08/11/2024
Il tè: storia, varietà e consigli per prepararlo al meglio
Il tè è una delle bevande più amate e consumate al mondo, ...
Pubblicazione: 04/01/2023
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La festa dell’Epifania è una festa religiosa e viene celebrata il 6 gennaio, per il calendario gregoriano della Chiesa d’occidente. In merito alla data e al significato è necessario fare una distinzione tra Chiesa Cristiana d’oriente e quella d’occidente.
Nella tradizione cristiana orientale è nota anche come teofania ed è la manifestazione di Dio incarnato in Gesù Cristo. A dire il vero viene anche associato alle manifestazioni legate al battesimo e ad altre feste e riti legati al “manifestarsi”. Viene inoltre celebrata secondo il calendario giuliano (un calendario solare) il 19 gennaio.
Nella tradizione cristiana d’occidente la festa è legata principalmente (ma non solo) alla visita del Re Magi al Bambin Gesù e quindi alla manifestazione fisica.
Il termine “epifania” compare anche nel mondo islamico in cui indica la comparsa alla fine dei tempi delle persone chiamate da Allah a mettere fine alle ingiustizie e alle inadeguatezze umane.
Le usanze popolari dell’Epifania includono il canto dell’Epifania, la benedizione del gesso e della casa, il consumo della torta dei Re magi, il nuoto invernale, il falò di inizio anno e la partecipazione a funzioni religiose. È consuetudine per i cristiani in molte località togliere le decorazioni natalizie alla vigilia dell’Epifania, la dodicesima notte, sebbene cristiani storicamente queste debbano essere rimosse alla Candelora (2 febbraio).
Il concetto di epifania, come manifestazione o rivelazione, lo troviamo anche nei racconti Genti di Dublino di James Joyce. Per lo scrittore ha il significato di un’improvvisa rivelazione spirituale causata da un gesto, un oggetto, da una situazione quotidiana, che sembrano apparentemente banali, ma che svelano qualcosa di più profondo, di significativo e inaspettato. Un’illuminazione improvvisa che rivela qualcosa di ignoto o di mistico.
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Legate all’Epifania ci sono due particolari molto interessanti che al giorno d’oggi diamo per assodati, ma che in realtà sono due falsi storici.
Non è dato sapere con certezza che i re Magi fossero re, né che fossero proprio tre, né che portassero doni, né che uno fosse di pelle nera. Solo un Vangelo su quattro gli dedica un piccolo paragrafo (Matteo (2: 1-12). Probabilmente il fatto che vengano citati come tre implica un significato legato alla simbologia, oltre che, stando al docente di Storia del Cristianesimo di Bologna Mauro Pesce, «la vicenda dei Magi sia solo un artificio letterario-propagandistico. Matteo scrisse intorno all’anno 80, quando la nuova religione si stava diffondendo fuori dalla Palestina. Probabilmente il suo vangelo volle lanciare un messaggio ai non-ebrei, dicendo che Gesù si era rivelato anche e soprattutto a loro: infatti per gli ebrei i magi erano “gentili”, cioè pagani; eppure, secondo Matteo, seppero dell’arrivo del Messia prima del clero di Gerusalemme.»
Aggiunge Francesco Sforza Barcellona, docente di Storia del cristianesimo all’Università di Roma-Tor Vergata «nell’Antico Testamento il Libro dei numeri narra che ai tempi di Mosè un indovino, tale Balaam, aveva lanciato una truce profezia: “Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele, spezza le tempie di Moab e il cranio dei figli di Set” (Nu, 24: 17). Da quel versetto gli ebrei avevano dedotto che il Messia, destinato a far trionfare Israele sui suoi nemici, sarebbe stato annunciato da un astro eccezionale. Ed ecco che Matteo, puntualmente, abbina la nascita di Gesù a una strana stella: una cometa, secondo l’interpretazione corrente.»
