Il Pane nell’Arte: contest

il pane nel arte concorso fotografico con cinque soci partecipanti

“Il pane nell’arte” è il nome del nuovo contest lanciato dall’Aifb in collaborazione con le socie del gruppo “farina del nostro sacco”. Un’iniziativa rivolta a tutti gli associati Aifb, con lo scopo di ricreare e ricomporre una tra sei opere di artisti di epoche diverse, proposte dagli organizzatori, per imprimere il tutto in uno scatto.

Il pane è un alimento insostituibile per l’essere umano, è da sempre il cibo più significativo nell’evoluzione culturale e sociale dell’uomo. Lo testimoniano le innumerevoli rappresentazioni artistiche in cui il pane è il soggetto principale o un elemento della composizione, simbolo di nutrimento indispensabile per il corpo e per l’anima.

Basti pensare agli antichi Egizi e alle loro pitture parietali nelle tombe, che rappresentano la coltivazione del grano, la macinazione, la preparazione e la cottura del pane. Ciò serviva a far rivivere al defunto alcuni momenti della sua vita, come la realizzazione del pane. 

Durante il Medioevo e il Rinascimento il pane è stato rappresentato come un importante simbolo religioso. Basti pensare a soggetti come “L’ultima cena” o “Il miracolo della moltiplicazione dei pani”.

Ma anche gli artisti contemporanei hanno riservato uno spazio importante al pane, che conserva ancora un forte valore simbolico, pur rappresentando una società completamente diversa.

Il pane nell’arte e le sei proposte per il contest

Qui di seguito sono elencate e commentate le sei opere, scelte dal gruppo “Farina del nostro sacco” perché ritenute rappresentative di varie epoche e stili, e anche riproducibili attraverso l’obiettivo di una fotocamera.

La lattaia di Jan Vermeer

Jan Vermeer, artista olandese del 1600 (molti lo ricorderanno per la “Ragazza con l’orecchino di perla”), è ricordato per le suggestive scene d’interni con figure femminili.

Siamo in un periodo in cui banchieri e mercanti rappresentano la classe dominante olandese, e prediligono, come committenti di opere d’arte, paesaggi e scene d’interno anziché soggetti religiosi.

La lattaia è una piccola tela ambientata in un luogo domestico dove l’unica fonte di luce è la finestra laterale. Al centro del dipinto vi è una figura femminile intenta a versare del latte. Ma in primo piano possiamo osservare una natura morta, composta da un cesto traboccante di pane e dell’altro pane spezzato sulla tovaglia scura.   

A rafforzare la presenza del pane e del latte, come soggetti principali, sullo sfondo si possono notare ceste di vimini e contenitori dorati per il latte.

A predominare sono i colori caldi, ma un elemento fondamentale è la luce, che rende spettacolare l’intera opera. La luce colpisce la donna e la natura morta mettendo in evidenza i volumi e i soggetti rappresentati in ogni minimo particolare.

Ragazzo con cesta di pane e dolciumi di Evaristo Baschenis

Evaristo Baschenis è un artista italiano del 1600, purtroppo rivalutato solo agli inizi del 1900. Nel suo percorso artistico ha realizzato molte nature morte, e quella del Ragazzo con cesta di pane e dolciumi è veramente particolare.

Lo sguardo enigmatico del bambino, posto di tre quarti, si dirige verso lo spettatore quasi con sospetto, mentre sorregge una cesta contenente pane e dolciumi.

Ricordiamo che nel XVII secolo l’uso zucchero si stava diffondendo presso la borghesia, e di conseguenza anche i dolci e le brioches. 

Sono ben riconoscibili i lunghi savoiardi che fuoriescono dalla cesta.

La luce illumina perfettamente i tratti del viso del ragazzo e il cesto con i pani, evidenziando bene il contenuto.  L’intera opera sembra quasi uno scatto rubato, in un momento di vita quotidiana.

Il pane e le uova di Cézanne

Cézanne non ha bisogno di molte presentazioni, è un artista di origine italiana. Il suo vero cognome è Cesana poi francesizzato in Cézanne.

Il pane e le uova è un olio su tela, realizzato nel 1865. Si tratta di un’opera che fa parte del primo periodo artistico di Cézanne, che viene definito “il periodo barocco”. 

Predominano i colori scuri e i neri sono molto spessi. I soggetti rappresentati sono elementi poveri di vita quotidiana: pane, cipolle, uova e vino, quello che potrebbe essere definito il pasto di un contadino. Molto diversi dalla frutta colorata e vivace a cui siamo abituati.

