Storia di Caffè a Trieste

caffè a Trieste

Se vuoi un caffè a Trieste ordina un nero!

Non pensiate di entrare in un bar di Trieste e di chiedere semplicemente: “un caffè!”, perché vi verrebbe immediatamente risposto: “come lo vuole?” e non perché si stia parlando di miscele! A Trieste infatti c’è una varietà tipica di modi in cui una persona può ordinare un caffè e che potranno dar luogo a notevoli equivoci rispetto alla terminologia standard.

Sta di fatto che “un caffè” nei bar di Trieste si chiama “un nero”. Casomai però si volesse un caffè macchiato, allora bisognerebbe ordinare “un cappuccino” perché chiedendo solo un “caffè macchiato”, il solerte barista arriverebbe con un caffè ristretto e il bricco di latte a parte. Ma qualora vogliate quello che per il resto del mondo è il classico “cappuccino”, sappiate che a Trieste non lo troverete. Vi è infatti “il caffellatte” ossia un cappuccino standard ma senza schiuma. Però potreste degustare “un capo in bì”, cioè un cappuccino servito al bicchiere, oppure un “gocciato”, ossia un caffè con una goccia di schiuma. Il tutto sempre nelle declinazioni e nelle variabili più tradizionali, cioè decaffeinato, ristretto, lungo, doppio, corretto, ecc.

Se quindi andate a Trieste per la prima volta ed entrate in un bar, non stupitevi davanti alla richiesta di “un deca capo in bì” perché è semplicemente un cappuccino decaffeinato.

Un indotto economico che dura da oltre 300 anni

Il caffè a Trieste è proprio un mondo a parte e per spiegarne i motivi dobbiamo tornare al XVIII secolo, periodo in cui la città era parte dell’impero asburgico. Nel 1719 il porto di Trieste fu proclamato “porto franco” ed è questo il motivo per cui le prime navi cariche di caffè verde, provenienti dall’impero ottomano, attraccarono lì.

Alla fine dell’800 a Trieste esisteva una vera e proprio economia che girava intorno al caffè:

  • 66 ditte di importazione e commercio;
  • 4 aziende per la lavorazione;
  • circa 10 torrefazioni;
  •  60 botteghe del caffè.

Nel 1904 venne aperta la Borsa del caffè proprio a Trieste. Nel giro di pochi anni, nel suo porto, transitarono più di un milione di sacchi l’anno. Oggi, circa il 30% del caffè importato in Italia continua a passare da Trieste che rimane il più importante “porto caffeicolo del Mediterraneo”.

Nel 2008 è nato il distretto Trieste coffee cluster che è composto da circa 50 aziende della filiera del caffè, con un fatturato di oltre 500 milioni di euro e con un migliaio di persone impiegate, alle quali dobbiamo poi aggiungere anche quelle che lavorano negli esercizi pubblici. I Caffè a Trieste, intesi come luoghi di incontro, sono uno ogni 300 abitanti contro la media nazionale di uno ogni 400.

Caffè italiano: si pensa più a Napoli o a Trieste?

È corretto pensare a entrambe le città.

La vocazione di Trieste è nota: basti pensare che il primo caffè a torrefazione americana, nato a San Francisco negli anni Cinquanta, si chiama “caffè Trieste”.

Ma la bontà del caffè servito nei locali di Napoli è risaputa e indiscussa. Il caffè napoletano, denso quasi come il cioccolato, è fatto ancora con le macchine a leva e utilizza 20 millimetri di polvere di caffè contro i 30 serviti al nord.

I caffè a Trieste: memoria storica e culturale

Trieste è una città di scrittori. I suoi marciapiedi e i suoi Caffè sono stati frequentati da personaggi del calibro di Italo Svevo, Umberto Saba e James Joyce. E del resto a Trieste i Caffè hanno la C maiuscola.

Il Caffè Tommaseo, il Caffè degli Specchi, il Caffè Stella Polare e l’Antico Caffè San Marco sono luoghi dotati di un fascino mistico, luoghi dove è bello sedersi anche solo per incontrarsi. Nella centrale Via Cesare Battisti, bevendo un caffè o per meglio dire un nero, seduti all’Antico Caffè San Marco, sarà come ritrovarvi nel 1914 perché gli arredi sono rimasti gli stessi. Le enormi specchiere, i tavolini in ghisa e marmo o il lunghissimo bancone di legno scuro sono proprio gli stessi ma anche gli avventori, in un certo senso, sono gli stessi. Hanno solo cambiato faccia ma vi sono i giocatori di scacchi, i lettori dei quotidiani infilati nei manici di legno e gli studenti assorti nei loro testi proprio come descrisse nel 1997 Claudio Magris nel suo Microcosmi.

Il più antico tra quelli citati è il Caffè Tommaseo, mentre quello con la migliore vista è senz’altro il Caffè degli Specchi con l’affaccio sulla Piazza dell’Unità d’Italia, l’unica piazza aperta sul mare dell’Alto Adriatico. In questo Caffè, quando la bora lo concede, i tavolini vengono messi anche all’aperto ed è bellissimo sedersi lì fuori a bere un caffè, mentre il mare luccica e il castello di Miramare fa l’occhiolino in fondo al golfo.

