Il cibo nel mondo di Harry Potter, libri e film

banchetto inizio anno in Harry Potter e la Pietra Filosofoale

Nei libri e nei film di Harry Potter è stato dato molto spazio e importanza al cibo e ai banchetti. Naturalmente tra cinema e libri qualche differenza c’è, è impossibile riportare pedissequamente quanto scritto nei film, però le sceneggiature di Harry Potter (in cui ha collaborato la stessa J. K. Rowling) sono molto fedeli nella trasposizione.

La scenografia di tutti i film è stata curata da Stuart Craig, già famoso per aver ottenuto tre premi Oscar e aver lavorato in film noti come The Elephont Man, Gandhi, Mission, Le relazioni pericolose, Notting Hill e Il paziente inglese. Stuart Craig, con il suo staff, ha saputo ricreare e riprodurre perfettamente quanto descritto da J. K. Rowling; ha ideato il mondo fantastico che era nella mente della scrittrice e regalando a noi spettatori la possibilità di poterlo vedere e non solo immaginare. Lo stesso è stato per le scene dei banchetti con il cibo: scene non facili per via della deperibilità degli alimenti che erano assolutamente reali e che gli attori potevano mangiare. Nei libri l’autrice descrive i banchetti e la cucina, ma non in modo particolareggiato. Ben diverso è la messa in scena della tavola da parte dello scenografo, che viene ripresa dal regista: infatti il nostro guardare è guidato dalla ripresa, vediamo concretamente quello che c’è sulla tavola, non dobbiamo immaginarcelo.

Cambieranno nel corso dei vari film i registi e il direttore della fotografia. Assistiamo così a un uso particolare delle luci: nei primi due film predomina una fotografia fortemente colorata e vivace, nel terzo film iniziamo a vedere che l’illuminazione si attenua e predominano le ombre che riflettono lo stato d’animo, nei restanti film possiamo vedere come questa dell’illuminazione debole viene riproposta, le tinte hanno toni freddi verso il blu, a sottolineare il mood della storia, e un taglio maggiormente realistico,

Il genere fantasy e il cibo

Ma perché nel genere fantasy, che siano libri o film, c’è sempre molto cibo?

Il dr. Robert Maslen, professore associato alla University of Glasgow, e fondatore di uno dei primi corsi sulla letteratura fantasy, sottolinea come il cibo sia un elemento sempre presente nella letteratura mitologica, dove il genere fantasy affonda le sue radici e attinge a piene mani. Però, sottolinea, che sono anche le esperienze personali ad incidere su questi temi.

Il cibo quindi è uno degli ingredienti fondamentali per un buon fantasy: è un elemento utile a caratterizzare personaggi e ambientazioni, implica un’integrazione del lettore/spettatore in questo mondo. La descrizione dettagliata dei banchetti e del cibo ci aiuta in questo inserimento nel mondo del fantastico “rendendolo reale” e meno distante, portandoci, a volte, a identificarci nei personaggi o a coinvolgerci emotivamente nella storia.

Queste scene con cibo e banchetti restano impresse perché sono situazioni familiari, conviviali, in cui è facile immedesimarsi, anche se ci si trova in un mondo diverso. Sono gesti che associamo a qualunque civiltà: un bicchiere d’acqua, un pezzo di pane, e la descrizione di un momento altrimenti morto o fatto solo di dialoghi assume uno spessore nuovo, una dimensione tutta sua. Diventa una situazione conosciuta. Spesso non prestiamo molta attenzione e queste descrizioni gastronomiche scivolano via, ma non per questo non entrano nel cuore.

Ed ecco che la cucina diventa ambientazione, contorno, entra nel filone narrativo.

Oltre al cibo per rendere reale un mondo fantastico si aggiunge la paura del lettore/spettatore. Tale sentimento di paura può essere nell’intreccio della storia o, come sostiene H. P. Lovercraft, dall’esperienza del lettore/spettatore. Il genere fantasy suscita nel lettore/spettatore un effetto particolare e mantiene la suspense.

