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La cozza di Cervia
Il mitilo mediterraneo (Mytilus galloprovincialis), comunemente noto come cozza, è un mollusco ...
Pubblicazione: 07/02/2019
Luogo tra i più suggestivi del lungo Stivale, scenario di romanzi epistolari come Le Ultime lettere di Jacopo Ortis, il cui suolo vulcanico regala suggestioni ancestrali dovute anche alla presenza di viti che da anni addolciscono un paesaggio calpestato da disparate popolazioni. Ci troviamo nella provincia padovana dove è possibile sorseggiare dei calici di Moscato giallo anche spumante e passito. La Docg Colli Euganei Fior d’Arancio nasce nel 2010 grazie alla volontà di alcuni vignaioli. Differenti le sfumature di giallo contenuto nei preziosi calici. Scorza di arancia, erbe aromatiche sono l’anticipazione di un sorso appagante, fresco e dalla giusta sapidità. Forse poco utilizzata la denominazione se non nei periodi di festa. Si dovrebbero stappare più bollicine e godere maggiormente dei passiti. Abbinamenti inaspettati, probabilmente, regalerebbero all’avventore sensazioni memorabili che concederebbero al prodotto una fruibilità maggiore.
Il Veneto vanta 14 Docg e 24 Doc, forse non tutte meritate vista la biodiversità dell’intero Stivale e il minor numero di denominazioni concesso alle altre regioni. Tra le più blasonate emergono Amarone della Valpolicella, Bardolino Superiore, i differenti Recioto per poi passare alla Doc Prosecco agognata e conosciuta in tutto il mondo, condivisa anche con la regione Friuli-Venezia Giulia. Da anni però il territorio è caratterizzato dall’ “italianizzato” taglio bordolese ovvero assemblaggio di uve tradizionalmente coltivate a Bordeaux quali Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot. Tra le aree più adatte ai grappoli emerge Bolgheri (Toscana), superficie rammentata anche perché citata tra i luoghi dell’infanzia di Giosuè Carducci. I medesimi acini, probabilmente meno pubblicizzati sono racchiusi dalla Docg veneta Montello Rosso assieme al Carmenere, siamo nella provincia trevigiana.
Alfonso Soranzo
Tra le aziende che meglio rappresentano il vino di qualità spicca la Monteforche di Alfonso Soranzo. I suoi calici elargiscono schiettezza, vivacità su uno sfondo ancestrale. I sorsi sono autentici proprio come chi li produce. La franchezza del titolare è completamente riversata nei suoi “articoli”. Il massimo rispetto nei confronti della natura fa in modo che gli acini possano essere considerati autoctoni perché in quella zona, su quel suolo, respirando quell’aria e tra le foschie della nebbia sembrano piantati nella notte dei tempi. Le note verdi del Cabernet Franc si amalgamano perfettamente alla rotondità del Merlot in Vigna del Vento Rosso del Veneto; la poco nota Garganega dagli aromi di fiori bianchi, frutti tropicali e finale ammandorlato sprigiona il meglio di sé sia in purezza in Vigneto Carantina Bianco che in sodalizio con il Moscato nella bottiglia Cassiera Bianco del Veneto. Alfonso è un personaggio da conoscere per apprezzare la sua forza d’animo, la caparbietà e la sensibilità che lo dirottano verso il senso del dovere. Le vigne sono affascinati. Un gioco di chiaro scuro di tralci rivolti al cielo, quasi come se pregassero Dio di poterlo raggiungere.
