Funeral party di Frank Oz

Funeral party di Frank Oz

Funeral Party è un film di Frank Oz del 2007, sceneggiatore Dean Craig, con un cast di attori britannici. Il film è stato realizzato con un budget ridotto, girato in sole sette settimane alla Chenies Manor House di Chenies, nell’Inghilterra meridionale, ed è stato premiato dal pubblico al Festival di Locarno. Funeral Party è la traduzione italiana, ma il titolo originale, Death at a Funeral, fa già capire quanto possa diventare divertente un funerale, anzi quasi sembrare un teatro dell’assurdo.

La mattina del funerale del padre, la famiglia e gli amici del defunto arrivano portando con sé tutte le proprie ansie personali. Il figlio Daniel (Matthew Macfadyen) sa che dovrà affrontare il fratello Robert (Rupert Graves), appena arrivato da New York, e sua moglie Jane (Keely Hawes). Nel frattempo, la cugina Martha (Daisy Donovan), con il suo insicuro fidanzato Simon (Alan Tudyk), il quale cerca disperatamente di fare una buona impressione sul rigido padre. Un obiettivo che fallisce miseramente quando Martha, per calmare Simon gli dà del valium trovato a casa del fratello Troy. Ma questo valium si scoprirà essere un potente allucinogeno preparata proprio da Troy (studente alla facoltà di farmacia). Lo zio Alfie, un anziano irascibile, bisbetico e paraplegico che si accanisce sul malcapitato Howard, un ospite ipocondriaco assillato da una macchia chiara sull’epidermide del polso, e altri eccentrici personaggi partecipano alla veglia insieme a un ospite misterioso che minaccia di svelare uno sconvolgente segreto di famiglia.

Il funeral party, ma in genere il tema del funerale, è un soggetto spesso rappresentato nel cinema ed è un modo per esorcizzare e celebrare, con toni diversi, l’argomento e la paura della morte.

Nelle veglie e nei rituali funebri anglosassoni è rimasta la tradizione di creare un momento di convivio in cui amici e familiari si confortano, ringraziano e salutano, magari ricordando con aneddoti ed episodi di vita, il caro estinto.

Questo momento di “rinfresco” è ripreso e immortalato in molti film, in quanto è proprio nelle occasioni di ritrovo (in questo caso nel funerale) che le famiglie danno il peggio. In una classifica sembra che il funerale abbia il primato, ed è seguito dal Natale. Gli americani aggiungono anche la Festa del Ringraziamento.

In Funeral Party il buffet preparato è nel migliore stile della borghesia inglese: fine porcellane in stile liberty, stoviglie in argento, le alzatine e i piatti che vengono portati sulla tavola, o che sono già sistemati e apparecchiati, sono un tripudio di sandwiches, scones, confetture e double cream, torte e pasticcini classici inglesi. In diverse scene si intravedono gli invitati che sorseggiano tè, parlano tra loro e si muovono per il salotto con i piattini in mano. Il rinfresco non si limita a fare da sfondo, ma discretamente riempie la scena, fa muovere gli attori naturalmente e conquista il primo piano quando uno dei personaggi, Howard, assaggia una fetta di torta e non riesce a capire se ci sono mandorle nell’impasto. La torta qui diventa il pretesto per caratterizzare maggiormente l’ipocondria del personaggio.

 

Funeral party

Analizziamo il film

Il film è divertente sin dai titoli di testa realizzati in animazione: su una cartina nera viene tracciato il percorso fantasioso di una bara stilizzata bianca lungo strade di campagna fino alla destinazione: un’elegante casa di una famiglia borghese.

La stessa animazione chiuderà il film: il percorso però condurrà la bara alla sua tomba dove verrà sepolta e dei ciuffetti d’erba spunteranno sulla sommità.

La prima scena introduce subito un errore che attira l’attenzione, e dichiara che si sta per assistere a una black comedy all’inglese, con una comicità un po’ tagliente ma sincera che non scade nel volgare. Questo è il suo punto di forza, e sarà solo la prima di una serie di situazioni comiche che vanno dal puro umorismo british alternato con la dark comedy, humour nero, e anche con la farsa. Si potrebbe affermare che la commedia rientra nella tradizione di quei classici in cui i disastri continuano ad accumularsi in un crescendo di divertimento. Si assiste a un inarrestabile succedersi di eventi che complicano invece che risolvere le situazioni producendo effetti esilaranti.

La sceneggiatura di Dean Craig

Le vicende dei vari personaggi si intrecciano molto bene e creano la giusta dose di realismo grazie alla sceneggiatura di Dean Craig. Gag e colpi di scena non mancano; le normali convenzioni che si adottano per un funerale vengono totalmente stravolte dai protagonisti di questa vicenda.

In Funeral Party, o in altre commedie simili, gli autori, per costruire la situazione comica, prendono un evento (in questo caso il funerale) in cui i comportamenti dei presenti sono vincolati alle regole cerimoniali, e inseriscono una serie di elementi e/o personaggi destabilizzanti. Sono proprio questi personaggi che rompono gli schemi e che creano la situazione comica, che danno il via al resto dei personaggi, aumentando sempre di più il ritmo in un intensificarsi di battute e sketches, tra chi cerca di salvare le apparenze e chi è involontario spettatore.
Importante in tal senso è la fase di preparazione. Nel tragitto che porterà i vari personaggi al funerale vengono infatti inseriti tutte quelle informazioni che serviranno, successivamente, per avvicinare lo spettatore alle problematiche dei vari personaggi. Le varie storie si incrociano, andando per accumulo e rendendo sempre più apparentemente irrisolvibile e catastrofica la situazione.

