Biova Project: il pane diventa birra e snack, un progetto ecosostenibile

Biova Project

Biova Projetc è un progetto di economia circolare che consiste nel trasformare un bene invenduto in materia prima, creando così valore aggiunto e sostenibilità. Biova è una start up innovativa, nata a Torino, da un’idea di Emanuela Barbano e Franco Dipietro, con lo scopo di ridurre lo spreco riutilizzando il pane invenduto della grande distribuzione, dei panettieri e panifici, dandogli nuova vita e valore.

Lo slogan della società è che Biova non si limita a essere una birra, ma è un progetto, un movimento a cui possono aderire tutti coloro che vogliono fare qualcosa contro lo spreco alimentare.

Sono venuta a conoscenza quasi per caso di questo progetto e del prodotto, così incuriosita ho voluto approfondire e sono andata a trovare i fondatori della start up. Franco Dipietro e Emanuela Barbano sono due persone solari, aperte, e, nonostante siano molto impegnati, concedono volentieri interviste per parlare di Biova Project. Mi invitano nei loro uffici e mi accolgono facendomi subito assaggiare gli snack che stanno mettendo a punto. Franco e Manuela mi raccontano che il tutto ha avuto origine da una semplice idea: “recuperare un surplus alimentare, un invenduto, e trasformarlo in qualcosa di nuovo, gli diamo un nuovo valore”, Biova “nasce a ottobre 2019 come società benefit”.

In questo momento di grande crisi ambientale, economica e di depauperamento del territorio, idee, piani, come queste di Biova sono i benvenuti e soprattutto sono da sostenere e sviluppare. Il bello di questo progetto, detto proprio dagli ideatori, è che più se ne parla e più ha successo e funziona. Guardando sul sito invitano proprio a “unirsi al movimento”, un movimento in divenire e in espansione. Ma andiamo a conoscere meglio il progetto e gli ideatori.

Chi c’è dietro Biova Project

L’idea di Biova Project nasce da Emanuela Barbano e Franco Dipietro. Franco e Emanuela hanno lavorato e si sono conosciuti in un network internazionale di pubblicità, sono due esperti della comunicazione.

Fino al 2010, quando Franco, stanco delle logiche da multinazionale, si licenzia e avvia una casa di comunicazione e produzione video dedicata alla CSR (Corporate Social Responsability) e al social impact. Pochi anni dopo anche Emanuela lascia la multinazionale e fonda una onlus, Equoevento Torino, che si occupa della lotta allo spreco alimentare ridistribuendo gli avanzi dai catering aziendali, eventi, dalle feste.

Emanuela e Franco si ritrovano, diventano soci, e cominciano a lavorare insieme nella comunicazione green e responsabile, nell’ambito della social responsability (ovvero di un’etica aziendale), inoltre Franco si unisce a Emanuela come volontario per Equoevento.

Founders Biova Project

Emanuela Barbano e Franco Dipietro

 

Ed è proprio con l’associazione che Franco ed Emanuela hanno modo di “toccare con mano” il problema dello spreco alimentare: non solo notano la quantità di pane che viene sprecato, ma anche quanto sia difficile smaltirlo: il pane è l’alimento che si spreca con maggiore facilità in assoluto, mi dicono. Mi raccontano della loro esperienza con Equoevento di quando hanno provato a portare il pane alle mense (dei poveri) o ad altre strutture, queste lo rifiutavano perché ne avevano già troppo: neanche loro riuscivano a utilizzarlo tutto e spesso lo buttavano via. “Il pane viene sempre già donato, ogni panettiere lo porta alla mensa o alla parrocchia, perché il pane è sacro, è fondamentale”, dice Emanuela Barbano. Proprio da questa esperienza nasce in loro l’idea, il modello di business che diventerà poi Biova Project, un modello di economia circolare: con il pane si può fare la birra, questa birra verrà rimessa in commercio, magari alle stesse realtà che hanno fornito l’eccedenza del pane e quindi riescono a comunicare la loro partecipazione a un progetto di riuso e riduzione delle materie prime grazie anche all’attività di co-branding.

