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Pubblicazione: 09/11/2018
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Tra i lavori recentemente più richiesti emerge quello del sommelier. L’etimo, probabilmente di origine provenzale, parte col significato di conduttore di bestie da soma. Certamente una figura di responsabilità paragonata a chi oggi, in sala, suggerisce la scelta del vino. L’onere non cambia. Nella storia sono tanti coloro i quali si sono distinti nell’ambito del nettare di Bacco, a partire dai più celebri coppieri degli dei: il fanciullo Ganimede di cui si innamora Zeus che pur di possederlo si trasforma in aquila ed Ebe, ancella di Era. Per lungo tempo il ruolo di sommelier è stato svolto da uomini; sebbene sia ancora un settore prevalentemente maschile, il gentil sesso sembra voler prenderne il sopravvento. Tra le addette ai lavori celebri dello Stivale emerge la partenopea e figlia d’arte Mariella Caputo, sommelier e proprietaria assieme al fratello Alfonso, chef, del ristorante “Taverna del Capitano” a Nerano-Marina del Cantone nel comune di Massa Lubrense (NA). Una stella Michelin dal 1995 e due stelle dal 2007. La cantina del ristorante, curata personalmente da Mariella, contiene circa 15000 bottiglie di pregio e ha ricevuto il premio “Cantina dell’anno” dalla guida dell’Espresso nel 2000.
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Tanti i titoli, le collaborazioni e gli obiettivi raggiunti in Italia e all’estero. Oggi, Mariella è anche figura di riferimento e ambasciatrice di VitignoItalia Academy. Naso sopraffine, palato sensibile sostiene di aver ereditato la determinazione dalla madre Grazia e il senso del dovere dal padre Salvatore il quale le ha insegnato a vivere il proprio lavoro come un hobby, per cui non è stato necessario che lei si distaccasse da ciò che faceva per distrarsi, ma il lavoro stesso è stato uno svago che le ha permesso di trasformare il dovere in piacere e la mansione in arte. Amante dei vitigni campani si paragona alla luminosa Falanghina poco conosciuta e dalla molteplici sfaccettature, tutte da scoprire. Estimatrice del Fiano di Avellino, consiglia di berlo anche dopo diversi anni per assaporarne meglio il gusto e capirne il valore. Intenditrice di dolci le aggrada abbinare la pastiera al Marsala stravecchio.
A proposito del suo nuovo incarico dichiara: “Essere ambasciatrice del gusto significa essere consapevoli di ricoprire un ruolo importante, forieri non solo dei prodotti italiani, ma di uno stile di vita italiano che piace agli stranieri e tutti invidiano. Dovremmo avere una maggiore consapevolezza di questo. Lavorare in sala è ancora una professione non completamente apprezzata e valorizzata. Grazie alle guide, alle trasmissioni televisive i giovani vogliono diventare chef non capendo l’importanza della figura del maître. È lui che ha il contatto con la clientela come il sommelier. È la persona alla quale ci si affida per rendere il proprio pasto emozionante e indimenticabile. Adoro girare per cantine, conoscere le realtà delle altre regioni. Ricordo ancora l’odore del pane appena sfornato, forse è proprio questo sentore che mi rende sensibilissima agli spumanti e agli champagne. Per svolgere il mio lavoro ci vuole studio, ma soprattutto passione e non pensare mai di aver raggiunto un traguardo, ce ne è sempre un altro successivo proprio come gli abbinamenti tra cibo e vino. Il connubio perfetto è ancora quello da scoprire. Non bisogna sempre seguire le regole ma osare. Immaginazione, essere audaci ed innovativi. Si può sempre scoprire qualcosa di nuovo”.
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