Natale come al cinema: ricette da film

Natale come al cinema: ricette: ricette da film

In prossimità del periodo natalizio assistiamo all’uscita di molti film, perché durante le festività abbiamo più tempo libero da trascorrere con la famiglia e con gli amici. Così su questa scia anche il palinsesto televisivo si adegua, spesso riproponendoci delle pellicole che sono ormai diventate un must delle festività natalizie, quelle che ci fanno dire “è Natale!”, ce le aspettiamo, un po’ come il ritrovare il panettone o qualche altro piatto tradizionale.

Tra le varie pellicole possiamo riconoscere i cinepanettoni italiani, ma non solo a volte qualche sarcastica e pungente pellicola si trova (che fa parte del nostro riso amaro, come diceva Pirandello, del nostro modo di essere), ma anche nel mondo anglosassone la lista dei film in cui si respira l’atmosfera natalizia è piuttosto lunga.

Ma qualsiasi sia il film proposto, a qualsiasi genere appartenga, immancabile è la risoluzione finale più o meno positiva, a volte anche moralistica nelle diverse sfumature di tono fino ad arrivare al pungente. Ad accomunarli sono le scene in cui i personaggi, i protagonisti, si fiondano su qualche ricco buffet, snack, golosità o comfort food.

Oltre ai classici piatti della tradizione delle feste, possiamo notare altre preparazioni passate alla storia grazie ad alcune indimenticabili sequenze.

In questi film possiamo individuare usi, costumi, mode, origini, background anche sociale e culturale, non solo nell’aspetto dei personaggi ma anche in quello che mangiano nei banchetti. Proprio come nella vita reale, il cibo portato in scena, ricopre una molteplicità di ruoli, in molte situazioni in cui l’interazione sociale assume forme ritualizzate, più o meno codificate, ma sempre riconoscibili. Col cibo abbiamo un rapporto sensoriale e sentimentale, e riteniamo che il cibo sia un veicolo di sensualità, sentimenti, e anche di affetti familiari. Non solo, tra i vari significati sensoriali del cibo ci sono quelli capaci di riattivare la memoria. Le buone maniere a tavola sono fondative dell’ordine sociale sul piano simbolico.

Le relazioni sociali, familiari e non, ruotano attorno al cibo.

Ma mentre assistiamo a queste pellicole perché non farci ispirare da qualche piatto o leccornia da preparare e consumare insieme?

Ma quali film?

Dall’invenzione del cinema ai giorni nostri sono trascorsi molti anni, e molte pellicole sono state prodotte.

Naturalmente il tema Natale è stato ripreso in molti film: alcuni proprio dedicati al  Natale, in altri il Natale fa parte del periodo narrato dalla storia.

Il primo film di Natale pare risalga a 122 anni fa, siamo nel 1898 in Inghilterra con Santa Claus, per noi ora sarebbe un cortometraggio di poco più di un minuto, all’epoca era una chicca. Per la prima volta nel film assistiamo a due azioni che si svolgono in una sola inquadratura in contemporanea: da una parte vediamo i bambini che vanno a letto con l’aspettativa dei regali, dall’altra vediamo Santa Claus che scende nel camino per lasciare i doni.

Non era che il capostipite di quello che diverrà l’ispirazione per altri film.

A Natale abbiamo film per tutti i gusti: si spazia dai film classici e cult movie, ai film di animazione, all’universo fantasy… ce n’è per tutti i gusti.

Nightmare before Christmas

Nightmare before Christmas (1993) nato dalla mente, o meglio zucca, di Tim Burton, tanto che si vedono anche nel titolo. Un film completamente girato in stop motion. Il regista ha dichiarato di aver preso ispirazione da un ricordo d’infanzia riguardante il proprietario di un negozio intento a sostituire le decorazioni di Halloween con quelle natalizie. Possiamo infatti considerarlo un film a cavallo tra Halloween e la vigilia di Natale, come appunto suggerisce il titolo. È una parodia fin dal titolo, storpiatura di una delle più celebri poesie natalizie, The Night Before Christmas, di C.C. Moore. Svariate le traversie produttive (soprattutto a causa dei ripensamenti da parte della Disney) per un film capolavoro, perfettamente diretto da Selick, riuscito grazie al suo magistrale staff tecnico, ma anche grazie alla colonna sonora suggestiva di Elfman, alla sua vena macabra e gotica, al suo tono tendente al dark e al fiabesco insieme, alle numerosissime citazioni filmiche, letterarie e anche pittoriche. È un film poetico, inserito in ambientazioni suggestive e appassionante. Il protagonista (Skellington nell’originale, Skeletron in Italia) è diventato ormai una vera e propria figura di culto, così come il film, una tappa imprescindibile, un vero must del genere.

Il film tocca delle tematiche importantissime come la solitudine, l’emarginazione interiore, la crisi di identità, il valore delle proprie origini, la diversità e l’accettarsi, il cambiamento, e lo fa nel modo più semplice e bello che esiste: con una favola gotica. Tra tutti i film di Tim Burton, forse questo è quello più autobiografico, affine ai mostri innocui di Beetlejuice e al triste eroe di Edward mani di forbice.

