Pillole da Modena, le api di montagna

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Dove volano le api

Vicino al confine toscano, all’interno del parco del Frignano, sulla via che i pellegrini percorrevano per raggiungere Roma, c’è il piccolo centro abitato di Sant’Annapelago nel comune di Pievepelago (MO).
In epoca medievale vi era solo l’ospizio di San Leonardo, che fungeva da stazione di sosta per chi era diretto all’ospedale di San Pellegrino in Alpe. In un decreto del vescovo di Modena del 1230 si legge dell’esistenza di questo “spedale”.
Questa zona era importante anche dal punto di vista politico, il territorio era sotto il dominio estense e qui vi era una rocca di presidio per la difesa del confine con il Gran Ducato di Toscana. Via, via, il borgo si allarga fino a diventare il paese che conosciamo oggi. Un paese che vive di turismo, sia invernale grazie ai vicini impianti dell’Abetone e del Cimone, che estivo, grazie al clima fresco.
E qui, tra i verdi boschi e i fertili prati abbiamo scoperto una piccola realtà: Alberto Martinelli, architetto urbanista, ha deciso di intraprendere una nuova avventura, ha iniziato ad allevare le sue “valorose api di montagna”. Una piccola impresa a conduzione famigliare, nata per valorizzare la ricchezza di questo territorio molto caro ad Alberto.
È qui che sono nati i sui bisnonni, un territorio che può sembrare rude, ma che si rivela invece ricco e generoso.

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Monte Cimone

Ma facciamo due chiacchiere con Alberto Martinelli e lasciamogli raccontare la sua avventura.

Allevare le api: perché?

Stiamo attraversando un periodo di forti contraddizioni identitarie, così come i paesaggi e le architetture sono la massima espressione dell’identità di un luogo, credo che contestualmente anche il cibo debba muoversi sotto le stesse regole. In Italia più che mai.

Da quanto tempo esiste l’Apiario Perticalia?

Svolgo questa attività per pura passione, ho iniziato nella primavera di tre anni fa nell’alta Valle del Pelago fra le montagne di Sant’Annapelago. Un anno prima ero venuto a conoscenza che i miei bisnonni durante i primi del Novecento nel contesto della loro azienda agricola, situata proprio fra queste montagne, possedevano fra i tanti animali anche alcuni alveari. Così, seguendo un principio retro-innovativo, ho deciso di collocare l’apiario Perticalia proprio in un campo che da anni aveva ormai perso la sua funzione agricola.

Chi ha scelto il nome? E quale è il suo significato?

Nel Dizionario topografico-storico degli stati Estensi, un’opera di Girolamo Tiraboschi, è riportato un decreto del 1230 che riporta: «De Perticalia Ospitale San Leonardi citra Alpem De Plebatu Pelagi». Questo è il toponimo più antico che descrive i nostri luoghi, tanto che il rio principale che attraversa la valle si chiama Perticara.

Perché ha deciso di allevare le sue api in montagna?

Contrariamente a quanto avviene per la maggior parte dei casi, le nostre api, restano in montagna anche in inverno, qua hanno radici profonde e perciò avrebbe poco senso un trasferimento verso altri contesti artificiali. Il miele è la sintesi perfetta di un territorio. Amo molto distinguere le varietà di sapori, colori e profumi che si ottengono dal nostro territorio. In Italia abbiamo questa singolarità, ad esempio, nelle colline lucchesi seguo con attenzione l’esperienza degli amici di “Regina di Colle” con i quali abbiamo iniziato questo percorso di apicoltura, e il loro miele è diversissimo dal nostro.

Quanta influenza ha, sulla qualità e sulla quantità di miele prodotto, l’ambiente in cui le api vivono?

Una delle prime domande che mi pongono sempre i nuovi interlocutori è «Quanto ne fai?», quanto vorrei invece che la domanda fosse «Dove lo fai?». Nella nostra esperienza si sviluppa tutta la complessità ma anche l’esaltazione di un territorio di confine che possiede pregiati e riconoscibili valori ambientali. Qua nel Parco del Frignano abbiamo moltissime varietà di fiori e piante che difficilmente si trovano in altri ambienti, si va dal mirtillo nero dell’Appennino modenese, al timo, alla rosa canina, al rododendro, alle amarene di montagna e tante altre specie spontanee. Il complimento più bello che abbia mai ricevuto è stato quello di una zia che avendo in passato assaggiato il miele del mio bisnonno, mi disse: «Sì, è proprio lo stesso sapore di quando ero bambina».

