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La cozza di Cervia
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Pubblicazione: 07/07/2016
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Con il termine Melone (nome scientifico Cucumis melo) si indicano sia la pianta rampicante della famiglia delle Cucurbitacee, sia i frutti che essa produce, dalla forma ovale o tondeggiante e dalla buccia coriacea, che racchiude una polpa dolce e profumata. La stagione della loro raccolta è l’estate, di cui diventa dominatore assoluto, grazie all’alto contenuto in acqua e alle sue proprietà dissetanti e nutrienti. Essendo un frutto con poche calorie e un’alta percentuale di sali minerali, è indicato per le diete dimagranti; per l’alto contenuto di ferro, fosforo, sodio e calcio, ma soprattutto di potassio, ci aiuta a tenere sotto controllo la pressione nonché a ripristinare le scorte idriche perdute durante la sudorazione. La polpa varia dal bianco all’arancio e, quando raggiunge la maturazione, è succosa e molto profumata.
Risale addirittura al Medioevo il classico rituale di annusare e picchiettare con le nocche il melone prima dell’acquisto per cercare di capire, o meglio indovinare, se il frutto che si ha in mano è maturo al punto giusto.
Molto antiche, e sconosciute, sono le sue origini. A questo proposito ci sono diverse ipotesi: alcuni studiosi dicono che sia originario dell’Africa, altri dell’Asia Minore. Già al tempo dei Sumeri (circa 3000 anni fa) il melone era conosciuto e consumato; infatti lo si ritrova già nel poema epico di Gilgamesh, dove l’eroe consumava “meloni cassia”.
Il melone fu citato anche in uno scritto di Mosè; pare, infatti, che uno dei prodotti alimentari che più desiderava fossero i meloni: “..il pesce, che abbiamo fatto mangiare liberamente in Egitto, i cetrioli, e meloni.” (11, 05 ).
Particolarmente interessante è la notizia riportata dal quotidiano Uniosarda del Febbraio 2015, secondo cui “I semi di melone, riferibili all’età del Bronzo (tra il 1310-1120 a.C.) sono stati trovati nel pozzo N di Sa Osa (Cabras) e sarebbero la prima testimonianza certa della coltivazione del melone nel bacino del Mediterraneo. La scoperta è stata fatta dal gruppo di archeobotanica del Centro Conservazione Biodiversità dell’ università di Cagliari. Prima di questa scoperta la diffusione del melone nel Mediterraneo era stata attribuita a Greci e Romani in periodi molto più recenti.”
Si ritrova il nostro frutto nel De Re Coquinaria di Apicio, che racconta di meloni importati dall’Armenia. In una delle ricette narra di meloni crudi serviti con “una salsa di pepe, mentuccia, miele, brodo e aceto”: Da qui si evince che il melone si utilizzava anche come ortaggio.
Plinio il Vecchio, nel I secolo d.c., racconta di una pianta chiamata melopepo, la cui descrizione ricorda il melone, così come noi oggi lo conosciamo. E ancora, un murales ritrovato ad Ercolano, risalente al 79 d.c., raffigura dei meloni tagliati a metà.
Con la caduta dell’impero Romano, in Italia crollò anche l’importazione dei meloni provenienti dall’Asia Minore. Fu poi Carlo Magno, nell’800 d.C., a riprenderne la coltivazione, importandolo dalla Spagna dove, un secolo prima, i Mori lo avevano reintrodotto.
Giovanni Boccaccio parla di “lunghi melloni e gialli poponi, sotto la cui scorza ruvida e dura si nascondono: una polpa zuccherina, un profumo caratteristico e un colore che varia dal verdastro al giallo, all’arancione e al bianco”. A partire dal XVIII secolo, i meloni diventano un frutto molto popolare in Francia e in Italia meridionale. In Italia era presente la varietà coltivata a Cantalupo, paese vicino Roma da cui prese il nome, e fu poi importata poi anche in Francia da Carlo VIII.
Lo stesso scrittore Alexandre Dumas era particolarmente ghiotto di meloni: anche al suo tempo essi erano considerati una vera delizia, ed egli ne era così ghiotto che richiese alla biblioteca della sua città di scambiare le sue opere con un approvvigionamento di ben 12 meloni l’anno! E in effetti ne ottenne grandi scorte… Fu fu addirittura istituita in suo onore la confraternita dei Cavalieri dei meloni di Cavaillon (località in cui i frutti venivano coltivati e distribuiti sul mercato).
Il frutto era considerato fonte di ricchezza, abbondanza e prosperità, probabilmente forse a causa del gran numero di semi che contiene. Molti erano gli appassionati del melone, nobili e aristocratici in primis; ma non mancarono, naturalmente, dei medici allarmisti che consideravano pericoloso, se non addirittura mortale, questo frutto, incolpandolo della morte decesso di quattro imperatori e ben due pontefici. Castore Durante, naturalista romano vissuto nel XVI secolo, nel suo “Herbario nuovo” avvisava i lettori di non mangiare troppo melone per coloro che erano diabetici o affetti da malattie digerenti.
