Blog tour a Fontecchio e Valle dell’Aterno: ecco com’è andata

La scorsa settimana siamo stati invitati a trascorrere tre giornate immersi nella natura della Valle dell’Aterno. Tre giorni a Fontecchio, un piccolo borgo antico alle porte de L’Aquila ferito al cuore dal terremoto del 2009 che, a distanza di anni, si sta risollevando più forte e più bello di prima.

L’invito, rivolto a un membro del direttivo AIFB, è stato accolto con piacere: il blog tour che aveva in programma la scoperta della cucina abruzzese e gli alimenti base della cucina montana –cereali, legumi, pasta, pane e tutto quello che ha permesso la vita in terre difficili ma affascinanti- era un’occasione per dar voce ad una realtà per molti sconosciuta. Insieme a me, ospiti di Fontecchio anche una blogger di Avezzano e una tour operator olandese.

L’iniziativa rientra nella serie di eventi del progetto “Paesaggi lenti”, promosso e cofinanziato dai comuni di Acciano, Fagnano Alto, Poggio Picenze, San Demetrio né Vestini, Tione degli Abruzzi, Villa Sant’Angelo, Fontecchio e dal comune de L’Aquila, attraverso il programma Re-start con fondi CIP, il tutto organizzato con Sherpa Coop ed ILEX.

Ci accoglie Alessio, ex responsabile WWF Italia, persona appassionata e con un mix di origini che vanno dal Nord al Sud della nostra penisola. Lui e Tiziano sono la ILEX, associazione centro di educazione ambientale che si occupa di promuovere il territorio di Fontecchio e della media valle dell’Aterno.

Ci vengono assegnate le stanze nel B&B dello stesso Alessio: “Casa del Cornone”, un gioiellino di dimora ristrutturata anni addietro con un panorama mozzafiato, che si affaccia direttamente sulla valle del medio Aterno.

Dopo una breve chiacchierata e un caffè ci dirigiamo alla Torre di Beffi (Acciano), al centro del medio Aterno. Salendo sulla torre, già restaurata da diversi anni, si ha una visione globale e un inquadramento del territorio.

Il periodo e il tempo fin’ora clementi ci permettono di visitare i campi di grano Solina, una varietà autoctona che cresce in alta collina, sui 700 metri di altitudine. La sua resa è molto bassa rispetto ai grani moderni e contiene pochissimo glutine. È un grano, molto diffuso nell’Abruzzo montano, che sta avendo un grande successo grazie alla riscoperta dei “grani antichi”, varietà che con l’avvento dell’industrializzazione si erano perse nel tempo e che ora stanno rivivendo un periodo di grande interesse da parte di panificatori intraprendenti e consumatori attenti.

Dai campi di grano ci si sposta sugli altopiani e si arriva alle Pagliare di Tione, insediamento di montagna dove si producevano grani, legumi e patate. Qui ora restano solo bellissime e antiche dimore abitate solo nei periodi estivi.

La giornata prosegue con la visita al piccolo e antico mulino a pietra di Goriano Valli (Tione degli Abruzzi), dove maciniamo della Solina che ci occorrerà per il laboratorio di cucina dell’indomani. Questo antico mulino è sempre stato in funzione, macinando per anni e anni i grani dei contadini della zona.

Concludiamo la giornata alla Vigna di More dove Adriana, una donna coraggiosa, contro il volere della famiglia, si trasferisce dalla Franciacorta a Goriano per coltivare una vigna di Pinot Nero (e che Pinot!) e Chardonnay. Una donna che al nord aveva una vita agiata, odontotecnico da anni, e che ha ascoltato il richiamo della terra contro il parere di tutti, lanciandosi in un’impresa che pochi avrebbero affrontato. Adriana per anni ha fatto tutto da sola, mentre da un paio di anni è aiutata dalla figlia minore, che ha deciso di affiancare la mamma in questa bellissima impresa alla “Vigna di More”, la sua cantina. Un’impresa che le ha dato non pochi problemi ma anche tante soddisfazioni e riconoscimenti. Adriana è una donna che ti parla abbassando lo sguardo, con le mani rovinate dalla terra e gli occhi stanchi, ma il suo sguardo si illumina appena le chiedi di raccontarti della sua vigna. È una donna che ringrazia mille volte perché si accorge che ho fatto una bellissima foto alla sua vigna e le si riempiono gli occhi di gioia e di lacrime. Nonostante la stanchezza, dopo una giornata passata in campagna, ci ospita e ci delizia con la sua cucina e il suo ottimo vino in un’atmosfera surreale tra la vigna, il rumore delle cicale e le lucciole che improvvisamente appaiono intorno a noi. Si va a letto, stanchi, ma con il cuore gonfio e ricco di emozioni nuove.

