Fortuna a tavola: gli ingredienti benaugurali per il Natale

Ingredienti benaugurali del Natale

Manca poco ormai al Natale e le città di tutto il mondo cristiano (e non) si preparano a festeggiarlo, portando in tavola gli ingredienti benaugurali del Natale. La calda atmosfera dell’attesa entra nelle nostre case che pian piano si illuminano di luci e addobbi. La preparazione dell’albero di Natale è un momento da condividere, c’è chi è addetto alle luci, chi preferisce attaccare palline e fiocchetti e il più piccolo della famiglia di solito ha il compito di appoggiare la stella sulla sommità dell’albero. Mentre in cucina si sfornano biscotti alla cannella e la casa profuma di arance essiccate e spezie natalizie.

Durante le festività natalizie la tavola è un tripudio di abbondanza, colori e sapori. Una ricchezza propiziatoria in vista del nuovo anno che si prospetti favorevole, ma che si contrappone alla normale frugalità dei pasti quotidiani. Ogni nazione, regione, famiglia ha le sue tradizioni legate al Natale che si tramandano da sempre e che, con orgoglio, vengono riproposte ogni anno.

Ma quali sono i simboli beneauguranti di speranze e desideri per il futuro in questo periodo di festa? Facciamo insieme un piccolo viaggio e scopriamoli.

La frutta, che sia fresca oppure secca, da sempre è la protagonista della tavola delle Feste. Immancabile a chiusura del pasto, viene usata per arricchire le pietanze, in particolare gli arrosti e la selvaggina ed è ingrediente principale di numerosi dolci natalizi soprattutto nel Nord Europa. Un’idea originale e di effetto è decorare il centrotavola natalizio con una composizione a base di frutta, mentre è sempre un gradito regalo nei cesti gastronomici. In particolare mele, arance, mandarini, melograni sono simbolo di buon augurio e prosperità grazie alla loro forma sferica che ricorda quella delle monete.

Nel XVII secolo in Alsazia si iniziarono a decorare i primi alberi di Natale con piccole mele rosse, simbolo dell’abbondanza e del peccato originale. Questa tradizione si diffuse poi in tutta Europa, dove oltre alle Pomme de Noël, le mele di Natale, a decorare i rami degli abeti vennero aggiunte noci e frutta secca. Usanza che approdò poi nel Nuovo Mondo, dove tuttora si trova un tipo di mela denominata “Christmas Apple”.

La frutta secca è sempre stata considerata di buon auspicio sin dall’antichità classica, ed era servita a fine pasto soprattutto durante i banchetti nuziali come augurio di prosperità agli sposi. Non a caso un detto recita “Pan e nosi mangiar da sposi ”: “Pane e noci mangiare da sposi”. Nelle famiglie più povere la frutta secca era il regalo riservato al Natale, dolce, nutriente e poco costosa, ma che grazie al suo guscio duro era simbolo di protezione dagli attacchi esterni e portava augurio di prosperità, forza e fertilità. Noci, mandorle, uvetta, fichi non possono mai mancare sulla tavola delle feste in Grecia. Tradizione vuole infatti che il giorno di Natale si usi mangiare 13 tipologie di frutta secca per propiziarsi la fortuna per il futuro.

La simbologia del numero 13 richiama il numero dei commensali dell’ Ultima Cena di Gesù con gli Apostoli, ed è ricorrente anche in Francia dove gli ospiti alla tavola del pranzo di Natale, il Reveillon, dovrebbero essere appunto tredici.  Tredici sono anche le portate che si dovrebbero preparare per il cenone della Vigilia, che devono comprendere un primo, un secondo, contorni, pane e vino, simbolo di vita, per finire con frutta di stagione, frutta secca e dolci preparati in casa.

Nella tradizione italiana moderna è usanza finire il pranzo di Natale con un dolce che ricordi il pane: panettone, pandoro, panpepato o pandolce a seconda delle proprie usanze. Anche se nelle regioni meridionali a farla da padrona sono i dolci tipici come gli struffoli, nepitelle e buccellati.