Harry Potter e il fantasy

In Harry Potter ritroviamo tutti gli elementi classici del fantasy, del fiabesco e del fantastico riuniti insieme. Ricorrenti in tutta la saga sono le bacchette magiche, le pozioni, le erbe e le piante, animali fantastici e mitologici, il cibo (ovviamente) spesso magico e dai nomi impensabili, la lotta tra il bene e il male, oggetti magici e oggetti maledetti dagli oscuri poteri. In Harry Potter e la Pietra filosofale incontriamo lo specchio delle brame e il mantello dell’invisibilità, ne Il prigioniero di Azkaban si gioca anche con il tempo con una “giratempo” che aiuterà i protagonisti a modificare il corso di una storia “ripercorrendo i propri passi”. Il simbolismo poi la fa da padrone nell’associare un altro significato magari anche legato alla paura del diverso, a quello che non si conosce. Un esempio sono i Thestral, dei cavalli alati spettrali che possono essere visti solo da coloro che hanno “visto o vissuto” la morte, e quindi sono associati a cattivi presagi. Che dire poi della divinazione con la lettura delle foglie di tè e altre profezie, in particolare, sempre in Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban, la figura del “gramo”, una sorta di enorme cane nero portatore di oscuri presagi, o della sfera in cui viene raccolta e conservata la profezia della professoressa ne Harry Potter e l’Ordine della Fenice.

Nella saga di Harry Potter ci troviamo in una delle costanti del fantastico: l’esistenza di esseri soprannaturali (qui i maghi e le streghe) più potenti degli uomini. Non solo, il mondo dei maghi è quello ambito dai comuni mortali (“babbani” nella storia): da qui anche l’accettazione, o meno, del “diverso”.

Nel fantasy il senso più importante, fondamentale, è la vista, a cui sono legati quelli che possiamo definire “temi dello sguardo”. Non è un caso che Harry, sia nel primo che secondo film, si trovi con gli occhiali rotti, Hermione in entrambe le occasioni l’aiuta riparandoli con un incantesimo, e lui “magicamente” vede meglio, e dice che deve ricordarselo questo incantesimo.

Sempre sullo sguardo è anche l’inizio della prima parte dei Doni della morte, quando alcuni personaggi devono prendere le sembianze di Harry, e di nuovo Hermione fa notare che Harry senza gli occhiali è praticamente cieco. Ma il non vedere, il celato e il nascosto lo troviamo come tema ricorrente in tutti i film.

La cucina in Harry Potter

banchetto di inizio anno nella Sala Grande in Harry Potter e la Pietra Filosofale

banchetto di inizio anno nella Sala Grande in Harry Potter e la Pietra Filosofale

 

Oltre il binario 9 ¾, abbiamo visto e detto che il cibo rappresenta un elemento importante per J. K. Rowling, la quale sin da piccola ne ha subito il fascino durante la lettura dei classici per l’infanzia, dal Cavallino bianco di Elizabeth Goudge a La fabbrica di cioccolato di Roald Dahl.

Del resto tutti noi ricordiamo ad esempio la casetta di marzapane della strega di Hansel e Gretel, il cesto con la focaccia e il vino di Cappuccetto Rosso, la mela di Biancaneve, il tè di Alice nel Paese delle Meraviglie, e quante volte ne abbiamo immaginato il sapore.

Abbiamo detto che il cibo è un elemento fondamentale, ricorrente, nel genere fantasy: un componente determinante per la sussistenza umana, tanto che è talmente essenziale che neppure la magia riesce a comandarlo. Lo dice, o meglio ci informa, Hermione Granger, ne I doni della morte, “Il cibo rappresenta una delle cinque eccezioni alla Legge di Gamp sulla Trasfigurazione degli Elementi, in quanto non può essere generato dal nulla, ma solamente variato nella quantità rispetto a un determinato ammontare preesistente” ed è una cosa importantissima nel mondo magico.

Le altre eccezioni alla regola sono l’amore e il dono della vita (che non si possono dare con la magia). Possiamo comprendere il valore che l’autrice dà al cibo, come responsabile del nutrimento, dello sviluppo e sostentamento.