Raffaella Mucci, ispirata dal film di Tim Burton, è andata alla ricerca del ricettario ufficiale e ci propone due ricette per queste feste. Sono due preparazioni tipicamente anglosassoni: l’eggnog e i fiocchi di neve di pan di zenzero.

Nel suo blog ci racconta sia del ricettario che del film.

Serendipity

Serendipity (2001). quando l’amore è magia, una commedia per chi crede nel destino. Nei film romantici sono i dolci a farla da protagonista: in Serendipity il titolo è anche  il nome della pasticceria che si vede nella pellicola, e in inglese significa “trovare una cosa senza cercarla”.

È una romantica storia d’amore che nasce da un incontro alla vigilia di Natale e si conclude nuovamente, dieci anni dopo, a Natale.

scena dal film Serendipity

C’è post@per te

Che dire delle commedie di Nora Ephron, in cui il Natale è sempre presente. In C’è post@ per te (You’ve Got Mail, 1998) ci sono molti riferimenti al cibo. Partiamo da un party in casa, di quelli newyorkesi, abbiamo il catering con i barman che servono le bevande, un buffet riccamente allestito, Meg Ryan e Tom Hanks vi ruotano attorno servendosi delle pietanze, e l’attenzione viene posta sulle buone maniere: Tom Hanks sembra non averne, infatti si serve generosamente di gran parte del caviale messo come decorazione nel piatto di portata. L’azione non passa naturalmente inosservata dall’elegante e raffinata Meg Ryan, che lo riprende.

Nella corrispondenza per email tra i due protagonisti, Tom Hanks parla delle sue passeggiate con il cane, di come il cane ami mangiare pizza e ciambelle raccolti sul marciapiedi mentre lui preferisce comprarli.

Che dire poi della scena da Sturbucks, in cui viene detto che “la ragione per cui esistono posti come Starbucks è che gente che non possiede la minima capacità di prendere decisioni, deve prenderne almeno sei per prendere una sola tazza di caffè… così con soli 2 dollari e 95 centesimi può ottenere non solo una tazza di caffè ma una precisa consapevolezza di sé stessa”.

Ma i riferimenti al cibo non sono finiti qui: il film ruota attorno a sale da caffè, alle cene di Natale appena intraviste, ai piatti che verranno preparati come quello che il commesso di Meg Ryan descrive sin nei minimi dettagli, la spesa al supermercato e al mercato colorato, ricco e pieno di banchi, a ristoranti con luci soffuse, al cibo d’asporto.

Che dire poi di Tom Hanks che paragona la sua mega libreria a una grande piazza in cui si vendono damigiane di olio d’oliva? Per tacer dei riferimenti cinefili al Padrino “di andare ai materassi”.

Una delle scene più belle è il tè a casa di Birdie: un classico tè all’inglese con alzatine piene di sandwiches, dolci, fini porcellane su una elegante tovaglia con tovaglioli in stoffa.

 

Harry ti presento Sally

Harry ti presento Sally (When Harry met Sally, 1989), una storia che si sviluppa nell’arco di quasi 12 anni, da Chicago a New York, dall’amicizia all’amore, sullo sfondo natalizio. Molto più però della sola storia melense. Nella pellicola assistiamo a una Meg Ryan che ordina le pietanze a modo suo, dove “a parte” è fondamentale, come ad esempio quando ordina la torta di mele durante il viaggio di andata che deve essere “scaldata con la panna fresca non sopra ma a parte, però se non è panna fresca allora no, il gelato, ma a parte e non sopra”, oppure quando ordina il condimento “a parte”, o anche quando parla della torta nuziale al cocco con salsa di cioccolato “a parte”.

Ma indimenticabile, memorabile e divertente nella storia del cinema, è la scena in cui pranza con Billy Cristal al  Katz’ Delicatessen.

Meg Ryan, nei panni di Sally, sta conversando con Billy Cristal che impersona Harry, stanno parlando della vita intima di lui e dei suoi incontri mentre consumano un sandwich, al pastrami per lui e al tacchino per lei. Per dimostrare a Harry quanto siano errate le sue certezze sul mondo femminile e la loro libido, Sally simula un orgasmo.

Una performance esilarante che si conclude con l’indimenticabile battuta di una delle clienti del diner che ordina alla cameriera: “quello che ha preso la signorina”.

Harry ti presento Sally

Love Actually

Cambiamo ambiente e con Love Actually (L’amore all’improvviso, 2003), ci troviamo in una Londra pre-natalizia dove l’amore sembra essere dappertutto, con dieci storie che si intrecciano. Nel film Bill Nighy nei panni di Billy Mack, vecchia e volgare leggenda del rock and roll che registra la cover in versione natalizia della hit dei Troggs Love Is All Around, è pazzesco; Hugh Grant ci regala una delle sue migliori performance quando balla sulle note di Jump delle Pointer Sisters; Colin Firth in veste di scrittore ci fa dimenticare la sua interpretazione di avvocato imbranato con maglione natalizio con renna ne Il diario di Bridget Jones.