Preparare i dolci per Natale è un momento che coinvolge tutta la famiglia che si ritrova in cucina a mescolare impasti, aggiungere spezie, aromi e frutta aspettando con ansia il momento dell’assaggio. Dolci che raccontano di usanze che si tramandano da sempre e sono il simbolo dell’unione della famiglia.

In Inghilterra si inizia a preparare il Christmas Pudding già la settimana prima di Natale. Secondo tradizione tredici sono gli ingredienti che vengono miscelati insieme per un impasto molto ricco i cui sapori si devono amalgamare con il passare dei giorni. Ogni componente della famiglia deve partecipare alla sua preparazione che avviene procedendo in senso orario. Chi poi troverà al suo interno la sorpresa, un anello o una moneta, godrà di un anno favorevole. In Francia, durante la notte più lunga dell’anno, era usanza riunire tutta la famiglia davanti al fuoco e bruciare il miglior ceppo di albero da frutto in auspicio di un buon raccolto per l’anno successivo. Da questa tradizione nasce il Bûche de Noël, buonissimo rotolo di pasta biscotto farcito e ricoperto di crema e decorato appunto a forma di tronco di albero La vigilia di Natale nelle case greche si prepara il Christopsomo, il pane di Cristo, una pagnotta dolce che viene decorata con scene di vita familiare, spighe di grano o grappoli d’uva. Decorazioni che sono di buon auspicio per l’anno che verrà. I Lebkuchen sono biscotti al miele e spezie che vengono preparati nel periodo natalizio in Germania. Simili ai pan di zenzero, si possono trovare su tutte le bancarelle dei mercatini di Natale da gustare insieme ad un caldo bicchiere di vin brulè. Tipici di questo periodo sono i dolci con piccole sorprese all’interno che riempiono di allegria e stupore sia grandi che piccini, accomunati dalla speranza di trovare il prezioso contenuto. In Danimarca a Natale si prepara il Risalamande, un budino di riso con panna montata, zucchero e vaniglia, servito con salsa alla ciliegia al cui interno viene nascosta una mandorla che regalerà al fortunato possessore un premio.

Per l’Epifania in Spagna si usa preparare il Roscòn de Reyes, una ciambella morbida decorata con frutta candita al cui interno si nasconde una statuetta portafortuna. La Galette des Rois francese invece è un dolce di sfoglia farcito con crema frangipane alle mandorle. Chi troverà la sorpresa all’interno verrà eletto “Re della giornata” e potrà indossare una coroncina d’oro di carta che viene preparata insieme alla galette.

La tradizione di scambiarsi i regali a Natale ha origine in tempi molto antichi. Nell’antica Roma, nel periodo che intercorre tra il 17 ed il 23 Dicembre si festeggiavano i Saturnali, festività dedicate al dio Saturno che, secondo la leggenda, era il re del Lazio prima della fondazione di Roma. In questi lunghi giorni di festa i partecipanti erano soliti scambiarsi auguri propiziatori e piccoli doni, chiamati strenne. Le Strenne erano rami d’albero che i Romani usavano scambiarsi come augurio di abbondanza e prosperità durante le Calende di Gennaio, alberi che provenivano dal bosco dedicato alla Dea Strenia. Durante i Saturnali le scuole rimanevano chiuse e si festeggiava allestendo banchetti, brindando e accendendo le candele più belle durante le celebrazioni religiose. Tutta la popolazione partecipava ai festeggiamenti a spese dello stato e lo scambio dei regali prevedeva noci, datteri, noci e miele, insieme a statue d’argilla e ceri accesi beneauguranti. Usanze queste che ritroviamo ai giorni nostri, le lunghe vacanze scolastiche, la celebrazione religiosa, i banchetti con i brindisi e lo scambio di doni,  l’accensione delle luminarie sia in casa che per le strade. Gesti e consuetudini dei festeggiamenti del nostro Natale.