Ma il cibo però non è solo sostentamento, gli viene, a volte, attribuito anche un valore e potere curativo come ad esempio con il cioccolato, usato ne Il prigioniero di Azkaban: durante il viaggio sull’Hogwarts Express i Dissennatori salgono sul treno, un grande freddo invade la cabina, il Dissennatore aspira l’aria, il gelo pervade tutto, ma Harry subisce più degli altri l’effetto del Dissennatore tanto da mandarlo come in trans. Il professor Lupin, con loro nella cabina, prontamente interviene allontanando il Dissennatore, poi spezza una tavoletta di cioccolato “tieni mangia questo ti aiuterà, stai tranquillo è cioccolato” dice ad Harry porgendogliene un grosso pezzo “Mangia, ti sentirai meglio”. Infatti Harry si sente meglio dopo il cioccolato, anche se ancora debole. Ritroviamo il cioccolato come cura a ritrovare le energie durante le lezioni che Harry prende in privato con il professor Lupin per imparare a proteggersi dai Dissennatori, e viene elargito sempre accompagnato dalle parole “tieni, mangia questo ti sentirai meglio” o anche “mangi questo, aiuta aiuta davvero”.

Il cibo può anche avere un “altro fine”, la J.K. Rowlings riprende il topos fiabesco del cibo stregato. Pensiamo a La camera dei segreti, quando Harry e Ron usano dei pasticcini, o meglio dei muffin stregati da Hermione con una pozione soporifera, da far mangiare a Crabbe e Goyle, due studenti di Serpeverde, per poterne prenderne le sembianze; infatti poi berranno la pozione polisucco, disgustosa, che incontreremo anche in altri film/libri come ne Il calice di fuoco e ne I doni della morte, in cui viene detto che sa di “piscio di folletto”. Il cibo stregato lo troviamo ancora ne Il principe mezzosangue con i cioccolatini ripieni di filtro d’amore destinati a Harry e che invece mangerà Ron, o nella bottiglia di idromele barricato che addirittura contiene un veleno mortale.

Che dire poi dei dolci creati dai gemelli Wasley per il proprio negozio Tiri Vispi: le Crostatine Canarine se ingerite trasformano le persone in canarini; i Pasticci Svenevoli fanno perdere i sensi; le Mou Mollelingua sono in grado di far gonfiare la lingua; le Merendine Marinare provocano indisposizioni che consentono di saltare le lezioni scolastiche.

Ne La Pietra Filosofale, nel banchetto di benvenuto che si tiene per accogliere gli studenti frequentanti il primo anno della Scuola di Magia, i piatti si riempiono di numerose pietanze: roast beef, pollo arrosto, braciole di maiale e di agnello, salsicce, bacon e bistecche, patate lesse, patate arrosto, patatine fritte, Yorkshire pudding, piselli, carote, sugo di carne e … caramelle alla menta!

L’opulenza di Hogwarts si contrappone subito alla carenza di cibo nella casa degli zii di Harry, più per una mancanza di cure che per disponibilità economica: «Non si poteva dire che i Dursley lo lasciassero morire di fame, ma certo non gli veniva mai permesso di mangiare a sazietà».

In quest’ottica il cibo descritto nella scena del banchetto di benvenuto rappresenta quindi il senso di appartenenza a una comunità.

Nel film le soggettive ci guidano a vedere quello che vede Harry e immancabilmente i primi piani sul suo volto e le sue espressioni ci fanno capire (o provare) le sue emozioni.  La sua espressione nel varcare la soglia della Sala Grande è eloquente, tra l’affascinato, lo stupito, e noi seguiamo il suo sguardo: una sala immensa illuminata da candele galleggianti in aria, un soffitto che mostra il cielo grazie a un incantesimo (come ci comunica Hermione), tavolate immense apparecchiate senza tovaglie ma con stoviglie di lusso in oro e argento. Quando poi viene dato inizio al banchetto ecco apparire magicamente dal nulla le portate con ogni possibile pietanza, ce ne sono per tutti i gusti, e in abbondanza, compreso il dolce.

Nei film le riprese fanno notare anche i dettagli su cui l’autrice non si sofferma nei testi. È la magia del cinema: il cinema con la cucina ha in comune il gusto.