  Tour dei Caffè a Trieste

  • Caffè Tommaseo: il più antico e vicino al mare, si trova appunto nella piazza Tommaseo. Fu inaugurato nel 1830 dal padovano Tommaso Marcato. Con impronta dichiaratamente austriaca, fu decorato da Lorenzo Gatteri con delle specchiere arrivate direttamente dal Belgio. Frequentato ancor oggi da artisti e letterati, lo fu da Svevo che scriveva seduto ai tavolini come da Claudio Magris che scrisse il suo capolavoro “Danubio” seduto proprio nei tavolini di questo caffè.
  • Caffè degli Specchi: caffè con vista mare che si apre sulla Piazza dell’Unità d’Italia. Del 1839 è l’unico caffè rimasto dei quattro caffè che dominavano quella che a quel tempo era chiamata piazza Grande. Fu chiamato così perché furono incisi su specchi, lastre di vetro delle quali oggi sopravvivono solo tre esemplari, tutti i fatti storici salienti dell’epoca. Nell’Ottocento fu ritrovo degli irridentisti e dopo il secondo dopoguerra fu quartier generale della marina britannica
  • Caffè Urbanis: da Piazza dell’Unità si prende la via pedonale che porta in Piazza della Borsa, qui si scopre il caffè Urbanis in tutto lo splendore dei suoi oltre 180 anni. Rimangono ancora le volte affrescate e il pavimento in mosaico che racconta storie di mare e di bora, e che riporta la data 1832.
  • Caffè Tergesteo: nella galleria omonima vicina a piazza Borsa. Fondato nel 1863 conserva ancora le vetrate colorate che immortalano storie di vita triestina, ma purtroppo dopo l’ultima ristrutturazione l’atmosfera originaria è andata perduta.
  • Antico Caffè Torinese: si trova in Corso Italia e l’antica magnificenza liberty in questo caffè è rimasta integra. Inaugurato nel 1915, conserva ancora l’antico lampadario, gli arredi e le boiserie. Rimane tutt’oggi  un Caffè con pasticceria, come in origine.
  • Caffè Stella Polare: lasciandoci il mare alle spalle, proseguendo lungo corso Italia si incrocia Via Dante dove al numero 14 si trova il Caffè Stella Polare. Qui, pur mancando il tavolo di biliardo, il bancone di ciliegio, gli specchi e gli stucchi di un tempo, l’ambiente sa ancora molto di Austria e di letteratura. In questo Caffè, infatti, James Joyce si intratteneva insieme al fratello per leggergli i nuovi capitoli del suo romanzo “Ritratto dell’artista da giovane”. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, il locale fu convertito in sala da ballo, oggi invece vi allestiscono mostre fotografiche e pittoriche.
  • Caffè San Marco: Nel cuore del borgo Franceschino in via Battisti, dietro una fila di anonime vetrate, ecco il Caffè San Marco. Mantiene l’atmosfera del passato con l’arredo ispirato alla Secessione Viennese. Vi trovate ancora i tavolini di marmo e ghisa, il bancone di legno intarsiato con le maschere sopra. Fu inaugurato nel 1914 e diventò rifugio irridentista e laboratorio per passaporti falsi. Nel 1915 fu quasi distrutto dalla polizia austriaca. Fu il rifugio di Slapater e Stuparich; ancor oggi è frequentato da scrittori, studenti e scacchisti. Nel secondo dopoguerra diventò la sede della Società Scacchistica Triestina. In questo caffè nel 1962 furono girate alcune scende del film Senilità, tratto dall’omonimo romanzo di Italo Svevo.
  • Caffè Pasticceria Pirona: si trova in largo Barriera Vecchia ed è una tappa obbligata per i golosi. Sono famosi i bignè alla crema, la putizza o il presnitz. Nell’ingresso un grande mosaico porta la data dell’apertura, il 1900. Locale in stile liberty, fu molto apprezzato dalla borghesia triestina e da James Joyce che per due anni abitò nella stessa strada al numero 32.

Glossario della tazzina, per non rimanere senza caffè!

  • Nero: il classico espresso in tazzina calda dal bordo spesso.
  • Deca: espresso decaffeinato.
  • Capo deca: un decaffeinato macchiato.
  • Gocciato o goccia: espresso macchiato con una goccia di latte caldo schiumato.
  • Capo: espresso macchiato caldo in tazzina.
  • Goccia in b: espresso con goccia di latte caldo servito in bicchiere di vetro.
  • Capo in b tanta: espresso macchiato in bicchiere di vetro con tanta schiuma.
  • Cbs: capo in b senza schiuma
  • Capo in b tanta special: è un macchiato in bicchiere di vetro con tanta schiuma di latte spolverata con del cacao amaro, molto diffuso al bar di Economia dell’università di Trieste.
  • Caffelatte: il classico cappuccino, servito in tazza.

Per approfondimenti leggete anche La Mitteleuropa
Scritto da Paola Sartori del blog Prelibata e Annalisa Sandri del blog Manca il sale
Foto di Sabrina Colle, Instagram @sabripic7
la foto del caffè Stella Polare di Vanessa Colosetti instagram @laviniavane
Fonti:
Microcosmi, Claudio Magris, Garzanti, 1997,
Trieste sottosopra, Mauro Covacich, editori Laterza, 2006.

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