Lo sceneggiatore mostra una vera sensibilità per il modo in cui una crisi fa emergere vecchie ostilità. Craig usa l’umorismo come copertura per dire qualcosa sul modo in cui le famiglie si separano e si uniscono nei momenti difficili. A detta di Craig questa dark comedy mira anche a dare risalto alla particolare sensazione che si ha nei funerali della vita che, nonostante tutto, continua, e per questo nella commedia ha un ruolo di primo piano l’ossessione e anche l’angoscia dei personaggi per il proprio destino personale, per la loro di vita, che ancora c’è e non è facile.

Il regista Frank Oz e il cast di Funeral Party

Il regista parla del film partendo dalla sceneggiatura definendola una commedia vera, di quelle in cui si ride a crepapelle.

Racconta di quando Craig, lo sceneggiatore gli ha sottoposto il copione, lui è rimasto sorpreso della giovane sua età. Oz parla della sceneggiatura affermando che la struttura è radicata nella farsa ma ha un’intelligenza e un senso dell’umorismo personale e giovanile, e non ha potuto rifiutare di fare il film.

Continua dicendo che la crescente disperazione insita negli eventi rende la storia così divertente. Si tratta di una di quelle situazioni in cui non si dovrebbe parlare e dove si dovrebbe tenere tutto dentro di sé. Ma, ovviamente, più ti sforzi di tenere le cose dentro di te, più la situazione peggiora.
La chiave per trovare il tono giusto era quella di mettere insieme un gruppo di attori intelligenti, ironici e di talento, in grado di far arrivare i loro personaggi a grandi profondità emotive e a una comicità estrema. Per questo è stato molto soddisfatto del cast scelto.

Continua parlando della complessità del personaggio di Daniel, “c’era bisogno di qualcuno che potesse interpretarlo in maniera onesta e, come risultato, riuscisse ad alzare il livello delle interpretazioni del resto del cast, perché lui è il cuore della storia. Se fosse stato troppo esplicito, anche tutti gli altri lo sarebbero stati. Ma Matthew è stato straordinariamente sottile!”

Matthew Macfadyan infatti è stato bravissimo nella sua interpretazione, anche se si trattava di un ruolo a lui inconsueto, quello del frustrato figlio del defunto oscurato dal successo dell’egocentrico fratello (Rupert Graves).

Il regista racconta poi di Dinklage, e lo definisce un attore all’altezza “Ho sempre avuto una grande considerazione nei suoi confronti e ho ritenuto che sarebbe stato molto interessante averlo in questo ruolo. La parte non era scritta appositamente per un attore di bassa statura, quanto per un ottimo attore. La sua altezza dà soltanto un ennesimo contributo alla vicenda. (scheletri… nell’armadio! Chi non ha piccoli segreti nascosti? I lutti provocano strane reazioni nella gente)”.

Infatti Dinklage interpreta magistralmente la sua parte, girando in silenzio per il soggiorno, i suoi occhi che osservano la scena, mentre i fratelli cercano di capire come questo sconosciuto abbia conosciuto il loro padre… la risposta sorprenderà e incuriosirà  il pubblico.

Indimenticabile poi l’interpretazione di Alan Tudyk (Simon), che gioca molto con la fisicità del suo ruolo, è uno degli elementi disturbanti. Il suo Simon è nervoso mentre va al funerale perché crede che la famiglia della sua futura sposa lo disprezzi. Lei, per tranquillizzarlo gli dà quello che pensa sia Valium, solo che si scopre essere una droga allucinogena che lo fa comportare in modo oltraggioso. Afferra il braccio della vedova e fissa la sommità del suo elaborato cappello come se cercasse degli uccelli. Simon crea una delle tante interruzioni del funerale salendo sul tetto senza vestiti e minacciando di saltare.

Ma le interpretazioni sono eccellenti per tutto il cast, non c’è un protagonista assoluto, ma tutti lavorano insieme e diventano parte integrante della trama, un prodotto corale magistralmente orchestrata da Oz. Sono in grado di far arrivare i loro personaggi a grandi profondità emotive e a una comicità estrema, senza mai cadere nel grottesco.

Il regista dimostra di saper bene gestire i tempi, in modo quasi cronometrico, e le diverse situazioni che mette in gioco allontanandosene e poi tornando a riprenderle. Questa gestione perfetta dei tempi punta anche molto sulle notevoli qualità degli attori, che riescono ad emergere dal grande schermo mantenendosi in bilico fra serietà e paradosso. Tutti a loro modo si districano nei diversi registri narrativi che offre il film, offrendo sempre qualche spunto riflessivo oltre al sorriso.

Non mancano le tematiche care al regista già trattate in passato in altre pellicole, come l’omosessualità, che fa capolino in modo macabro e alquanto insolito, ma che produce una delle scene più divertenti del film.

Nel finale a riportare ordine nel caos sarà Daniel… un finale ovviamente “tranquillizzante”…

Funeral Party non ha mezze misure: o piace o non piace. Si sa, i gusti nelle arti sono molto personali. A me è piaciuto e le volte che mi è capitato di vederlo, o rivederlo, l’ho sempre molto apprezzato. La visione comunque è consigliata per un pubblico adulto per una tranquilla serata senza troppi pensieri.

A proposito, quasi dimenticavo, che puoi vedere il film in streaming su Amazon Prime Video, Now, Sky, Google Play e Apple Itunes.

 

Buffet funeral party

Foto tratte dal film

2 commenti

  1. É uno di quei film che rivedi con piacere, per farti non solo quattro risate, ma otto, dieci…. Quante ne riesci a fare. Grazie per avermelo fatto ricordare.

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