Il mio viaggio vegano nel Mito della Malvasia

mito della Malvasia vegano

Un autunno che tarda ad arrivare, regalandoci giornate ancora piuttosto tiepide, mi ha accompagnato, con il press tour “Il Mito della Malvasia”, attraverso la città di Piacenza e lungo le sue incantevoli colline. A condividere con me questa esperienza, c’erano tre amiche dell’Associazione Italiana Food Blogger, che hanno descritto il loro viaggio nei meravigliosi articoli che ti presenterò durante il mio resoconto.

Quando mi è stato proposto questo press tour sui colli piacentini, facente parte di un progetto di cooperazione transnazionale atto a promuovere la Malvasia e le sue varie zone di produzione, ho accettato con grandissima gioia. Tuttavia, più la partenza si avvicinava e più crescevano i dubbi sui giorni che mi sarebbero aspettati. C’è da dire, che, solitamente, organizzo sempre personalmente i miei viaggi, per essere sicura di avere a disposizione strutture che siano in grado di poter offrire un’alternativa vegana. Inoltre, essendo al corrente che da programma avremmo visitato delle cantine, mi sono chiesta come poter gestire l’assaggio, ben sapendo che non sempre i vini sono vegani.

Per scoprire com’è andata, mettetevi comodi e iniziamo questo straordinario viaggio nelle terre piacentine.

Piacenza e i suoi borghi

Piacenza è una città da scoprire e amare. Naso all’aria, cercando di cogliere più bellezza possibile, ci si lascia guidare dalle strade lastricate, per perdersi tra i colorati edifici del centro storico. Piacenza profuma di Arte e Cultura. Girare l’angolo significa farsi sorprendere, di volta in volta, da una chiesa, uno scorcio, un palazzo, una piazza ricca di vitalità. Durante il medioevo questa città fu un punto nevralgico per il commercio, grazie alla sua posizione strategica.

Piazza dei cavalli

Piazza dei cavalli credit Ilaria Dal Bianco

 

La grande ricchezza, derivata dagli scambi commerciali, si è poi tramutata nelle opere di pregio artistico e valore storico che adesso possiamo ammirare. La Cattedrale di Santa Maria Assunta, il Palazzo Gotico, la Piazza dei Cavalli, i musei di Palazzo Farnese, la Basilica di Sant’Antonino, il Collegio Alberoni sono solo alcuni dei luoghi assolutamente da scoprire. Tutta la parte storica e artistica sono meravigliosamente descritte nell’articolo di Gabriella RizzoPiacenza tra colli, castelli, borghi e Malvasia”.

Nel prosieguo del tour ci siamo addentrati in borghi e castelli di una bellezza abbacinante. Il castello di Agazzano è stato una maestosa anticipazione dei luoghi che avremmo visitato successivamente. Quello stesso pomeriggio ci siamo fermati presso il borgo medievale di Rivalta, un luogo magico, che con il suo castello fa sognare a occhi aperti. Per un viaggio nelle sensazioni dei luoghi, suggerisco caldamente il bellissimo racconto di Silvia TavellaSuggestioni di viaggio nel Mito della Malvasia”.

La sera abbiamo cenato nel Caffè di Rivalta, un locale adiacente al caratteristico Hotel Torre di San Martino dove avremmo passato la notte. Anche qui ho trovato una cortesia estrema nel consigliare un menù adatto alle mie esigenze. Come primo mi sono stati proposti i “Pisarei e fasò”, un piatto della tradizione piacentina riadattato (la ricetta originale prevede il lardo), di secondo burger vegetale, patate al forno e insalata e come dolce una deliziosa macedonia.

Il giorno successivo, dopo esserci persi tra le stradine ciottolose dell’incantevole Castell’Arquato, un borgo medievale che, arroccato su una collina, domina la vallata sottostante con la sua storia e le sue possenti mura, ci siamo trasferiti a Vigoleno. Qui abbiamo pranzato presso “Torta fritta e bollicine”, una rinomata trattoria specializzata, appunto, nella torta fritta, un’antica preparazione di origine longobarda (sembra), realizzata con un impasto semplice di farina, lievito e acqua, e fritta nello strutto. Quindi, anche in questo caso, ho avuto il mio menù dedicato consistente in un piatto di paccheri con sugo ai funghi e, come dessert, un gustoso gelato al limone.