Annarosa e Giorgio Borin, attuali proprietari de La Montanella
La tomba monumentale del poeta Francesco Petrarca si trova ad Arquà Petrarca. È facile lasciarsi travolgere dalla nostalgia di autori toscani che resero, secoli fa, eterna la lingua volgare e conosciuto il lungo Stivale in tutta Europa. Un delizioso chalet al centro dei Colli Euganei tra ulivi e fitta vegetazione elargisce agli avventori un soggiorno regale. Un’intera famiglia si dedica alla ristorazione. La donna, Annarosa, dietro ai fornelli come un tempo e il marito Giorgio in sala per suggerire il nettare migliore da abbinare ai piatti sempre di altissima qualità. La Montanella rappresenta una scelta di vita. Un aver voluto intraprendere un’attività in tempi difficili in cui, spesso, la zona era abbandonata dagli abitanti per questioni economiche. Intorno a quest’area non c’era nulla se non un po’ di nebbia e una realtà tutta da scoprire e soprattutto da costruire. Da attribuire il merito ad Aldo ed Elsa. I piatti sono serviti al tavolo con estrema cura, la conoscenza degli alimenti è storica, le pietanze tipiche e trattate in modo superbo. Variegata la lista dei vini che offre ampia gamma regionale per poi lasciare spazio agli altri. Tortellini in sfoglia, tagliatelle alle tre farine, pappardelle al capriolo sono solo alcuni dei primi piatti per poi giungere alla strepitosa coscia d’oca alla due cotture e all’immancabile gallina padovana. Il nec plus ultra però si raggiunge con la tartare il cui piatto si trasforma in una vera e propria tavolozza nella quale la carne è il pennello e i condimenti i colori dai quali attingere. La preparazione da parte del padrone di casa è una coreografia edibile.
Per gli amanti della natura e chi cerca il nettare di Bacco direttamente dal produttore al consumatore, Sengiari Cantina Agriturismo Enoteca è il luogo adatto. Attestata la bravura e la destrezza dello chef anche per i dolci. I piatti sono accompagnati dai loro calici, sempre diversi e di facile beva. Per i palati raffinati è facile lasciarsi travolgere dal rosa cerasuolo del Vegro Rosé che trascorre tre mesi a contatto con le fecce nobili così da regalare brillantezza alla vista e profondità al palato. Il rosso intenso del Vegra Riserva celebra le nozze del Cabernet Sauvignon e il Merlot. Il nettare subisce un periodo di 24 mesi in botti di rovere per poi ricevere un affinamento in bottiglia. Noce moscata, pepe nero si assemblano a ciliegia sotto spirito e alla carnosità della carruba. Non si può non concludere con il Fior D’Arancio dal perlage fine e dalla lunga e appagante persistenza.
Guido Luxardo
Chi non ha mai visto a casa della propria nonna una mitica bottiglia Luxardo? La più celebre, probabilmente, il Maraschino. Un vetro verde, vestito di paglia contiene un liquido trasparente il cui aroma inonda piacevolmente gli spazi, prima di finire nel palato dei più fortunati. Il gusto del tanto desiderato Cherry perfetto per la cioccolata, appagante tanto da creare dipendenza. L’inebriante Sambuca spesso base di cocktail interessanti lascia in bocca un sentore di anice. Vasta la gamma dei liquori alle erbe, delle grappe e dei distillati. Quando si conoscono aziende così rinomate è facile cadere nel tranello della superficialità. Luxardo è un cognome di una famiglia originaria della Dalmazia che prima di giungere alla notorietà ha superato difficoltà commerciali e sociali. La tradizione vuole che a preparare l’invitante “rosolio maraschino” fosse stata la moglie di Girolamo, Maria Canevari, tanto che nel 1821 fu fondata la prima fabbrica. A seguire le orme Michelangelo fino a giungere a Giorgio e Nicolò III giunti alla quinta generazione. L’accadimento delle guerre, la perdita di alcuni membri della famiglia a causa della dittatura di Tito si conclude con la rinascita di Luxardo nello stabilimento di Torreglia (Padova).
Il Veneto è una regione copiosa di sfaccettature, talvolta contraddittorie. Su sfondi di popolarità internazionale si affacciano spaccati di vita quotidiana che forse andrebbero maggiormente conosciuti.
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