I docenti continuano in merito alla cometa. L’assenza di “stelle con la coda”, sembra, è un dato certo. Secondo calcoli moderni, infatti, la cometa di Halley, la più brillante fra quelle che hanno un periodo di rivoluzione breve, apparve nell’87 e nel 12 a.C., per tornare solo nel 66 d.C., quindi fuori dall’arco di tempo utile. Infatti nel Vangelo Matteo non parla di comete ma di un astro molto luminoso.
Dopo quello dei Re Magi, sfatiamo un altro mito, quello della stella cometa che guida i Re verso il bambino Gesù.
Non so voi ma fin da piccola, quando facevo il presepe sopra alla capanna dove nacque Gesù, ho sempre creduto che andasse la stella cometa, grazie alla quale i Re Magi riuscirono a giungere a destinazione.
Questo falso storico fu il pittore Giotto, che nell’affresco “Adorazione dei Magi”, dipinto nella Cappella degli Scrovegni a Padova, abbinò i Magi a un astro con la coda. Giotto, suggestionato da un’esperienza personale: «Quando dipinse la stella di Betlemme», osserva Roberta Oslon, studiosa di storia dell’arte, «la rese come una cometa, che aveva osservato realmente anni prima». Infatti l’affresco è del 1303 circa, e Halley passò nel 1301.
Che cosa accomuna l’Epifania con la Befana e quali sono le origini di quest’ultima?
Il termine befana in origine significava appunto “epifania” dal greco Bifania e le sue origini sono pagane.
Gli antichi cristiani ereditarono dai romani la festa pagana del Sol Invictus, l’attuale solstizio d’inverno, e la fecero coincidere con la nascita di Gesù, il 25 dicembre. Nelle dodici notti seguenti ritenevano che figure femminili sorvolassero i campi per propiziare il raccolto. Tali figure femminili erano identificate per lo più con la dea Diana, dea dell’abbondanza e della cacciagione. Siamo quindi in presenza di un caso di sincretismo, cioè di fusione di riti religiosi con preesistenti tradizioni pagane. Queste ultime, così ben radicate da non poter essere eliminate ma anzi utilizzate come fonte di arricchimento per la cultura contemporanea.
Si trovano analogie anche nella mitologia germanica: Holda e Berchta rappresentavano la personificazione femminile dell’inverno. Berchta era rappresentata talvolta bella e bianca, proprio come la neve d’inverno, talaltra come brutta e con il naso adunco. Forse prendendo spunto da quest’ultimo aspetto la Chiesa Cattolica dell’Alto Medioevo ha personificato la figura della Befana come la conosciamo oggi.
Da qui la tradizione della Befana del “Brusa la vecia” durante la festa dell’Epifania e dei roghi della Befana con i quali oggi si brucia l’anno vecchio e si dà il benvenuto al nuovo. In origine erano celebrazioni in sintonia con l’avvicendarsi delle stagioni che scandivano la vita delle persone strettamente dipendente dai cicli della natura. Oggi quella del “Brusa la vecia” è una tradizione diffusa in tutta Italia, sebbene la Befana fosse particolarmente diffusa in regioni quali Toscana, Lazio, Emilia Romagna, Marche ed Umbria.
In seguito, superato il periodo oscurantista dell’Alto Medioevo, la Chiesa volle ingentilire la figura della Befana collegandola alla storia dei Re Magi.
Nel XII secolo si diffuse infatti la credenza che i Re Magi, in difficoltà nel cercare il luogo di nascita di Gesù, chiesero informazioni ad un’anziana signora che si rifiutò di aiutarli e non volle seguirli per andare a visitare il “bambino”. La donna poi si pentì e dopo aver realizzato un cesto di dolci si mise alla loro ricerca ma, non riuscendo a trovarli, si fermò ad ogni casa donando dolciumi a tutti i bambini che incontrava. Da quel momento si diffuse l’usanza di lasciare fuori dalla casa gli scarponcini e le calze dei bambini affinché nel suo lungo viaggio la befana potesse cambiarseli e lasciare dei dolcetti.