Come non sentire profumi di tè con scones, torta pannofee pie, gingerbread e spezie nell’aria?

Il Diario di Bridget Jones

E visto che è stato citato parliamo de Il Diario di Bridget Jones (Bridget Jones’s Diary, 2001), adattamento cinematografico dell’omonimo libro di Helen Fielding.

Il film racconta le vicende di una trentenne londinese che scrive le proprie avventure e disavventure sul proprio diario, persa in triangoli amorosi, gaffe televisive, diete, buoni propositi e incursioni dei tre più fidati amici, tra un Natale e l’altro, saprà trovare la propria (apparente) dimensione e, forse, l’amore. Impossibile non riconoscersi nel personaggio, in questo ritratto dolce e amaro allo stesso tempo dell’attuale generazione di trentenni. Divertente, a volte un po’ superficiale, ma la sua forza è proprio in questo sorriso leggero e disimpegnato. Come non ricordare le scene natalizie con gli inguardabili regali dei maglioni a tema, i ricevimenti eleganti in stile inglese.

Ma indimenticabile, uno dei momenti più divertenti del film, è la cena che organizza Bridget per il suo compleanno a casa sua: Bridget vuole fare bella figura, ma in cucina è negata, tanto che finirà per preparare la famosissima zuppa blu. Quella che doveva essere una zuppa di porri, si trasforma, infatti, in una vera e propria zuppa di colore blu acceso, a causa della stringa colorata con cui Bridget aveva legato i porri. Per fortuna Mark è un ottimo cuoco e aiuterà Bridget in cucina. Tutto, quindi, sembrerà andare per il meglio, fino all’arrivo di Daniel (Hugh Grant), acerrimo nemico di Mark.

Il diario di Bridget Jones

Notting Hill

Notting Hill è una commedia inglese del 1999, girata completamente a Londra nel quartiere di Notting Hill dove si trova davvero la piccola libreria e dove c’era la famosa porta blu, che il proprietario ora ha venduto per beneficenza. Dai creatori di Quattro matrimoni e un funerale. Nel quartiere londinese di Notting Hill (dove c’è il mercato di Portobello) il timido William Thacker (Grant) ha un negozietto di libri dove entra Anna Scott (Roberts), gran diva di Hollywood. Colpo di fulmine. Relazione complicata, con distacchi e tira molla, ma la lieta fine è d’obbligo. Il personaggio più esilarante di questa commedia è il gallese Spike, coinquilino di William. Il suo personaggio merita tutta l’attenzione e risolleva la commedia. Bella la colonna sonora.

Non mancano ovviamente riferimenti gastronomici. Il film si apre proprio con un succo d’arancia rovesciato. Il frigo nella casa di William è una desolazione. Spike che mangia da un vasetto e dice “ c’è qualcosa di strano in questo yogurt”, riceve come risposta “non è yogurt, è maionese”, “Ah bene, allora è buona” dice Mike. Ma poi ci sono le cene a casa degli amici. Si inizia con il vino per rompere il ghiaccio, di rigore la domanda “rosso o bianco”.

Per cena viene servita la faraona con insalata di contorno, quando la padrona di casa chiede ad Anna Scott che ne pensa, lei confessa di essere vegetariana, ma quando a chiederlo è il padrone di casa, il cuoco della serata, lei afferma che “è la migliore faraona che abbia mai assaggiato”. Anna è perfettamente integrata nel gruppo… finché non arriva il momento di mangiare l’ultimo pezzo di torta, la cena è per il compleanno della sorella di William. Non si tratta di una torta qualunque, ma dei classici brownies al cioccolato e il padrone di casa decide che solo chi racconterà la storia più triste potrà mangiare l’ultimo brownies rimasto!

Ognuno parla della propria vita, ed anche se Anna fa un “patetico tentativo per fregare” il gruppo di amici, William la spunta e si aggiudica l’ambito premio!

La cena al ristorante tra Anna e William è girata al Nobu di Londra, questa cena viene rovinata da alcuni vicini di tavolo particolarmente fastidiosi, ma la scena si conclude poi in modo più leggero.

Si consumano cappuccini d’asporto nella libreria di William. In un’altra cena con gli amici William porta con sé una nuova amica, l’ospite di casa ha preparato la beccaccia e la offre, ma lei rifiuta affermando che è una “fruttariana”. Will allora chiede delucidazioni sul significato. La risposta dell’amica è “che loro credono che frutta e verdura hanno dei sentimenti e che quindi cucinare sia crudele, mangiamo solo cose che siano già cadute dagli alberi o dai cespugli, cose in effetti già morte”. Momentaneo silenzio a cui segue la risposta di William “ahh… è giusto, giusto… perciò queste carote…” lei prontamente con le lacrime quasi agli occhi “sono state ammazzate, sì”, e lui “ammazzate? oh povere carote, bestiale”.

