Pubblichiamo il racconto della giornata dedicata al bellissimo food contest organizzato dall’Istituto Tutela Grappa del Trentino, che ha visto coinvolti i nostri soci il mese scorso. La finale, un cooking show con mistery box, si è tenuta a Trento il 28 giugno 2019 di fronte a una giuria qualificata formata da giornalisti, chef e produttori. I blogger selezionati che hanno partecipato alla finale sono Annalisa Sandri, Orsola Ciriello, Paola Bellora e Ilaria Bertinelli. È proprio Annalisa Sandri, vincitrice del contest, a raccontarci com’è andata.
Io con la grappa non ho mai cucinato. Friulana puro sangue, la grappa l’ho solo utilizzata per “bagnare” la gubana o come resentin dopo il caffè! C’è però da dire che mi piace molto: adoro il suo profumo che ti stuzzica le narici, mi piace l’intensità del sapore e il retrogusto che ti lascia dopo averla bevuta, anzi sorseggiata. Quindi, essere selezionata dall’Istituto Tutela Grappa del Trentinoper un food contest dal titolo “La Grappa del Trentino nel piatto”… beh è stata davvero una bella sfida.
Ma procediamo con ordine. A giugno vengo selezionata, unitamente ad altri 4 foodblogger dell’Aifb, per partecipare a questa gara ai fornelli. Le regole sono semplici (apparentemente!): ci sarà una mistery box con alcuni ingredienti, tra i quali la grappa, da utilizzare per realizzare una ricetta. Nulla di più è dato sapere!
In
viaggio verso Trento: l’Istituto di Tutela Grappa del
Trentino. Arrivo
a Trento il 28 giugno, in piena canicola estiva. Eh già, a dispetto
delle credenze, ci sono ben 38° e il caldo si fa sentire.
L’accoglienza è splendida: l’Istituto Tutela Grappa del Trentino ci
ospita in un albergo bello e confortevole a ridosso della zona
pedonale. Piccolo meeting: conosco le mie compagne di avventura e
conosco il dott. Mirco Scarabello che dell’Istituto Tutela è il
presidente e che ci introduce a questa realtà bella e unica nel suo
genere. Ebbene su 28 produttori trentini di grappa, ben 25 fanno
parte dell’Istituto Tutela che venne creato per volontà di cinque
soci fondatori negli anni ’60.
Lo
scopo dell’Istituto Tutela è proprio quello di valorizzare la
produzione locale (ottenuta solo da vinacce trentine), apponendo il
marchio con il tridente e la scritta “Trentino Grappa” su
ogni singola bottiglia. Questo marchio garantisce la qualità del
prodotto, verificata mediante controlli di laboratorio ed esami
organolettici. Eppure la storia della grappa in trentino ha
origini assai antiche, essendo la sua produzione tramandata di
generazione in generazione da almeno due secoli (i distillati
trentini erano già presenti alla corte asburgica).
Nel
cuore della grappa: visita alla distilleria Pisoni
Attraverso
un incantato paesaggio trentino fatto di boschi e laghi, arriviamo a
Pergolese (circa 20 minuti da Trento), sede della rinomata
distilleria
Pisonied
entriamo nell’intricato mondo degli alambicchi! È Giuliano Pisoni
che ci conduce nella distilleria, dove le vinacce trentine arrivano e
dove, tra caldaie
e alambicchi,
vengono trasformate nel prezioso distillato. Al momento la produzione
è ferma: bisognerà aspettare la stagione delle vendemmie perché le
caldaie inizino a sbuffare.
Le
vinacce, rigorosamente fresche, verranno riscaldate assieme all’acqua
e dal vapore che si formerà, trasformato in condensa, ci darà una
prima distillazione: la “flemma”. La flemma verrà quindi
riscaldata nuovamente a bagnomaria e, attraverso una nuova
distillazione e la maestria del distillatore (che saprà ricavare
solo il cuore,
eliminando testa
e
coda
-vapori
meno buoni-) avremo la grappa grezza. La grappa grezza, dagli 80
gradi verrà portata a un grado alcolico intorno ai 40° tramite
l’aggiunta di acqua: a questo punto è perfetta per essere degustata.
La famiglia Pisoni non produce solo grappe, ma anche ottimi vini che
si fregiano del marchio Trentodoc,
come il Rosé Brut metodo classico che assaggiamo nella splendida
cantina.
Palazzo
Roccabruna di Trento: inizia il contest
Rientriamo
a Trento: il conto alla rovescia per l’inizio del contest è
imminente. Prima però veniamo introdotte alle bellezze del
Palazzo Roccabruna, sede del contest, un palazzo di notevole pregio
artistico e architettonico.
È
l’ora: indossati i nostri grembiuli, siamo pronte a scoprire le
regole del gioco! Il dottor Scarabello, che sarà anche il
presidente della giuria, ci spiega che dovremmo preparare tre
porzioni di una ricetta (tante quanti sono i membri della giuria).
Nella ricetta obbligatoriamente dovranno essercitutti
gli ingredienti contenuti nella mistery box;
ci sarà inoltre una “dispensa” a disposizione di tutte
(uova, burro, farina, erbe aromatiche…). Tempo di preparazione:
poco più di un’ora. Un punteggio aggiuntivo sarà dato alla blogger
che, mentre cucina, terrà
aggiornati i social!
Tre,
due, uno: si
apre la mistery box! Ebbene:
oltre alla grappa, ci sono un filetto di cervo, un pezzo di formaggio
Fontal, un pacchetto di farina di grano saraceno e due pere.
La
prima tentazione è di fare un panino col formaggio, accompagnandolo
a un bicchiere di grappa! Scherzi a parte, mi ero immaginata
tutt’altri ingredienti e, sopratutto, non ho mai cucinato il filetto
di cervo! Non mi perdo d’animo e inizio a preparare qualcosa: le idee
si schiariranno man mano. Parto da una fonduta perché immagino di
poterci fare varie cose: dal nappare una pasta a utilizzarla come
accompagnamento per la carne. Decido di aggiungere un cucchiaio di
grappa, che a parer mio sgrassa il sapore del Fontal.
Quindi
mi dedico alle pere.
Da brava friulana penso di metterle sotto
grappa tagliandole
però a fettine. Avendo a disposizione due tipologie di grappa (una
bianca e una invecchiata), le utilizzo entrambe.
E
la farina
di grano saraceno?!
Mumble… mumble… perché non farci una polenta? Eh sì una polenta
taragna, che poi ridurrò in chips e farò cuocere al forno in modo
che diventino croccanti.
A
questo punto capisco come sarà il piatto che andrò a realizzare:
una base di fonduta aromatizzata alla grappa, un tournedos di filetto
di cervo (è
il modo che preferisco per cuocere il filetto) con chips di polenta
taragna e delle pere caramellate aromatizzate alle due grappe. Dei
petali di fiordaliso a chiudere. Che ve ne pare?! Ebbene la giuria,
composta oltre che dal dottor Scarabello, anche dallo Chef Sebastian
Sartorelli (che ci ha dato assistenza durante il contest) e dalla
enogastronoma Maria Grazia Brugnara, ha decretato il
mio piatto il migliore in
quanto era quello che meglio abbinava gli ingredienti alla grappa,
anche in degustazione. Ho ricevuto anche il punteggio “social”,
perché nei tempi morti aggiornavo le IGStories!
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