Forse è l’unica natura morta di Cézanne in cui il pane è protagonista della scena. Ciò che colpisce lo spettatore è l’intensità e il vigore delle pennellate, e allo stesso tempo la delicatezza della luce che fa vibrare il colore.

Cesto di pane di Dalì

Al primo sguardo, non si penserebbe che questa sia un’opera di Salvador Dalì, il quale, invece, aveva una vera e propria ossessione per il pane.

“Cesto di Pane” o “cesto di pane, piuttosto la morte che vergogna”, un’opera che risale al 1945 ed è la terza ed ultima della serie. 

“Dipinsi questo quadro per due mesi consecutivi, quattro ore al giorno. In questo periodo sono accaduti i più sorprendenti e sensazionali episodi della storia contemporanea. Quest’opera fu completata un giorno prima della fine della guerra. Il pane è stato sempre uno dei soggetti feticisti ed ossessivi più antichi delle mie opere, quello a cui sono rimasto più fedele…”

Forse la più nuda rispetto alle altre, ma a mio avviso la più bella e la più ricca di simbolismo e di surrealismo. Il fondo nero e il tavolo scuro, fanno risaltare il cesto chiaro dove è poggiato questo pezzo di pane, spezzato sicuramente con le mani. La luce che sembra arrivare dall’esterno, illumina il cesto e il pane lasciando il resto in ombra. Non vi sono altri elementi che possano distrare l’occhio umano se non il pane. Ma per comprendere appieno quest’opera bisogna guardare il contesto storico- politico dell’epoca, e cioè la fine della seconda guerra mondiale.

Michette con caolino di Pietro Manzoni

Pietro Manzoni, artista italiano nato negli anni ’30, ha sempre amato provocare con la sua arte. Molti di voi lo ricorderanno per la sua “Merde d’artiste”, ma fu anche un grande artista avanguardista. Nel 1957 iniziò a realizzare la serie nominata “Achrome” delle tele impregnate di colla e caolino, un’argilla bianca utilizzata per le ceramiche.

DI questa serie fa parte Michette con caolino realizzato nel 1962. L’opera rappresenta una fila di michette lombarde, trattate con caolino liquido. Simbolo di una società dove il pane è visto come cibo primario ed essenziale per l’essere umano. 

Bread in hands di Safet Zec

Safet Zec nasce nel 1943 in Bosnia, ma vive ormai da anni in Italia. La sua infanzia l’ha vissuta circondato dalla guerra, e questo lo si può vedere chiaramente in quasi tutte le sue opere.

Bread in hands è un’opera contemporanea, realizzata nel 2016, variante del “pane della misericordia”. È la tela  principale realizzata da Safet Zec in occasione del Giubileo della Misericordia tenutosi quello stesso anno alle Cantine del Bramante del palazzo apostolico di Loreto, una mostra che ha visto nel tempo la partecipazione di oltre 10 mila persone.

Quest’opera può sembrare semplice ma in realtà è ricca di simbolismo. Il pane spezzato e stretto tra le mani disperate da una figura senza volto, in un mondo invaso dalla guerra, dove si percepisce la mancanza di Dio. La luce frastagliata fa risaltare il pane spezzato, elemento simbolico dell’intera opera.

Il contest “il pane nell’arte”

Il contest “il pane nell’arte” nasce principalmente con lo scopo di stimolare i soci a mettersi in gioco, uscire dai soliti schemi per avventurarsi in ambienti del tutto nuovi.  Come il pittore crea il suo set, e con pennelli e colori lo riporta su una tela, così anche un food blogger ricrea un set per imprimerlo su un negativo. Con l’unica differenza, ma sostanziale, che l’elemento principale, il pane, è stato preparato dai partecipanti, come da regolamento.

Tra le varie proposte dei partecipanti, che bisogna ringraziare per l’impegno, quella che ha colpito senza lasciare dubbi ai vari giurati è la lattaia di Daniela Boscariolo autrice del blog Timo e Lenticchie.

Il suo pane al water roux ha sicuramente incuriosito, ma la Boscariolo non si è limitata ad una sola preparazione. Ha anche realizzato dei taralli al forno, un pane a lievitazione naturale, dei burner buns e brioche vegane. Una bella tavola imbandita, direi.

Gli arredi, l’ambientazione, la luce, l’espressione del soggetto umano, tutto l’insieme ha colpito la giuria, che ha espresso un giudizio unanime, anche per la verosimiglianza con l’opera originale.

Pane nell’arte: i soci partecipanti e le loro ricetta

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