Visitare Triora, il borgo delle streghe di Imperia

Triora

Pubblicazione: 1 Novembre 2020

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Oggi parlare di stregoneria medioevale rievoca rituali che potrebbero rientrare nella migliore tradizione dei libri fantasy.  In realtà si è trattata di una vera e propria persecuzione religiosa, dietro false accuse di stregoneria ed eretismo, contro donne che sembravano essere la causa di pestilenze o carestie.

Tra il tardo Medioevo e gli albori dell’Età dei Lumi, nel cuore dell’Europa occidentale infatti, furono circa 110 mila i processi istruiti da tribunali laici ed ecclesiastici contro i presunti seguaci di una setta di Satana. Secondo stime prudenti, essi si conclusero con la condanna a morte di quasi 60 mila persone, in prevalenza donne, riconosciute colpevoli di un delitto impossibile da dimostrare.

Triora, luogo simbolo di questo fenomeno, è un piccolo borgo medievale arroccato a circa 800 metri s.l.m. nella Valle Argentina, comprende numerose frazioni interessantissime da visitare, con territori montani una volta coltivati che ora racchiudono splendidi boschi e paesaggi unici.

Triora deve il suo nome a “Tria-Ora” (tre bocche) indicante i tre principali prodotti del luogo (grano, vite e castagno). Ma è conosciuta soprattutto per Processo alle Streghe degli anni 1587-89: un procedimento giudiziario svoltosi nell’omonima località ligure nel quale alcune donne vennero accusate di essere artefici della carestia dell’epoca.

Fu il più grande processo per stregoneria della fine del XVI secolo, così feroce da far soprannominare il paese la Salem d’Italia. Diverse ragazze, che si riunivano nottetempo alla Cabotina, il quartiere più povero e malfamato di Triora, furono accusate di libertà sessuale, di provocare morbi e pestilenze, di stregoneria e di essere in costante contatto con il demonio e per questo motivo arrestate e condotte nella carceri del paese e di Genova.

Iniziò una vera e propria “Caccia alla streghe“, guidata dagli inquisitori Girolamo Del Pozzo e Giulio Scribani, per liberare il paese da quella diabolica setta, accusata di provocare ogni sventura. Furono sperimentati i sistemi di tortura più inumani: dal supplizio della corda al fuoco ai piedi, dal tormento del cavalletto allo spillone.

In memoria di questi avvenimenti la prima domenica dopo Ferragosto a Triora si organizza la manifestazione Strigora: musica, spettacoli e mercatino medioevale.

Triora è famosa per i processi per stregoneria in Liguria, ma testimonianze simili si trovano in tutta la regione al punto che ne è rimasta traccia nei dialetti, che variano da paese a paese, e i nomi con i quali erano indicate, masca, stria, basura sono tuttora di uso comune.

Lo storico Nello Cerisola, nel suo libro Storia di Savona dice: «Nei libri di amministrazione, sotto la data del luglio 1454, è scritto che “furono bruciate vive tre donne eretiche. Altra donna eretica fu bruciata, che si era da sé impiccata”. Nell’ottobre 1460 “furono fatte due catene in ferro per sospendere le malefiche ed eretiche, che si bruciavano vive, ad un pilastro nel prato di San Tomaso” in Valloria (fuori porta, nella zona est di Savona). Nello stesso anno “furono impiccate e poi bruciate due donne eretiche e streghe”. Nell’ottobre 1466 “furono bruciate quattro fattucchiere”. Il 27 agosto del 1631 si svolge a Cairo il processo a due donne, Lucia e Maria Largherio, accusate di voler seminare la morte, per ordine del diavolo, a Cairo e in tutta Savona. Con questo processo si può dire che terminò a Savona la psicosi di massa della stregoneria. Presso la Biblioteca Civica di Savona e soprattutto presso l’Archivio Storico del Museo Diocesano si conservano gli atti processuali, i verbali, le deposizioni. Un triste mondo fatto di superstizione e crudeltà emerge dalle carte, che deve peraltro essere contestualizzato in un’epoca di analfabetismo, miseria e pestilenze ricorrenti. 

Le streghe-bambine di Albenga sono state rinvenute nel 2014 nell’area archeologica di San Calocero: quello di una ragazza di circa 13 anni, alta un metro e 48 centimetri e sepolta a faccia in giù. Questo tipo di sepoltura veniva riservato alle persone ritenute indegne. A pochi metri un’altra sepoltura anomala, uno scheletro femminile che presentava i segni di profonde bruciature e sul quale erano stati posizionati grossi massi, quasi a voler impedire che potesse rialzarsi dalla sua tomba e tornare in vita.  Albenga è al centro di questa storia di persecuzioni: non solo per gli scheletri di ragazzine tumulate secondo riti che un tempo si riservavano ai reietti, ma anche per essere stata teatro del primissimo processo alle streghe, che precede di due secoli quelli più famosi di Triora.

«Il fenomeno della stregoneria nel ponente ligure è ancora poco studiato – dice il professor Giorgio Amico, saggista e esperto di tradizioni ligustiche – Eppure il nostro territorio porta i segni di questo passato. Nella piazza di Cairo Montenotte, ad esempio, c’è una statua dedicata a due streghe che, secondo la leggenda, erano state incaricate dal Demonio di spargere la peste a Savona, ma vennero fermate sul Cadibona dalla Madonna della Misericordia»

A Tovo San Giacomo si narra che sul colle brùxacrava le streghe della zona si riunivano nelle notti di luna piena, per dar vita al rito del sabba che si svolgeva principalmente durante la notte tra sabato e domenica e poteva riunire dalle poche decine di persone fino a migliaia di presunte streghe.