Che dire poi di Spike che in muta da sub mangia cereali, fumando in una incasinatissima cucina? Ma la colazione è anche raffigurata in modo conviviale, richiamando un aspetto molto importante del primo pasto del mattino, che tutti dovremmo imitare: latte, tè o caffè, un frutto, pane tostato con crema spalmabile o confettura.

Notting Hill

Una poltrona per due

Tra le commedie tipiche natalizie dobbiamo assolutamente parlare di Una poltrona per due (Trading Places, 1983), una critica divertente al capitalismo senza scrupoli, due avari fratelli cercano di dimostrare, con una scommessa, che è l’ambiente a fare l’uomo e non viceversa.

Nel finale ci sarà un ribaltamento della situazione con l’happy ending, è una classica commedia. Il titolo inglese fa riferimento sia allo scambio di ruoli dei protagonisti sia al luogo in cui avvengono gli scambi commerciali e le transazioni finanziarie a Wall Street. Nel film troviamo anche un omaggio a The Blues Brothers: quando nella vicenda arrestano Winthorpe, la sua fotografia segnaletica riporta il numero “7474505b”, lo stesso di James Blues interpretato da James Belushi.

Anche il cibo, come tutto, prende parte all’inversione dei ruoli alla base del fim. Prima è Louis Winthorpe a sedere a una tavola riccamente imbandita: in compagnia della fidanzata mangia aragosta sorseggiando un drink, intanto il maggiordomo prepara le crêpes suzette fiammeggiandole, mentre i due decidono di appartarsi nella sala con il camino.

Successivamente sarà Billie Ray Valentine a godersi una cena di lusso, mentre Winthorpe lo osserverà dalla finestra fradicio di pioggia. Siamo nel pieno degli anni ‘80 nelle preparazioni e presentazioni culinarie, ricordiamo anche le scene in cui la baffa di salmone affumicata che viene trafugata dal buffet, o l’uscita della fetta di roast beef al posto della pistola.

Ma anche la soluzione finale è ancora una volta una questione di food: i fratelli Duke, artefici della scommessa, vengono battuti nella compravendita in borsa del succo d’arancia.

Mamma ho perso l’aereo

“Keeeeeeeevinnnnn!”. A 30 anni dall’uscita di Mamma ho perso l’aereo (Home alone, 1990), il grido della signora McCallister che, in volo con la famiglia per passare il Natale in Francia, realizza di aver dimenticato a casa il figlio più piccolo, ha ancora il suo perché. Così come gli scherzi che l’angelico biondo Kevin (l’allora bambino prodigio Macaulay Culkin) prepara ai due topi d’appartamento che cercano di svaligiargli la casa.

Un crescendo di situazioni comiche che culminano negli ultimi esilaranti 30 minuti, per poi avere il lieto fine tranquillizzante e risolutivo. Nel film tutto comincia con, o meglio per, una pizza, ma non una pizza qualsiasi, quella al formaggio la preferita del piccolo Kevin. Kevin è il più piccolo della famiglia, sempre deriso e rimproverato. Anche la sera prima della partenza per Parigi, dove trascorreranno le vacanze di Natale con tutta la famiglia McCallister, compresa di zii e cugini. Kevin esprime un desiderio nella notte che la famiglia sparisca. Il mattino dopo nella casa regna il più totale caos e dalla fretta nessuno si accorge che manca qualcuno. Al risveglio Kevin si troverà la casa vuota, tutta per sé e… farà i salti di gioia pensando che i suoi desideri si siano avverati.

La sera avrà la sua bella pizza al formaggio, ordinata con la consegna domicilio. Kevin per pagare il fattorino e farsi dare la tanto desiderata pizza, farà dialogare il fattorino con la videocassetta (siamo negli anni ‘90 ci sono ancora le videocassette) con un personaggio del film Angels with filthy souls, dove poi i colpi di pistola che vengono sparati nel vecchio film mettono in fuga il fattorino. Per la cena natalizia Kevin fa la spesa tutto da solo, e su una tavola apparecchiata e addobbata con tanto di angioletti portacandele, recita la preghiera “benedici questo piatto di maccheroni al formaggio cotti al microonde e benedici coloro che mi li hanno venduti”. Non mancano ovviamente snack vari.

Insomma chi non l’ha invidiato almeno un po’? Casa tutta per sé, libero sfogo per i propri desideri: fare quello che si preferisce e mangiare quello che si vuole, quello che si ama maggiormente… per un po’ niente regole (anche per noi adulti).

Mamma ho perso l'aereo

Mamma ho riperso l’aereo: mi sono smarrito a New York

Con Mamma ho riperso l’aereo: mi sono smarrito a New York! (Home Alone 2: Lost in New York, 1992) tutto sembra apparentemente come nel precedente film. Il canovaccio si ripete, con la variante che questa volta Kevin non lo dimenticano a casa, se lo perdono all’aeroporto perché prende l’aereo sbagliato. Così mentre la sua famiglia va in Florida e si ritrova tra temporali e acquazzoni, lui si diverte nel più lussuoso e costoso albergo di New York usando la carta di credito del padre.