Emanuela e Franco mi raccontano di quando hanno cominciato nel lontano 2019 in Biova erano loro due e ora sono in 6 a lavorarci, e hanno superato anche il difficile periodo pandemico, che comunque non li ha fermati, ma solo rallentati nei loro progetti.

Infatti ora il progetto è esteso in molte altre regioni e viene sviluppata la filiera sempre con le realtà del territorio.

L’idea originale di usare il pane: dagli antichi egizi ai giorni nostri

Biova, il cui nome è già pane: infatti la biova è un tipico pane piemontese, noto ormai ovunque. L’idea di usare il pane raffermo per produrre birra è antica, la ricetta della birra dal pane è una tradizione degli antichi Egizi, dell’epoca di piramidi e faraoni, e la sostituzione di parte del malto d’orzo con il pane e con altri ingredienti è una tecnica usuale nella produzione di birra artigianale.

Per produrre le proprie birre (di cui è proprietaria di ricette esclusive composte dai maestri birrai, diverse in base al pane usato per la cotta) la società non usa un solo birrificio, ma si appoggia ai birrifici artigianali partner del territorio.

Il tipo di pane usato è il pane più semplice, la ricetta base senza grassi: farina, lievito (di birra o pasta madre), sale e acqua, e le farine possono essere bianche o integrali, grezze.

Ogni pane ha un suo sapore particolare e la presenza del sale, che restituisce una lieve sapidità, rende la birra Biova molto dissetante.

Qualunque tipo di pane può essere trasformato in birra, ed ecco che si avrà ogni volta un gusto diverso, in grado di rievocare anche profumi e tradizioni regionali. Ogni birra avrà così un suo carattere e una sua personalità che racchiude i sapori del territorio a cui è legata.

I vantaggi nell’usare il pane in termini di sostenibilità

Il progetto di riciclare il pane esausto porta i seguenti vantaggi in termini di sostenibilità:

  • il pane è in grado di sostituire parte del malto d’orzo (fino al 30%);
  • riduzione dell’uso di materie prime, minor dispendio di costi, energie e impatto ambientale;
  • lotta agli sprechi alimentari;
  • lavoro in partnership con le realtà del territorio;
  • riuso degli scarti della birra (la trebbia) prodotta per fare snack, Ri-Snack, e non solo;
  • uno studio per riciclare gli scarti della birra e usarli per creare nuovi materiali.

Il pane usato, in questa sua seconda vita, è una fonte altissima di zuccheri e sostituisce una materia prima ad alto dispendio energetico come il malto d’orzo (che va coltivato, trasportato, impacchettato e processato). Quindi riutilizzando il pane che sarebbe un costo anche smaltirlo come rifiuto, non solo si riduce lo spreco alimentare, ma rappresenta anche un risparmio energetico e ambientale.

L’elemento innovativo di Biova Project è il sistema logistico di recupero del pane invenduto e il trattamento dello scarto. Vengono organizzati i giri di recupero del pane invenduto, che deve essere processato affinché possa essere conservato, stoccato, reso adatto alla birrificazione, tostato, triturato e poi usato nei birrifici. Tutto questo processo è a filiera corta o cortissima perché avviene in centri allestiti nel territorio, abbattendo così le emissioni.

Non basta, gli scarti della produzione della birra Biova vengono riciclati sia per creare snack, sia in uno studio per creare nuovi materiali bioplastica e biopolimeri che hanno già ottenuto la certificazione alimentare.

Biova Project non è solo birra, ma… dalla birra allo snack e…

Biova Project non si limita a ridurre scarti e sprechi con la produzione di birra, ma si sta allargando a realizzare anche altri prodotti, sempre in linea con i principi dell’economia circolare.