I regali simbolo della storia del cristianesimo furono quelli che i Re Magi portarono a Gesù in occasione della sua nascita per omaggiarlo ma nella tradizione cristiana moderna, fu nel Medioevo che i bambini iniziarono a ricevere dei doni a ricordo della nascita di Gesù. Tradizione quella dei regali di Natale che ha sì origini religiose, ma che con l’avvento dell’era moderna, popoli diversi hanno interpretato in maniera differente.

 Gli agrumi portafortuna

Arance essiccate

Arance essiccate ph. Barbara Boni

 

Cosa sarebbe il Natale senza il profumo di agrumi in casa? Le scorze d’arancia a seccare sui termosifoni, il succo a deliziare i dolci di questo periodo. Scopriamo insieme perché gli agrumi sono considerati portafortuna: partiamo dalle arance.

Si sa che le tradizioni più belle sono quelle che nascono dalle storie tramandate di casa in casa e ovviamente ne esistono diverse versioni. Narra la leggenda che San Nicola vescovo di Myra, salvò dalla schiavitù tre fanciulle che il padre, caduto in disgrazia, voleva vendere al miglior offerente, regalando loro tre palle d’oro da usare come dote. Nicola proveniva da una famiglia molto ricca e usava spesso i suoi averi per aiutare le persone bisognose e fu particolarmente protettivo nei confronti dei bambini. Alla sua morte in tutta Europa dal Sud Italia all’estremo Nord si cominciò a festeggiare il 6 dicembre come giornata in cui il santo portava doni ai bambini. Ancora oggi, nelle città in cui si festeggia, San Nicola lascia arance, mandarini e frutta secca ai bambini buoni.

Tradizioni e leggende che i migranti verso il nuovo mondo portarono con loro e man mano si trasformarono. In un poemetto americano del 1822 San Nicola viene descritto come un omone paffuto e allegro, con la barba bianca ed il vestito rosso che scendeva dal camino nelle case dei bambini per portare regali. 

Fu agli inizi del ‘900 che le arance, che simboleggiano le palle d’oro di San Nicola, iniziarono a riempire le calze appese ai camini. La loro forma tonda e la loro dimensione colmavano bene la calza che sembrava essere molto ricca. A quel tempo poi l’arancia era considerata un frutto esotico, costoso e prezioso, e tante famiglie se lo potevano permettere solamente durante il Natale. Sebbene in Italia non abbiamo la tradizione dei regali nelle calze, l’arancia è comunque diventata un simbolo benaugurale del nostro Natale, complici anche le coltivazioni di agrumi nel Sud della nostra amata penisola. Nella bella Sicilia, in un passato lontano, si usava addobbare gli altarini della Natività ( ‘a Nuvena) che si trovavano lungo le strade con arance, mandarini e limoni quale simbolo di dono a Gesù. Tradizione che ancora sopravvive in alcune zone e paesi dell’isola.

Volando dall’altra parte del mondo scopriamo che in Cina il Mandarino è il simbolo portafortuna per eccellenza secondo il Feng Shui. Viene infatti regalato agli ospiti la sera dell’ultimo dell’anno come augurio di prosperità e longevità. 

Preziosi come piccole pepite d’oro, e per questo simbolo di ricchezza, sono i Kumquat, i piccoli mandarini cinesi che troviamo nei nostri negozi purtroppo solo durante le festività natalizie. Io li trovo deliziosi cucinati insieme all’arrosto, oltretutto sono anche di buon auspicio per una lunga vita.

Un agrume molto particolare è la Mano di Buddha, la cui forma ricorda appunto una mano dalle lunghe dita con un guanto giallo. Originario dei paesi orientali è un frutto con pochissima polpa ma dalla buccia molto profumata e saporita.  I giapponesi sono soliti regalarlo a parenti e amici come simbolo di ricchezza e prosperità la sera di Capodanno.

