02/09/2024
La cozza di Cervia
Il mitilo mediterraneo (Mytilus galloprovincialis), comunemente noto come cozza, è un mollusco ...
Pubblicazione: 30/04/2018
Magna e bevi che la vita xe un lampo.
Meio morir bevui che magnai.
A la sera ciochi, a la matina bisi.
Le disgrazie xe sempre pronte, come le tole dele osterie.
Dòna zóena, vin vècio.
Pan padovan, vini visentini, tripe trevisane e done veneziane.
Chi ga inventà el vin, se nol xe in Paradiso, el xe vissìn.
Val depí an ora de alegría que zhento de malinconía.
Cuel que bíu ben, al dorm ben; e cuel que dorm ben, no l fá pecá; ma cuel que no fá pecá, al nda in paradixo: elora beón fin que crepòn.
Al acua la inmarzhís i pai.
A tuti gue pias véder al choc in piazha, ma que no l sía de la so razha.
Quando tuti te dise imbriago, va a leto.
Co’ piove e co’ scravassa bàcaro pien e voda la piassa.
Sono tantissime le citazioni che nel dialetto veneto fanno del vino un soggetto tra i più amati. Sono detti popolari, frasi tipiche da ostarìa: il Veneto ha una lunga tradizione di lavoratori legati alla terra, che si ritrovavano nelle osterie a parlare di stagioni, di tempo e di famiglia, tra una partita a briscola e un góto, un bicchiere di vino. Sono queste le tradizioni da osservare per capire la storia del nostro territorio, il legame della gente con la vinificazione e, soprattutto, per comprendere come si siano ottenuti i risultati raggiunti oggi dal Veneto in tema di produzioni vitivinicole.
I numeri che si registrano in questa regione sono davvero da primato: quattordici Docg, ventotto Doc e dieci Igt. Una storia che si perde nel tempo, ma che nel tempo si è molto evoluta.
Conoscere questa regione significa “assaggiare” le sue terre, camminare tra i filari e farsi accompagnare da chi conosce le sue storie, i motti e nomi dei vitigni: la passeggiata, l’ascolto e l’assaggio, sono i passaggi essenziali per avvicinarsi al Veneto e lasciarsi coinvolgere, letteralmente in tutti i sensi.
Comunicare quel che solo l’esperienza vissuta può insegnare è quasi impossibile, tuttavia i racconti di Enrico Pevarello, enologo, e di Marco Scandoglieri, miglior sommelier 2016 e coautore della Guida Vini di Verona, insieme alle le voci del Consorzio del Valpolicella e del Prosecco di Valdobbiadene Docg, possono essere lo spunto per far venire l’acquolina in bocca e progettare qualche gita in questi luoghi.
Il Veneto è terra di vino, nostro è il motto “El vin fa buon sangue”: quali sono le origini della nostra tradizione vitivinicola?
“Le origini si perdono nel tempo quando si parla di vino, basti pensare che già nei bassorilievi degli Assiri si trovano rappresentate coppe ricolme di vino.
I primi documenti riguardanti la coltivazione della vite risalgono al 1700 a.C.
In Veneto, come in tutta l’Italia, la storia del vino è anche la storia della vita dei contadini, alla cui tavola si servivano alimenti semplici e poveri, ma il più possibile nutrienti. Non mancavano il pane (di cereali poco nobili), ortaggi e brocche di vino riempite direttamente dalle botti. Il lavoro in campagna era duro e il vino un “alimento” tonico!
Risalgono al medioevo le tecniche di coltivazione e produzione che arrivano quasi immutate fino al XVIII secolo, quando si può cominciare a parlare di “enologia”. Si iniziano, cioè, ad adottare una serie di accorgimenti volti alla stabilizzazione della qualità e del gusto e vengono introdotte le bottiglie di vetro e i tappi di sughero. Solo nel Novecento, sulla scorta dell’esempio francese, vengono introdotte le prime normative per regolamentare la produzione.”
