La magia del Monferrato

Pubblicazione: 23 Ottobre 2017

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Quello del Monferrato è un territorio decisamente vasto: si estende dalla zona di Alessandria verso l’Astigiano per dirigersi poi deciso e fiero verso le colline torinesi; colline e vitigni si sviluppano per chilometri, regalando alla vista un paesaggio florido e armonioso. Ma andiamo con ordine e partiamo per un tour virtuale delle eccellenze di questo territorio.

Se si parla di Monferrato non si può non citare i suoi centri principali, ricchi di cultura e tradizioni: Canelli e Nizza Monferrato, entrambi in provincia di Asti. La caratteristica di Canelli è decisamente insolita e poco visibile: sotto la città si estendono chilometri e chilometri di cantine, dette Cattedrali sotterranee per la loro bellezza, unicità e storia. Proprio da questo luogo è partito l’iter per il riconoscimento dei Paesaggi Vitivinicoli Piemontesi come sito Unesco Patrimonio dell’Umanità (riconoscimento ottenuto nel 2014).

lamagiadelmonferrato_cantine

Qui, protetti dall’antico tufo di Canelli e da un silenzio quasi mistico, vengono affinati vini e spumanti come il Moscato, lo Chardonnay e l’Asti Spumante. Destinati al mercato mondiale, sono definiti il gioiello della viticoltura piemontese. Non per niente fu un gioielliere, Giovan Battista Croce, orafo di fiducia dei duchi di Savoia, a mettere a punto nel XVI secolo le tecniche di vinificazione del Moscato.

Ci spostiamo nella vicina Nizza Monferrato, uno dei centri più grandi del territorio: città di splendidi monumenti, chiese e palazzi storici come il Palazzo Crova di Vaglio, sede dell’Enoteca Regionale di Nizza che promuove la manifestazione Nizza è Barbera. In questo caso la parola Nizza ha un duplice significato: il toponimo della città e la denominazione della sottozona della Barbera d’Asti Superiore. La manifestazione si svolge per le vie del centro storico e, dopo aver acquistato un calice, si può girare per l’area espositiva degustando, oltre alla Barbera d’Asti Superiore Nizza, altri vini Barbera Doc dei produttori e delle cantine di tutta la regione.

Nizza Monferrato non è solo sinonimo di vino, ma anche di cardo gobbo, elemento essenziale della bagna caùda piemontese. Il nome – gobbo – di questo ortaggio si deve alla tecnica di coltivazione a cui è sottoposto: per far sì che non risenta troppo del rigido clima invernale viene parzialmente ricoperto di terra; la pianta, in cerca di luce, si curva verso l’alto, prendendo così la sua forma caratteristica. Il Cardo gobbo di Nizza Monferrato è presidio Slow Food.

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Il Monferrato è una terra di vino, di ortaggi, di tantissime altre specialità, ma anche luogo di paesaggi incantevoli: pare di essere in una favola quando lo sguardo incontra i castelli di Uviglie, di Camino, di Casale Monferrato. Disseminati tra una collina e l’altra, spesso ideali sistemazioni di cantine, oppure location perfette per matrimoni principeschi. E non solo: basta spostarsi un pochino e arrivare in Val Rilate, unione dei comuni della provincia di Asti Camerano Casasco, Cinaglio, Corsione, Cossombrato, Frinco e Cortanze, per trovare un castello famoso addirittura per una storia di fantasmi e mistero. La leggenda legata al bellissimo castello di Cortanze narra che di notte vi si aggiri il fantasma di Viola Maria Galante dei Roero, protagonista di una storia d’amore sfortunata. La ragazza si era invaghita del parroco del paese, il quale cedette alle sue lusinghe. Ben presto voci della loro relazione giunsero alle orecchie del padre di Viola, il conte Ercole che, per vendicare l’onore perduto della figlia, uccise il giovane parroco e rinchiuse Viola nella torre, dove ancor oggi vaga il suo fantasma.

lamagiadelmonferrato_chiostro vezzolano

Un’altra leggenda riguarda l’abbazia di Vezzolano, ad Albugnano in provincia di Asti, e coinvolge anche “i due Carli” e la bagna caùda. Il primo documento in cui viene citato questo splendido monumento del romanico astigiano risale al 1095, ma, secondo la leggenda, l’abbazia sarebbe stata fondata per volere di Carlo Magno addirittura nel 773. Accadde che, nel corso di una battuta di caccia nei pressi di Albugnano, il re ebbe l’orribile visione di tre scheletri che, usciti da un sepolcro, iniziarono a danzargli intorno. Preso dal terrore, Carlo Magno iniziò a galoppare senza sosta fino a ritrovarsi nell’attuale Vezzolano, dove trovò il conforto nella preghiera alla Vergine, che decise così di onorare con l’edificazione della chiesa. Altra leggenda – di tutt’altro sapore – riguarda invece un altro Carlo, Carlo VII di Francia, che, ammalato di vaiolo (o di sifilide), soggiornava presso i Conti Solaro di Moncucco. Pare che il canonico-erborista della famiglia lo curasse con niente meno che una bagna caùda preparata con il peperoncino piccante anziché con l’aglio!

Bibliografia, sitografia e fonti fotografiche:

Autrice Chiara Lazzarin del blog La pulce tra i fornelli

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