L’olio extravergine marchigiano

Il paesaggio marchigiano è vario e cangiante: nel giro di pochi chilometri si passa da altitudini appenniniche e paesaggi di montagna alle coste del Mare Adriatico, passando per una fascia di colline verdeggianti coltivate a vigneti e uliveti. La coltivazione di ulivi nelle Marche si concentra principalmente nell’ascolano, dove si trova circa la metà del patrimonio olivicolo regionale; mentre altrove è limitata alle zone collinari della costa e dell’entroterra.

Gran Tour Marche Olio Extravergine 5

La grande frammentazione delle aziende produttrici purtroppo non aiuta a valorizzare adeguatamente il prodotto, per quanto eccellente. Malgrado l‘importanza dell’olio nella cucina marchigiana sia testimoniata dalla presenza di questo ingrediente in moltissime ricette, il comparto economico dell’olio extravergine d’oliva costituisce solo una piccola parte della produzione lorda vendibile (Plv) della regione Marche. Il settore è comunque molto interessante, sia per la qualità intrinseca dell’olio, sia per la produzione di olive da mensa che, come abbiamo già visto parlando di olive all’ascolana, hanno un mercato fiorente sia in regione che fuori.

Inoltre nelle Marche si registra una varietà di cultivar autoctone davvero impressionante: su cinquecento specie diffuse in Italia, almeno una ventina sono marchigiane. Tale patrimonio di biodiversità rappresenta una ricchezza da custodire e valorizzare. Ecco le cultivar – sia da olio, sia da mensa – censite dall’Assam (Agenzia Servizi Settore Agroalimentare delle Marche): Ascolana dura, Ascolana tenera, Capolga, Carboncella, Cornetta, Coroncina, Lea, Mignola, Nebbia del Menocchia, Nostrale di Rigali, Oliva grossa, Orbetana, Piantone di Falerone, Piantone di Mogliano, Raggia, Raggiola, Rosciola Colli Esini, Sargano di Fermo, Sargano di San Benedetto, Carbò, Zampello e Sarganella.

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Se si considera poi che ogni cultivar dà origine a un olio differente e che la stessa cultivar, a seconda del microclima e del terreno, può dare un olio differente, si riescono a intuire le potenzialità di tanta varietà disponibile.

L’olio marchigiano vanta una storia lunga e articolata; alla fine del 1200 Venezia era tra i principali acquirenti di questo prezioso prodotto, che aveva una fama tale di superiorità rispetto agli altri oli italiani da essere venduto a parte a un prezzo più elevato. Anche a Firenze si commercializzava l’olio delle Marche: un documento del 1347 attesta che i fiorentini importarono in quell’anno ben duemilacinquecento orci d’olio dalla “Marca”.

Storicamente l’olio ha sempre avuto un ruolo importante tanto che, anche in epoche successive, veniva venduto nelle piazze solo attraverso una “gara d’appalto” e solo in particolari giorni di mercato. Inoltre serviva anche come forma di pagamento di lavori di vario genere, o per quantificare il valore di altre merci.

… nel 1390, ad esempio, un somaro bianco con sella vale sette quartaroli d’olio (61 litri), cioè intorno ai quattro ducati coi quali si compravano altrettanti quintali di grano” (S. Anselmi)

Fino alla metà del Seicento, olio vino e grano erano la principale forma di ricchezza della popolazione della regione; oggi, invece, la coltivazione dell’olivo non è più così diffusa.

Nel XXI secolo la produzione di olio nelle Marche è di circa cinquantamila quintali annui che coprono appena un terzo del fabbisogno regionale, che risulta in gran parte soddisfatto da olio estero che sbarca quotidianamente nel porto di Ancona.

In ogni caso, dopo anni di battaglie portate avanti dai produttori, a dicembre 2016 la Commissione Europea ha riconosciuto il marchio Igp Olio “Marche” come richiesto dal Consorzio Marche Extravergine. Un riconoscimento tardivo ma doveroso per un’eccellenza che vanta lo 0,4% di acidità massima e la presenza di polifenoli nella misura di 200 mg/kg di olio. Il disciplinare Igp riguarda dieci sole varietà autoctone più Frantoio e Leccino, diffuse ugualmente in regione.

Gran Tour Marche Olio Extravergine Cartoceto

Cartoceto

Per quanto riguarda invece la Dop, nelle Marche c’è un solo olio a Denominazione di Origine Protetta: il Cartoceto. Cartoceto è un comune in provincia di Pesaro-Urbino e deve il suo nome a quei Cartaginesi che scamparono alla battaglia sul fiume Metauro nel 207 a.C. durante la seconda guerra punica e si stabilirono in zona costituendo una piccola comunità. La coltivazione dell’olivo qui era comunque praticata fin da tempi antichissimi grazie all’influsso di fenici e greci e si era diffusa notevolmente in epoca romana con risultati di grande qualità.

Dal 1977 si tiene il Cartoceto Dop Festival, mostra mercato dell’olio e dell’oliva che si svolge generalmente nel mese di novembre. L’olio extravergine d’oliva Cartoceto Dop, prodotto da olive Raggiola, Frantoio e Leccino, ha un gusto armonico con un fruttato d’erba e oliva verde che va da leggero a medio. Può avere sentore di mandorla o mela acerba e si abbina principalmente a pesci e verdure.

La zona ricompresa nella Dop include, oltre a Cartoceto, i comuni limitrofi di Mombaroccio, Saltara, Serrungarina e parte del comune di Fano (tutti in provincia di Pesaro-Urbino), per un totale di circa trenta consorziati e una produzione che risulta limitata e di nicchia.

Foto di Donatella Bartolomei
Fonti:
http://www.turismo.marche.it/Turismi/Made-in-Marche/Lolio/C1/2/C2/21
http://www.consorziomarcheextravergine.it/
http://www.prodottidopigp.it/prodottidopmarche.htm
https://www.olioteca.com/it/il-progetto-olioteca/l-olio-marchigiano
http://www.oliocartocetodop.it
http://www.primapaginaonline.it/2016/12/28/olio-marche-igp/

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