Alla risposta di Pevarello si aggiungono le precisazioni di Scandogliero su storia e tradizione della Valpolicella:
“La Valpolicella vitivinicola nasce prima dell’arrivo dei romani. Verona era abitata dagli Arusnati, un popolo che già era avvezzo alla coltivazione della vite per la produzione di vino. Il vino retico prodotto nella campagna veronese veniva servito già alla corte dell’imperatore Tiberio (I secolo d.C.), mentre Cassiodoro qualche secolo più tardi cantava le doti dell’acinaticum, l’antenato del Recioto prodotto nel territorio veronese.
La storia dei vini delle altre province venete è più recente.”
Scandogliero aggiunge una precisazione interessante:
“Soprattutto in tempi in cui si richiama, talvolta in maniera allarmista, alle importazioni in ambito enogastronomico, è importante ricordare che la nostra storia, anche in questo settore, è fatta anche di “contaminazioni”.
Solo nel 1800, dopo la caduta della Repubblica di Venezia, i vini del territorio veneto hanno iniziato ad acquisire una certa importanza, con la riduzione dell’importazione dei vini dalla Grecia.”
Quali sono i vini e le caratteristiche che distinguono il Veneto?
Rispondere oggi a questa domanda è complicato, perché con l’introduzione della moderna enologia, nel dopoguerra, è stata la domanda a guidare il mercato del vino, più che la “zonazione”.
Alla nota di rammarico dell’enologo per questa evoluzione forse più economica che di attenzione al territorio e alla sua tipicità, si aggiunge uno sguardo complessivo di Scandogliero al Veneto del vino oggi:
“Possiamo suddividere le produzioni del territorio veneto in zone.
Il Lago di Garda, dove la Corvina, la Turbiana e l’uva Fernanda danno vita a Bardolino, Lugana e Custoza. Vini profumati, sapidi e floreali che godono del mite microclima del Lago.
La Valpolicella, dove Corvina, Corvinone, Rondinella, Molinara danno vita ai classici vini del territorio come Amarone e Recioto.
Nel soavese la Garganega la fa da padrona: il territorio si presenta scosceso e di difficile lavorazione. La zona, da un punto di vista geologico, gode della presenza di terra vulcanica apportata da vulcani spenti come il Monte Calvarina. Chiaramente i vini hanno marcatori particolari, tanto da meritarsi l’appellativo di Volcanic Wine.
Verso la provincia di Vicenza, troviamo i vini di Ronca, dove l’uva Durella è la maggiormente utilizzata: vini di grande acidità e freschezza, adatti alla spumantizzazione. Interessanti espressioni di vini rossi, le troviamo con l’utilizzo del Tai, Il Tocai rosso. Sempre in zona, da ricordare i grandi vini dolci di Breganze, su tutti il famoso Torcolato, detto anche Vino Pasquale .
Nel Padovano le uve come Cabernet, Merlot, Carmenere danno vita ai famosi vini dei Colli Euganei. Qui il monte Gemola, con la sua terra vulcanica, dà vita a vini longevi, compatti e particolarmente speziati. Sempre in zona troviamo poi i vini di Gambellara, con l’uva Durella.
Più nord, in provincia di Treviso, dall’uva Glera nasce il famosissimo vino Prosecco. Da non dimenticare poi, sempre in zona, i vini di Lison. Ancora più a nord il Bagnoli Friularo, prodotto con il Raboso, uva Rabiosa, difficile e maschia.
A completare il giro, ricordiamo i vini della Valdadige sopra il lago di Garda e infine i vini di Merlara e di Arcole, in provincia di Verona.
Su una grande porzione di territorio veneto, poi, viene piantato il Pinot Grigio, che gode, solo da un anno, della denominazione Doc.
Come si è evoluto il mercato del vino in Veneto e quali sono i possibili scenari futuri?
Enrico Pevarello conferma la sua visione sul territorio e ci risponde:
Come già detto, l’evoluzione ha seguito la domanda, tuttavia oggi è necessario operare scelte e iniziative per recuperare i vini autoctoni, come il Raboso, il Garganega, il Vespaiola.
In questo serve, e in alcuni casi si è già manifestato, il supporto delle istituzioni.
La risposta, in linea di massima, è confermata anche dal sommelier, che precisa:
L’evoluzione del mercato dei vini in Veneto è stata veloce, anzi velocissima. Se guardiamo all’estero sicuramente i vini della Valpolicella e il Prosecco mantengono un fortissimo appeal, fungendo anche da traino a denominazioni meno note. Per quanto riguarda i consumi del mercato interno del Veneto, siamo un popolo molto legato al territorio.
