I promessi Sapori. Il sugo della storia

recensione I promessi sapori, Il leone verde edizioni, Gabriella Rizzo

I promessi sapori. Il sugo della storia” è scritto da Domenico Carosso, edito da Il Leone Verde Edizioni, 2007, della collana gastronomica “Leggere è un gusto! percorsi tra cucina, letteratura e…”

Il saggio di Domenico Carosso si propone di aggiungere un piccolo tassello alla manzoniana storia delle tradizioni culinarie popolari durante la crisi in Lombardia dovuta all’opprimente dominio degli Spagnoli e alla crudele pestilenza che mieterà migliaia di vittime.

Alla carestia si richiama l’episodio di fra Galdino, nel III capitolo, quello che segue l’entrata in scena di fra Cristoforo nel IV capitolo.

In queste pagine emblematica è la scena dei contadini sparsi nei campi:

«La fanciulla scarna, tenendo per la corda al pascolo la vaccherella magra stecchita, guardava innanzi, e si chinava in fretta, a rubarle, per cibo della famiglia, qualche erba, di cui la fame aveva insegnato che anche gli uomini potevan vivere».

Il grande capitolo della carestia è il XII, in cui la fame spinge al noto assalto dei forni.

Infine, nel capitolo XVIII, Carosso sottolinea come la massa di contadini affamati che rientra in città dalla campagna cederà il passo all’esercito dei Lanzichenecchi che porteranno la peste in una Lombardia già stremata e misera.

L’immagine della carestia è ancora presente nel capitolo VI quando Renzo si reca dall’amico Tonio per convincerlo a essere testimone nel matrimonio organizzato durante la notte degli imbrogli e dei sotterfugi.

In cucina Tonio è intento «con un ginocchio sullo scalino del focolare, e tenendo, con una mano, l’orlo di un paiolo, messo sulle ceneri calde, a dimenare, col mattarello ricurvo, una piccola polenta bigia, di grano saraceno»

mentre intorno a lui, tre o quattro ragazzetti aspettano con gli occhi fissi al paiolo e intorno alla tavola attendono il misero pasto la moglie di Tonio, la madre e un fratello.

Alessandro Manzoni descrive in poche righe la vita degli umili: Tonio distribuisce la “bigia”, ossia la polenta di grano saraceno e non quella di mais, in quanto la coltivazione di questo cereale sarà introdotta dopo il 1628.

La polenta di Tonio, le noci di fra Galdino, i due capponi per l’avvocato Azzeccagarbugli, oppure il cavolo verza di Perpetua (nel capitolo II la donna di servizio di don Abbondio appare per la prima volta nel romanzo «con un gran cavolo sotto il braccio»), semplici piatti della cucina contadina si contrappongono invece all’opulenza della tavola di don Rodrigo.

La tradizione culinaria lombarda ne I Promessi Sposi viene descritta da Carosso anche attraverso il menù delle osterie.

All’Osteria della luna piena Renzo mangerà uno stufato, stracotto tipico delle osterie lombarde, di carne di manzo o di vacca, lasciata a lungo in infusione nel vino, lardellata di chiodi di garofano e spicchi d’aglio.

All’Osteria del paese verranno, invece, servite le polpette, anch’esse piatto semplice della cucina contadina che nel milanese ha conservato il nome antico di “mondeghili“.

Domenico Carosso propone nel suo saggio sia ricette della tradizione contadina sia quelle più raffinate di Pellegrino Artusi in La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene: I Promessi Sposi e l’opera dell’Artusi rappresentano con angolazioni diverse la storia popolare e borghese dell’Ottocento, «un mondo che sembra passato ma tanto ancora ha da dirci».

I Promessi Sposi

I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni è uno dei romanzi più letti e studiati ed è un’opera fondamentale nel sistema scolastico italiano.

Tra le pagine di questo romanzo ripercorriamo la storia dell’Italia settentrionale del Seicento attraverso la tormentata storia d’amore di due giovani, Renzo e Lucia, una delle coppie più famose della letteratura italiana.

I Promessi Sposi è un romanzo ricco di emozioni e sentimenti, la cui cornice è caratterizzata dai vizi e virtù dei personaggi, come ad esempio, l’umiltà di Lucia, l’arroganza di don Rodrigo, la debolezza di don Abbondio o la tenacia di Renzo.

Seguendo la storia dei due innamorati, se ne intrecciano altre, attraverso le quali Manzoni magistralmente ci trasmette insegnamenti di vita.

In tal modo le storie di fra Cristoforo, della Monaca di Monza, dell’Innominato ci rammentano come sia fondamentale nella vita saper prendere le giuste decisioni.

Dopo diverse peripezie, i due innamorati riusciranno a coronare il loro sogno grazie alla Provvidenza divina e alla loro corretta condotta.

Inoltre all’interno de I Promessi Sposi è preminente la presenza della fame e della carestia che Carosso, ne “I promessi sapori“, ci presenta con un’analisi accurata e precisa.

 

Le ricette

Sabrina Marcocci, del blog Storie di una cuoca per caso, ha realizzato le due ricette tratte dal libro I promessi sapori, e le trascriviamo fedelmente così come sono nel libro.

Polenta con la salsiccia

Manzoni-polenta con salsiccia_ph. Sabrina Marcocci

 

Ingredienti

  • farina di granoturco
  • diverse salsicce intere
  • conserva di pomodoro
  • parmigiano, uno o due pugni
  • burro q.b.

“Fate una polenta piuttosto tenere di farina di granoturco, distendentela sulla spianatoia alla grossezza di un dito e tagliatela a mandorle.

Ponete in un tegamino diverse salsicce intere con un gocciolo d’acqua e quando saranno cotte spellatele, sbriciolatele ed aggiungete sugo o conserva di pomodoro.

Collocate la polenta in una teglia o in un vassoio che regga al fuoco, conditela a suoli col parmigiano, queste salsicce e questo pezzetto di burro sparso qua e là, poi mettetele tra due fuochi e quando sarà ben calda servitela, specialmente per primo piatto di una colazione alla forchetta. La detta polenta si può fare anche dura per poi tagliarla a fette.” (Artusi, pp.227-228)

Polpette alla Lucia

Manzoni-polpette alla Artusi- ph.Sabrina Marcocci

 

Ingredienti

  • 0,5 kg di carne, macinata una sola volta
  • 2 uova sbattute
  • una manciata abbondante di parmigiano
  • una manciata di panpesto, pane bagnato prima nel latte
  • un po’ di prezzemolo tritato, o di basilico (facoltativo)
  • 1 punta di aglio tritato, uno spicchio senza anima
  • sale fino

Si amalgama il tutto con un po’ di latte, per poi formare delle palline della grandezza che si desidera. Si impanano nel panpesto e di friggono in poco olio extravergine.

 

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