Una chiusura più che ottima di un viaggio che mi ha condotto attraverso una terra ricca di tradizione e di ospitalità, che con gentilezza mi è entrata nel cuore. Porterò sempre con me i profumi, i sapori e gli scorci che mi sono stati regalati da questi luoghi. E sicuramente ci tornerò!

Le aziende vitivinicole del Mito della Malvasia

Come anticipato, il press tour ci ha portato a visitare anche alcune aziende vitivinicole dei Colli Piacentini. Queste realtà sono state una splendida scoperta, sia per le diverse esperienze fatte, sia perché ho potuto assaggiare dei vini deliziosi e assolutamente vegani. Per una descrizione attenta e professionale dei vini presentati, vi consiglio “Il Mito della Malvasia e le sue cantine”, il bellissimo articolo di Alessandra Pocaterra.

Prima di affrontare questo capitolo del viaggio, vorrei chiarire che non tutto il vino può essere considerato vegano. Infatti, durante la produzione e la vinificazione potrebbero essere utilizzati prodotti di origine animale; in particolare, durante il processo di chiarificazione. Questa fase consiste nel migliorare la stabilità e l’aspetto del vino, privandolo delle particelle solide in sospensione, come cellulose, proteine e residui di lieviti. In alcuni casi, per questo processo vengono utilizzati prodotti di derivazione animale come le caseine (proteine del latte), le albumine (proteine dell’uovo) o la colla di pesce (gelatina prodotta prevalentemente utilizzando la cotenna del maiale insieme a ossa e cartilagine di origine bovina).

I produttori visitati sono stati molto disponibili a raccontarmi di come avvenga questo processo all’interno delle loro aziende che tratterò in modo dettagliato per ogni singola azienda. Inoltre, per ognuna ho anche scelto un vino, che mi ha particolarmente colpito e che, all’assaggio, ho subito immaginato in abbinamento a uno specifico piatto o a una determinata preparazione vegan.

Torre Fornello

In Val Tidone, e più precisamente a Ziano Piacentino (PC)  – Località Fornello, troviamo l’azienda vitivinicola Torre Fornello. Questa struttura storica riempie gli occhi di bellezza; in particolare mi hanno colpito la meravigliosa chiesetta e la torre del 1400. Tutta la proprietà è curata nei minimi dettagli e lo splendore dei vigneti nella valle sottostante rende tutto perfetto.

La visita alle cantine storiche del 1600, utilizzate per l’affinamento dei vini in legno è un’esperienza che consiglio e i racconti di Enrico Sgorbati (il titolare) trasmettono una passione coinvolgente. La degustazione dei vini è stato un momento di racconti, descrizioni di luoghi e tanta convivialità. Nel calice ho trovato la storia, il territorio e tanto amore per questa straordinaria professione.

Passando alla parte tecnica, in questa azienda la chiarificazione del vino viene eseguita facendo decantare il mosto con il freddo (5°C) per circa 3 giorni, togliendo poi la parte solida residua.

Cantina Torre Fornello

Cantina di torre Fornello credit I. Dal Bianco

 

Il vino che più mi è rimasto impresso è il Donna Luigia, un bianco fermo, Malvasia D.O.C.

Ho trovato molto interessante il racconto di Enrico, che descrive questo vino come il favoloso risultato di uve raccolte in tempistiche differenti e lavorate in 4 modi diversi, che vengono poi miscelate dopo ben 9 mesi per dare alla luce questo vino delizioso.

Ho pensato di abbinare a Donna Luigia un primo dai profumi e dai sapori intensi come gli “Spaghetti allo scoglio vegan”.

Luretta – Castello di Momeliano

L’azienda vitivinicola Luretta si trova a Gazzola (PC) e più precisamente presso il Castello di Momeliano. Veniamo accolti da un sole splendente e una leggera brezza, che mettono in risalto la bellissima fortezza. Ed è proprio nelle cantine sotto il castello, che ci sono stati presentati alcuni vini dai nomi di fiaba e dall’essenza che stupisce l’olfatto e il gusto. La “Principessa”, “I nani e le ballerine”, “Boccadirosa”, “Capitano”, “Ala del drago”, vini che fanno volare anche la fantasia.

Bottiglie Cantine Luretta

Bottiglie delle Cantine Luretta credit I. Dal Bianco

 

La produzione della Cantina Luretta, tutta rigorosamente Bio e certificata, non utilizza alcun prodotto di origine animale: né nelle fasi enologiche né in quelle di confezionamento.

