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Pubblicazione: 10/11/2015
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A tre giorni dal Raduno 2015 andiamo infine a conoscere Paolo Petroni, presidente dell’Accademia Italiana della Cucina e grande esperto di marketing e comunicazione. Vi ricordiamo le altre interviste: Carlo Cambi, Alessandra Guigoni, Sergio Rossi, Pasquale Di Lena e Danilo Gasparini.
Ci vediamo a Rimini!
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Il suo curriculum in 10 righe
Paolo Petroni è nato e lavora a Firenze. Scrittore e giornalista pubblicista, si occupa professionalmente di consulenze di marketing e di ricerche di mercato. I suoi libri di cultura gastronomica, pubblicati dall’Editore Giunti, sono ormai noti ed apprezzati sia in Italia che all’estero per la chiarezza espositiva, il rigore storico, la completezza e la semplicità delle ricette che propone. Paolo Petroni è direttore della rivista “Civiltà della tavola”, coordinatore e supervisore del ricettario nazionale “La Tradizione a Tavola” dell’Accademia Italiana della Cucina e della Guida ai ristoranti dell’Accademia. E’ Presidente dell’Accademia Italiana della Cucina, fondata da Orio Vergani nel 1953.
Qual è stato il momento più significativo della sua carriera?
La decisione di andare a specializzarmi in Marketing Research presso la UCLA (University of California – Los Angeles). Un mondo a parte che mi ha schiuso poi nella vita molte porte presso le grandi Aziende italiane che di marketing ne sapevano poco. Si era agli albori, le ricerche qualitative e quantitative affascinavano, se ne facevano moltissime. Oggi, con la globalizzazione e internet il mondo della comunicazione e del commercio è totalmente cambiato: poche ricerche, molti sconti.
Qual è il suo primo ricordo legato al cibo e da dove è nata la sua passione per tutto ciò che lo riguarda?
Come per molti, la passione deriva dalla mamma che cucinava bene e come tutte le mamme aveva un quadernetto dove segnava le ricette che preferiva e dove incollava qualche ricetta pubblicata sulle riviste. Ma l’evento più importante è stato trasformare alcune di quelle ricette nel primo libro che ho scritto, cioè “Il libro della vera cucina fiorentina”, prima edizione 1975. Fu un successo inatteso, clamoroso. Ancora oggi a Firenze quel libro è il più venduto e tutte le librerie lo espongono “di piatto”, impilato. Un evento poi cambiò il mio approccio ai Ristoranti, l’uscita delle Guide all’Italia piacevole di Luigi Veronelli: una pietra miliare insuperata: grande Veronelli.
Se dovesse scegliere un argomento per parlare di cibo ai food blogger, nel 2015, quale sceglierebbe e perché?
L’ossessione dei programmi televisivi, ormai ridotti a puro spettacolo, quasi un’arena per cuochi gladiatori e il crollo di credibilità e quindi di vendite delle Guide ai Ristoranti.
La comunicazione del cibo fra passato e presente: che cosa si salva e che cosa si butta.
Si salvano tante cose, dalle pubblicazioni dei Fratelli Fabbri e di Curcio ai libri di Veronelli e Carnacina, per non parlare delle pubblicazioni del Touring Club Italiano e dell’Accademia Italiana della Cucina. Si butta poco, perché anche l’orrore gastronomico fa storia: mettiamoci dentro anche le ignobili fotocopie della Nouvelle Cuisine degli anni ’70.
Cibo da guardare, cibo da mangiare, cibo da cucinare, cibo di cui parlare: di queste quattro strade, quale imboccherebbe a colpo sicuro?
Cucinare e mangiare, sono i bisogni primari, le altre vie sono per l’uomo colto non per l’uomo affamato.
A quasi 15 anni dalla loro prima comparsa, i Food Blogger sono oggi una realtà riconosciuta e affermata, nel mondo della comunicazione: quali i suoi consigli, per poter andare avanti sulla strada della credibilità e della serietà professionale?
Non legarsi ad alcuna azienda, consorzio, carro politico. Indipendenza assoluta da ogni potere palese od occulto.
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Sottoscrivo completamente l’ultima risposta!