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Pubblicazione: 1 Agosto 2017
L’Abruzzo è una piccola regione della zona centrale dell’Italia, che si affaccia sul Mare Adriatico con una linea costiera fatta di scogli e di bianche spiagge, ma con le spalle ben protette dagli alti profili dell’Appennino.
In questa regione dai paesaggi mozzafiato troviamo un’eccezionale condizione territoriale, nella quale convivono le uniche grandi montagne dell’Appennino -il massiccio del Gran Sasso coi suoi 2.912 m- e due Parchi naturali, il Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga e il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise.
La stessa città, capoluogo di regione, è la quinta in Italia per numero di edifici posti sotto tutela ed è significativamente alta la presenza di località che hanno ottenuto il riconoscimento dell’inclusione nell’Associazione dei Borghi più belli d’Italia. Grazie a queste particolari caratteristiche l’area attorno alla città dell’Aquila è il territorio con la più alta percentuale di aree protette d’Europa.
Le vicende storiche dell’Abruzzo, fin dai tempi più remoti riportano notizie di popolazioni che già dall’età del bronzo praticavano la pastorizia, attività che ebbe qui uno sviluppo fortissimo.
L’allevamento era tradizionalmente legato alla presenza di ampie zone montuose nei territori dell’interno, rigogliose in estate e pertanto sfruttabili a pascolo estivo, ma non praticabili d’inverno. A fianco del territorio abruzzese, quello del Tavoliere di Puglia, dove il clima mite rendeva invece possibile far svernare il bestiame.
L’integrazione di questi territori nel loro uso strumentale alla pastorizia, fu alla base della Transumanza: lo spostamento stagionale delle greggi che, a fine primavera e inizio autunno, si muovevano fra le due zone di pascolo. Più di 3000 km di strade a fondo sterrato sono una presenza ancora oggi ben visibile su questi territori. Su tutti, il Tratturo Magno, che con i suoi 244 km di strada -dalla Basilica di Collemaggio in centro all’Aquila, si snodano per le campagne abruzzesi fino a giungere alle pianure foggiane- rappresentando una traccia importante nella storia di queste due regioni.
Ancora oggi l’economia abruzzese è fortemente legata all’allevamento ovino: attualmente in Abruzzo si stimano poco più di 400.000 capi di bestiame, circa un capo ogni tre abitanti.
Le aziende d’allevamento in Abruzzo, pur essendo sempre più scarse sopravvivono in piccole dimensioni, nelle zone di montagna e sono quasi sempre a conduzione familiare. Allo stesso tempo si verifica la massiccia tendenza del mercato verso le produzioni biologiche, che negli ultimi anni hanno dato impulso allo sviluppo di realtà produttive. Gestite da grandi aziende che per la manodopera si avvalgono di personale straniero, esse hanno ormai quasi del tutto privato la pratica della pastorizia, di quella valenza culturale che da sempre la caratterizzava. Alcune tra queste aziende ancora oggi hanno greggi che pascolano in Abruzzo d’estate e in Puglia d’inverno, ma la moderna transumanza avviene sui camion.
La forte presenza delle attività d’allevamento, ha visto nei secoli un importante consolidamento di tutte le attività di lavorazione tipiche del settore, soprattutto quelle legate al settore latto-caseario.
“…il cacio nerastro, rugoso, durissimo: quello che può rotolare su la strada maestra a guisa di ruzzola in gioco.
Miro e rimiro. Non mangio più. A dieci anni ero anch’io un ruzzolante su la strada di Chieti; e sapevo legarmi al braccio lo spago e avvolgerlo intorno al cacio e prendere la rincorsa per tirare, entrando in furia se la mia gente rideva di me”
Memorie, queste, dal Libro segreto del grande scrittore e drammaturgo Gabriele D’annunzio, nato a Pescara nel 1863, che amava tornare alla sua infanzia ricordando gli antichi sapori abruzzesi. E il ricordo dei formaggi di nuovo ricorre nella novella Mungià, dove l’intreccio tra le memorie e i piatti della sua terra offre al celebre poeta l’occasione di rinnovare un legame potente con la sua gente e le sue radici.
Una pagina della storia recente che dell’Abruzzo non possiamo dimenticare, è quella rappresentata dai numerosi eventi sismici che negli ultimi anni hanno colpito duramente questa terra, tanto nel 2009 quanto nel 2016, quando due terremoti di magnitudo oltre 6° hanno portato morte e distruzione. Oltre al dolore per le perdite in termini di vite umane, sono stati messi a durissima prova il tessuto economico e imprenditoriale, poiché l’asperità dei territori ha reso difficile l’accessibilità agli aiuti. Piccole aziende a conduzione familiare -o poco più che personale- sono state spazzate via, dall’evento più forte ma anche dall’infinito sciame sismico, causando l’allontanamento pressoché definitivo di intere famiglie.
E’ desiderio dell’Associazione Italiana Food Blogger, con il Gran Tour d’Italia in Abruzzo portare attenzione a questi luoghi, dove sono ancora molte le difficoltà nel recupero di una normalità lavorativa, sia per le persone, sia per la gestione degli animali. Seguiteci dunque, per tutto il mese d’agosto lungo i sentieri delle terre d’Abruzzo.
Fonti:
Abruzzo nascosto
Taccuini storici
Foto: Apertura – Zafferano di Navelli – La Transumanza
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