La Befana, oltre che in Italia, si festeggia in Spagna, in Francia, in Germania, in Russia, in Islanda, in Ungheria e in Romania. Ogni paese ha la propria tradizione.
In Italia ci sono delle usanze molto particolari, estremamente folcloristiche.
In Basilicata, in particolare nel paese di Montescaglioso in provincia di Matera, la sera del 5 gennaio escono in processione i Cucibocca. Il campanile batte le 19 e comincia la vestizione dei misteriosi cucibocca: alle 20 in punto devono sfilare per le vie del centro e intimare ai bambini di fare silenzio, altrimenti con un ago enorme chiuderanno loro la bocca per sempre. Loschi figuri che spaventano i bambini e li mandano a dormire affinché, nel segreto della notte, possano arrivare i doni dell’Epifania. Carmensita Bellettieri ci racconta questa tradizione antichissima nel suo articolo.
In Liguria l’Epifania porta con sé una tradizione antica. Terra di fattucchiere e streghe in cui si raccontano tantissime leggende. Una di queste narra che la Befana sia proprio ligure. Sembra che ci fosse una streghetta, la più carina fra tutte quelle presenti, che diventò bruttissima, vecchia e curva a causa dell’invidia delle amiche che le somministrarono una pozione magica con l’inganno. Un’altra leggenda narra invece di una pastorella che si rifiutò di inginocchiarsi davanti al bambin Gesù e che, per punizione, da allora dovette vagare la notte tra il 5 e il 6 gennaio e riempire le scarpe dei bambini con dolcetti e carbone. Infatti in passato erano proprio le scarpe, o meglio scarponi molto spesso rotti, che venivano lasciati dai bambini sui davanzali delle case in cui, alla mattina, venivano ritrovati mandarini, castagne, alloro e per i più fortunati qualche moneta. Da qui l’usanza moderna dei soldini di cioccolata. In Liguria l’epifania è chiamata Pasquetta, perché proprio in quel giorno si annunciava la data della Pasqua (ecco un’altra manifestazione) e il lunedì dopo la Pasqua è solamente il lunedì dell’angelo.
L’ambivalenza della Befana, buona come una fata e brutta e cattiva come una strega, nasce probabilmente dal fatto che, in questa figura, sono andate a confluire le tracce di numerose altre figure mitologiche, tradizioni pagane e riti della fertilità. Inoltre, la notte dell’Epifania, era nota come la notte in cui tutte le streghe potevano essere smascherate; e la tradizione racconta che nelle notti che vanno dal Natale all’Epifania, queste, contente delle loro scorribande, se ne andassero via, lasciando in pace la Terra.
A quel punto, allo scoccare della mezzanotte, nelle case si verificavano tanti prodigi: i muri si trasformavano in ricotta, le lenzuola si trasformavano in lasagne, le catene del camino salamini, e i morti tornavano a vivere. L’acqua diventava oro colato, abbondante e splendente al punto da rischiarare con la sua luce la notte scura ed in mezzo a tanto splendore ecco arrivare, a cavallo della sua vecchia scopa, la mitica vecchietta.
Decisamente suggestiva è la simbologia legata ai Cucibocca appena nominati. Le leggende sul significato tradizionale dei Cucibocca sono diverse, dall’antica credenza che le anime del Purgatorio tornassero in terra proprio il 5 gennaio per visitare le proprie case, sfilando per i vicoli mentre gli uomini cadono nel sonno magico dell’Epifania, non prima d’aver lasciato libagioni per gli spiriti purganti. Un’altra origine potrebbe essere legata alla strage degli innocenti ordinata da Erode per uccidere il Bambin Gesù o, ancor più legata alla tradizione agricolo-pastorale della Basilicata, i Cucibocca sarebbero invenzioni di pastori, braccianti e contadini che, solo per una sera e sotto travestimento, entravano a casa del padrone e divoravano i “nove bocconi”.