Una novità che potrebbe fare da traino per l’economia veneta è il nuovo consorzio interregionale Pinot Grigio delle Venezie Doc, guidato da Albino Armani. Continuare a sfruttare il territorio in previsione di continuo accrescimento, senza consolidare quanto già fatto fino ad ora, è un forte rischio che si sta correndo. Una riflessione da parte dei produttori e delle associazioni, adesso andrebbe fatta.
4- Tra tutti i vini veneti, quali bisogna aver assaggiato almeno una volta?
Entrambi concordi, suggeriscono di assaggiare tutto il territorio.
Un territorio si esprime con il suo vino, perciò “posto che vai, vino che assaggi”. Più che di un vino bisognerebbe parlare di una tavola veneta, con vino e cibo. Come questa:
Aperitivo: Prosecco Brut con qualche assaggio di antipasti
Primo: Moscato Rosso dei Colli Euganei, che in questa stagione, la primavera, si abbina bene al risotto con gli asparagi
Secondo: Valpolicella Ripasso o Tai Rosso vicentino, per i secondi di carne,
Amarone per i formaggi stagionati
Dessert: Fiori d’arancio Spumante per i dolci in sfoglia, Passito Moscato per i dolci di pasta frolla
Lo abbiamo già detto, un territorio si può leggere, tuttavia per conoscerlo davvero serve anche viverlo e assaggiarlo.
In quest’occasione le tappe sono state due: una veronese e una trevigiana; si tratta di una scelta quasi dovuta al Veneto, che trova nel Valpolicella e nel Prosecco due ambasciatori che possono essere un richiamo per la tavola e per i turisti.
Il Valpolicella: focus e tour
“Come Personal Chef mi trovo a collaborare con aziende agricole produttrici di vino che per i loro ospiti organizzano tour e degustazioni abbinandole alla mia cucina.” [Serena Codognola]
Nel giro di una trentina di chilometri, nella zona collinare che precede l’inizio delle Prealpi Veronesi, ci si può immergere in territori verdeggianti e morbidi, con i loro saliscendi, imbattendosi in strutture storiche di origine antica, che comunicano tutto il sapore dell’amore per la terra e la fatica per ottenere il nettare che noi veneti tanto amiamo.
Il paesaggio, nel periodo di dominazione della Serenissima Repubblica di Venezia, è stato arricchito da importanti ville, decorate dai migliori artisti e teatro di salotti aristocratici e intellettuali.
Si possono organizzare vere e proprie escursioni che comprendono la visita delle vigne e delle cantine, con la degustazione al termine del giro. Lo scopo è capire e vivere il lavoro che riempie i calici di vino e cogliere l’occasione per scoprire alcuni gioielli architettonici, come le pievi di San Giorgio e San Floriano, o l’ipogeo di Santa Maria in Stelle in Valpantena (Verona). Inoltre, è possibile scoprire contrade, corti, torri colombare, volte, capitelli e fontane, muretti a secco, creati con abilità tecnica tale da tradurre in arte anche il lavoro nei campi.
Ecco due suggerimenti.
Corte Sant’Alda http://www.cortesantalda.com/corte-santalda/
dove visitare vigneti e cantine e degustare, nella meravigliosa sala che si trova nella dimora di famiglia, il Soave, il Valpolicella, il Ripasso, il Recioto e l’Amarone. Molte tipicità rivisitate e servite su taglieri recuperati dalle assi delle botti, faranno da contorno. Marinella, la padrona di casa, sa trasmettere il grande amore per il suo lavoro e per le sue terre, con quella franchezza che è sinonimo di qualità e di accoglienza sincera.
Il momento migliore è quello che precede la vendemmia, quando ancora le viti sono cariche d’uva.
Musella http://www.musella.it/it/winery
Ogni azienda vitivinicola è una grande storia di famiglia e qui i protagonisti, nonché fondatori, sono Emilio e la moglie, con la figlia Maddalena, affiancata dall’enologo e tecnico Enrico. L’Azienda, dal 2009 certificata Demeter, segue il metodo biodinamico.