I due cattivi del primo film sono fuggiti di prigione e dove vanno questi due malcapitati (diciamolo sono un po’ come Willy il coyote con Bip Bip) a New York e si imbattono proprio in Kevin nel loro nuovo tentativo di saccheggio di una casa.

Il ritmo in questo film è più sostenuto, le cose sono quasi esagerate a livello di cartone animato. Kevin gira per New York in limousine mangiando la sua amata pizza al formaggio, sorseggiando Coca Cola nel flûte e ordinando al servizio in camera un gargantuesco gelato. Immancabile l’happy end, e grido finale del padre alla vista del conto della carta di credito “Keeeeeeeevinnnnn!”

Mamma ho riperso l'aereo: mi sono perso a New York

Qualcuno salvi il Natale

In Qualcuno salvi il Natale (The Christmas Chronicles, 2018) è la classica commedia di Natale, niente di troppo originale, però la sceneggiatura funziona, è divertente e con qualche battuta molto contemporanea. La trama in breve: due fratelli si nascondono nella slitta di Babbo Natale e incasinano parecchio la situazione. Ma siccome Santa Claus è Kurt Russell, in piena forma, guascone e canterino (la sua versione jail-blues di Santa is Back in Town è strepitosa), non c’è da preoccuparsi. Prepariamo camino, pop corn e camino acceso.

Gabriella Rizzo, dopo aver guardato il film si è sentita ispirata e ci prepara un’ottima merenda con la torta gingerbread, un dolce elegante, perfetto per una tavola in festa. Gabriella ci racconta anche la leggenda di Babbo Natale e l’evoluzione della sua figura anche come star del cinema.

 

Qualcuno salvi il Natale

Qualcuno salvi il Natale 2

A due anni dal primo capitolo, torna l’icona dell’action Kurt Russell nei panni del miglior Santa Claus possibile in Qualcuno salvi il Natale 2 (The Christmas Chronicles, 2020). E non stiamo esagerando.

Lui è davvero bravo, credibile, a mettere in salvo il suo villaggio da un elfo rinnegato. Sarà che è diretto da Chris Columbus, forse uno dei più grandi in assoluto quando si parla di storie per bambini e ragazzi (Gremlins, I Goonies, Mamma ho perso l’aereo, i primi due film di Harry Potter). Sarà che al fianco del protagonista c’è Goldie Hawn, appena intravista nel finale del primo capitolo.

Parenti Serpenti

Veniamo in Italia con il film Parenti serpenti (1992), ritratto monicelliano della famiglia media borghese, riunita per il tradizionale cenone di Natale. Siamo in un paese dell’Abruzzo, i quattro figli con le relative famiglie si ritrovano a casa degli anziani genitori per le feste di Natale. Immancabili i problemi in famiglia in questi giorni di convivenza forzata dove si sta un po’ allo stretto.

Il film inizia con un tour di Sulmona, una presentazione di alcune “personalità” del posto, e della casa dei “nonni”. Durante il viaggio del bambino, voce narrante, la mamma lo riprende perché mangia le patatine fritte di nascosto con l’amico, e pure gli hamburger, per lei cibi altamente nocivi. Si entra poi in casa dei nonni dove ci viene presentata subito la nonna al lavoro a tirare la pasta alla chitarra. Quando arrivano gli ospiti sempre la nonna gira con un cestino di tarallucci al vino “questi sono i tarallucci che facevo quando eri bambina… sono acqua e vino questi li digeriscono anche i bambini”.

Insomma questa è la classica nonna donna di casa sempre indaffarata a prendersi cura di tutti: è la prima ad alzarsi per preparare la colazione per tutti. Che dire poi della scena con il capitone che scappa per casa e il nonno, tranquillamente, lo acchiappa e lo butta fuori dalla finestra, dicendo che dice “l’ho dico sempre a Trieste di chiudere bene le porte che possono entra’ gli animali”. Durante il pranzo l’anziana coppia propone ai figli di andare a stare a casa di uno di loro, e gli lasciano la libertà di mettersi d’accordo. Decidano loro.

Dopo tanto discutere e litigare, i quattro fratelli decidono di regalare all’anziana coppia una stufa a gas obsoleta che… Questa è una commedia amara, dallo humour nero, tipico del cinema italiano, è un riso amaro. Dalla commedia realistica di costume si passa ai toni dell’umorismo nero per sfociare nel feroce cinismo della conclusione. Nella parte iniziale del film i figli cantano “Mamma quanto ti voglio bene e nella vita non sarai mai sola”, in netta contrapposizione alla seconda parte del film in cui nessuno vuole ospitare l’anziana coppia di genitori. Come scrive bene Marco Paiano di Lost in cinema: “Dopo la società nella sua interezza (Amici Miei), la borghesia (Un borghese piccolo piccolo) e i valori militari (La grande guerra), la scure del regista si abbatte così stavolta su uno degli ultimi valori incrollabili del popolo italiano, ovvero quella famiglia in cui rifugiarsi in caso di difficoltà”.