Sempre ne La pietra filosofale durante il viaggio verso Hogwarts possiamo notare l’importanza del cibo come momento di condivisione: Harry per la prima volta si può permettere di comprare tutto quello che c’è sul carrello dei dolci, e prende proprio tutto: gelatine Bertie Bott Tuttigusti+1, Gomme Bolle Drooble, Cioccorane, Zuccotti di zucca, Calderotti, bacchette magiche di liquirizia. Harry acquista questa grossa quantità di dolci non solo per sé, ma anche per il suo compagno di viaggio Ron, che ha dei panini secchi farciti con carne in scatola per pranzo. Harry finalmente, per la prima volta, ha qualcosa non solo per sé, ma anche da poter offrire, proprio lui che non aveva mai potuto permettersi nulla. In questo banchetto di dolciumi dai nomi fantasiosi abbiamo anche le merende con le sorprese! quanti di noi da bambini non hanno comprato delle merende per il gusto della sorpresa? E così quella “cioccorana” che con un salto scappa via è poco importante rispetto alla figurina animata di Albus Silente che viene trovata nella scatola, come viene sottolineato anche da Ron.

Il tema del banchetto lo ritroviamo nei momenti di apertura e chiusura del film (coincidente con la chiusura dell’anno scolastico), nelle feste di Halloween dove appaiono dolciumi di ogni tipo, nel banchetto di Natale per chi rimane al castello, e per i festeggiamenti di Natale non mancano assolutamente dolci e pasticcini, e per il Ballo del Ceppo, un evento importante con ospiti stranieri. Per l’occasione verrà proposto nel menù non solo cucina inglese, ma anche piatti della cucina degli ospiti.

Una connotazione diversa assume il cibo in La Camera dei Segreti, dove troviamo la descrizione del banchetto durante la Festa di Complemorte, una celebrazione che i fantasmi di Hogwarts usano per commemorare il giorno della loro morte.

In tale occasione viene servito del cibo rancido e ammuffito in quanto i fantasmi solo in tali condizioni riescono a sentire l’odore delle pietanze: «L’odore era assolutamente disgustoso. Grandi pesci putridi erano stati disposti su bei vassoi d’argento; torte bruciate, nere come il carbone, erano ammonticchiate su altri piatti da portata; c’erano poi una zuppiera di frattaglie verminose, una forma di formaggio coperto da uno strato di muffa verde e pelosa e, al posto d’onore, un’enorme torta grigia a forma di pietra tombale».

Ne Il prigioniero di Azkaban, i ragazzi dal terzo anno possono visitare il paese vicino al castello, Hogsmeade, dove si trova la stazione. Nel paese tra i vari negozi e locali i più noti sono il negozio di dolci Mielandia che vende dolciumi di tutti i tipi, alcuni dagli strani effetti come: le Api Frizzole, palline di sorbetto levitante, le Super PalleGomma di Drooble che producono palloni color genziana che si rifiutano di scoppiare per giorni, i Fildimenta, caramelle che contengono filo interdentale, le Piperille nere che fanno sputare fuoco, Rospi alla Menta che saltano nello stomaco come se fossero veri, Scarafaggi a Grappolo, Lumache Gelatinose, Pallini Acidi, ecc.

Mielandia in Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban

Mielandia in Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban

 

Sempre a Hogsmeade si trova il pub “I tre manici di scopa” che serve la famosa burrobirra, che si può anche speziare a piacere, infatti Hermione la chiede con dello zenzero.

A proposito di Burrobirra, Sabrina Marcocci, nel suo blog, ha pensato di vestire i panni di Madame Rosmerta e prepararla per noi.

I tre manici di scopa in Harry Potter e il Principe Mezzosangue

I tre manici di scopa in Harry Potter e il Principe Mezzosangue

 

Il cibo nella storia ha spesso il compito di portarla avanti, di colorarla, ed è una delle componenti essenziali che contribuiscono a definire il concetto di “casa”, sotto l’aspetto psicologico. Infatti non è un caso che Harry definisca “casa” il castello di Hogwarts: qui le ricorrenze, i momenti importanti, gli arrivi e le partenze, che sottolineano un senso di appartenenza a una specifica comunità, sono celebrati da un banchetto, ma anche nella quotidianità i pranzi sviluppano un senso di familiarità scandendo lo svolgersi della giornata.

I momenti di convivialità sono utilizzati ancora da J. K. Rowling per molteplici scopi narrativi: ne Il Prigioniero di Azkaban e ne Il principe Mezzosangue fanno da sfondo alle rivalità tra Harry e Draco Malfoy; ne L’Ordine della Fenice sono utilizzati per fornire spiegazioni al lettore; infine, possono rappresentare importanti colpi di scena, come ad esempio l’entrata improvvisa del professor Quirrell durante il banchetto di Halloween ne la Pietra Filosofale o quella dei Mangiamorte durante le nozze di Bill Weasley e Fleur Delacour ne I doni della Morte.

