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Pubblicazione: 13/07/2023
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Il Maritozzo la sua storia fino ai giorni nostri e l’inevitabile evoluzione moderna salata che si affianca alla classica e golosa brioche con la panna.
Quante volte di fronte a una luccicante vetrina di pasticceria o di un forno ci siamo soffermati ad ammirare una simpatica pagnottella dal cuore di panna? Chi non ha mai assaggiato un maritozzo alle prime luci dell’alba al ritorno da una discoteca o prima del turno di lavoro mattutino? Forni, pasticcerie e cornetterie che sfornano lievitati, spesso, non possono fare a meno di averlo nel menù. Da sempre amato dai Romani, come dolce simbolo della città, oggi sempre più ambito dai turisti stranieri che guardando il dolce in vetrina e con curiosità affermano: “what’s this cake?”.
Il Maritozzo negli ultimi tempi sta subendo una “metamorfosi” da dolce sta diventando un prodotto salato da Street food italiano con particolarità regionali. E così non sarà difficile trovare il Maritozzo con burrata e alici, alla n’duja, con prosciutto e bufala e perfino al polpo.
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Qual è la storia del Maritozzo?
Se torniamo indietro nei secoli scopriamo che le sue origini si perdono ormai nella notte dei tempi, e sembra risalgano all’epoca romana.
Si narra che le donne erano solite preparare per i mariti dei piccoli panini ripieni di ricotta, miele ed uva passa che avrebbe reso più agevole il duro lavoro dei campi, una sorta di cibo energizzante. Tradizione che attraversa i secoli per giungere fino a noi con molti cambiamenti se si pensa che l’introduzione dello zucchero rivoluziona il sapore originario delle prime pagnottelle dolci.
Ai primi del Novecento il poeta romano Giggi Zanazzo (al secolo Luigi Zannazzo), poeta e antropologo romano, padre fondatore della romanistica e grande studioso delle tradizioni locali, nei suoi sonetti quaresimali, ci parla del “Santo Maritozzo” (“der zanzo maritozzo”) unico dolce consentito nell’austero periodo quaresimale, perché meno grasso rispetto ai dolci carnevaleschi.
In Quaresima pe’ ddivuzzione […]
se magneno li maritozzi,
anzi c’è cchi è ttanto divoto pe’ magnalli
che a ccapo ar giorno
se ne strozza nun se sa quanti.
(L. Zanazzo – Tradizioni Popolari Romane)
Luigi Zanazzo ci svela anche l’origine del nome che deriverebbe da un pegno d’amore che un giovane innamorato era solito regalare alla propria donna tre settimane prima dell’arrivo di Quaresima. All’interno, nascosto nel morbido cuore di panna, l’amante nascondeva un anello d’oro o degli orecchini o una qualsiasi gioia che rappresentava l’impegno verso l’amata.
Col passare dei secoli il maritozzo diventa quasi un lievitato esclusivo, sono pochi coloro che decidono di sfidarlo e mangiarne uno intero poiché l’apporto calorico è notevole. Tuttavia questo simpatico dolce romano riscuote tanto successo da venire inserito in numerose varianti salate da Street Food.
A dire il vero il maritozzo, pur avendo avuto la sua nascita a Roma, non è una prerogativa della Città Eterna ma è noto in diverse regioni d’Italia con alcune varianti nella forma e negli ingredienti. Ci sono i maritozzi pugliesi a forma di treccia spolverati di zucchero semolato, gli umbri al mosto e con uvetta di forma tonda, i marchigiani soffici ed allungati al sentore di anice possono essere ripieni di uvetta e spolverati di zucchero.
Una versione napoletana del Maritozzo c’è sempre stata soprattutto col “fiocco di neve” una brioche farcita di panna. In tempi recenti il maestro pasticcere Rocco Cannavino, in arte Zio Rocco, dopo aver assaggiato e studiato il maritozzo romano lo ha rielaborato con i prodotti locali. La forma è soffice ed allungata, la panna è mescolata con latte di bufala campana e latticello di mascarpone e guarnita con una cascata di fragole.
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