È uno dei film preferiti da Sabrina Marcocci che ha voluto condividere con noi il cardone, il tradizionale piatto abruzzese che viene servito per il pranzo di Natale. Sul suo blog, Sabrina ci racconta come prepararlo, che necessita di tempo (come tutte le preparazioni delle feste, n.d.r.) per un comfort food familiare d’altri tempi.

Parenti serpenti

Benvenuti in casa Gori

Sulla falsa riga di Parenti Serpenti abbiamo Benvenuti in casa Gori (1990) di Alessandro Benvenuti, tratto dalla commedia omonima, film nel quale si riconoscono modi di fare e usanze tipiche dei luoghi toscani, i dialoghi sono tipicamente toscani, la parlata stretta e accento. Anche questa una commedia dal riso amaro, tipicamente italiana. In un paese della Toscana, quello del Natale sembra un rito a cui tutti tengono per ritrovarsi a pranzo e un’occasione per riunire tutta la famiglia in una bella tavolata. Vicino all’albero, ogni anno preparato con rabbiose cure da Gino che rompe il puntale e dice che non si può fare un albero senza il puntale, perché sarebbe come fare “una frittata senza l’ova”, e davanti a piatti squisiti, preparati dalla paziente Adele, tutto dovrebbe svolgersi per il meglio.

Il pranzo inizia con i crostini toscani d’antipasto, si continua con i tortellini della zia in brodo di pollo, finisce in bellezza con il panettone e lo spumante. Invece, poco a poco emergono sopiti rancori, rampogne parentali, questioncine di interesse, reciproche accuse, pecche personali, segreti, desideri repressi e manie. Un pranzo di Natale trasformato in un gioco al massacro reciproco. Poi anche il Natale del 1986 passa mentre Annibale muore, farfugliando ricordi della sua infanzia e di quella Guerra, mentre nella notte gli sono vicine abbracciate le sue figlie.

Benvenuti in casa Gori

Julia & Julia

Probabilmente non sarà proprio un film natalizio, ma in Julia & Julia di Nora Ephron (2009), sono raccontate due storie in parallelo. Una è quella di Julia Child, la sua storia, e il suo libro Mastering the Art of French Cooking (edito 1961), l’altra è contemporanea e ritrae l’autrice Julie Powell, che si è assunta il folle compito di cucinare tutte le ricette di Julia, come descritto nel suo blog diventato libro: Julie & Julia: 365 Days, 524 Recipes,1 Tiny apartment Kitchen.

Quindi perché non lasciarsi ispirare da questo film, da Amy Adams, col pasticcio di carne sul piatto di portata, e da una Meryl Streep, entrambe ne sanno una più del diavolo in cucina.

Julia & Julia

 

 

Downton Abbey

Impossibile non ricordare il Natale in Downton Abbey, sia la serie che il film. Nella fiction vengono raccontate le vicende dell’aristocratica famiglia Crawley, proprietari della tenuta di Downton Abbey nello Yorkshire, ma non si limita alla storia della famiglia nobile, vengono narrate anche le storie dei domestici che vivono al piano inferiore della tenuta, e che rappresentano un microcosmo separato ma più simile a quello dei loro padroni rispetto a quanto non appaia a prima vista.

La fiction è delicata, ha splendide scenografie, recitata bene. Tocca vari argomenti e diversi temi sempre con garbo e delicatezza. La ricostruzione storica non appesantisce il racconto, ma anzi aiuta a contestualizzarlo, a renderlo più vero. Interessante uno dei temi della serie ossia le difficoltà di una famiglia nobile, abituata a vivere nel lusso e con determinate “regole sociali”, di adattarsi a un mondo destinato a cambiare e ad aprirsi alla modernità.

I personaggi sono fondamentalmente buoni, ma non del tutto privi di difetti e debolezze. Per il Natale a Downton si decora con sobrietà in cui il tema dominante è il bianco, si dispongono candelabri, cristalli, argenteria. Il menù è quello classico della cucina inglese della prima metà del ‘900.

DownTon Abbey

A Christmas Carol

Al genere fantasy appartengono tutte le pellicole che sono state adattate dal classico Il canto di Natale di Charles Dickens, ma forse la versione più bella è A Christmas Carol (2009), film scritto e diretto da Robert Zemeckis, adattamento cinematografico del grande classico di Charles Dickens, di cui, dal 1914, il cinema ne ha portato sullo schermo più e più volte in tutte i modi e in tutte le salse. La storia è quella di un vecchio avaro che deve affrontare i tre spiriti (del passato, del presente e del futuro), che porteranno la gentilezza nel suo freddo cuore.

