24/10/2024
Frida Kahlo e il cibo: arte, cultura e passione
Gabriella Rizzo ci racconta Frida Kahlo, donna volitiva e passionale e artista iconica. Il suo rapporto con il cibo tra arte, cultura e passione.
Pubblicazione: 10/05/2017
Pavia, capoluogo di provincia e uno dei principali centri lombardi in campo commerciale e culturale, si trova più o meno al centro della Pianura Padana. Malgrado le alterne vicende che, nel XVIII secolo, privarono la Lombardia della zona della Lomellina e delle città di Vigevano e Voghera assegnandole al Piemonte, oggi il territorio della provincia di Pavia ricalca quasi perfettamente i confini stabiliti dall’imperatore Federico I il Barbarossa nel 1164. Un territorio che si può dividere in tre zone distinte: il Pavese, la Lomellina e l’Oltrepò e che comprende una parte di montagne e di colline, ma che è per tre quarti in pianura.
In queste terre ricche e varie si coltivano da sempre prodotti dell’eccellenza agricola lombarda, preservando in molti casi la preziosa biodiversità degli ortaggi. Secondo la tradizione locale gli ortaggi dovrebbero essere seminati il Sabato Santo al suono delle campane, così da germogliare presto e bene. Ma un altro detto recita: ra suca l’ha da ni, smela ar prin zoebia d’avril, ovvero se la zucca ha da venire, seminala il primo giovedì di aprile. Sta di fatto che nella zona di Voghera si produce il 6 % delle cipolle italiane: le famose bionde di Voghera e le rosse dolcissime di Breme in Lomellina, di cui abbiamo parlato in un post della rubrica Food Trotter. Cilavegna è invece patria dell’Asparago bianco, anch’esso oggetto di un approfondimento già pubblicato per la stessa rubrica. Gambolò, a sua volta, è la patria del fagiolo borlotto, con cui si fanno anche i biscotti e una torta a base di fagioli. I terreni della Lomellina sono perfetti anche per le zucche, come le bartagnéne di Dorno: grandi zucche dal colore verde intenso, con la caratteristica sagoma che ricorda un cappello.
Dorno si trova nella Lomellina orientale, in un territorio bagnato da numerosi corsi d’acqua e ideale per la coltivazione della zucca. Una selezione accurata delle sementi ha favorito lo sviluppo di un particolare tipo di zucca detta Cappello di prete o Berrettina, la Bertagnina nel dialetto dornese. Deve il suo nome all’assonanza con il termine bartò o bartòi, che in dialetto locale indica il caratteristico copricapo dei contadini, e si distingue per la grande qualità e quantità di polpa utilizzabile. Ignorata dalla grande produzione per via dell’eccessivo scarto, la zucca Bertagnina è sopravvissuta fino ai nostri giorni grazie ad alcuni agricoltori dornesi che hanno continuato a coltivarla nei propri terreni. Per merito loro si è riusciti a recuperarne i semi, dando così il via a un’importante operazione di rilancio.
La Pro Loco di Dorno è da anni impegnata in prima linea in questo progetto, tanto che nel 2004 ha dato vita alla Sagra della zucca Bertagnina.
Traguardo fondamentale nella rivalutazione della preziosa cucurbitacea è il conferimento del marchio Deco (denominazione di Origine Comunale) nel 2008. Oggi è anche uno dei prodotti tutelati dalla Fondazione Slow Food per la Biodiversità.
La Sagra della zucca Bertagnina è organizzata dalla Pro Loco Dorno con la collaborazione del Comune di Dorno, del Gruppo Alpini e dall’Associazione dei Produttori. Si tiene ogni secondo fine settimana di ottobre nella cornice di Piazza Bonacossa e offre la possibilità di conoscere e gustare una vasta selezione di piatti a base del saporito ortaggio. Anche i ristoratori locali propongono per l’occasione ricette dolci e salate preparate all’insegna della tradizione e dell’innovazione.
Fonti
A. Alberici (1998) La tavola del gran Pavese, Franco Muzzio Editore
http://www.zuccabertagnina.it/
Foto
http://www.100kmdamilano.it/la-zucca-bertagnina-di-dorno/
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Grazie, per averci fatto conoscere questa eccellenza del territorio. Appassionata di zucche ora so tutto anche sulla bertagnina!