La notte dell’Epifania è dedicata ai presagi d’amore. In Friuli, ad esempio, si celebra ancora oggi un rituale di origine celtica, il lancio dei “cidulis”: i giovani si recano in un luogo all’aperto e, a turno, scagliano verso il cielo un disco di legno infuocato, quasi a voler simboleggiare una stella cadente, gridando il nome della ragazza/o amata/o. Se il disco si spegne prima di toccare terra, il rapporto sarà difficile e costellato di litigi e tradimenti; se, invece, avrà un’armonica traiettoria e giungerà a terra ancora infuocato, il rapporto sarà felice.
Ancora in Friuli, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, si compie un tradizionale rito con la fiamma. Si accendono grandi falò e, dalla direzione del fumo, si traggono gli auspici per l’amore: a destra, felicità e fortuna, a sinistra, ostacoli e difficoltà.
Per sapere, poi, se incontrerà o meno l’amore, sempre in questa notte, bisognerà salire su una scala e gettare verso il basso una pantofola. Se, cadendo, la punta sarà rivolta verso la porta, l’incontro tanto atteso è ormai prossimo; in caso contrario, bisognerà aspettare ancora un anno.
Accendere un fuoco. Può essere anche solo un camino. In molti Paesi fanno dei meravigliosi falò. Serve per scacciare i demoni del passato.
Mangiare un cibo portafortuna. Ogni Paese ha il suo cibo: per gli spagnoli il Roscon de reyes, per i francesi Galette des rois entrambe in onore dei Re Magi, in Italia ci sono le focacce della Befana che nascondono quasi sempre un dolce segreto.
Annunciare il fidanzamento. Se il tuo lui ti ha chiesto a Natale di sposarlo. Non dirlo, aspetta l’Epifania. È considerata la notte degli annunci d’amore.
Regalare il carbone. Per i bambini è qualcosa di punitivo, perché significa che non sono stati bravi. In realtà è legato al fuoco e alla necessità di alimentarlo.
Travestirsi da Befana. In Toscana, gli uomini si travestono da befani e girano a regalare dolcetti. Pare sia di buon auspicio.
Il Carbone dolce della Befana – tutta Italia
Il carbone dolce ha un chiaro riferimento al passato. Richiama infatti i falò che venivano costruiti per il rito pagano legato al rinnovamento della terra. Inizialmente veniva inserito nella calza solo per ricordarsi della tradizione. Solo successivamente ha assunto il significato attuale di castigo per i bambini che si sono comportati male l’anno precedente.
Focaccia della Befana piemontese – Piemonte
Nonostante il suo nome, la focaccia della Befana è un dolce a lunga lievitazione tipica del Piemonte. Per tradizione, all’interno dell’impasto viene inserita una moneta, in segno di portafortuna per la persona che la troverà. Ci racconta questo piatto tradizionale la socia Gabriella Rizzo nel suo articolo.
Befanini – Toscana
I befanini sono biscottini di pasta frolla coloratissimi aromatizzati al rum tipici della Festa della Befana. La loro forma richiama simbolicamente gli elementi tipici del Natale: dall’omino alla calza, al cappellino, alla stellina.
Pinza de la Marantega – Veneto
Detto anche “pinsa de la marantega”, è il dolce tipico della festa della Befana a Venezia. Infatti “marantega” significa proprio Befana. È forse il dolce con la storia più interessante: tradizionalmente i contadini veneti la riponevano, ricoperta dalle foglie di cavolo, sotto i carboni ardenti dei falò che si preparavano per festeggiare l’Epifania e l’inizio dell’anno nuovo. Si tratta di un pane dolce poco lievitato con farina bianca e gialla, uvetta, grappa, fichi secchi, pinoli e arancia candita.
La lasagna di Pasquetta – Liguria
Secondo la tradizione il giorno di Pasquetta, che come ho spiegato più in alto è il giorno dell’Epifania, in Liguria vengono cucinate le lasagne. Si tratta di una ricetta molto antica, già presente in un documento datato 7 gennaio 1316, realizzata con sfoglie di pasta all’uovo molto bianche e condita con pesto di basilico o con il sugo di carne ligure, il tocco. Ci parla di questa tradizione la socia Silvia Tavella nel suo articolo.
