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Pubblicazione: 25 Settembre 2017
Considerato il più grande mercato all’aperto d’Europa con i suoi oltre 51mila metri quadrati di superficie, Porta Palazzo nasce – a Torino – nel 1835 sui resti di una delle porte di accesso alla città, quando, in seguito alle epidemie di colera, venne vietata la vendita al dettaglio nelle centrali Piazza delle Erbe e Piazza Corpus Domini.
La sua collocazione nell’ambito del tessuto urbano lo rende accessibile dal centro storico, ma, al tempo stesso, vicino alla periferia, della quale è divenuto simbolo. Proprio per questa anima duale, Porta Palazzo è sempre stato la cartina al tornasole dei grandi cambiamenti sociali che hanno visto Torino protagonista negli ultimi cento cinquant’anni.
Porta Palazzo è non solo mercato, ma anche luogo di scambio, ritrovo, divertimento. Torino, a partire dalla fine dell’800, con la nascita della grande industria automobilistica, assorbì numerosi flussi migratori prima dalle campagne vicine, poi dalle altre regioni d’Italia. Una migrazione interna imponente, che coinvolse decine di migliaia di persone prima e di famiglie intere poi. La popolazione si moltiplicò a vista d’occhio, nacquero nuovi quartieri interamente abitati da persone provenienti dalle stesse regioni, come tanti piccoli paesi dentro la grande città.
Poiché la nostalgia di casa è forte, Porta Palazzo divenne la piazza di queste comunità; i compaesani vi affluivano per avere notizie di casa, i camion per trasportare prodotti tipici di ogni parte d’Italia. Si mescolarono culture, dialetti, genti e, per tutti quelli che arrivavano a Torino, Porta Palazzo divenne una sorta di primo avamposto, un porto sicuro dove approdare. E il mercato divenne sineddoche di un quartiere che cresce, si popola e vive in continua trasformazione.
Alla vendita di masserizie che arrivavano da altre regioni si mescolavano i prodotti locali, provenienti dalle montagne e dalle campagne circostanti. Una caratteristica questa che è rimasta immutata nel tempo e che, anzi, si è rinnovata con i nuovi immigrati che, ancora volta, in Porta Palazzo hanno trovato riparo. Oggi non è più solo un grande mercato, ma una babele di lingue, razze, nazionalità e prodotti visitata da oltre 100mila persone ogni settimana. Camminando tra i banchi non è inusuale trovare la bancarella di un contadino delle valli piemontesi vicina a quella di venditori marocchini che hanno la qualità di menta necessaria per preparare il loro buonissimo tè e, attigua, quella di specialità siciliane, in una mescolanza di gusti, odori e colori che inebriano e stordiscono.
Una parte di storia di Torino passa per Porta Palazzo, il più eterogeno e multiculturale mercato della città, ma al tempo stesso anche il più genuinamente torinese, indice di qualunque cambiamento: qui si incontrano tante anime, molte lingue, innumerevoli dialetti, le storie più svariate, tutto in un’unica piazza.
Autrice Veronica Geraci del blog Foodie Girl
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