L’olio del Garda

Pubblicazione: 01/05/2017

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Tutto è azzurro, come un’ebbrezza improvvisa, come un capo che si rovescia per ricevere un bacio profondo. Il lago è di una bellezza indicibile…

Così scrisse Gabriele D’annunzio agli inizi del Novecento, dopo aver sorvolato il Lago di Garda. E ancor oggi il Benaco – come viene anche chiamato questo splendido specchio d’acqua – è una vera perla incastonata tra le province di Brescia, Verona e Trento ed è rinomato per il clima mite e l’atmosfera quasi mediterranea.

La sua morfologia, la posizione, le colline moreniche e la vicinanza alle Alpi lo rendono un luogo ideale per la coltivazione di profumatissimi limoni, aromatici bergamotti, delicati cedri e persino di arance e mandarini, importati dall’Oriente molto probabilmente all’epoca degli scambi commerciali tra le Repubbliche Marinare. Le storiche limonaie si alternano ai vigneti, ammirati anche da Goethe in uno dei suoi viaggi nel Bel Paese, e agli oliveti, protetti dai venti freddi dalla vicina catena montuosa e riscaldati dal tepore delle acque del lago.

La produzione di olio in queste zone è testimoniata già nel VII secolo d.C. da un documento redatto nell’anno 643, dove si minacciavano sanzioni per chiunque danneggiasse le piante di olivo che crescevano sulle sponde del lago. Nel Medioevo l’olio del Garda si distingueva per l’alta qualità e per l’alto valore economico rispetto agli oli di altre provenienze ed era utilizzato sia nell’alimentazione che in medicina. E’ però nel Rinascimento che si disegna, lungo le rive del lago, il paesaggio agrario così come noi lo conosciamo. I pendii, dalle elaborate sistemazioni, diventano vere e proprie costruzioni “a terrazze” affacciate sul lago, adatte alle limonaie ma anche agli oliveti, che hanno reso così famosa tutta la zona.

Le cultivar di oliva più diffuse sono la Casaliva; la Frantoio, originaria dalla Toscana; la Leccino, resistente e adattabile. Si coltivano anche le varietà locali Lezzo, Favarol, Pendolino, Fort, Razza, Morcai, Trepp, Rossanel. Da tutte si può ricavare un “olio monocoltura” ma più spesso le varie olive vengono miscelate tra loro sia per una maggiore resa, sia per ottenere un olio con nuove combinazioni di gusto e per controllare l’acidità complessiva. In genere gli oli prodotti in questa zona hanno sentori fruttati, con note dolci e un retrogusto di mandorla e sono esaltati dal consumo a crudo su cibi tiepidi o caldi, come le preparazioni a base di pesce di lago o le verdure alla griglia.

L’olio del Garda, che si fregia di una DOP dal 2004 è tutelato dal Consorzio Olio Garda DOP, a garanzia della qualità di questo prodotto e della sua tracciabilità. Un progetto, questo, che va al di là della spremitura e dell’imbottigliamento: significa conoscere e preservare l’ambiente, tramandare un sistema di produzione che garantisca al consumatore finale, attraverso controlli rigorosi e certificati, di acquistare il vero olio Garda DOP.

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L’olio viene prodotto in due macrozone: la riviera Bresciana e Orientale (minimo 55% di Casaliva, Frantoio e Leccino  miscelate tra loro o in purezza); la riviera Trentina (minimo 80% di Casaliva, Frantoio, Leccino e Pendolino).

Secondo il disciplinare la raccolta deve terminare entro il 15 gennaio, anche se spesso viene chiusa già verso la fine di novembre, mentre le successive operazioni devono svolgersi nel più breve tempo possibile, o comunque nell’arco di 48 ore. L’olio viene valutato secondo parametri fisico-chimici che ne certificano la qualità secondo i valori stabiliti dal Coi (Consiglio Oleicolo Internazionale); l’acidità massima totale non deve superare lo 0,5%; il colore può variare dal verde al giallo in base alla varietà utilizzata e al periodo della raccolta.

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L’olio è generalmente commercializzato in bottiglie di vetro scuro da 0,5l o da 0,75l, con un’etichetta che riporta la dicitura Garda e il simbolo DOP accompagnato, a discrezione del produttore, dalla zona di produzione (Orientale, Bresciano o Trentino) e dalla localizzazione degli uliveti. L’olio può avvalersi della denominazione Garda DOP solo se anche le operazioni di confezionamento sono avvenute nella zona geografica prevista nel disciplinare.

Sono ormai parecchi gli olivicoltori che, oltre a seguire le prescrizioni del disciplinare di produzione, stanno procedendo verso l’ambiziosa e impegnativa conversione al biologico. A questo scopo affiancano agli oliveti coltivazioni di alberi da frutto; oppure lasciano allo stato naturale piccoli appezzamenti di bosco, dove la flora e la fauna selvatiche favoriscono da un lato il mantenimento della biodiversità, dall’altro l’impollinazione naturale delle colture.

Fonti:  www.visitgarda.com     www.poggioriotto.it     www.gabrieledannunzio.it
Fonti per le fotografie: in apertura foto di Pamela Mussio
Olio Garda DOP
NeedaClick

di Pamela Mussio del blog “La bisaccia” 

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