
27 Settembre 2023
Favole in cucina: Cappuccetto Rosso e il Lupo
La nostra Signora delle favole ci racconta la sua rivisitazione di Cappuccetto Rosso e il Lupo, naturalmente in chiave golosa e gastronomica...
Pubblicazione: 4 Febbraio 2023
L’Associazione Italiana Food Blogger (AIFB) sente la necessità di esprimersi in merito al caso dello chef Lele Usai resosi protagonista del rifiuto alla visibilità online offerta da una blogger in cambio di un pranzo gratuito. Il tema non poteva passare inosservato a chi dal 2013 si occupa di comunicare e divulgare la cultura gastronomica italiana, ma soprattutto di costruire e redigere uno “statuto professionale” del food blogger, attraverso la formazione e la consapevolezza della corretta comunicazione del patrimonio agroalimentare italiano, uno degli asset strategici del paese, non solo economicamente ma anche come veicolo dell’immagine e dei valori nazionali.
AIFB ritiene necessaria la creazione di un albo professionale dei food blogger con relativa disciplina giuridica del settore e deontologia.
Sono ormai diversi anni che sta lavorando in questa direzione, utilizzando i pochi ma preziosi strumenti a disposizione di un’associazione di volontariato che, oltre a promuovere il rispetto della cultura del territorio e favorire occasioni di incontro e collaborazioni tra i portatori di interesse, ha come obiettivo principale quello di “formare” dei professionisti. L’offerta formativa, infatti, è il cuore dei servizi offerti da AIFB in prospettiva di raggiungere il grande traguardo: la costituzione di un albo con relativo codice etico.
AIFB vorrebbe aprire un tavolo di confronto con le Istituzioni e con l’Ordine dei Giornalisti per individuare il percorso migliore e dare una normativa vera e propria alla categoria, anche per non sovrapporsi o entrare in concorrenza con i giornalisti enogastronomici e le guide autorizzate, ma arricchire l’offerta informativa e divulgativa in maniera originale e complementare. Solo così, ritiene l’Associazione, si potranno evitare casi come la proposta della blogger allo chef, tacciata di sfacciataggine.
È innegabile che le agenzie di marketing non fanno altro che parlare ai loro clienti dell’importanza di essere i primi nei motori di ricerca, di essere onnipresenti presenti nel web, di ottenere link e menzioni, di essere “recensiti” dagli “influencer” di settore. Se si crea una domanda, ecco l’offerta: “è il mercato, bellezza”!
Solo una carta dei doveri, che definisca cosa è o no è etico per la professionalità del blogger, può evitare l’anarchia, fisiologica a ogni settore della rivoluzione digitale, che lascia al singolo la decisione sul come, perché e dietro quale forma di compenso mettere a disposizione la propria competenza.
Anna Maria Pellegrino, presidente e socia fondatrice di AIFB, commenta l’incresciosa polemica delle ultime ora sottolineando la necessità di una “formazione a tutto tondo, costante e continua, non solo in quegli argomenti che dovrebbero essere consueti per un foodblogger, come cucina, scrittura, fotografia e dimestichezza con il linguaggio dei social, ma soprattutto nella responsabilità che la comunicazione del “cibo” (e non del food) comporta. Raccontare un piatto o un ingrediente significa raccontarne storia e geografia, economia, politica, religione e morale. Formarsi per raccontare in modo adeguato, quindi. Ma anche ricordare ai protagonisti ed ai portatori di interesse di questo meraviglioso mondo che non sono i like ed i followers che fanno la differenza nella scelta di un professionista, bensì l’autorevolezza che anni di lavoro consapevole, responsabile e pacato creano.”
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sono assolutamente d’accordo.
Sante parole!
Silvia