La capacità di Robert Zemeckis di descrivere in immagini l’atmosfera magica del Natale (come già fatto in Polar Express, 2004) è davvero unica e ineguagliabile. La splendida animazione – la pellicola fu realizzata, anche per la visione in 3D, dalla ImageMovers Digital e dalla Walt Disney Pictures – dà veramente giustizia all’opera fantastica e sognante di Dickens, altrimenti indescrivibile senza effetti speciali ed attori in carne ed ossa.

La motion capture è la tecnica ideale: anche un talento puro come Jim Carrey, straordinario e indimenticabile, ne ha tratto beneficio, entrando nel mito. Ogni cosa nel film di Zemeckis diventa tangibile: si sentono i profumi delle spezie e della legna che brucia, il fumo bianco delle caldarroste, si sente il tepore delle case e il freddo che avvolge ogni quartiere. Si percepisce il dolore e la sofferenza degli emarginati e l’inguaribile entusiasmo dei bambini che giocano per strada.

How the Grinch stole Christmas

In pochi conoscono How the Grinch stole Christmas (1966) – Il Grinch affetta il roast-beef 

Questo corto del 1966 è un grande classico negli USA e lo ritroviamo nella scena di Mamma ho riperso l’aereo. La parte più bella di questo cartone animato è proprio quella della cena, perché qui finalmente il Grinch capisce di aver sbagliato e viene ricompensato con il Roast Beast. Lieto fine.

Il Grinch

Sempre Il Grinch (2018), sempre versione cartoon con Jim Carrey nei panni del Grinch. Il protagonista è verde menta, cinico, odiatore imperituro del 25 dicembre. Vive ai margini del villaggio di Chissarà, accanto ai gioiosi Chissaranno, arroccato in una tana in cima al Monte Crumpit con l’unica compagnia del cane Max. Un giorno, esasperato, decide di rubare il Natale ai concittadini entrando nelle case e portando via dolci, decorazioni e regali. Ma siccome fa un incontro speciale (sarà la bambina di nome Cindy Lou), piani e vita cambiano per sempre.

E vai a capire perché: la storia, ispirata al celebre libro per bambini How the Grinch Stole Christmas del Dr. Seuss (genio dei libri che possiamo definire senza età e adatto a tutti), è una favola natalizia che vuole essere un messaggio anticonsumistico; Jim Carrey si diverte molto nei panni e nel make-up del mostro peloso e verde che vuole cancellare il 25 dicembre.

Questo è un film dedicato a coloro a cui il Natale non è mai piaciuto, anche se in fondo in fondo non si può vivere senza addobbi, regali, auguri e piatti delle feste. E qualcosa accomuna la nostra tradizione gastronomica natalizia con quella del paese di Chinonsò: l’arrosto, che nelle tavole dei Nonsochì si chiama Roast Beast.

Cosa sia esattamente non è dato saperlo, ma questa prelibatezza al forno,che fa parte dell’immaginario natalizio degli americani, è stata inserita nel film del 2018 prendendo spunto dalla versione animata del lontano 1966. Un classico della cinematografia che si conclude con una cena durante la quale il Grinch capisce di avere sbagliato nel valutare il Natale e i suoi compaesani, e infine viene ricompensato proprio con il Roast Beast.

Il Grinch

Alice attraverso lo specchio

In Alice attraverso lo specchio (Alice Trough the Looking Glass, 2016), di Tim Burton, riconosciamo il suo mondo visionario, i suoi personaggi “diversi” dal convenzionale e la lotta interiore tra il voler essere loro stessi e accettarsi e farsi accettare o conformarsi, piegarsi, alla “normalità”.

Anche qui tutto inizia a Natale e con un dolcetto rubato… ma lo si scoprirà solo alla fine. Immancabile la scena con la tavola imbandita per l’ora del tè… che potrebbe non arrivare mai. Nel frattempo lasciamoci trasportare in questo mondo parallelo che insegna a lottare per le proprie idee e le proprie diversità e difenderle.

Alice attraverso lo specchio

Un Natale da Charlie Brown

Una rarità questo delizioso cartone animato, uno dei pochi tratti dalle strisce dei Peanuts: Un Natale da Charlie Brown (1965). È andato in onda per la prima volta il 9 dicembre 1965 sul canale americano CBS, dura poco meno di mezz’ora ed è dedicato al Natale con i personaggi di Charles M. Schulz.

Obiettivo: ricordare il vero significato della festività cristiana. Fa il botto immediatamente. Da allora viene trasmesso ogni anno negli Usa. Due sono le scene da antologia: 1) Charlie Brown, accompagnato dall’amico Linus, va a comprare un albero di Natale con cui addobbare il palco della recita e, tra i tanti finti, ne sceglie uno vero, minuscolo e striminzito; 2) Linus sul palco recita il secondo capitolo del Vangelo di Luca in cui si parla della nascita di Gesù e della visita dei pastori e alla fine dice: “Ecco che cos’è lo spirito natalizio, Charlie Brown”. I personaggi e le strisce dei Peanuts, soprattutto in tema di Natale, richiamano subito alla mente la cioccolata calda con i marshmallow, le “toffolette” messe su uno stecco e fatte sciogliere al fuoco, biscotti gingerbread.