Il vino che ho trovato più interessante è sicuramente il Nevermore, una Malvasia aromatica di Candia invecchiata per 8 lunghi anni, che passando, ogni due anni, attraverso il legno di quercia, di ciliegio, di acero e infine di gelso, ne cattura le essenze più profonde e le assomma ai profumi della Malvasia. Inoltre, l’appassimento delle uve direttamente sulla pianta, permette il mantenimento di un’altissima concentrazione di sapore.

L’abbinamento che ho pensato per questo vino profumato e delizioso è con una piccola pasticceria secca, in particolare con i “Baci di dama vegan”.

La Tosa!

A Vigolzone (PC) in località La Tosa troviamo l’azienda agricola “La Tosa!”. Appena arrivati, si possono notare immediatamente l’energia e la vitalità sprigionati da questo luogo. Sicuramente, gran parte di queste sensazioni sono dovute a Stefano Pizzamiglio che, assieme al fratello Ferruccio, con grinta e intraprendenza ha curato e reso produttiva una terra poco fertile, ma dalle grandi possibilità. Infatti, proprio la poca fertilità del terreno spinge le viti a produrre dei grappoli con acini piccoli e concentrati.

Agriturismo La Tosa

Agriturismo La Tosa credit I. Dal Bianco

 

Stefano racconta che bisogna ascoltare l’uva; una frase che racchiude perfettamente quello che l’azienda mi ha trasmesso durante la visita, ovvero una dichiarazione d’amore senza limiti per questo territorio e i suoi frutti. Questa azienda produce dei vini piacevoli e profumati, che accompagnano i gustosi piatti proposti dall’agriturismo. Durante il pranzo ho potuto apprezzare una squisita giardiniera di verdure dell’orto, dei maccheroni con un fantastico sughetto alle verdure e come fine pasto un fresco sorbetto ai mirtilli. Una nota al merito per la dolcezza e la cura con le quali mi hanno proposto la loro alternativa vegana.

La Tosa! per la chiarifica del vino utilizza solamente un minerale argilloso: la bentonite.

Il vino che subito ho pensato di abbinare a un piatto vegano è stato il Vignamorello, un rosso fermo e molto strutturato. Senza alcun dubbio, l’accompagnamento ideale è con un piatto molto saporito e deciso come il “Seitan all’arancia”.

Cantina Visconti

A Vigoleno (PC) ci aspetta la Cantina Visconti. Arrivando in questa azienda, la prima sensazione è di spazio infinito. Infatti, si viene accolti da una maestosa vista sulle vigne e la vallata sottostante, che donano un senso di pace e serenità. La visita alla cantina inizia con un’interessante e dettagliata spiegazione sulla lavorazione dell’uva e nella descrizione dei loro vini naturali, rifermentati in bottiglia con lieviti indigeni e gli zuccheri presenti naturalmente nelle uve. Mi ha entusiasmato avere la possibilità di poter osservare i grappoli d’uva risposare sopra le apposite reti. Dopo la visita alla cantina, siamo passati alla degustazione dei vini. Profumi e sapori intensi e coinvolgenti, che hanno raggiunto l’apice con l’assaggio del loro Vin Santo. Un prodotto eccellente che, senza esitazione, ho scelto per il mio “abbinamento vegano”.

I vini della cantina Visconti

I vini della cantina Visconti credit I. Dal Bianco

 

La cura nei dettagli della cantina Visconti, si può notare anche nelle meravigliose etichette delle bottiglie, che sono opere dell’artista di Falcade (BL) Franco Murer, davvero affascinanti.

La cantina Visconti conferma l’assenza di sostanze di origine animale nei loro vini, lavorati con il metodo ancestrale. Inoltre, nel caso si voglia organizzare una visita con degustazione, hanno in listino un’offerta gastronomica appositamente pensata per i vegani.

Come già preannunciato, il vino che ho subito scelto per il mio abbinamento con un piatto vegan, è il Vin Santo di Vigoleno che, nel loro sito, viene descritto come un “vino passito e da meditazione, che trova le sue radici solo nel territorio di Vigoleno”. Personalmente penso che questo prodotto sia un’opera sublime e rara, con un profumo talmente eccelso da inebriare chi ha la fortuna di sorseggiarlo. Credo che l’abbinamento più corretto sia con una piccola pasticceria secca, come i “Cantucci vegani”.

 

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