La produzione dei meloni a livello mondiale è oggi molto sviluppata, si aggira attorno ai 27 milioni di tonnellate annue (dati 2010). I principali paesi produttori di questo frutto sono: la Cina, che da sola produce circa il 52 % dell’intera produzione mondiale di meloni, la Turchia, gli Stati uniti, il Marocco, Israele, Iran, Egitto e India. In Europa i maggiori produttori di meloni risultano invece la Spagna (con circa un milione di tonnellate prodotte), l’Italia (con quasi 600.000 tonnellate) e la Francia (con una produzione media di 300.000 tonnellate).
Moltissime sono le varietà coltivate: si distinguono per forma, ovale o tondeggiante, colore e sapore e si possono raggruppare in meloni estivi e meloni invernali.
In Italia si coltivano essenzialmente due tipologie: il Cantalupo e il Retato.
Esiste in Italia il Consorzio di Valorizzazione e Tutela del Melone Mantovano, melone retato che ha ottenuto il riconoscimento della I.G.P., la cui zona si estende in diversi Comuni tra le Province di Mantova, Cremona, Modena, Ferrara e Bologna. La coltivazione del melone in questi terreni è davvero antica: documenti risalenti alla fine del Quattrocento, presenti nell’archivio Gonzaga, riportano notizie dettagliate degli “apprezzamenti destinati ai meloni provenienti da queste terre”.*
Una particolare specie di melone, diventata Presidio Slowfood, è il Cartucciaru di Paceco: grazie al certosino e scrupoloso lavoro di recupero dei tecnici degli uffici decentrati della Regione Siciliana a Dattilo (TP) e di quattro coraggiosi agricoltori che si sono resi disponibili a tentarne nuovamente la coltivazione; ad oggi sono circa 18 gli ettari dedicati a questo frutto. Le campagne di Paceco, già a giugno ci regalano questi stupendi meloni gialli. Precoci e molto produttivi, contendono a inizio stagione il mercato ai meloni mantovani. A fine luglio però, il prezzo crolla a causa dell’eccesso di offerta: a quel punto non conviene più raccoglierli e vengono lasciati in campo a nutrire greggi di pecore e capre. **
Il melone si presta a svariate preparazioni, sia dolci che salate, crude o cotte; ma il piatto per eccellenza resta Prosciutto e Melone, le cui origini pare risalgano addirittura al II secolo d.C., secondo le teoria della medicina Galenica.
La medicina Galenica si fonda su due principi, che sono anche alla base della moderna medicina e della scienza alimentare: quello che mangiamo influenza la nostra salute e ogni cibo che ingeriamo ha proprietà peculiari che gli altri non hanno. Per cercare un equilibrio bisogna combinarne di diverse tipologie. E’ così che la cucina diviene l’arte combinatoria per eccellenza, visto che sono pochissimi gli alimenti che hanno una natura “perfettamente equilibrata”. In virtù dell’equilibrio che si va cercando nel piatto, quando un alimento è sbilanciato dalla parte del caldo, bisognerà accompagnarlo con alimenti freddi. Vista la sua natura estremamente fredda e umida, nel Medioevo il melone era considerato molto pericoloso e l’unico modo per bilanciarlo era servirlo con qualcosa di molto secco e caldo. Ed ecco che il prosciutto crudo diventò il giusto partner per portare equilibrio al piatto.
Nell’antichità questo frutto era più piccolo e molto meno zuccherino di oggi: lo si mangiava con pepe e aceto, condito come un’insalata, dunque come un ortaggio.
Ancora oggi, il classico Prosciutto e Melone è uno dei piatti estivi più amati. La medicina Galenica non poteva allora saperlo, ma dal punto di vista nutrizionale questo piatto è perfetto: la maggior parte del frutto è costituita da acqua, la parte solida contiene prevalentemente fibra e un po’ di zuccheri semplici, mentre il colore arancione è un indicatore della presenza di betacarotene. Il prosciutto è ricco di proteine nobili e vitamine del gruppo B; questo piatto ha, quindi, un equilibrio perfetto tra dolcezza e sapidità.
Scegliete un melone maturo e profumato, ponetelo in frigo a raffreddare. Al momento dell’utilizzo, tagliatelo a metà, svuotatelo dei semi e tagliatelo a fette regolari. Eliminate la buccia ad ogni fetta e adagiatevi sopra una o due fette di prosciutto crudo. Servite immediatamente. Ben fresco.
Fonti:
Partecipano come contributors:
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Complimentissimi per questo articolo così completo, ora so tutto anche io sul melone. Grazie Erica!
E alla fine ci sono riuscita ….. INSALATA PROFUMATA CON MELONE
http://blog.giallozafferano.it/sognandoincucina/insalata-profumata-melone/
Brava Erica, articolo completo e molto interessante.
L’avevo detto che avrei partecipato e poco prima dello scoccare della mezza notte ecco la mia proposta per la tua giornata!
http://mentaesalvia.altervista.org/officina2/insalata-riso-selvatico-con-melone-gamberetti/
Complimenti Erica, articolo completo di tutte le informazioni per conoscere meglio il melone.
Magnifiche le fotografie. 🙂