Altre immagini umoristiche legate al cibo sono le abbuffate dei soggetti ritratti nei quadri di Hogwarts durante il Natale.

Simpatiche sono inoltre le parole d’ordine utilizzate per accedere all’ufficio di Silente: bignè al caramello e, soprattutto, Frizlemon, le caramelle dei Babbani, al gusto di limone e piene di magnesio effervescente.

Il cibo e i suoi risvolti in Harry Potter

Nei film e nei libri il cibo ha un valore molto più importante e meno ovvio di come appare, infatti l’autrice lo usa in maniera molto più ampia facendogli assumere di volta in volta un ruolo determinante evidenziando i risvolti familiari e sociali dei personaggi, oltre a fornirci informazioni culturali e gusti personali.

Nei film di Harry Potter assistiamo alle più classiche rappresentazioni della fiction cinematografica, riprese dalla letteratura classica: ci troviamo con dei personaggi di cui possiamo già immaginare il carattere, le dinamiche psicologiche e la funzione.

La zia Petunia è la classica “matrigna” cattiva, estremamente magra, con una casa perfettamente in ordine e pulita. Viene descritta come una perfetta padrona di casa e cuoca, preoccupata solo che il figlio sia ben nutrito e super viziato, si cura poco o quasi nulla del nipote Harry a cui sono destinati gli abiti smessi del cugino, viene tenuto “alla fame” e “quasi prigioniero, senza nulla”. Harry sin da piccolo è abituato a fare le faccende di casa, nel primo film è lui che prepara la colazione e viene sempre e comunque ripreso con modi per nulla gentili. Nel terzo film, Il Prigioniero di Azkaban, possiamo notare che la tavola è apparecchiata per quattro: Vernon, Petunia, Dudley, e zia Marge, la sorella di Vernon, non si vede il posto di Harry. Siamo già a fine pasto mentre Harry sparecchia e pulisce. In seguito si scoprirà il motivo di questo comportamento: la profonda gelosia e rivalità nei confronti della defunta sorella, che definisce “spossata” in quanto strega, e invidia anche nei confronti di Harry, a cui la verità è sempre stata nascosta sulle sue origini e genitori, il cui destino è il mondo magico e Hogwarts, luoghi per lei non accessibili e negati in quanta “babbana”. Ma d’altra parte genitori amorosi adottivi nel fantasy sono rari.

In contrapposizione abbiamo la signora Weasley, che possiamo definire “la mamma” per eccellenza, non ha molto tempo per curarsi del suo aspetto, che è accogliente anche fisicamente. È sempre indaffarata, ottima cuoca, e preoccupata che tutti stiano bene, siano ben rifocillati, curati, si destreggia in mille modi per non far mancare nulla alla propria famiglia numerosa, generosa nelle dosi di cibo quanto a dispensare coccole e attenzioni, è sempre di conforto e sembra impossibile vederla a proprio agio fuori dalle mura domestiche. Lo vediamo e percepiamo al primo incontro nel film Harry Potter e la camera dei segreti. Ron e i fratelli, dopo aver salvato Harry dalla prigionia della sua camera nella quale era stato chiuso dagli zii, lo portano a casa loro. Osserviamo la discesa dell’auto incantata che si avvicina a una casa singolare, pittoresca, contorta, che sembra reggersi in piedi per magia. Appena entrano si nota la piccola cucina un po’ ingombra in cui i piatti si lavano da soli, un vecchio tavolo di legno con molte sedie tutte diverse, il particolare orologio che non indica l’ora bensì i membri della famiglia e i loro spostamenti, un salottino in cui ferri da maglia lavorano da soli. Harry si guarda intorno quasi incantato. Ron in imbarazzo, forse un po’ per la loro condizione economica, gli dice “be’ non è granché ma è casa”, Harry felice esclama “Ma è magnifica”. Come dargli torto, lui non ha una casa, gli zii gli hanno dato un tetto, ma non una casa, non una casa in cui voler stare e tornare. L’anima, il cuore di questo focolare domestico è la signora Weasley a cui non è sfuggita la scappatella dei figli, e non manca di rimproverarli, smette solo quando vede Harry e Ron le dice che “lo stavano affamando!” ed ecco che lo accoglie in un abbraccio, a cui Harry non è abituato, e pensa subito a rifocillarlo con una buona colazione, ovviamente all’inglese con uova, pane tostato e salsicce.

