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Pubblicazione: 29/11/2018
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Se vuoi un caffè a Trieste ordina un nero!
Non pensiate di entrare in un bar di Trieste e di chiedere semplicemente: “un caffè!”, perché vi verrebbe immediatamente risposto: “come lo vuole?” e non perché si stia parlando di miscele! A Trieste infatti c’è una varietà tipica di modi in cui una persona può ordinare un caffè e che potranno dar luogo a notevoli equivoci rispetto alla terminologia standard.
Sta di fatto che “un caffè” nei bar di Trieste si chiama “un nero”. Casomai però si volesse un caffè macchiato, allora bisognerebbe ordinare “un cappuccino” perché chiedendo solo un “caffè macchiato”, il solerte barista arriverebbe con un caffè ristretto e il bricco di latte a parte. Ma qualora vogliate quello che per il resto del mondo è il classico “cappuccino”, sappiate che a Trieste non lo troverete. Vi è infatti “il caffellatte” ossia un cappuccino standard ma senza schiuma. Però potreste degustare “un capo in bì”, cioè un cappuccino servito al bicchiere, oppure un “gocciato”, ossia un caffè con una goccia di schiuma. Il tutto sempre nelle declinazioni e nelle variabili più tradizionali, cioè decaffeinato, ristretto, lungo, doppio, corretto, ecc.
Se quindi andate a Trieste per la prima volta ed entrate in un bar, non stupitevi davanti alla richiesta di “un deca capo in bì” perché è semplicemente un cappuccino decaffeinato.
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Il caffè a Trieste è proprio un mondo a parte e per spiegarne i motivi dobbiamo tornare al XVIII secolo, periodo in cui la città era parte dell’impero asburgico. Nel 1719 il porto di Trieste fu proclamato “porto franco” ed è questo il motivo per cui le prime navi cariche di caffè verde, provenienti dall’impero ottomano, attraccarono lì.
Alla fine dell’800 a Trieste esisteva una vera e proprio economia che girava intorno al caffè:
Nel 1904 venne aperta la Borsa del caffè proprio a Trieste. Nel giro di pochi anni, nel suo porto, transitarono più di un milione di sacchi l’anno. Oggi, circa il 30% del caffè importato in Italia continua a passare da Trieste che rimane il più importante “porto caffeicolo del Mediterraneo”.
Nel 2008 è nato il distretto Trieste coffee cluster che è composto da circa 50 aziende della filiera del caffè, con un fatturato di oltre 500 milioni di euro e con un migliaio di persone impiegate, alle quali dobbiamo poi aggiungere anche quelle che lavorano negli esercizi pubblici. I Caffè a Trieste, intesi come luoghi di incontro, sono uno ogni 300 abitanti contro la media nazionale di uno ogni 400.
È corretto pensare a entrambe le città.
La vocazione di Trieste è nota: basti pensare che il primo caffè a torrefazione americana, nato a San Francisco negli anni Cinquanta, si chiama “caffè Trieste”.
Ma la bontà del caffè servito nei locali di Napoli è risaputa e indiscussa. Il caffè napoletano, denso quasi come il cioccolato, è fatto ancora con le macchine a leva e utilizza 20 millimetri di polvere di caffè contro i 30 serviti al nord.
Trieste è una città di scrittori. I suoi marciapiedi e i suoi Caffè sono stati frequentati da personaggi del calibro di Italo Svevo, Umberto Saba e James Joyce. E del resto a Trieste i Caffè hanno la C maiuscola.
Il Caffè Tommaseo, il Caffè degli Specchi, il Caffè Stella Polare e l’Antico Caffè San Marco sono luoghi dotati di un fascino mistico, luoghi dove è bello sedersi anche solo per incontrarsi. Nella centrale Via Cesare Battisti, bevendo un caffè o per meglio dire un nero, seduti all’Antico Caffè San Marco, sarà come ritrovarvi nel 1914 perché gli arredi sono rimasti gli stessi. Le enormi specchiere, i tavolini in ghisa e marmo o il lunghissimo bancone di legno scuro sono proprio gli stessi ma anche gli avventori, in un certo senso, sono gli stessi. Hanno solo cambiato faccia ma vi sono i giocatori di scacchi, i lettori dei quotidiani infilati nei manici di legno e gli studenti assorti nei loro testi proprio come descrisse nel 1997 Claudio Magris nel suo Microcosmi.
Il più antico tra quelli citati è il Caffè Tommaseo, mentre quello con la migliore vista è senz’altro il Caffè degli Specchi con l’affaccio sulla Piazza dell’Unità d’Italia, l’unica piazza aperta sul mare dell’Alto Adriatico. In questo Caffè, quando la bora lo concede, i tavolini vengono messi anche all’aperto ed è bellissimo sedersi lì fuori a bere un caffè, mentre il mare luccica e il castello di Miramare fa l’occhiolino in fondo al golfo.
Per approfondimenti leggete anche La Mitteleuropa
Scritto da Paola Sartori del blog Prelibata e Annalisa Sandri del blog Manca il sale
Foto di Sabrina Colle, Instagram @sabripic7
la foto del caffè Stella Polare di Vanessa Colosetti instagram @laviniavane
Fonti:
– Microcosmi, Claudio Magris, Garzanti, 1997,
– Trieste sottosopra, Mauro Covacich, editori Laterza, 2006.
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