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Pubblicazione: 29/10/2020
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Il Sacro Bosco di Bomarzo, o Parco dei Mostri oppure Villa delle Meraviglie, si trova vicino a Viterbo ed è il parco creato nel 1500 per volere del Principe Pier Francesco Orsini detto Vicino, signore di Bomarzo.
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E’ un’opera unica nel suo genere e totalmente differente dai giardini dell’epoca. Infatti, l’umanesimo pone l’uomo al centro dell’universo e diffonde l’affermazione del dominio della natura fino a ridurla in forma architettonica anche attraverso l’arte topiaria.
È per questo motivo che normalmente i giardini rinascimentali sono geometrici e regolari dove regnano armonia ed equilibrio delle forme. Basti pensare al Giardino di Boboli o Villa d’Este a Tivoli ma anche alla vicina Villa Lante a Bagnaia.
Il Sacro Bosco è un parco onirico dove tutto sorprende e stupisce, si incontrano mostri, animali mitologici e divinità.
Il principe Pier Francesco Orsini, detto Vicino era un nobile colto e appassionato di letteratura e poesia. Dovette abbracciare la vita militare al seguito del papa ma, dopo una brillante carriera, l’abbandonò deluso e amareggiato dalla crudeltà e dagli eccidi commessi dalle truppe durante le battaglie. Si ritirò a Bomarzo con la sua amata moglie Giulia Farnese (omonima della nobildonna amante di papa Alessandro VI Borgia).
Probabilmente il principe commissionò all’architetto Pirro Ligorio “sol per sfogare il core” spezzato dalla morte della sua cara consorte. Altri sostengono, invece, che sia un messaggio per i posteri, per lasciare una traccia della Magnum Opus o Grande Opera Alchemica, un vero tracciato esoterico e che attraverso mostri e allegorie si celi un cifrario alchimistico.
Ai piedi del borgo di Bomarzo dove sorge Palazzo Orsini, si estende un bosco con delle rocce basaltiche che spuntano dal terreno.
Come in un film di Tim Burton, i massi quasi si sono animati e si sono trasformati in gigantesche statue disorientando i visitatori. Ci sono sirene, orchi, sfingi, elefanti e animali fantastici. Nel dolce ruscello che scorre allegramente spunta un rospo titanico con la bocca spalancata. Si procede così, tra altissimi alberi dalle foglie che frusciano e profumi di sottobosco, trovando una sorpresa in ogni radura.
Sulle pietre si trovano incise anche delle scritte che si rivolgono agli ospiti in maniera beffarda ed enigmatica.
«Voi che pel mondo gite errando vaghi di veder meraviglie alte et stupende venite qua, dove son facce horrende, elefanti, leoni, orchi et draghi.»
Per un periodo il parco è stato abbandonato e le persone del luogo ci allevavano il bestiame mentre le statue erano state ricoperte da terra e piante. Venne poi rivalutato e fu meta di molti intellettuali che erano affascinati dalla storia di questo principe tormentato dal dolore e dalla magia dell’ignoto.
Goethe, Lorrin, Dalì… sono solo alcuni dei nomi celebri che lo hanno visitato, attirando la curiosità di altri ed ispirando numerosi artisti.
Il parco è vicino all’omonima cittadina viterbese. Per raggiungerlo si può usare l’autostrada A1 utilizzando le uscite di Orte se si viene da Sud oppure Attigliano se si proviene dal Nord. Venendo da Roma e se non si ha troppa fretta, si può prendere anche la via Cassia e godersi i paesaggi della Tuscia.
Bomarzo non è facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici.
Il parco è aperto tutto l’anno e gli orari di apertura da giugno a settembre sono 9:00 – 19:00 e da ottobre a maggio dalle 9:00 al tramonto. Per accedere occorre prenotare on-line qui.
Il parco si estende su circa 3 ettari e, come tutti i boschi, il suo aspetto varia in base alle stagioni senza mutarne il fascino. Il periodo migliore potrebbe essere la primavera quando il verde delle foglie è tenero e brillante. Per apprezzare il confronto rispetto ad altri giardini, si potrebbe organizzare nello stesso giorno una visita a Bagnaia a Villa Lante tenendo presente che ci potrebbero essere delle restrizioni temporanee. Per maggiori informazioni clicca qui .
Da visitare il borgo di Bomarzo con le deliziose viuzze e le piazze medievali, è possibile accedere anche Palazzo Orsini.
Un altro luogo misterioso di Bomarzo è la famosa Piramide Etrusca, che si trova immersa in un bosco e scoperta solamente un secolo fa. Poco più di 10 anni fa un gruppo di archeologi ha iniziato degli studi e sembra che in questo luogo affascinante sia un gigantesco altare dove gli etruschi celebravano rituali in onore dei parenti defunti.
I piatti della Tuscia nascono dalla campagna e dai prodotti genuini tipici di questo territorio. Profumano di erbe selvatiche, di olio buono e di tradizione.
Tra i primi piatti non dimenticate l’acquacotta una zuppa della Maremma e della Tuscia dove non possono mancare il pane raffermo e le erbe di campo. È nata come piatto semplice e nutriente dei butteri che portavano nella bisaccia sempre un po’ di pane secco e raccoglievano le gustose piante selvatiche nei campi dove pascolavano le bestie.
Se avete possibilità di fermarvi in qualche buon agriturismo, assaggiate il Fieno Canepinese, una pasta all’uovo molto sottile di solito conditi con un ragù o con i funghi porcini. Altri piatti della Tuscia sono il Coniglio Leprino Ripieno e le Lumache in umido.
La Tuscia vanta un salume etrusco del quale ancora si mantiene la ricetta, la Susianella viterbese prodotto con carni, cuore, fegato, pancreas, pancetta, guanciale e un blend di spezie di cui ogni produttore mantiene il segreto.
Nella zona ci sono dei caseifici eccellenti che producono essenzialmente con latte ovino e caprino. Potete visitare la Tenuta Radichino dei Fratelli Pira a Isola Farnese oppure Az. Agricola Il Circolo a Montefiascone.
La Tuscia viterbese è terra di nocciole, formaggi, di carni, salumi, legumi ,di olio e ovviamente di vino. Un vitigno autoctono è il Cannaiola di Marta, il nome deriva probabilmente da “dies caniculares”, i giorni più caldi dell’anno nei quali il colore dei suoi acini passa dal verde al viola. E’ un vino corposo dagli aromi intensi e complessi che vale la pena degustare. Ci sono molte cantine interessanti, le più intriganti sono Sergio Mottura, Trappolini e Trebotti che producono dei vini veramente emozionanti.
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