Le sue abilità culinarie sono apprezzate da tutti i personaggi, tanto che, ne L’ordine della Fenice, il marito Arthur mentre accompagna Harry all’udienza disciplinare al Ministero della Magia (dove tra l’altro lavora), incontra in ascensore Kingsley Shacklebolt. In pubblico fingono di non conoscersi, ma prima di scendere Arthur riesce a sussurrare all’orecchio di Kingsley che la sera Molly preparerà le polpette e se vuole fermarsi a cena. Molly è una strega molto dotata, la sua predilezione è la magia curativa, ma al momento opportuno mostra le sue doti quando la vita della sua unica figlia femmina sarà in pericolo, per poi tornare alla discreta tranquillità della vita domestica.

Raffaella Mucci ha voluto immedesimarsi in Molly e ha preparato, sul suo blog, le famose polpette con salsa alla cipolla di Molly accompagnate dalle carote glassate.

Che dire del professor Lumacorno, che è bello panciuto tanto da trasfigurarsi in una poltrona perché “ha un’imbottitura naturale”: lui ha gusti ben precisi e ama il vivere bene e agiato. Ci viene descritto e presentato come un personaggio che ama cibi ricercati, costosi, e lo vediamo bene durante le feste e le cene che organizza ad Hogwarts con il suo Lumaclub.

Cena al Lumaclub in Harry Potter e il Principe Mezzosangue

Cena al Lumaclub in Harry Potter e il Principe Mezzosangue

 

E come dimenticare gli elfi domestici sono fenomenali, una razza magica (e tra l’altro non hanno bisogno di bacchette) sanno fare di tutto: puliscono, ordinano, lavano e cucinano. E preparano di tutto in modo eccellente non solo la cucina inglese, ma sono in grado di produrre piatti anche di altre cucine in modo impeccabile, e se trattati con rispetto sono ben lieti di “curare il loro padrone”. La descrizione di questi elfi ricorda una figura particolare folkloristica inglese, i brownie, una specie di folletti che aiutano a svolgere compiti quotidiani in una casa in cambio di piccoli doni commestibili.

Un personaggio che spesso è protagonista di momenti conviviali è il simpatico Hagrid.

J. K. Rowling è abile nel descrivere la scena in cui il gigante irrompe nel fatiscente edificio dove i Dursley hanno cercato di sfuggire alle migliaia di lettere destinate a Harry, ne La Pietra Filosofale. C’è infatti una parte comica nel presentare «una torta al cioccolato grossa e appiccicosa con su scritto a lettere verdi di glassa: “Buon Compleanno Harry”», ma vuole anche rappresentare l’inizio del riscatto per il giovane mago, nel momento in cui Hagrid non offre ai Dursley le salsicce, il tè e la torta, che consuma solo con il ragazzo, mentre gli rivela le sue origini e la vera causa della morte dei suoi genitori.

Bizzarre saranno le merende offerte da Hagrid a Harry, Ron e Hermione: panini alla donnola, biscottini rocciosi, caramelle mou cementa-mascella.

Harry Potter un successo anche gastronomico

J. K. Rowling ha costruito un impero intorno alla saga del maghetto più famoso al mondo, adottando un approccio molto prudente nella scelta dei partner pubblicitari e nel mondo del merchandising che vi ruota attorno, non solo con oggettistica, giochi, costumi, ma anche gastronomico. Nel corso di questi anni sono nati, e continuano a fondarne, molti parchi a tema, viaggi, tour, eventi, locali, e tutto quello che la penna dell’autrice ha creato in merito di dolciumi.

Proprio in merito alla cucina sono stati pubblicati diversi ricettari del mondo di Harry Potter, ufficiali e non…

ma di questo parleremo prossimamente.

 

Bibliografia

Franco Lai, Antropologia del cibo nella fiction, Patron editore, 2017

Tzvetan todorov, La letteratura fantastica, Garzanti editore, 1985

M. Lenti, Harry Potter: il cibo come strumento letterario, Runa Editrice, 2015

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