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Pubblicazione: 20/11/2015
Articolo di Alessandra Gennaro
Foto di Fabio D’Amore
Definizione. Era questa la prima voce nell’agenda di quell’ormai famoso 16 novembre 2013, quando AIFB veniva alla luce fra l’entusiasmo e la commozione dei suoi fondatori.
Se erano chiari gli obiettivi della neonata Associazione (formare, formare e ancora formare), erano urgenti le necessità di definirci, di uscire dalla nebulosità di quegli “oggetti misteriosi del web”, nella consapevolezza che solo da un ben delineato “chi siamo” si potessero recuperare le radici del “da dove veniamo”, per individuare con sicurezza la direzione del “dove andiamo”.
Analogamente, era altrettanto chiaro che, qualsiasi fosse la mèta, essa si sarebbe dovuta raggiungere poco alla volta, conquistando progressivamente le tappe, anziché bruciarle e dedicando a ciascuna di esse una riflessione speciale, che trovava nei raduni annuali un punto di arrivo e di ripartenza.
Lo scorso anno, ci siamo definiti in negativo, esplicitando con coraggio “ciò che non siamo”.
Non siamo cuochi, ma sappiamo cucinare.
Non siamo fotografi, ma sappiamo fotografare.
Non siamo giornalisti, ma sappiamo comunicare.
Non siamo opinion leader, ma sappiamo convincere.
Una somma di “non” il cui risultato, però, aveva assunto la forma concreta non solo di una Associazione, ma di una Associazione che cresceva forte e sana, nella condivisione degli stessi intenti e princìpi, raccogliendo soci che, seppur decisi ad esprimersi con la propria voce, erano sintonizzati sulla stessa banda: le frontiere della comunicazione contemplavano un posto anche per i food blogger e l’unica strategia di conquista passava attraverso il raggiungimento di una credibilità che solo una formazione seria, umile e costante avrebbe potuto assicurare.
Con questo intento si chiudeva il nostro primo raduno e con questo intento si è operato nell’anno trascorso, organizzando una formazione sempre più diversificata per tipologia e livelli, all’interno della quale AIFB ha operato ora in modo diretto, ora come tramite con interlocutori autorevoli e di spessore, con risultati di alto livello, talvolta al di sopra delle nostre stesse aspettative.
Il rinnovo di collaborazioni prestigiose, la firma di nuovi protocolli con partner di enorme rilevanza nel mondo del cibo, la sinergia con le istituzioni e la crescente ammirazione che il nome di AIFB suscita in tutti i nostri interlocutori ci hanno convinto che, a dispetto della nostra giovane età, i tempi fossero maturi per il passo successivo: quello più delicato, più difficile, più importante, nella misura in cui concorreva a definirci in positivo, in modo chiaro e preciso: individuare dei contenuti su cui modellare il nostro ruolo, e farlo con il coraggio di chi non teme la parola cultura, meno che mai se declinata nei termini di una precisa identità.
“Contro il Food e Verso il cibo” è stato quindi il titolo del nostro secondo raduno, che ha condensato nell’efficacia di uno slogan la ricchezza programmatica del lavoro che ci attende: il recupero delle nostre radici gastronomiche riproposte nelle forme che meglio si accordano al ruolo dei food blogger, individuate nelle “quattro T” che di questa storia sono il compendio e lo sviluppo: alla luce di questa prospettiva, la Tradizione, il Territorio, le Testimonianze, le Tecniche diventano filtri attraverso cui vagliare i contenuti del nostro lavoro, con quello sguardo critico che costituisce il miglior baluardo contro le insidie dei fraintendimenti (Tradizione e Territorio sono concetti modernissimi, provocatoriamente definiti “inesistenti”) e le suggestioni passeggere delle mode.
Ne hanno parlato con noi Paolo Petroni, Sergio Rossi, Pasquale Di Lena, Alessandra Guigoni, Laura Fenelli, Danilo Gasparini e Carlo Cambi in una due-giorni di lavori all’insegna della ricerca, della passione e dello studio, che si è aperta con la firma del Protocollo con la Federazione Italiana Cuochi, rappresentata dal suo Presidente, Rocco Pozzulo, e si è chiusa con l’appello a dare voce alla miriade di realtà sparse sul nostro territorio che con lo stesso amore e la stessa passione producono eccellenze ingiustamente poco conosciute, oltre che a diventare paladini di un messaggio finalmente verace di un mondo ben lontano da quello che ama il palcoscenico e i riflettori e proprio per questo più reale e più vero.
Cos’altro aggiungere? Un sincero augurio di buon lavoro a tutti noi.
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Emozionante. Rileggere quello che ho vissuto in questi giorni, vedere le foto che ritraggono le persone che i miei occhi avevano già visto, con le quali ho parlato, alle quali ho stretto la mano….essere ancora più consapevoli che SIAMO una realtà. Con degli obiettivi da portare a termine. Un grande lavoro per portare ai massimi livelli quello che già abbiamo nel nostro Paese, ma che è andato forse per alcuni, in secondo piano: la tradizione, la cucina, il territorio, la voglia di cose buone….veramente orgogliosa di far parte di questa realtà. E un grazie per tutto quanto!