Insomma gli agrumi sono davvero immancabili in questo periodo festoso e oltre ad assaporarne succo e sapore, possiamo usarli per preparare addobbi e decorazioni per la nostra casa. Con il loro profumo, il Natale ci avvolgerà in un caldo abbraccio. Come ha fatto Micaela Ferri preparando i Pomander: gli agrumi di buon auspicio. 

La melagrana benaugurante

Melagrana

Presente nella storia e cultura di popoli e religioni diverse, la melagrana è da sempre un frutto che racchiude in sé un’ampia simbologia.

Originaria dell’Asia, troviamo sue tracce in tutto il bacino del Mediterraneo. Storie mitologiche, testi antichi, raffigurazioni artistiche e religiose, varie sono le fonti in cui appare, legata sempre alla figura femminile quale simbolo di fertilità e maternità. Nella mitologia greca e romana era spesso associata a Venere e Giunone che venivano rappresentate con una melagrana in mano. La povera Persefone fu condannata dal marito Ade a passare la sua vita negli inferi per aver mangiato sei chicchi di melagrana. Fu la madre Demetra, moglie di Zeus, ad ottenere che la figlia passasse sei mesi sulla terra e sei mesi negli inferi insieme al marito. Questo alternarsi simboleggia il ciclo della vita e della morte, il sacrificio ed il rinnovamento, l’alternarsi delle stagioni e la rinascita in primavera con il ritorno di Persefone dalla madre.

Nella cultura ebraica la melagrana rispecchia i principi di onestà, rettitudine e giustizia. 613 sono i chicchi presenti nel frutto, corrispondenti ai precetti morali della Torah, il testo sacro. Melagrana che compare nella Bibbia come uno dei sette frutti della terra promessa, a lei e alla quantità dei suoi chicchi si lega la speranza della fertilità della terra oltre alla ricchezza dei doni di Dio. Per la religione islamica è uno dei frutti che crescono nel giardino del Paradiso.

E’ il frutto che rappresenta l’unità fra i popoli, i suoi chicchi uniti fra di loro, sono al contempo separati dalla sottile membrana. Uniti ma separati, separati ma uniti. Un frutto dalla buccia dura e rugosa, segno di grande protezione ma che al suo interno racchiude chicchi brillanti come rubini.

Aprire un frutto di melagrana è un augurio di fertilità, in Turchia era usanza per le donne prossime alle nozze di mangiarne i chicchi per propiziare la fecondità. Ma è anche auspicio di ricchezza, i chicchi ricordano le monete, al pari delle lenticchie, ed è per questo motivo che troviamo la melagrana sulla tavola delle Feste. Regalare una melagrana è augurare benessere, fortuna e abbondanza a chi la riceve. Ancor oggi in Grecia la notte dell’ultimo dell’anno, lasciano cadere una melagrana davanti all’uscio di casa. Spaccandosi si conteranno i chicchi fuoriusciti che saranno i soldi che arriveranno in famiglia.

Come possiamo portare quindi un po’ di fortuna sulla nostra tavola? Aggiungiamo qualche chicco di melagrana nelle insalate delle feste oppure sulla verdura al forno per donare un tocco acidulo al piatto. Spremuti in un bel succo invece sono un gran toccasana per la nostra salute in quanto ricchi di polifenoli e proprietà antiossidanti.

Sabina Martorana, nel suo blog, porta colore e fortuna con un centrotavola non solo bello da vedere, ma anche da mangiare: una squisita treccia di pan brioche alla melagrana. Il lievitato di Sabina racchiude e sprigiona tutti i profumi tipici natalizi con sentori di cannella, arancia, rosmarino e miele, l’impasto della treccia viene leggermente colorato dal succo di melagrana.

E con l’ augurio di prosperità e serenità vi auguro un Buon Natale.

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