Harry Potter, la saga

Il Natale è sempre presente anche nella saga dei film di Harry Potter. Il castello di Hogwarts e i territori intorno sono sempre coperti di neve, il lago Nero lì vicino è ghiacciato, a volte si assiste proprio alla neve che cade fitta su tutto il paesaggio. All’interno del castello si respira aria di festa con lussuosi addobbi, camini accesi e calze appese. Molti studenti tornano a casa per le vacanze di Natale, ma altri restano invece a scuola.

La sala grande del castello, destinata a raccogliere tutti gli studenti e i professori, viene lussuosamente addobbata, ogni anno con qualcosa in più o di diverso. Nel grande salone vengono disposti dodici abeti  giganteschi, alcuni decorati con candeline accese, altri con ghiaccioli, altri scintillanti di stelle d’oro, alle pareti scendono ghirlande di agrifoglio e vischio, a volte il soffitto e buio e stellato, altre volte una magica neve, calda e asciutta, fiocca giù. Gli elfi domestici che si occupano della tavola e delle preparazioni danno il meglio di loro. Stoviglie lussuose, in oro e cristalli, un delizioso e penetrante aroma di cibo pervade i corridoi, ricchi stufati, tacchini, speciali e ottimi pasticci, “scoppiarelli magici”, immancabile il grog da bere.

Dolci ovunque: pudding di Natale, pasticcini, muffin e cupcakes. La cucina è quella inglese, vediamo queste tavolate immense della Sala Grande su cui appaiono magicamente i piatti da portata da cui servirsi a volontà. Non mancano però, in occasione di ospiti stranieri come nel film Harry Potter e il calice di fuoco anche preparazioni di altre cucine come gulash, bouillabaisse, etc. Proprio in questo film assistiamo a una storica tradizione con il Ballo del Ceppo, che viene fatto proprio in concomitanza delle festività. I maghi devono tutti mettersi l’abito da cerimonia, tenuta in grande stile.

Dal salone sono state tolte le lunghe tavolate delle case e sostituite con tavolini illuminati da lanterne, apparecchiati con stoviglie in oro e con un menù disposto davanti a ogni coperto. Non ci sono camerieri, mai, il cibo appare magicamente spedito dagli elfi domestici. Qui basta scegliere la pietanza dal menù e dirla al piatto per vederla apparire. Le pareti sono coperte con brina d’argento scintillante, ghirlande di edera e vischio che si incrociano attraverso il soffitto nero stellato.

Spendiamo due parole sui regali che i ragazzi ricevono e trovano al mattino direttamente nei dormitori, tra i vari pacchi trovano sempre delle golosità preparate dalla signora Weasley: tortini fatti in casa, un dolce di Natale e una scatola di croccante alle nocciole

In Harry Potter e l’ordine della fenice il Natale viene festeggiato, non più ad Hogwarts, ma a Londra nella casa di Sirius Black, sede appunto del quartier generale dell’ordine della fenice, in Grimmauld Place. Non è come nei Natali di Hogwarts, è molto più semplice nelle decorazioni anche se la casa viene trasformata: da buia e tetra, piena di polvere e ragnatele,viene completamente tirata a lucido, pulita e decorata da tutti: i lampadari erano carichi di ghirlande d’agrifoglio e festoni d’oro e d’argento, mucchi di neve magica scintilla sui tappeti lisi, un grande albero di Natale addobbato con fate vive, il pranzo di Natale è preparato dall’ottima cuoca la signora Weasley, un grosso tacchino e il dolce.

È un natale più intimo e complesso a livello emotivo.

Con Harry Potter e il principe mezzosangue, possiamo assistere a un cambio registico, entriamo proprio negli animi e nelle loro complessità, è più introspettivo. Il Natale inizia ad Hogwarts, vediamo il castello decorato e Harry è invitato a una cena esclusiva, per pochi eletti, dal professor Lumacorno nel suo “lumaclub”. Il suo ufficio è stato trasformato, rosso e oro sono i colori che predominano, gli elfi domestici si danno un gran da fare per preparare e far servire prelibatezze ricercate, ovviamente il tutto accompagnato da ottimi liquori, idromele, sherry.

Ma il Natale vero e proprio verrà poi festeggiato alla Tana, la casa dei signori Weasley, quindi un Natale più casalingo con le ottime pietanze della signora Weasley. Anche in casa le decorazioni predominanti sono ghirlande di agrifogli, vischio e edera. Questi sono solo alcuni dei tantissimi film che possiamo vedere o rivedere nel periodo natalizio e che ci possono suggerire qualcosa di buono e goloso da consumare, magari proprio davanti allo schermo.

Il cibo è nella narrazione di film e libri, fa parte del nostro vivere e non è solo sostentamento, ma comunicazione.

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