Rimane nel settore del recupero di alimenti vegetali e inizia progettando uno snack. Nasce così Ri-Snack: un croccante snack a base di malto d’orzo che è servito per fare la Birra Biova. Infatti sulla confezione è proprio scritto “triangolini di malto d’orzo rigenerato”. Questo snack rappresenta un ulteriore motivo di orgoglio “perché porta a zero gli scarti delle nostre produzioni di birra”

Ma cosa significa malto d’orzo rigenerato?

Il malto d’orzo servito per fare la birra, chiamato trebbia, ossia malto d’orzo residuo, è ancora ricco di proteine, fibre e sali minerali, anche se molto più povero di zuccheri, rilasciati nella fase di ammostamento, quindi interessante sotto l’aspetto nutrizionale e dietetico. Grazie alla trebbia si riesce ad avere un impasto con cui sostituire il 40% delle materie prime.

Ri-Snack non è fritto, è sano, è buono (viene anche leggermente speziato) ed è, soprattutto sostenibile.

Ri-snack

Come viene fatto?…

I birrai usano il malto d’orzo germinato e tostato per creare il mosto delle loro birre. Si tratta di un processo che vede il chicco d’orzo arrivare a germinazione per poi subire un processo di maltazione (tostatura) per creare una profondità di gusti e profumi nei chicchi. Il malto, dopo aver rilasciato i propri aromi e zuccheri nel mosto che diventerà poi birra, viene scaricato dal tino di ammostamento e, nei migliori dei casi, usato per l’alimentazione animale, oppure come compost, ma nella maggior parte dei casi buttato in discarica.

Biova Project recupera e usa questa meraviglia per creare Ri-Snack, inoltre rappresenta un orgoglio e un vanto in quanto riduce ulteriormente gli scarti delle loro produzioni di birra, portandoli prossimi allo zero.

Ho assaggiato Ri-Snack e mi sono piaciuti moltissimo, li ho a casa pronti per quando mi viene quella voglia di qualcosa di stuzzicante e magari prima, ogni tanto, finivo sulle patatine. Succede a tutti. Con questi snack di Biova quel desiderio di stuzzicante e salato viene ugualmente soddisfatto, ma avendo anche un beneficio nutrizionale.

Ma attenzione, Manuela e Franco mi hanno concesso di scrivere delle anteprime sui loro nuovi lavori ed esperimenti culinari, che abbracciano sempre la loro idea sostenibile. Mi dicono che stanno lavorando a vari tipi di snack, addirittura personalizzati nelle aromatizzazioni, come quelli all’aglio che sarà esclusiva per il mercato americano. Ma si lasciano sfuggire anche che non mancherà molto al lancio della loro pasta.

Confesso di essere molto curiosa e di non vedere l’ora di assaggiarla.

Le loro idee e progetti li hanno portati a parlare anche di possibili evoluzioni nel settore gluten free, non resta altro che continuare a seguirli.

Dove trovare i prodotti Biova Project

Le birre, gli snack e le novità sono visibili sul loro sito Biova Project, sempre sul loro sito è possibile vedere dove è possibile trovare i prodotti in vendita, oppure si possono ordinare online. Le confezioni sono estremamente accurate, belle e immancabilmente sostenibili, come le etichette, le colle, che usano, gli imballi all’interno delle confezioni sono dei simpatici popcorn di mais biodegradabili. Nulla è lasciato al caso e tutto è curato nei minimi dettagli, dettagli che fanno la differenza.

I prodotti si trovano in vendita anche dagli stessi panettieri che hanno fornito il pane e Biova è anche nella grande distribuzione presso alcune catene di supermercati.

Nulla va sprecato! Tutto può essere riusato, acquistare valore e avere un’altra vita.

 

 

 

2 commenti

  1. Bellissima questa realtà che non conoscevo. Quindi, a tutta birra, Biova Project. Da oggi ti sosterremo anche noi!

    1. Grazie Silvia, è proprio un bel progetto e i prodotti sono davvero buoni. Non ci resta che tenerli d’occhio e vedere cosa altro sforneranno dalla loro fucina di idee antispreco.

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