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Quanto miele producono le “valorose api di montagna”?

Recentemente si è affermata la convinzione che il cibo debba essere sempre disponibile ed a basso costo, a prescindere da come viene prodotto, per questo vogliamo diffondere il messaggio che il cibo non sempre è disponibile. Perché dobbiamo accontentarci del primo miele non italiano sullo scaffale prodotto a X confezionato a Y e venduto a Z? Piuttosto (secondo me) è meglio niente. Seguendo le statistiche medie di produzione che si trovano in letteratura ho notato che devo sempre più che dimezzare il valore dei quantitativi medi di produzione riferiti a ciascun alveare, mi gioco tutta la stagione di produzione essenzialmente in 3 mesi. La tardiva nevicata primaverile del 2016, il successivo andamento stagionale e l’insieme di altri fattori hanno per esempio trascinato la produzione di miele sotto il 70% rispetto allo scorso anno. Quest’anno quindi il nostro barattolo, che abbiamo definito “consapevole”, riflette visivamente questa carenza produttiva.

La stagione fredda in montagna è molto lunga. Cosa fanno le api durante i mesi freddi? E lei cosa fa per loro?

Questo inverno a Sant’Annapelago abbiamo raggiunto i 14°C sotto zero, tuttavia il freddo non è un problema per le api. Durate la stagione più fredda le api si scaldano grazie al glomere (un ammassamento di api operaie che si stringono fra loro nei mesi invernali al fine di mantenere costante la temperatura all’interno di esso), il mio compito è quello di mantenere sempre sotto controllo la quantità di miele a loro disposizione. Per il massimo benessere delle api ho fatto modificare le arnie in modo da garantire un alto coefficiente di coibentazione, un po’ ciò che avviene nelle nostre abitazioni.

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Ape sulla neve

Dove e attraverso quali canali commercializzate il vostro prodotto?

Essendo registrato come piccolo produttore di quantitativi limitati, la commercializzazione, è diretta e limitata al territorio provinciale di Modena e a quelli confinanti.

L’idea de “la montagna in un barattolo” è molto bella. Da dove nasce?

Cercavo una frase che contenesse immediatamente tutta l’essenza di questa attività. Credo che non si debba aggiungere altro: la Montagna è nel nostro barattolo. Probabilmente verrà copiata, ma è nata qua.

Cos’è il “Paniere dell’Appennino”?

Questo progetto, patrocinato dai principali Enti di gestione dei parchi e delle aree protette dell’Appennino Tosco-Emiliano, intende selezionare e mettere in rete tutti quei produttori che hanno un profondo rapporto con il territorio di origine. Credo molto in queste iniziative anche perché sono dell’idea che il paesaggio è un prodotto dell’agricoltura.

Cosa sono i laboratori sensoriali? Come si svolgono?

Sono rimasto piacevolmente colpito dal seguito di persone e dall’interesse per queste iniziative. I laboratori vogliono essere un momento ludico per i più piccoli ed un momento di riflessione per i più grandi affinché possano comprendere il messaggio culturale che tentiamo di portare avanti. Il momento più bello è stato alla scuola primaria di Riolunato, quando al termine della giornata, ciascun alunno mi ha regalato un pensiero rivolto a continuare con passione l’attività, anche perché a primavera vogliono visitare le loro amiche api.

Se qualcuno, incuriosito dalla nostra intervista, volesse venire a trovarla? È possibile visitare le arnie e scoprire il suo lavoro di apicultore?

Chiunque voglia arrivare anche per una semplice riflessione, può contattarmi tramite i riferimenti indicati sul sito o sulla pagina Facebook, un diario dove ogni tanto racconto con immagini e video questa avventura delle “valorose api di montagna”. Invito chiunque sia interessato a visitare e scoprire la magnifica valle di Sant’Annapealgo, dove peraltro è presente anche una fattoria didattica, “La Capanna di Biagio”, con la quale spesso collaboriamo con eventi volti a costruire consapevoli relazioni fra cibo e territorio che vanno verso la produzione di una ricchezza collettiva.

Apiario Perticalia
Valle del Pelago (MO)

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