a Pompei in cui un’iscrizione recita vino greco.
A questo punto dobbiamo chiederci come arriva il vitigno del Greco a Tufo?
Nel 1648 Scipione di Marzo, in fuga dalla peste, porta con sé da San Paolo Belsito il vitigno e lo impianta a Tufo. In queste terre le viti trovano la loro condizione ottimale, e grazie alla particolare composizione del terreno e alle condizioni climatiche, la produzione vitivinicola raggiunge notevoli livelli.
Nel corso del XIX secolo, una serie di eventi contribuisce allo sviluppo e alla conoscenza del Greco di Tufo.
La scoperta dei giacimenti di zolfo, avvenuta nel 1860, è un input per la viticoltura, poiché lo zolfo si rivela un potente antidoto contro i patogeni della vite. Nel 1890 nasce la prima ferrovia irpina, che agevola il commercio e il trasporto dei prodotti locali. Aumentano così le esportazioni in tutta Italia e, di conseguenza, la diffusione e il prestigio del Greco di Tufo sul territorio nazionale. Nel 1970 il Greco di Tufo ottiene la DOC, nel luglio 2003 la DOCG.
Si tratta di un vino estremamente deciso dal retrogusto forte da personalità e carattere. I piatti a con cui meglio si può abbinare sono sicuramente a base di pesce ma la figura importante la fa anche accanto a formaggi e primi piatti.
E perché no?
Magari si può degustare il Greco di Tufo nella versione spumantizzata davanti a un tagliere di formaggi stagionati o nella versione “marinara” di una frittura mista di calamari e gamberi.
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