«Nel ponente ligure la caccia alle streghe andò avanti dal 1400 a tutto il 1600. Per quanto riguarda le sepolture anomale di Albenga, non mi esprimo visto che se ne occupano gli archeologi che hanno condotto gli scavi. Certo è che le modalità di sepoltura non sono mai casuali e hanno sempre motivazioni precise», conclude Amico.

LA STRADA PER TRIORA

Il vecchio borgo di Triora, per quanto in parte spopolato e ancora segnato dalle distruzioni operate dai tedeschi nel 1944, conserva un notevole fascino.

Dal mare al centro di Triora ci vogliono appena tre quarti d’ora, ma sembra di fare un viaggio di secoli, all’indietro nel tempo: da gelaterie, bancarelle e bar con musica dal vivo sul lungomare si arriva a un paese arrampicato su una vetta, con stretti vicoli denominati carrugi che si inoltrano tra case in pietra uguali da centinaia di anni, nel cuore di una valle verdissima, la Valle Argentina, incontaminata e quasi selvaggia.

La strada per arrivare sale dalla cittadina medievale di Taggia. Lungo le curve, ci si stupisce di trovare silenzio, frazioni minuscole arroccati sulle pendici e casolari isolati circondati da alberi

COSA VEDERE A TRIORA

Triora_Museo

Museo Regionale Etnografico e della Stregoneria a Palazzo Stella. Quattro sale sono dedicate a questo tragico capitolo della storia locale. In due di queste sono ricostruite scene degli interrogatori e della prigionia delle donne accusate. Nelle altre celle, oltre ai documenti del processo, sono riprodotte streghe artigianali nelle loro azioni quotidiane. info@museotriora.it

Salire alla Cabotina, oggi un gruppo di case diroccate, e incontrare la scritta “Cabotina. Qui le streghe danzavano con il diavolo”.

COSA FARE A TRIORA

Visitare il Parco delle Alpi Liguri: area protetta posta più a occidente della Liguria, incuneata fra il confine francese e il Basso Piemonte. I suoi circa 6.000 ettari di territorio sono distribuiti su tre valli: l’Alta Valle Argentina, con il Comune di Triora gravitante su Arma di Taggia, presenta più ripidi dislivelli, selvaggi panorami naturalistici e centri abitati sorti su crinali o speroni rocciosi. Attraverso sentieri, strade secondarie e sterrate è possibile spostarsi da una valle all’altra del Parco utilizzando antichi percorsi di crinale oggi ripristinati, che offrono magnifici panorami a 360° sulle Alpi Liguri e il mare. Circa 2000 metri di dislivello separano infatti le zone più a valle da quelle più a monte dell’area protetta: la massima altitudine si raggiunge sulla vetta del Monte Saccarello, che con i suoi 2.200 metri è anche la cima più elevata dell’intera Liguria.

Visitare il Ponte di Loreto raggiungibile tramite la Strada Provinciale 52, e unisce Triora con Cetta, edificato nel 1959, ha una altezza di 112 metri e una campata di 119 metri. Dal ponte è possibile godere di panorama incredibile e scorgere, molto più in basso, il vecchio ponte romanico di Mauta, immerso nei boschi.

A Montalto Carpasio visitare il Museo della Lavanda e delle Erbe Officinali.

A Badalucco far visita al frantoio-museo dell’azienda ROI dove sono ancora presenti le grandi ruote di pietra che macinavano le olive taggiasche nei primi del ‘900.

A Badalucco godersi una pausa rigenerante con trattamenti a base di olio d’oliva taggiasca presso il Centro Benessere dell’Agriturismo l’Adagio, situato in frantoio ristrutturato di inizio ‘900. 

COSA MANGIARE NELLA VALLE AGENTINA

Triora_Formaggi

La cucina ligure dell’entroterra è tipicamente contraddistinta da ravioli, coniglio, cinghiale, formaggi ovini, capra e perfino lumache. Diffusa ovunque la tradizione delle “torte verdi”, cioè torte con involucri di pasta matta che si differenziano da paese in paese per la diversa composizione di verdure e condimenti.

Nella valle Argentina che si snocciola da Triora al mare, ed è patria della celebrata oliva Taggiasca, la piccola oliva nera tra le più rinomate per la produzione dell’olio extravergine, troviamo queste specialità enogastronomiche:

  • Triora, Pane di Triora, marchio registrato, prodotto nei due forni di Molini e Triora. Viene preparato con farina 1, farina di grano saraceno e crusca, e fatto lievitare per una notte con acqua tiepida e sale.
  • Taggia, Canestrelli ciambelle salate.
  • Montalto, Frandura torta di patate tagliate sottilissime, celebrata in una sagra in agosto.
  • Badalucco, Stocafissu a Baücôgna protagonista di una sagra d’autunno nella quale se ne cucinano almeno due quintali. Ingredienti: olio extravergine d’oliva, aglio, prezzemolo, acciughe, nocciole e pinoli. Lo stoccafisso arriva dalle Lofoten, le famose isole norvegesi.
  • Molini di Triora, sagra della Lumaca a settembre.

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