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Pubblicazione: 21/06/2023
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Il farro è una delle più antiche varietà di frumento le cui prime tracce risalgono all’epoca neolitica.
Rientra nel gruppo dei cinque cereali antichi alla base dell’alimentazione umana: riso, farro, orzo, avena e grano.
Tra i tanti cereali è il mio preferito, quello che non manca mai nella mia dispensa sia in chicchi che, ovviamente, sotto forma di farina.
In questo articolo ve ne riassumerò brevemente la storia e le caratteristiche e vi spiegherò come utilizzarlo al meglio in cucina.
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La storia del farro inizia circa 10.000 anni fa in Medio Oriente con la domesticazione di piccole spighe che nei millenni si evolvono e dalle quali nascono tre varietà: il farro monococco, il farro dicocco e il farro spelta.
Con il tempo si diffonde in Europa fino ad arrivare nel nostro Paese grazie alle conquiste degli Antichi Romani che ne intuiscono il potenziale in cucina.
I suoi chicchi sono protagonisti di numerose zuppe e la sua farina è alla base dei prodotti da forno; è così importante nell’alimentazione dell’Impero che dal suo nome,“farro”, deriva la parola farina.
Il farro è anche al centro di uno dei più importanti riti della società romana antica: la confaerratio, rito arcaico con il quale si celebra il matrimonio tra i patrizi. Tale rituale prende il nome dal panis fàrreus, una focaccia di farro che gli sposi spezzano in onore di Giove Capitolino e che sancisce l’ingresso della moglie nella famiglia del coniuge nonché l’inizio della potestà del marito sulla moglie.
Nei secoli la sua coltivazione è soppiantata dal grano e dal mais ma grazie alla riscoperta dei “grani antichi” e delle farine alternative in atto nell’ultimo ventennio, il farro torna sulle nostre tavole e ne diventa uno dei protagonisti.
Come scritto sopra, dall’evoluzione delle prime spighe di farro derivano tre varietà:
Il farro contiene circa 15 g di proteine contro le 12 del frumento, è ricco di fibre, vitamine e minerali, per questo è importante introdurlo in una dieta sana, equilibrata e gustosa.
La sua versione “integrale” è particolarmente ricca di fibre: una porzione ne contiene circa il 20% del fabbisogno giornaliero consigliato.
Come tutti i cereali è una fonte di carboidrati complessi ma ha un indice glicemico inferiore rispetto al frumento e al riso bianco: ciò lo rende adatto soprattutto a coloro che devono tenere sotto controllo la glicemia o a chi pratica attività sportiva.
Il farro è commercializzato in diverse forme:
Per quanto riguarda i chicchi, quelli integrali non hanno subito alcuna raffinazione, presentano tutte le parti originarie e quindi tutti i nutrienti. Hanno tempi di cottura molto lunghi (almeno 1 ora di bollitura) e richiedono un ammollo in acqua fredda di almeno 18-24 ore. L’ammollo del farro, e dei cereali in generale, è consigliato per reidratare il chicco e per eliminare i fitati, sostanze che ostacolano l’assorbimento dei minerali.
I chicchi decorticati: hanno subito un primo processo di raffinazione che li ha privati della crusca ma ha lasciato il germe e l’endosperma. Il loro tempo di cottura è abbreviato rispetto a quelli integrali, circa 1 ora, ma è richiesto comunque un ammollo di qualche ora.
I chicchi perlati: sono il risultato del processo di raffinazione completo, sono pertanto i meno completi a livello nutritivo. La loro cottura è piuttosto rapida (30 minuti circa) e non necessitano di ammollo.
Sono da preferire sempre la versione integrale o quella decorticata, non solo per l’apporto nutritivo più completo ma anche per la gamma di aromi e sapori che sprigionano. Il farro in chicchi è un’ottima base per primi piatti gustosi e nutrienti: in estate servitelo freddo condito con verdure fresche di stagione, mentre in inverno è perfetto per corroboranti zuppe o primi piatti gustosi e nutrienti come il farro con ragù di lenticchie.
Se non avete molto tempo per la lunga cottura ricordate che il farro può essere cotto in anticipo e conservato in frigorifero un paio di giorni ben chiuso in un contenitore ermetico. Potete anche congelarlo porzionato e scongelarlo in frigorifero o nel forno a microonde al momento di consumarlo; questo è un ottimo modo per variare le fonti di carboidrati nell’alimentazione famigliare senza passare troppo tempo ai fornelli.
La farina di farro ha una consistenza e un aspetto molto simile a quella di frumento, il suo sapore tende al dolce e, in particolare quella integrale ha note aromatiche che ricordano la frutta secca. La farina di farro assorbe più acqua rispetto a quella di frumento, perciò aumentate leggermente l’idratazione dei vostri impasti.
Come abbiamo detto sopra il farro è più proteico del frumento ma le sue proteine sono meno adatte alla panificazione.
A meno di non utilizzare lunghe lievitazioni o lievito madre è consigliabile tagliare (miscelare due farine per ottenere la forza desiderata) sempre la farina di farro con una farina forte di frumento. Le percentuali variano a seconda del risultato che volete ottenere: per un pane leggero e alveolato utilizzate fino al 30% di farina di farro, se invece desiderate un prodotto più compatto potete arrivare anche al 50%.
Per un pane “rustico” aggiungete fiocchi di farro o frutta secca e semi.
Per quanto riguarda i prodotti da forno quali torte, muffin o biscotti la farina di farro può sostituire in toto quella di frumento.
Io prediligo quella integrale per il suo sapore più deciso e la consistenza rustica. In inverno è ottima in abbinamento alle mele, alle pere e alle spezie, quali zenzero e cannella; si sposa molto bene con la frutta secca, il cioccolato ma anche con il burro di arachidi. Per ottenere lievitati soffici potete miscelarla con una parte di fecola di patate.
Se volete dolci dalla consistenza più “fine” utilizzate la farina di farro raffinata, perfetta con albicocche, pesche e fragole per dolci dal sapore estivo. E’ ottima anche per ottenere frolle sottili come quelle della pasticceria!
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