L’accoglienza e l’ospitalità sono una dote importante che segna positivamente l’esperienza a Musella, una corte rurale del 1500, circondata da verdissimi prati bagnati dal torrente Fibbio. Anticamente era adibita a scuderia del palazzo nobiliare della tenuta: a seguito di un restauro conservativo è stata trasformata nel prezioso locale per le botti, con la cantina dotata di tutte le più moderne tecnologie.
Il vino proviene esclusivamente dalla tenuta, che si estende per quasi 400 ettari e che offre anche una notevole differenziazione nella composizione del terreno: lo si può capire passeggiando nel Parco di Musella, dove la biodiversità la fa da padrona… e dove accade anche di trovarsi a incrociare lo sguardo con un daino… Ricordo bene come, quel giorno nel bosco, mi ha guardato, fiero della sua libertà.
Si possono degustare bianchi come il Drago Bianco, certificato Demeter dal 2014, per passare ai Rosé, al Valpolicella superiore Bio, al Valpolicella superiore, all’Amarone e al Recioto.
Il Prosecco di Valdobbiadene: focus e tour
“L’interesse e la passione per le scelte oculate e consapevoli mi hanno portato a conoscere da vicino questo vino, talvolta più nominato che, raramente, capito”. [Francesca Antonucci]
A Conegliano Valdobbiadene, in provincia di Treviso, si coltiva l’uva Glera e, insieme, anche la cultura enologica. È qui che nel 1876 si è aperta la prima scuola enologica italiana, l’Istituto Cerletti e, nel 1923, è stato fondato l’Istituto Sperimentale di Viticoltura ed Enologia di Conegliano. Oggi vi è la sede della Facoltà di Enologia dell’Università di Padova.
Il mondo del Prosecco oggi è composto da un variegato panorama; al Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg si affiancano altre due denominazioni: l’Asolo Prosecco Superiore Docg e il Prosecco Doc. Si tratta di denominazioni date a vini di territori diversi, sia per l’estensione che per i diversi aspetti paesaggistici.
Le colline del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore rappresentano un paesaggio culturale di valore unico, a confermarlo sono diversi riconoscimenti. Tra i più recenti troviamo quello di Città europea del vino 2016, riconoscimento dato per la prima volta in assoluto a un intero territorio.
Successivamente anche il riconoscimento di Paesaggio rurale storico: l’iscrizione al registro nazionale è motivata dal fatto che le colline del Superiore sono una zona di antica tradizione vitivinicola, come testimoniato dalle perticazioni, antiche scritture del XVII e XVIII secolo, e dalle fotografie dei primi del ‘900.
La manifestazione annuale Vino in Villa, http://vinoinvilla.it/, è l’occasione per avvicinare questo vino e questo territorio. Il terzo week end di maggio nel cuore dell’area di produzione, questa festa è un momento d’incontro privilegiato per approfondire l’ultima annata del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg attraverso degustazioni, incontri con i produttori e visite a un territorio che è candidato a entrare nella prestigiosa rosa dei siti Patrimonio dell’Umanità Unesco.
Abbiamo raccontato una piccola parte di quello che è il patrimonio veneto, che è fatto anche di prodotti alimentari, in perfetto accompagnamento a un ottimo bicchiere di vino. Il detto Siamo quello che mangiamo è applicabile anche al territorio: ciò che nasce e cresce ed è tipico si abbina perfettamente in quanto ha respirato la stessa aria e goduto dello stesso clima. Il nostro spunto può essere l’inizio di un approccio alla nostra terra per appassionarsi; troverete che la biodiversità, che qui viene protetta con molto ardore, vi regalerà per ogni paese un gusto e una vista diversi, mai miglior detto fu pronunziato: Nella botte piccola sta il vino Buono!
Autrici Serena Codognola del blog ChezMorandi e Francesca Antonucci del blog foodholmes
02/09/2024
Il mitilo mediterraneo (Mytilus galloprovincialis), comunemente noto come cozza, è un mollusco ...
05/08/2024
Jerusalem non è solo un libro di cucina ma è una vera ...
19/07/2024
Nel mese di maggio della scorsa primavera i soci di Aifb si ...