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Pubblicazione: 18/03/2021
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I porri fritti di Quaresima sono la ricetta medievale italiana tratta dal Libro della Cocina di un Anonimo autore Toscano del Trecento che ho realizzato in occasione del Dantedì.
Il Dantedì è l’evento annuale per celebrare il Sommo Poeta e la sua opera, che quest’anno assume un significato speciale, dato che nel 2021 cadono i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, avvenuta a Ravenna tra il 13 e il 14 settembre del 1321.
La scelta di questa data, il 25 marzo, è dovuta al fatto che proprio in quel giorno nel 1300, Dante Alighieri inizia il viaggio nel suo grande capolavoro: la Divina Commedia, considerata la più grande opera scritta in lingua italiana e conosciuta in tutto il mondo.
Molteplici sono le iniziative per questa data, molte nate spontaneamente, come la nostra, spinti dalla passione e stima per il Sommo poeta che ci rappresenta ancora oggi in tutto il mondo.
In occasione del Dantedì, l’Associazione Italiana Food Blogger ha proposto alla BUB – Biblioteca Universitaria di Bologna, che possiede il manoscritto, di collaborare al progetto Heritage nel quale raccontiamo le bellezze del nostro bel Paese e che soprattutto ci rende orgogliosi di far riscoprire.
La BUB ha messo a disposizione gratuitamente la digitalizzazione del manoscritto e ogni socio ha scelto una ricetta, che alcuni riadatteranno, mentre altri riproporranno fedelmente.
Su gentile concessione della BUB – Biblioteca Universitaria di Bologna. BUB, Ms.158, c.94v
Su gentile concessione della BUB – Biblioteca Universitaria di Bologna. BUB, Ms.158, c.95r
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Ricetta originale
Anche i porri fessi (tagliati) in quattro parti, e ben bolliti e ben cavati da l’acqua, si possono friggere con oglio, sale e pepe, sopra le scudelle a tempo di Quaresima.
La ricetta dei porri fritti realizzata rispecchia il periodo storico, piatti semplici con ingredienti della terra.
Ingredienti
Lavate bene e mondate i porri.
Eliminate le foglie esterne più dure, tagliate la base e la parte verde in alto.
Tagliatele in 4 parti e fateli bollire in acqua finché non saranno ben cotti.
Scolateli e fateli saltare in una padella olio, a fine cottura salate e pepate a piacere.
Leggendo il libro, “A Convito con Dante La cucina della Divina commedia” si ha l’opportunità di realizzare un viaggio gastronomico tra i vari gironi narrati dal grande Dante Alighieri. Inoltre ci permette di comprendere anche il quotidiano del Sommo poeta e la cucina di quell’epoca.
Ho scoperto, realizzando questa ricetta, che per Dante tutto ciò che non era dolce era classificato come amaro.
Inoltre fece un’ulteriore specifica sui sapori a lui particolarmente sgradevoli, come l’agrume. Per Dante il termine agrume, non indicava solamente alimenti come limoni, aranci, ma stava ad indicare, in base all’uso trecentesco del termine, “ortaggi che hanno un sapore forte o acuto”.
Ne abbiamo ulteriore conferma dall’Accademia della Crusca che cita Jacopo Passavanti “Dicono i savi che i porri, cipolle e agli e ogni agrume crudo… fanno avere i sogni terribili e noiosi”.
Nella cucina trecentesca, si desume, che i porri erano molto utilizzati tanto che l’Anonimo Toscano propone vari modi per cucinarli.
La cucina tradizionale medioevale è stato un modo insolito per comprendere ancora di più questo grande capolavoro del nostro illustre poeta Dante Alighieri.
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