Galette des Rois – Francia
La Galette des Rois è una torta di pasta sfoglia preparata tradizionalmente il giorno della Befana ripiena di crema frangipane, al cui interno viene nascosta una piccola fève, una fava in segno di fortuna. Oggi si nasconde un piccolo oggettino o frutta secca.
Crostata dell’Epifania – Inghilterra
Quella dell’Epifania è una crostata molto scenografica, con una grande stella al centro e ben dodici confetture diverse, carica di simbologia. Tutte le curiosità su questo dolce inglese le potete leggere nel mio articolo.
Roscòn de Reyes – Spagna
Il Roscòn de Reyes è la ciambella soffice dei Re Magi decorata con frutta candita che tradizionalmente viene consumata per l’Epifania. A differenza della tradizione italiana, in Spagna è nella mattina del giorno della Befana che si aprono i doni sotto l’albero. Infatti sono proprio i Re Magi che portano i doni e non Babbo Natale.
Vasilopita – Grecia
Preparato sia per Capodanno che per la Befana, la vasilopita è un dolce tradizionale greco simile alla focaccia piemontese perché, anche in questo caso, al suo interno viene inserita una moneta in segno di portafortuna. L’impasto è molto semplice. Simile ad un pan brioche è arricchito dalla presenza di mandorle e semi di sesamo.
Dreikönigskuchen – Svizzera
Il dolce della Befana tipico in Svizzera è il dreikönigskuchen, un pan brioche molto particolare perché realizzato da tante diverse “palline” assemblate insieme. Come molti dolci della Befana, anche al suo interno viene inserito un piccolo regalino, un oggettino o una moneta. Chi lo troverà sarà il vero re della festa. Per questo spesso viene servito con una coroncina nella sua sommità.
Bolo de Rei – Portogallo
Il Bolo de Rei è un dolce a forma di ciambella, un impasto lievitato, con tantissimi canditi e frutta secca ed è il dolce di Natale per antonomasia, che si consuma per tutto il periodo delle feste, dal 25 dicembre al 6 gennaio. All’interno si usa nascondere una fava, chi la troverà nella sua fetta sarà il re della festa, ma dovrà provvedere alla preparazione della torta per l’anno seguente. Questo dolce simboleggia i doni fatti dai Re Magi a Gesù bambino. La forma a corona è il simbolo dei Re Magi, la crosta simboleggia l’oro, i canditi e la frutta secca, la mirra e l’aroma del dolce l’incenso.
Una splendida raccolta di ricette dal mondo ce la propone la socia Miria Onesta nel suo articolo.
Per concludere questo lungo racconto vi lascio l’inizio della poesia di Giovanni Pascoli che sicuramente ricorderete bene tra i compiti assegnati dalla maestra durante le vacanze di Natale.
La Befana di Giovanni Pascoli
Viene viene la Befana
vien dai monti a notte fonda.
Come è stanca! La circonda
neve, gelo e tramontana.
Viene viene la Befana…
Per la lettura completa di questa ed altre poesie dedicate alla Befana vi lascio il link.
Webgrafia
Focus, Nino Gorio, articolo tratto da Focus Storia n. 17 (2008)
Michele Renzullo, L’epifania secondo James Joyce, 8 maggio 2019, www.scritturacreativa.org
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Grazie per questo articolo lungo e dettagliato! Ho imparato un sacco di cose che non sapevo!
Questo articolo era molto interessante, soprattutto per la storia e l’usanza della festa in diversi paesi. Nel mio paese n Austria i tre rei maggi vengono nelle case, cantano e pregano. Poi sono invitati a prendersi dei dolci con una bevanda calda. Sopra la porta scrivono gli iniziali M. B. C
Ho appreso da questo articolo interessantissimo usanze tradizioni e anche la storia che non conoscevo quindi un grande grazie.