Il giorno seguente ci si sveglia con il sapore dolce dell’aria pulita, mentre una ricca colazione preparata dalle amorevoli mani della moglie di Alessio ci attende in cucina: latte, caffè, dolci e biscotti fatti in casa.

Si parte per il mercato di Pratola Peligna insieme alla signora Angela, ex titolare di un ristorante di Bominaco frazione di Caporciano, e nostra insegnante per il corso di cucina del pomeriggio. Prima però si fa una breve sosta in un antico forno dove pane e pizza vengono prodotti con lo stesso grano da loro coltivato. Al mercato giriamo tra i banchi della frutta e verdura: un mix di colori e profumi ci invadono e insieme scegliamo i prodotti migliori e a buon prezzo, poi si riparte.

Breve sosta all’Antica Casa Vitivinicola Italo Pietranotj: esistente dal 1890, ha botti risalenti al 1880 e la cantina stessa è tra le più antiche della regione Abruzzo. La Valle Peligna, dove si trova appunto la cantina, è la zona di produzione più importante del Montepulciano d’Abruzzo. Le botti di legno vanno dai 40 ai 400 ettolitri: qui si trova una delle botti più grandi d’Italia, che contiene 360 ettolitri di vino. Molte delle botti attualmente in cantina sono rivestite di acciaio, ma sia quelle di acciaio che quelle in legno fungono solo da “contenitori”: non modificano il sapore e la natura del vino. Le botti erano fatte da artigiani del luogo con due tipi di legno: noce sul lato anteriore per evitare piegamenti, quercia ai lati più morbida e duttile. La particolarità della cantina è la presenza di due vasche in cemento fatte nel 1893 e inserite per 13 metri sottoterra, completamente rivestite da vetro di Murano, anch’esse per la conservazione del vino. L’azienda è da sempre gestita a livello familiare, passando il timone di generazione in generazione, e produce Trebbiano, Pecorino e Malvasia, Montepulciano e Cerasuolo; rimane tra le cantine più prestigiose d’Abruzzo e ha vinto innumerevoli premi nazionali.

Si riparte per il pranzo, diretti in un tipico ristorante del luogo in un atmosfera di assoluto relax: un’antica stalla che si è trasformata in ristorante dove la cucina tipica la fa da padrona e dove il Cerasuolo della casa è ai livelli dei migliori vini serviti in bottiglia: “La corte di San Lorenzo di Beffi”.

Si rientra in sede per un breve riposo e poi via per il workshop di cucina tipica abruzzese. La signora Angela, ex titolare di un ristornate di Fontecchio, ci insegna “sagne e patate”, la “ingorda”, “lenticchie e salsiccia” , “gnocchi” e infine le “ferratelle”, dolce tipico che si prepara tra due fuochi roventi.

Insieme ad Angela c’è Gabriele, un trentenne appassionato figlio di ristoratori e panificatori di Ragusa. È lui che ci trasmette i segreti per un’ottima panificazione con quello che viene definito il grano “impanificabile”: il Solina. La serata si conclude con una cena conviviale con tutto ciò che abbiamo preparato nel pomeriggio, tra bicchieri di Cerasuolo e l’ottima compagnia del padrone di casa, Alessio, organizzatore e promotore del tour.

Per l’ultimo giorno Alessio ci riserva un vero e proprio tuffo nel passato: visita ai campi di Senatore Cappelli, antico grano duro nato per volontà del Signor Cappelli, eletto senatore nel 1919 dopo l’Unità d’Italia. Durante il suo mandato ha incaricato uno scienziato genetista dell’epoca, Nazzareno Strampelli, assegnandogli fondi e terre per sperimentare e produrre un grano che avesse una produzione maggiore; da qui nasce il grano duro Senatore Cappelli , che lo stesso scienziato volle intitolare al Senatore in segno di riconoscenza.

La giornata prosegue con un bellissimo laboratorio su pane e pizza in quello che era un antico mulino ad acqua, a pochi metri dalle famose grotte di Stiffe.

Il nostro amico panificatore, Gabriele, ci guida in un’arte antica mostrandoci trucchi e segreti per realizzare un pane dal sapore di un tempo, un pane “dimenticato” che appena sfornato inebria la stanza con i suoi magnifici profumi, un pane di grano Solina che, orgogliosa e felice, porto a casa in ricordo di un week end trascorso indietro nel tempo, tra mestieri, profumi e ricette che grazie ad Alessio e a tutti gli abitanti di questi meravigliosi borghi continuano a vivere come tanti anni fa.

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